giovedì 31 ottobre 2013

In una selva di microfoni …

di
Francesco Zanotti


Non è importante il tema …  E’ l’immagine che impressiona. In una pagina di un giornale (anche qui non importa quale) vi sono le foto di quattro persone con intorno una selva di microfoni. E non sono personaggi di prima fila … Mettetevi nei panni di costoro … Quali sentimenti provereste? Credo proprio l’euforia di essere uno (una) che conta. Poi la voglia di vivere un’altra esperienza nella selva dei microfoni … Quello che dicono? Inevitabilmente, forse inconsciamente, quello che favorirà il crescere un’altra volta intorno a loro di una selva di microfoni … Nani e ballerine si diceva una volta. Ora anche comici e primi attori da cabaret di terz’ordine. Protagonisti mediatici per un giorno. Con la voglia che quel giorno si ripeta.

martedì 29 ottobre 2013

Vi immaginate …

di
Francesco Zanotti


Stavo leggendo stamattina degli sforzi della Ferrari per recuperare il gap di prestazioni con la Red Bull . Vi immaginate che possa farlo senza disporre delle migliori conoscenze tecnologiche disponibili? Vi immaginate che posa farlo senza provare essa stessa a costruire nuove conoscenze tecnologiche?
Ovviamente, no! Non è immaginabile.

Vi immaginate lo sforzo di ricostruire un paese senza usare le migliori conoscenze strategiche, economiche, sociali, politiche e antropologiche esistenti? Alla grande ce lo immaginiamo. E non serve neanche immaginare: basta guardare alla spaventosa ignoranza intorno alle conoscenze strategiche, economiche, sociali, politiche e antropologiche dei nostri leader politici. Ce lo immaginiamo, lo guardiamo e sappiamo che senza usare le migliori conoscenze disponibili otterremmo il successo che otterrebbe la Ferrari se i suoi tecnici fossero tecnologicamente ignoranti: nessuno. Per fortuna della Ferrari i suoi tecnici non sono ignoranti. Per nostra colpa (non sfortuna) i nostri politici, invece sì.

domenica 27 ottobre 2013

Fitoussi … e si può andare anche molto più in là …

di
Francesco Zanotti


Chi l’ha detto che se le persone hanno più soldi consumano di più?
Jean-Paul Fitoussi ne “Il teorema del lampione” sostiene il contrario. Si legge pag. 17 e 18 “La politica di bilancio non può influenzare l’attività economica. Se per esempio lo Stato decide di ridurre la tassazione per rilanciare l’economia, gli agenti economici, osservando la crescita del deficit di bilancio, invece di spendere il loro aumento di reddito disponibile (il reddito prima delle imposte), lo accantonano”. Fitoussi dice perché sanno che in futuro le tasse riaumenteranno per pagare i debiti contratti per ridurre le tasse.
Io credo che via siano anche ragioni più profonde. Innanzitutto i prodotti che continua a proporre la società industriale, nelle società avanzate, sono venuti a noia. Nelle società in via di sviluppo saranno presto sostituiti dai prodotti generati da nuove creatività a noi aliene. In generale, non può aumentare la produzione dei manufatti attuali perché sono energeticamente assurdi e devastano la natura.

Viva le politiche economiche annunciate e desiderate … 

venerdì 25 ottobre 2013

Insensata competizione politica

di
Francesco Zanotti


Se leggete l’articolo sul Sole 24 Ore di oggi (pag. 19. Prove di ricambioa Nord del Cavaliere), vedrete che sembra una battaglia tra produttori di merendine per accaparrarsi il consenso (e gli acquisti) delle mamme.

Bellissimo nel sottotitolo: M5S in agguato. Come un new comer che approfitta della crisi di qualche competitor. I contenuti proposti (per quel poco che se ne parla) sono, ovviamente, finalizzati a raccogliere consenso. E la banalità è sconcertante. Almeno i produttori di merendine cercano di farle buone …

mercoledì 23 ottobre 2013

Antimafia e campagna elettorale PE

di
Francesco Zanotti


PE. Sì, insomma permanente ed effettiva. Non possiamo che vivere una campagna elettorale permanente ed effettiva. Ogni azione politica (proposta, approvazione di proposte etc.) non può che avere come riferimento fondamentale la battaglia elettorale prossima ventura.
Basta guardare alla elezione del Presidente della Commissione Antimafia ed alle seguenti reazioni. Azioni e reazioni che hanno come sfondo la ricerca di un vantaggio elettorale.
Ma con questo non voglio criticare i partiti perché non vogliono fare diversamente. Voglio dire che essi sono sistemicamente costretti a farlo. Se abbiamo deciso che il potere dei partiti dipende dal voto periodico degli elettori, come pensate che se lo dimentichino fino a due mesi dalle elezioni? Non sarebbe neanche giusto.

