martedì 28 febbraio 2012

No TAV: quello che avevamo già scritto

di
Francesco Zanotti

Semplicemente ripeto, oggi, di fronte ad un incidente occorso ad un oppositore della TAV, quello che avevo scritto nel giugno scorso a commento di scontri rilevanti in Val di Susa.

Banalmente è accaduto quello che è accaduto, si teme che accadrà di peggio perché non si vuole tenere conto delle modalità di evoluzione e sviluppo degli attori sociali. Semplificando al limite dell’indecenza scientifica: essi hanno come obiettivo quello di autorealizzarsi. Se li si pone di fronte ad un progetto già fatto e di notevole complessità, hanno come unica strategia possibile la contestazione del progetto stesso. Se si cerca con una comunicazione intensa di dimostrate la bontà del progetto, non si fa altro che aumentare le tentazione del conflitto. Soprattutto in quegli attori sociali che hanno poche risorse analitiche e progettuali. Se, poi, si cerca di imporre il progetto con la forza ci si deve attendere una guerriglia permanente effettiva nella quale i gruppi più violenti (cioè quelli dotati di meno risorse analitiche e progettuali) trascinano anche gli altri.

In alternativa? Invece di decisionismo occorrerebbe attivare progettualità sociale: un metodo di governo che nasce dalla cultura sistemica e che abbiamo denominato “Sorgente Aperta”. 

sabato 25 febbraio 2012

Il nostro dovere di specie


di
Gianfranco Minati

Da tempo ormai l’aspetto sociale del fare scienza, come attività umana, tende a trasformarsi o ridursi o degenerare in intreccio tra il fare scienza e modalità di essere dei sistemi sociali.
Fanno parte di questo intreccio l’uso concettuale e spaccio della scienza come garanzia di oggettività, scoperta della verità e indipendenza o neutralità. Ancora la necessità di finanziamenti ottenuti spesso sposando interessi commerciali e militari http://www.nature.com/news/specials/military/index.html?WT.ec_id=NEWS-20111004 . I finanziamenti pubblici d’altro canto non solo sono, eventualmente, erogati concessivamente come attività relativamente necessarie, ma anche risentono sia della difficile comprensibilità dei progetti da parte di valutatori in altre logiche (e quando nelle stesse, di parte) sia della commistione e difficile distinguibilità tra uso scientifico, spese di struttura e mantenimento di burocrazie e carriere accademiche di difficile distinguibilità, nel migliore dei casi, da teorie, progetti e approcci.
Questo intreccio infetta concettualmente il tutto.
Ricerche contro (è già un programma) la sclerosi multipla sono affidate alla vendita di arance per strada -sono personalmente un disabile con la sclerosi multipla…-. A quando anche quelle di fisica? Collette e marketing di scienza.
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Francesco Zanotti è intervenuto su aspetti di questi processi degenerativi dove quella che dovrebbe essere interdisciplinarità si riduce a non si sa bene chi e che cosa faccia come scienza.


venerdì 24 febbraio 2012

Ancora sui neutrini:perché nessun discorso sul senso del fare scienza?

di
Francesco Zanotti


Ho letto stamattina la paginata che il Corriere della Sera dedica alla vicenda dei neutrini. Nonostante un pezzo del Prof. Giorello, non vi è alcun accenno a discorsi sul senso del fare scienza e del fare fisica oggi. Vi è dibattito sulla comunicazione della scienza, ma non sul suo contenuto.
Mi piacerebbe un dibattito sul mio, ammetto provocatorio, accostamento tra fisica e magia. Voglio rilanciare brevissimamente la palla con qualche domanda.
Ma perché continuiamo a contrapporre diverse modalità di conoscere dell’uomo? Arte e scienza, occidente ed oriente, religione ed ateismo e via dicendo? Perché continuiamo con la cultura della specializzazione che genera caste e derive ideologiche e conflittuali? E’ davvero una grande fatica quella di riconoscerci semplicemente esseri umani che, volenti o nolenti, sono costretti a costruirsi una Storia comune o nessuna storia?

