mercoledì 28 settembre 2011

Mario Draghi e Alessandro Manzoni

di
Cesare Sacerdoti

“I Governi rilevanti devono fare la loro parte – ha sottolineato Mario Draghi, Presidente del Financial Stability Board alla riunione del Comitato Monetario e Finanziario del FMI il 24-9-2011- agendo con forza per rafforzare le posizioni fiscali e aumentare la competitività attraverso riforme strutturali con scadenze concrete” (da Rainews 24-9-2011)
Ma se tutti i Paesi aumentano la competitività, non succede come descrive magistralmente il nostro Manzoni al capitolo XIII dei Promessi Sposi, quando “tutti, alzandosi in punta di piedi, si voltano a guardare da quella parte donde s'annunziava l'inaspettato arrivo. Alzandosi tutti, vedevano né più né meno che se fossero stati tutti con le piante in terra; ma tant'è, tutti s'alzavano”?

lunedì 26 settembre 2011

La vicenda dei neutrini. Sensazionalismo disinformato o interessato?

di
Francesco Zanotti


Non sono certo un complottista. Non immagino il mondo disseminato di grandi fratelli che progettano piani complessivi, furbissimi, astutissimi e, ovviamente, coerentissimi che opprimono il popolo. Non lo immagino perché il costruire Piani perversi dall’alto presenta tutte le difficoltà (fino all’impossibilità) che incontriamo nel costruire Piani positivi dall’alto.
Accade, però, che emergano dal basso pratiche diffuse che sono concretamente molto dannose.
Quella di cui voglio parlare oggi è quella del sensazionalismo scientifico. Si tratta di un fenomeno che costituisce un grave ostacolo al progresso della conoscenza sull’uomo e sulla natura.
Parlando di esso non si può che finire a parlare delle logiche e delle modalità con cui si fa ricerca. Alla responsabilità di noi tutti e dei media nel far progredire la conoscenza sull’uomo e sul mondo.

L’occasione è data dalla recente vicenda dei neutrini: essa è un tipico caso di sensazionalismo scientifico. In questo caso si manifesta della spasmodica voglia di distruggere una teoria: la teoria della relatività ristretta.

Per dar un contributo alla battaglia contro questo sensazionalismo ho chiesto un contributo al Prof Ignazio Licata (*).

Egli ha preparato un documento che sintetizza la reale dimensione scientifica del “dramma dei neutrini” che i lettori potranno scaricare dai blog.

E mi ha concesso di “saccheggiare” il suo ultimo libro dal titolo “Complessità. Una introduzione semplice” edito da “Due punti edizioni”.

Ecco i “pezzi” saccheggiati. Sono molto eloquenti.

In termini generali Egli scrive:

« Certa divulgazione è il collante strategico tra due dimensioni della scienza, quella della scoperta originaria e quella del prodotto da vendere sul mercato, che è in genere la scoperta gonfiata di retorica prometeica ».

Poi, propone come esempio le neuroscienze, dove si mischia, irragionevolmente e con grandi rischi, retorica e realtà scientifica.


venerdì 23 settembre 2011

La mobilitazione sociale … qualche appuntamento

di
Francesco Zanotti


Leggo sul Corriere di oggi, a firma Giuseppe De Rita: “Si muova la classe politica …. Ma più ancora si muovano i soggetti più minuti e quotidiani dell’economia e della società …”.
Condivido per due ragioni. La prima è che, se aspettiamo la famose “riforme”, diventeranno nonni anche i nostri figli prima di vederle. La seconda è che queste riforme sono poco rilevanti.
Ma, dopo aver condiviso, dico che occorre tentare di capire in che direzione muoversi. Altrimenti si rimane a livello di esortazioni retoriche. Di prediche insomma.
Prima di fare una proposta, aggiungo un po’ di altre notizie raccolte sui giornali di oggi che riguardano i corsi delle materie prime. La sintesi di tutte queste notizie è: si sono fermati. Sono calate le richieste di materie prime anche nei Bric.
Credo che oramai sia evidente che l’attuale sistema produttivo mondiale non può espandersi più di tanto. Sia perché sta andando in conflitto sempre più pesante con la natura, sia perché la società è cambiata così profondamente che i manufatti che produce hanno sempre meno significato esistenziale e funzionale. Allora, serve un altro sistema produttivo e un’altra economia complessiva. Perché anche la finanza è carica di guai di suo.
Questa osservazione indica la strada della mobilitazione: un grande sforzo progettuale da parte dei soggetti minuti e quotidiani dell’economia e della società.
Ma andiamo ancora avanti, perché anche parlare di “sforzo progettuale” rischia di essere teorico: come si fa a stimolare uno sforzo progettuale così intenso e profetico da riuscire a progettare tutti insieme una nuova società?

mercoledì 21 settembre 2011

La corsa al ribasso… allucinante!