Il problema è che la democrazia rappresentativa è intrinsecamente competitiva. E la competizione non può che essere permanente ed effettiva, altrimenti è persa in partenza. Vi sono altre democrazie possibili? Certo: quella basata sulla progettualità sociale. Come è fatta? Beh il nostro blog è pieno di post che rispondono a questa domanda.

domenica 20 ottobre 2013

E questi pensano di salvare il Paese?

di
Francesco Zanotti


Uno corre sul palco come se fosse un comico. L’altro corre sul palco perché è un comico. Un terzo guarda con sdegno professorale chi non accetta di dargli ragione, come si deve ad un primo della classe. Un quarto va in giro per il mondo a farsi dire quanto è bravo, facendo irritare i primi della classe e quelli che corrono sul palco. Tutti guadagnano incommensurabilmente più della media dei cittadini a rischio praticamente zero (così pensano). Sui giornali e sui media trovate la gara a chi denuncia di più …
Proposte che non si limitino a ritoccare qualche decimale, zero

Nessuno di loro sa chi sia Alexander Wendt …

venerdì 18 ottobre 2013

Flebilissime luci …

di
Francesco Zanotti

... che il correre per i palchi vuoti davanti a folle osannanti spegnerà.
Mi riferisco alla intervista di oggi sul Corriere di Matteo Renzi.
In mezzo alle banalità di tutti (riforme e legge elettorale) voglio valorizzare due passaggi, luci, però, flebilissime.
La prima: “Ognuno nella sua testa dovrebbe cambiare un pezzettino”. E coraggio, amico, diciamo come. Diciamo che occorre che le risorse cognitive delle persone devono arricchirsi. Devono aggiungere all'unica visione del mondo che oggi è predominante (la fisica classica come fondamento della società industriale) la visione post-moderna e soprattutto la visione quantistica. Che è poi quella degli imprenditori. Questa aggiunta comporta cambiamenti personali complessivi nel pensare, dialogare, fare politica. E’ ovvio che in un post non posso dettagliare.
La seconda, ancora più flebile della prima. Forse la voglio vedere io come una luce. Dice Renzi che le banche devono cambiare: dal fare operazioni di sistema, al dare soldi alle imprese ed alle famiglie …  Ma non è qui il cambiamento. Il cambiamento dovrebbe consistere nel fatto che le banche acquisiscono le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa che non hanno e che potrebbero permettere loro di aiutare le imprese a definire nuovi progetti ed a valutarli. L’avessero fatto, provassero almeno a farlo ora sulle imprese di sistema.
Perché il correre sul palco spegnerà questi lumicini? Perché chi fa spettacoli non vorrà certo perdere tempo ad approfondire temi come “la visione quantistica del mondo”, “che c’entra con l’imprenditorialità”, “le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa”. Anche perché l’approfondire questi temi lo farebbe cambiare profondamente, cambierebbe i contenuti che gli sono cari, eliminerebbe tutte le corse a tutte le leadership.


mercoledì 16 ottobre 2013

Tra cent’anni … Ce lo chiede l’Europa!

di
Francesco Zanotti



Vorrei incontrarti tra cent’anni … Come sarà il mondo tra cent’anni” canta un mio conterraneo lomellino.
Ecco la legge di stabilità fornisce la risposta a Rosalino Cellamare: tra cent’anni le persone avranno uno stipendio tale da permettergli di comprare quello che altri producono. Per ora in attesa, si accontentino, l’anno prossimo (mica ora, l’anno prossimo) di un aumento di circa quindici Euro al mese. Cioè cinquanta centesimi il giorno. Con questo stratosferico aumento le magnifiche sorti e progressive del Leopardi sono alle porte … Ovviamente dall’anno prossimo.
Dio perdona loro perché non sanno quello che … dicono e fanno!”. La scelta di rimandare il benessere tra cent’anni è una sciocchezza, anche vigliacca. Fatta da chi non rischia nulla sulle spalle di chi sta perdendo tutto. Risposta: ma ce lo chiede l’Europa! Sciocchezza al quadrato: l’Europa siamo noi. Se l’Europa ci chiede sciocchezze, allora siamo noi che ci chiediamo sciocchezze. Cioè, dicono a Milano, siamo pirla. Ma sono le leggi dell’economia … Ecco, andiamo di male in peggio nella stupidità: non ci sono leggi dell’economia. Le leggi dell’economia sono quelle che costruiamo noi. In realtà ci chiede di vedere, pensare e fare sciocchezze una casta di burocrati, italiani ed europei, sostanzialmente ignoranti …
Il grande cambiamento che dobbiamo fare è quello di cominciare a credere che non esistono fantasmi, marziani o crisi. Siamo noi che costruiamo il nostro mondo. E lo facciamo usando le conoscenze (me le lasciate chiamare risorse cognitive?) di cui disponiamo. Ignoranza è la parola chiave. Oggi stiamo usando un sistema di risorse cognitive che ci sta chiudendo in un angolo. Soprattutto ci sta chiudendo in un angolo proprio la convinzione che esiste un mondo ostile fuori di noi che hanno costruito marziani, fantasmi o qualche gruppo di grandissimi cattivoni. E’ urgente che la classe dirigente si doti delle conoscenze necessarie a credere che siamo noi che costruiamo il mondo, a vedere i mille Segni di Mondi futuri che stanno sorgendo e che attualmente calpestiamo, a progettare quale di questi mille nuovi mondi possibili realizzare. Come sempre le rivoluzioni necessarie e possibili non sono nelle istituzioni, ma nelle menti e nei cuori. Soprattutto delle classi dirigenti.