giovedì 23 febbraio 2012

La vicenda dei neutrini. Il cavo staccato


di
Francesco Zanotti

Quando era esplosa la vicenda dei neutrini (fine settembre 2011) avevo scritto un pezzo con la consulenza del Prof. Ignazio Licata: "La vicenda dei neutrini. Sensazionalismo disinformato o interessato?"
Abbiamo cercato di fare chiarezza teorica (il tempo immaginario e gli ambienti quantistici dove è possibile quasi tutto senza intaccare la Relatività Ristretta), politica (la responsabilità sociale della conoscenza e della ricerca) e stigmatizzando i sensazionalismi interessati.
A onore del vero, i fisici che avevano illustrato la “scoperta” erano stati cauti … Sempre a onore del vero, a me la vicenda dei neutrini è sembrata un possibile catalizzatore per ripensare il senso del fare fisica e del fare scienza.
Ma ora si scopre (Caprara sul Corriere di oggi) che è … solo colpa di un cavo collegato male …
Ragazzi, proviamo davvero a prendere sul serio la responsabilità del costruire socialmente una nuova scienza. Se non vogliamo davvero rincorrere solo sensazionalismi costosissimi.
Provo a buttare un sasso nello stagno.

mercoledì 22 febbraio 2012

Obiettivi, ma come? Non certo con la conoscenza


di
Francesco Zanotti

E’ tutto un fiorire di obiettivi: la lettera di Monti e di altri Capi di Stato e di Governo “trasgressivi”, ad esempio. Vi sono obiettivi generali: modernizzare le nostre economie, costruire maggiore competitività. Vi sono obiettivi più specifici: dall’apertura del mercato interno all’inevitabile potenziamento di ricerca e innovazione.
Ma questi obiettivi generali e specifici sono, in realtà, generici, continuano ad essere ripetuti ossessivamente e mai raggiunti.
Io credo siano obiettivi retorici. Alcuni sono addirittura miti insensati come quello della competitività. Per dimostrarne l’insensatezza, ripropongo una citazione scoperta e pubblicata nei nostri Blog dall’Ing. Sacerdoti:

lunedì 20 febbraio 2012

Niente campagna elettorale Mr. Obama, please …


di
Francesco Zanotti

Posso esprimere l’opinione che un presidente degli Stati Uniti non dovrebbe fare campagna elettorale? Le ragioni sono tantissime e non riuscirò a scriverle tutte …
La prima, di tipo funzionale, è che spreca troppo tempo. Potrebbe usare questo tempo, innanzitutto per studiare! Quante conoscenze indispensabili ad un presidente sembrano proprio mancargli. Poi potrebbe avviare un grande progetto di partecipazione progettuale, coinvolgendo insieme repubblicani e democratici. Certo “We can” è uno slogan accattivante …ma bisognerebbe che dicesse anche cosa, come, con che risorse …
Poi darebbe un messaggio forte: cari americani, voi vedete cosa sto facendo. Decidete voi se volete che continui o meno.
A meno che …

venerdì 17 febbraio 2012

Chiedete ai Greci di salire sull’Acropolis …


di
Francesco Zanotti


Stolti sacerdoti di una scienza che esiste solo in manuali colorati di nulla (l’economia), invece di chiedere sacrifici ai Greci in nome di questa scienza, chiedete ai Greci di tornare sull’Acropolis ad ascoltare le parole di Pericle. Di passeggiare per i portici del Liceo con Aristotele e di dialogare con Platone nell’Accademia. Di sedersi sui sassi dei teatri ed ascoltare Eschilo, Sofocle, Euripide.
Stolti sacerdoti, chiedete ai Greci, ispiratori della nostra storia, di ritrovarsi tra i grandi della loro storia, partecipi del loro spirito a riprogettare il loro futuro. Forse riusciranno a immaginare e costruire una nuova Atene a cui tutto il mondo potrà ispirarsi …
Non abbiate paura che salgano così in alto ... anche se da lassù i vostri  piedistalli sacerdotali sembreranno sgabelli sbilenchi che cercano penosamente di sollevare dal nulla …
Cari economisti, ma quando accetterete la sfida di discutere dei fondamenti inconsistenti di questa pseudoscienza che brandite come una clava contro la speranza?  

