sabato 31 ottobre 2015

Expo 2015: successo espositivo, ma débâcle culturale. Verso Dubai 2020

di
Francesco Zanotti
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In un mio post precedente ho proposto un’analisi della Carta di Milano che abbiamo (noi italiani) fatto firmare a mezzo (anche di più) mondo.
E’ una analisi molto semplice perché la Carta di Milano è banalissima. E non ci vuole molto ad analizzare banalità. La banalità si vede subito perché odora di retorica e genera noia.

Oggi, giorno di chiusura dell’Expo, generalizzo il discorso. L’Expo è stato certamente un successo espositivo. Forse anche organizzativo (anche se dal punto di vista organizzativo occorrerà vedere come funzionerà il processo di smantellamento e la qualità del progetto di riutilizzo delle aree). Non si sa se economico: quali i costi, quali i ricavi? E non si sa quale sarà l'impatto sullo sviluppo futuro del nostro sistema economico.
Certamente, però, è stato una completa débâcle culturale. Non ne è nata la nuova visione complessiva della società che potesse impostare una agricoltura ed una industria (produzione e distribuzione) alimentare
Non è neanche stato avviato un processo che porti a costruire questa nuova visione complessiva della società prossima ventura. Vi sono accenni, intuizioni, esperienze. Ma sono come perle senza diadema.
Ovviamente nessuno accetterà ora di discutere di questo tema. Ma voglio lasciare traccia di questo mio giudizio perché nel prossimo futuro diverrà evidente che un successo espositivo non fa emergere nessuna società futura. E diverrà riconosciuto che le cose sarebbero potute andare diversamente se si fosse posto alla base della riflessione e della commercializzazione, l’idea dell’Expo della Conoscenza.

Voglio, però, contemporaneamente anche lanciare una nuova sfida. Se l’Expo della Conoscenza non è stata il sottofondo dell’Expo di Milano, proveremo a far sì che lo diventi dell’Expo 2020 a Dubai il cui tema sarà: Connecting Minds, Creating the Future.  Ho iniziato a lanciare questa idea preparando un articolo su di una rivista di management internazionale di cui sono Co-Editor in Chief: http://www.intcpm.net/ojs/index.php/icpm2013/index.
L’obiettivo è quello di costruire una comunità internazionale che abbia come sogno l’Expo della Conoscenza.



martedì 27 ottobre 2015

Russia o Italia?

di
Francesco Zanotti


Risultati immagini per Filosofie nel mondo a cura di Virgilio MelchiorreParlando dello sviluppo di “libere individualità autocoscienti” un'Autrice (di cui dirò dopo) sostiene che “... ben lungi dall’essere levatrice di valori universali umani, innescasse invece processi di individualizzazione di carattere disgregativo tanto per la personalità che per la compagine sociale. La personalità era infatti indotta a compensare il proprio sradicamento socio-culturale in una sfera di valori astratti, destinati perciò a ripiegarla in uno sterile quanto autoreferenziale contemplativismo che, rafforzando il suo isolamento, contribuiva a corroborare quei meccanismi di frammentazione sociale ricomponibili solo attraverso legami esteriori di carattere burocratico centralistico, tanto artificiali quanto efficaci solo se basati su di un potere costrittivo di carattere autoritario.”
Riconoscete l’agire della nostra classe dirigente attuale? Auto affermazione (lo sviluppo di individualità), isolamento autoreferenziale, la scelta inevitabile dell’autoritarismo che viene chiamato “decisionismo”.
Ma ovviamente, non si parla dell’Italia di oggi. I verbi al passato indicano che questa è la descrizione di una realtà sociale non di oggi: la Russia della seconda metà dell’ottocento. L’Autrice è Chiara Cantelli, La filosofia russa in Filosofie nel mondo a cura di Virgilio Melchiorre.

Come è possibile che vi siano queste similitudini? Lo studio sistemico delle società umane lo spiegherebbe. Purtroppo le classi dirigenti sono troppo impegnate nell’isolarsi autoreferenzialmente per accettare nuove conoscenze che potrebbero aumentare la loro capacità di governare un vero sviluppo. 

domenica 25 ottobre 2015

Macchine “intelligenti”: c’è chi dice le cose come stanno

di
Francesco Zanotti

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Umberto Bottazzini presenta sul “Domenica” del Sole 24 Ore un libro (Umani e umanoidi: vivere con il robot) di Roberto Cingolani e Vittorio Metta che aiuta a fare chiarezza.
Citando gli Autori “una macchina è in grado di interagire con gli umani seguendo algoritmi di intelligenza artificiale che, per quanto sofisticati, … non hanno alcunché di sentimentale, di personale o di emozionale”. E poi ancora “Non esiste tecnologia che possa rendere una macchina intelligente anche dotata di emozioni e di autocoscienza”.
Il problema sta nel “digitale”.  Descrivere con tecniche digitali il mondo significa farne una semplificazione lineare. Ed ognuno può costruire la sua semplificazione che non è, nel profondo, equivalente alle altre. Costruire un mondo digitale significa costruire un mondo anche scintillante, estremamente funzionale, ma che può essere solo strumentale (utilizzato). Non è dotato di capacità autonoma di progettualità.
Ma fino a qui siamo solo a dire cosa non è possibile. Gli Autori (sempre secondo la recensione di Bottazzini) cercano una tecnologia bioispirata. Una tecnologia, cioè, che riproduce quello che l’evoluzione biologica è riuscita a fare.
E qui si apre un mondo. Che ha certamente incognite rilevanti. Ma che non sono quelle di robot digitali contro uomini, che è una sciocchezza scientifica. Potremmo diventare in grado di costruire sistemi biologici che abbiano prestazioni umane. Ma potremmo anche inventare nuovi sistemi biologici che abbiano prestazioni diverse da quelle umane. Potremmo arrivare a costruire veri e propri alieni. Inventare, costruire ... forse sono le parole sbagliate. Forse riusciremo a far emergere modalità di evoluzione e riproduzione di altri mondi biologici. Con tutto lo spavento (ma anche la speranza) che questa possibilità porta con sé.