lunedì 14 ottobre 2013

Priebke: la pietà invece della vendetta

di
Francesco Zanotti


Seppellire nel silenzio i resti mortali di un uomo non significa approvarne la vita. Significa affermare che la pietà è superiore alla vendetta.

venerdì 11 ottobre 2013

Alitalia e la bustina di Minerva

di
Francesco Zanotti


Una bustina di Minerva è piccola, molto piccola. Come giustamente sostiene Umberto Eco, nel dorso interno (bianco) di questa bustina si possono mettere solo due note.
Se di una lingua straniera conoscete poche parole, solo piccole banalità quotidiane riuscite a dire.
E che c’entra tutto questo con Alitalia?
Beh il problema Alitalia torna periodicamente all'ordine del giorno quando, dopo l’ennesimo salvataggio, finiscono i soldi, che sono stati introdotti per il salvataggio stesso. A guadagnare non se ne parla!
Problema irrisolto o anche irrisolvibile? Dipende. Irrisolvibile se si insiste a non voler vedere la sfida fondamentale. Essa è comune a tutto il sistema economico italiano. Ci vogliono progetti alti e forti e non un insieme di estemporanei fogli Excel con un nome anglosassone (Information Memorandum) che dà loo un’aura di falsa professionalità. Nessuna professionalità: gli Information Memorandum attuali sono solo brochure promozionali.
Come fare a generare progetti alti e forti? Servono persone geniali e con grande esperienza? Serve il retorico richiamo all'esigenza di una discontinuità che non si capisce bene in cosa consista, se non nel cambiare i vertici sostituendo amici con altri amici? No!
Basta che, invece di strumenti di analisi e progettazione strategica primitivi se ne usino di avanzati. Sì, è un problema di conoscenza.
E’ necessario costruire un nuovo spazio per la progettualità strategica e usare i linguaggi adatti per poter riempire questo spazio con progetti alti e forti. Cari shareholder e stakeholder pretendete questi spazi, usate i linguaggi disponibili.
Se a qualcuno pungesse vaghezza può scaricare un documento che descrive un modello di Business Plan (le caselle da riempire per costruire un progetto alto e forte) che sintetizza la cultura strategica più avanzata, una proposta di processo per usarlo ed una metodologia di Rating per valutare la qualità del BP che ne esce.


mercoledì 9 ottobre 2013

Non è proprio come ce lo aspettavamo, ma …

di
Francesco Zanotti


Il premio Nobel della fisica è andato a Peter Higgs e Franҫois Englert. Forse sarebbe giusto ricordare  “The 1964 papers” (espressione di Steven Weinberg) perché vi sono stati anche altri autori che, in quel 1964, hanno contributo all’edificio concettuale del campo/bosone di Higgs. Si tratta di Robert Brout, Gerald Guralnik, Carl Hagen e Tom Kibble.
Che dire?
Innanzitutto riporto la battuta di un giovane fisico del CERN, intervistato, tra i molti, che ha specificato una cosa importante: non è come ce lo aspettavamo, ma c’è.
Questo mi conferma una domanda che mi frulla in testa e mi fa pensare ad un’altra ragione, credo più importante, per ricordare Peter Higgs e Soci.