mercoledì 15 febbraio 2012

Riforme strutturali o conoscenza?


di
Francesco Zanotti


Conoscenza prima di tutto!
Infatti le riforme strutturali creano le condizioni perché le imprese possano non avere eccessivi “lacci e lacciuoli”. E, quindi, non giocare il gioco della competizione con una palla al piede.
Ma la crisi non la si risolve facendo meglio (con più qualità e a meno costi) i prodotti di sempre ed erogando gli stessi servizi di sempre con meno arroganza e burocrazia. Ma la si risolve costruendo una nuova società. Un sistema di prodotti e servizi che siano ologrammi di una nuova società. Come lo fu per la cinquecento che non ebbe successo perché aveva prestazioni superiori o costi inferiori a quelli dei concorrenti … che, per altro, non esistevano. Ma perché era la concretizzazione, accessibile, del sogno di una nuova società.
Oggi dobbiamo immaginare una nuova generazione di prodotti-cinquecento (anche servizi ovviamente).
Come fare a supportare una nuova generazione di imprenditori ad immaginare questa nuova generazione di prodotti e servizi capaci di costruire una nuova società (ed una nuova natura) per uomini nuovi? Beh fornendo agli attuali imprenditori nuova conoscenza.
Nuovi punti di vista, capaci di allargare il loro sguardo e le loro speranze. Nuovi modelli e nuove metafore come risorse chiave per aumentare la loro capacità progettuale. Nuove tecnologie (che possono derivare solo da una nuova scienza) e nuovi linguaggi per progettare, produrre ed efficacemente raccontare la nuova generazione di prodotti e servizi.
Una nuova conoscenza per dare un’anima nuova ad una nuova generazione di imprenditori che imitino le generazioni di imprenditori del passato nell’audacia, nel coraggio, nella passione.
Una nuova conoscenza che si concretizzi in metodologie di nuova generazione di valutazione e progettazione strategica.
Amici tutti di questo blog andate a raccontare in giro la differenza tra il cercare di supplire alle debolezze progettuali attuali (cosa impossibile) e fornire conoscenze per generare una nuova progettualità imprenditoriale (l’unica cosa che può farci uscire dalla crisi e generare un nuovo sviluppo etico ed estetico)!

martedì 14 febbraio 2012

Olimpiadi 2020 … che tristezza

di
Francesco Zanotti

Al 2020 mancano otto anni. A quell’epoca Monti viaggerà sui 74 anni…   
E oggi decide di non provare a conquistare, per allora, una manifestazione come le Olimpiadi? La ragione? Ma non si sa se potremo permettercele.
Io non voglio esprimere giudizi su una persona, ma vedo le cose in modo diametralmente opposto.
Io credo che occorra avviare grandi progetti per costruire un grande Paese. Io credo che per finanziare grandi progetti ci siano mille vie. Anche a rischio zero per lo Stato. Quindi, credo del tutto irragionevole indicare la paura di non poterci permettere tra otto anni un investimento, come quello necessario per realizzare i giochi olimpici, oggi.
La cosa più grave, però, è che decida intorno ad un investimento da fare tra otto anni un signore che a quel tempo sarà beatamente in pensione.
Credo che la decisione se fare o meno questo investimento tocchi ai giovani. Quei giovani che godranno dei benefici del successo o dovranno pagare il costo di un insuccesso.
Credo, davvero, che questo Governo non abbia alcuna competenza progettuale. Detto fuori dai denti: non ha alcuna competenza, né tecnica né, tanto meno, cognitiva per immaginare ed avviare un percorso di sviluppo. Non di una crescita senza nome, ma di uno sviluppo etico ed estetico.
Lancio una iniziativa progettuale. L’obiettivo è quello di redigere un progetto di sviluppo per questo nostro Paese. Dovrà essere un progetto che parte dal basso e che possa essere completamente autofinanziato. Impossibile? No! Nulla è stato troppo difficile per gli imprenditori economici, sociali, politici imprenditoriali che hanno costruito sviluppo dopo la guerra. Nulla dovrà sembrare troppo difficile ai giovani di oggi che devono, immediatamente, riprendere in mano il loro destino. Se aspettano che glielo crei Monti, avranno un futuro ben triste.