venerdì 23 ottobre 2015

Solo gli economisti non capiranno

di
Francesco Zanotti

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Oggi sul Sole 24 Ore Morya Longo parla del mistero dell’inflazione con un articolo documentato e completo. Sostiene esplicitamente che “nessuno sa veramente spiegare” le cause dell’inflazione.
Provo a dargli una mano a risolvere il mistero. Credo che la mia spiegazione sarà convincente per tutti tranne che per gli economisti di professione.
Il punto di partenza fondamentale è che i prodotti tipici della Società industriale interessano sempre meno. Avevano un profondo significato esistenziale al loro apparire dopo la guerra. La lavatrice ha liberato la vita della donna. Le utilitarie hanno liberato tutti dalla schiavitù del luogo. Poi le esigenze sono diventate più complesse, ma i prodotti sono rimasti gli stessi. Così hanno perso il loro significato esistenziale ed è rimasto loro solo quello funzionale. Ed anche quello si è andato riducendo. Così il valore che chi li comprava attribuiva loro è andato, parallelamente, diminuendo. Contemporaneamente si è sviluppata un’economia imitativa: mentre i prodotti perdevano di senso aumentavano le imprese che li producevano. Il risultato è stato un aumento della competizione che è finito per diventare una competizione di prezzo. Questo scivolamento verso una competizione di prezzo è stato accelerato dai processi di globalizzazione e dalla mitizzazione della ”competitività” che ha istituzionalizzato le tipologie delle imprese con il suo sciocco meta-messaggio: non è possibile immaginare prodotti radicalmente nuovi che abbiano di nuovo un significato esistenziale. Questo “circolo vizioso della noia” è la vera causa della “non inflazione”. Purtroppo esso non è visibile perché non si misura il parametro che lo rivelerebbe: la capacità di generare cassa delle imprese. Se lo si misurasse si scoprirebbe che la capacità di generare cassa delle imprese è di molto diminuita, come dimostra l’andamento dei prestiti che hanno erogato le banche alle imprese: nel primo decennio del XXI secolo in Italia sono raddoppiati a fronte di un sistema produttivo che ha perso il 20% della sua capacità produttiva. Come contro prova, le imprese che vendono significato producono un sacco di cassa: da Apple a Ferrari.
Dal punto di vista macro economico poi, occorre dire che il battere moneta non può generare inflazione perché la moneta ha perso completamente ogni aggancio a qualunque sottostante. Quindi il suo valore è sostanzialmente sociale: lo mantiene fino a che decidiamo che ce l’abbia.
Conclusione? Non dobbiamo preoccuparci dell’inflazione, ma del fatto che le imprese producono sempre meno cassa. Se non producono cassa ci sogniamo di aumentare l'occupazione. Per produrre cassa devono attivare un nuova stagione di progettualità imprenditoriale che rivoluzioni le “cose” che producano le imprese. Con in mente il significato e non il prezzo.


martedì 20 ottobre 2015

Vigliaccamente pensiamo, vigliaccamente viviamo

di
Francesco Zanotti

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Su “La lettura” di domenica scorsa Carlo Rovelli rivaluta la fisica di Aristotele togliendo l’assurda dicotomia con la fisica di Galileo. Vado un po’ oltre il suo pensiero e generalizzo. I pensieri degli uomini sono sempre complementari. Soprattutto i pensieri dei grandi. Dobbiamo buttarci fuori dalle specializzazioni e dalle ideologie. Cercare nicchie specialistiche e costruire ideologie è pensare vigliaccamente. Nei nostri confronti e nei confronti del mondo.
Saliamo pure sulle spalle dei giganti, ma non uno solo! O almeno guardiamo anche a chi è salito sulle spalle di altri giganti. Solo dandoci la mano potremo costruire un nuovo cammino per l’umanità. Altrimenti staremo fermi sulle spalle del nostro Gigante. E piano piano gli altri si accorgeranno che quello era solo il fantasma di un gigante. Era solo il nostro povero io che si illudeva di essere un gigante … Vivere sulle spalle di giganti fantasma recriminando perché il fantasma non è poietico, è vivere vigliaccamente.

Gran parte della mia generazione ha pensato e vissuto vigliaccamente. Creando disastri. Noi non siamo i giganti sulle cui spalle le nuove generazioni possono salire per guardare più lontano. Ragazze e ragazzi … guardate altrove.

domenica 18 ottobre 2015

Udite e copiate

di
Francesco Zanotti

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Un’intervista a Marcello Sorgi, Direttore dell’Unità
Il link rivela i temi che Sorgi ritiene importanti: l’approvazione della riforma costituzionale, l’arresto di Mantovani e l’emergenza Roma.
Io giudico più rilevante un’altra notizia apparsa defilata sul Sole 24 Ore di qualche giorno fa. Walmart ha deciso di ridurre gli utili distribuiti nei prossimi due anni e utilizzare i soldi tra le altre cose ... udite udite per aumentare gli stupendi ai dipendenti e per formarli.

E’ importante perché indica la via della ripresa: non c’entrano nulla le riforme, sono umilianti gli incentivi alle imprese. Occorre riprendere coraggio imprenditoriale, come fa chi investe pesantemente nelle proprie persone invece di buttarle fuori come “esuberi”. Copiate imprese italiane, copiate.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.