La domanda riguarda il senso di fare scienza: ma la scoperta fatta … non è stata una costruzione? Non è che la particella evidenziata è stata creata, certo a partire dalle idee di Higgs, da quell'apparato tecnologico con quella metodologia di analisi dei dati usati da quella organizzazione? Non è che, se si cambia, pur sempre partendo dalle idee di Higgs e Soci, apparato tecnologico, metodiche di analisi dei dati ed organizzazione (le persone più le ”regole” attraverso le quali stanno insieme) si ottiene un diverso bosone di Higgs? Generalizzando: non è che ci stiamo accorgendo che a mano a mano che siamo più intrusivi (usiamo maggiore energia) non osserviamo più la Natura, ma la creiamo?

La ragione ulteriore. In realtà Higgs ha proposto un modello per “capire” come si formano le identità: emergono da uno sfondo che si concentra intorno a dei catalizzatori che, però, non hanno la più pallida idea di cosa uscirà dal loro catalizzare.
Stiamo lavorando su tre casi di utilizzo in questo senso delle idee di Higgs e Soci.
Il primo: un leader politico catalizza gruppi politici dallo sfondo della società. Ma non sa che tipo di gruppi ne usciranno. Cioè: governare è fare emergere qualcosa che chi governa non può prevedere …
Gli altri due esempi saranno postati su:
http://ettardi.blogspot.it/ : il caso dell’organizzazione informale di una impresa
http://imprenditorialitaumentata.blogspot.it/ : il caso della strategia di una impresa.
Crediamo che i risultati che stiamo ottenendo siano un grande contributo sia alle prassi concrete di Governo, sia al ruolo ed all'aspetto futuro di quella area di conoscenza “trasversale” alle altre che si chiama sistemica.

martedì 8 ottobre 2013

Ti aspetto fuori …

di
Francesco Zanotti


Al mio paese (ma anche in molti altri), da ragazzi, quando al bar la discussione diventata accesa e si aveva voglia di passare la parola alle mani, si diceva: Ti aspetto fuori.
Per non dare spettacolo di una violenza che si sapeva primitiva, per non disturbare gli altri clienti, per non rovinare gli arredi …
Oggi i giornali sono pieni del voci di guerra. Ancora sull’IMU.
Amici politici, se non ci arrivate da soli, ve lo diciamo noi: andate fuori. Andate fuori a prendervi a botte.

Andate fuori per gli stessi motivi: la primitività delle liti, il disgusto che ci creano le liti e le urla conseguenti, il danno che fate quando fate pace su compromessi insensati. Andate fuori e tornate solo quando vi sarete riconciliati. Non ci interessa che qualcuno vinca: vogliamo che vi riconciliate e iniziate a progettare il nostro futuro. Se non sapete progettare futuri insieme, allora state fuori fino a che non avrete imparato …

sabato 5 ottobre 2013

Potere e conoscenza

di
Francesco Zanotti


Amico politico …  rifletti su di una cosa: hai certamente il potere di fare. Ma non sai cosa … Sì, anche se sei un piccolo traffichino che lavori solo per te, anche se sei al servizio di qualche gruppo di interessi … non sai cosa fare. Fai cose che ti sembrano servire i tuoi obiettivi, ma poi alla fine non li raggiungi.
Ti mancano le risorse di conoscenza per riuscire a costruire mondi …

venerdì 4 ottobre 2013

Tragedia e proposta

di
Francesco Zanotti


Così, percossi ed attoniti, stiamo tutti noi di fronte a quello che è successo a Lampedusa. Anche nobilmente percossi ed attoniti: “Ma non è forse una cosa da pazzi furiosi definire clandestino un uomo che ha paura di morire?”, scrive Emanuele Trevi sul Corriere. “Vergogna” grida il Papa …
Anche indignatamente percossi ed attoniti perché si chiede che la politica governi (ad esempio, Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore). Qualcuno, meno percosso ed attonito, chiede presidi e difese al di qua ed al di là del Mediterraneo.
Ma nessuno fa proposte radicali. Cosa intendo con proposte radicali? Quelle che vanno alla radice del problema e, proprio per questo sono folli. Come quella che provo a fare.
Innanzitutto, dobbiamo riconoscere che siamo noi ad avere bisogno di loro. Anche delle loro braccia, ma, soprattutto, della loro esistenzialità profonda. Siamo una civiltà stanca ed incancrenita. Dobbiamo rinvigorirci con una nuova umanità. Cioè: non siamo di fronte ad un problema, ma ad una potenzialità di salvezza proprio delle nostre società, dei nostri figli. Siamo di fronte ad una potenzialità di un futuro che, da soli, abbiamo ampiamente dimostrato di non saper costruire. Come tutte le opportunità, anche questa, epocale, universale, se la si snobba, si trasforma in minaccia e tragedia.
Ma cosa fare operativamente?
Fare in modo che questi Paesi si dotino di un proprio Progetto di sviluppo che nasca dalle loro esistenzialità profonde. Non un Progetto di sviluppo costruito da qualche ufficio studi o da qualche agenzia dell’ONU.
E come si fa a far emergere progetti di sviluppo?
Innanzitutto, offrendo a queste persone nuove risorse cognitive perché possano esprimere la loro esistenzialità profonda. Diceva un tempo don Milani, con le parole del tempo: “Ai poveri date il linguaggio. Poi sanno loro cosa dire”.
Secondariamente, attivando un processo di progettualità diffusa (stimolare queste esistenzialità profonde ad esprimersi) che diventa alto e forte proprio perché nutrito di nuove risorse cognitive.
In fine costruendo una sintesi di tutta questa progettualità. Una sintesi che deve sorprendere chi la fa. Che cambia la vita a chi la fa.
Il fare emergere socialmente questi progetti di sviluppo costa relativamente pochissimo (qualche piccolissima parte di una delle tante opere faraoniche che stiamo scioccamente cercando di costruire, senza il senso profondo delle opere dei veri Faraoni) e lo si può fare in tempi brevissimi (qualche mese). Poi vedrete che i soldi per finanziare progetti emozionanti salteranno fuori.
Concludo parafrasando Emanuele Trevi: ma non è forse da pazzi furiosi rimanere a livello di denuncia richiesta, anche lacrime, e non cercare di fare, almeno di ascoltare, proposte?