lunedì 13 febbraio 2012

Grecia e sviluppo … snobbato

di
Francesco Zanotti

Credo sia banale dirlo. La Grecia ha bisogno di un Progetto di Sviluppo. Il tagliare non costruisce sviluppo. Lo stesso vale per l’Italia.
Invece di sviluppo, però, si parla di crescita e la si cerca di raggiungere attraverso produttività e competitività.
Ma questi sono obiettivi dannosi che distolgono dallo sviluppo. Non si può diventare competitivi una volta per tutte, ma ci si incammina verso un strada che, all’inizio sembra nutrita di innovazione tecnologica e qualità, ma poi porta ad una esacerbata competizione di prezzo che non ammette alcun vincitore. Si è costretti a rincorrere l’ideale di una fabbrica a produttività infinita, a costi zero e senza persone. Ancora: se si cerca di diventare più competitivi si ha in mente di migliorare il sistema economico attuale e si leggono anche i progressi della scienza in quest’ottica. Infatti, si parla solo di tecnologia e non di scienza. E’ necessario, invece, parlare di progettualità strategica perché il sistema economico attuale non sta più in piedi: è entrato in conflitto con gli uomini e con la Natura.
In qualche modo la si sottintende parlando di sviluppo sostenibile, ma anche questo obiettivo non basta. Innanzitutto rischia di essere proposto come modo per combattere il capitalismo. Ma soprattutto è necessario immaginare uno sviluppo entusiasmante di tuti gli uomini e della Natura insieme.

venerdì 10 febbraio 2012

Finalmente … anche se si può essere più audaci

di
Francesco Zanotti

Leggo stamattina un competente e drammatico articolo del Prof. Pierpaolo Benigno sul Sole 24 Ore.
Esso rivela “mix di politiche economiche inutili, gli slogan e i modelli sbagliati”. Cito un solo esempio, invitando i lettori di questo blog a leggere tutto l’articolo.
Il Prof. Benigno dice, sostanzialmente, che la convinzione che le liberalizzazioni generino sviluppo è dovuta al fatto che ad una riduzione del prezzo di un bene o servizio (a questo puntano le liberalizzazioni) corrisponde un aumento della domanda. Ma, aggiunge, che questa non è una legge “assoluta”, sempre valida, ma dipende dal contesto (egli dice: occorrerebbe guardare ai diversi agenti e settori). Guardando ad agenti e settori scopre che molte delle liberalizzazione potranno fare diminuire i prezzi, ma non aumentare la domanda. E cita ad esempio i farmacisti. Prudentemente, poi, non arriva a dire: tutte le misure prese non possono generare sviluppo. Allora aggiungo io questa affermazione.
Anche perché condivido la conclusione amara del suo pezzo ...