mercoledì 2 ottobre 2013

Usque tandem …

di
Francesco Zanotti


Usque tandem … abuserete della nostra ingenua fiducia?
Abuserete voi economisti che vi fate forti di una scienza che praticamente non esiste e costringete il dibattito e la progettualità sociale in deserti di banalità che spacciate per verità fondamentali? Perché non accettate una sfida alta e forte sui fondamenti e sul senso della vostra disciplina?
Abuserete voi politici che, addirittura, non sapete nulla della scienza politica. Perché non accettate di impararne almeno i fondamenti?
Abuserete voi manager che dichiarate di gestire uomini, ma non sapete nulla della loro cognitività, socialità e antropologia? Vi appellate ai risultati che sapete ottenere, ma quei risultati sono ottenuti dalla vostra gente. E, se glielo chiedete, ve lo diranno: malgrado voi. Perché non accettate di conoscere ed usare le conoscenze che riguardano l’uomo?
Imprenditori, cittadini, lavoratori, non lasciamoci cullare nella ingenua fiducia di cui troppi economisti, politici e manager abusano. Prendiamo a studiare per renderci conto della povertà cognitiva che sta dietro la crisi che stiamo pagando.
Presentiamo il conto a tutti coloro che professano e praticano l’ignoranza.

Saranno dalla nostra parte anche tutti quegli economisti, politici e manager che, invece, credono come noi nel binomio “virtute e canoscenza”. Diamo a loro la nostra fiducia.

martedì 1 ottobre 2013

L’incertezza è figlia della mancanza di Progettualità

di
Francesco Zanotti


La ignoranza sistemica … Mi sono seccato di chiamarla “non conoscenza”. Si chiama ignoranza, punto e basta. E colpevole, pure. Perché ci sono tutti gli strumenti di consultazione e di apprendimento per superarla. Non ultimo questo blog.
La nostra classe dirigente è affetta da grave ed esiziale ignoranza sistemica. Lo dimostrano molti titoli dei giornali di oggi che propongono di generare stabilità contro l’incertezza.
Dobbiamo dire chiaro e forte che non è possibile stabilizzare un sistema umano: persona, impresa, sistemico economico o sociale e politico. Sono sistemi che auto evolvono. Cercare di ingabbiare questi sistemi è una follia irresponsabile perché li fa solo esplodere.
Occorre capire questi processi di evoluzione e governarli. Governare processi di evoluzione e non di “funzionamento”.
Ma allora si vive sul filo dell’incertezza costante? No! L’incertezza è solo figlia della mancanza di visione, di coraggio, di amore.
Il mondo là fuori (a seconda del sistema che si considera il “là fuori” è diverso) non è caratterizzato da incertezze che ci colpiscono tra capo e collo improvvisamente. E’ un ribollire di potenzialità di futuro. Occorre vederle e, socialmente, costruire un Progetto (di un Paese, di una impresa e di un territorio etc.) per farle diventare realtà. Un progetto per attualizzare le potenzialità crescenti “là fuori”.

Se non si sviluppano progetti, le potenzialità fanno perdere di senso al sistema che non le vede e lo colpiscono come minacce. Le minacce come risultato della mancanza di visione, coraggio ed amore.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.