mercoledì 8 febbraio 2012

Parliamo un po’ di scienza: l’equivoco del Disegno Intelligente

di
Francesco Zanotti

Ho comprato l’ultimo numero di MicroMega dedicato all’avventura dell’Homo Sapiens.
L’articolo di fondo è quello di Telmo Pievani. Titolo: “Siamo il frutto del caso”. Sottotitolo: “il non–senso dell’evoluzione umana è un dato scientifico accertato”.
La netta impressione è che l’obiettivo del numero non sia scientifico, ma ideologico. In questo senso sbaglia completamente il bersaglio.
Mi spiego. Già nel titolo è implicito, ma nel testo dell’articolo di Pievani è esplicito: il nemico è il cosiddetto “Disegno Intelligente”. Cioè la convinzione che la natura (e, quindi, l’esistenza dell’uomo) sia frutto di un Disegno Intelligente. Ovviamente questa idea del Disegno Intelligente viene smontata nel numero di MicroMega in modo del tutto convincente. Il problema, quello che mi fa dire che il numero è inquinato dalla ideologia, è che da questa riuscita opera di smontamento, si conclude che se non esiste Disegno intelligente, non esiste Dio ed ogni sentimento religioso è da bandire per sempre.
Io sono, ovviamente, d’accordo che non esiste alcun disegno intelligente precostituito. Ma questo non c’entra nulla con l’esistenza di Dio. I credenti sono felicissimi di apprendere che anche la scienza ha confermato quello che ogni sensibilità religiosa conosce da sempre. Cioè che Dio non può essere ridotto ad un Ingegnere sia pure Intelligentissimo che ha costruito una gigantesca macchina dove noi siamo ingranaggi senza libertà. Costretti a girare come quell’Ingegnere ha programmato. I credenti accostano a Dio la passione dell’amore, lo vedono camminare in mezzo a loro, sanno che sono costruttori liberi della Storia.
E’ la scienza classica che ha suggerito la perversa idea che Dio potesse essere un Disegnatore Intelligente.

sabato 4 febbraio 2012

Kant e Steve Jobs: un messaggio per le nuove generazioni

di
Cesare Sacerdoti

Leggevo in “Democrazia”, breve saggio di Gherardo Colombo, un’interessante interpretazione del primo articolo della nostra Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, in quanto i cittadini lavorano e cioè si impegnano perché sia una repubblica e una democrazia”. In questo testo veniva poi citato Kant che nel 1783 scriveva “Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall'altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E' così comodo essere minorenni!”....
Kant poi continuava (in “Risposta alla domanda: cos’è l’illuminismo”)
“… E' dunque difficile per il singolo uomo tirarsi fuori dalla minorità, che per lui è diventata come una seconda natura. E' giunto perfino ad amarla, e di fatto è realmente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. Precetti e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto di un abuso, delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una permanente minorità”
Come non pensare a quanto succede ai giorni nostri, in cui noi cittadini, noi imprenditori attendiamo che qualcuno (in Italia, in Europa) risolva i problemi con “precetti e formule” in cui oggi leggerei “competitività”, “Articolo 18”, “regole per la finanza” eccetera?
Come non rileggere, invece, gli stimoli di Steve Jobs?

giovedì 2 febbraio 2012

Quelli che …


di
Francesco Zanotti

Leggo sul Sole 24 Ore di oggi un fondo del Direttore sul quale sono in profondo disaccordo.

Il Dott. Napoletano sostiene, in sintesi, che sono chiare le cose da fare. In Italia: mercato del lavoro (ma non specifica cosa occorre fare), riqualificazione della spesa pubblica e taglio delle spese, lotta all’evasione fiscale. Questo porterà a una riduzione dei carichi fiscali a carico delle famiglie e delle imprese. All’estero, cito testualmente "... ma soprattutto ad aiutare l’Europa a riconoscersi in un quadro di verità troppo spesso sottaciute”. E quali sono? Sono che non è vero che sono i tedeschi a prestare al resto del mondo, ma è il resto del mondo a sussidiare i tedeschi.

Non voglio discutere che queste cose siano utili. Ma sono insufficienti, forse anche fuorvianti. Mi spiego.

Innanzitutto, credo che non funzioni la “ideologia” di fondo del dott. Napoletano. L’ideologia purtroppo diffusa che considera evidenti le cose da fare e porta a pensare che non le si fa perché qualche cattivo, ignorante o farabutto ci si mette di traverso. E’ un atteggiamento, sia scientificamente che socialmente, inaccettabile.

Poi mi sembra che le misure proposte non affrontino il problema di fondo.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.