di
Francesco Zanotti


Ovviamente, nessuno si è sognato di contestare il concetto stesso di rating, i suoi algoritmi, l’assurdità scientifica di algoritmi che pretendono di misurare su di una scala monodimensionale discreta, a pochi valori, la capacità di sviluppo di un Paese. Ovvio che a nessuno è venuto in mente che la struttura di una società potrebbe essere topologica e quantistica e non metrica e “classica”. Ma lasciamo stare: vale la famosa espressione del Giusti. La adatto un po’: “Le nostre Eccellenze (non solo politiche) sono in tutt’altre faccende affaccendate”. E  non sono certo interessati ad algoritmi, fisica quantistica, una salutare divisione tra topologia e metrica …
Oggi voglio aggiungere un altro tassello al discorso di ieri. Un articolo sul Sole 24 Ore di Isabella Bufacchi mi suggerisce una possibile interpretazione del “processo di rating”: ancora una volta c’è di mezzo il problema dell’autoreferenzialità dei sistemi.
Voglio dire che il sistema delle agenzie di rating è autoriferito: ha, quindi, come primo obiettivo quello di difendere la categoria. Poi, le singole agenzie hanno come obiettivo il competere tra di loro per dividersi quel potere che hanno conquistato tutte insieme. Detto diversamente: il giudizio che danno è funzionale a fare vedere quanto contano le agenzie di rating: sanno condizionare i mercati. ( Ma … assurdità … se le loro analisi condizionano la realtà, come possono essere considerati una misura della realtà?)
E, poi, occorre arrivare primi a formulare un giudizio ad alta visibilità come un giudizio negativo su di un paese importante come l’Italia. E altre devono seguire e non possono che picchiare ancora più duro altrimenti non recuperano …

martedì 20 settembre 2011

Ce l’hanno abbassato... finalmente!

di
Francesco Zanotti


… intendo il rating! E così finisce un tormentone.
E ora cosa accade? Tutti i giornali discutono delle conseguenze.
Ma io vorrei tre piccole domande, che rivelano quanto assurda sia questa vicenda che, invece, ci terrorizza.
Ma quale è l’algoritmo che sta alla base dell’assegnazione di un rating? Più specificatamente: ma che senso ha giudicare tutta la potenzialità di sviluppo di un intero paese con un gruppo di lettere dell’alfabeto?
Ma che razza di sistema economico è quello che accetta ancora il mito che esista qualche giudice infallibile del nostro futuro?
Il problema è sempre lo stesso: la classe dirigente non ha la conoscenza necessaria per capire l’assurdità scientifica di ogni sistema di rating. E si adatta a subire un declassamento complessivo che non ha proprio davvero alcun fondamento scientifico.
A me terrorizza il pervicace rifiuto di questa classe dirigente di apprendere conoscenza buttando il tempo in festini e nella condanna dei festini …

sabato 17 settembre 2011

Una classe dirigente che nega al futuro la conoscenza

di
Francesco Zanotti


 Nel 2332 Aleph V stava guardando fuori da una parete della sua abitazione. Una parete grande di una trasparenza assoluta: affacciandosi era come toccare, immergersi nel mondo esterno …
E rifletteva sul mistero della storia passata. Sui nostri giorni che sono stati il culmine di una grande civiltà. Rifletteva sulle poche vestigia della storia passata che erano rimaste. Soprattutto, pensava ai brandelli della cultura passata che erano sopravvissuti. Erano quasi soltanto nomi: di grandi teorie scientifiche, di grandi libri sacri, di grandi opere d’arte, di grandi uomini.
La sua era una generazione che era rimasta solo con nomi che risuonavano meraviglie, ma queste meraviglie erano disperse. Una generazione senza passato che doveva ricominciare il cammino della storia che le generazioni precedenti avevano distrutto. Come se, dopo aver raggiunto grandi traguardi, poi niente fosse stato passato alle nuove generazioni …
Gli storici, gli scienziati e i narratori di quel tempo si erano uniti in una alleanza inedita per ricostruire il passato. Ma lo sforzo era ancora agli inizi.
Aleph V così pensava e, piano piano, si avvicino alla grade apertura della sua abitazione che era una grotta, una parete aperta al mondo perché letteralmente fatta di nulla …
Noi classe dirigente del 2011 … Siamo la prima classe dirigente che rifiuta la conoscenza e che certamente non la potrà perpetuare. Figuriamoci farla progredire … Siamo la classe dirigente che costruirà il mondo dove Aleph V piangerà un passato che non ha voluto nutrire il futuro.

lunedì 12 settembre 2011

11 Settembre 2001 .. in ricordo

di
Francesco Zanotti

Grazie, o Signore, di averci fatto nascere dalla parte dei “buoni” e dei “giusti” …

lunedì 5 settembre 2011

Come funzionano i mercati finanziari? La nuova scienza come linguaggio progettuale per costruire una nuova società

di
Francesco Zanotti

Ieri, ho letto un interessante pezzo di Guido Rossi sul Sole 24 Ore, in cui l’Autore fa notare come le recenti iniziative che il Governo americano ha intrapreso, a controllo/verifica dell’operato delle grandi banche, sia segno di un cambiamento nei rapporti tra finanza, politica e giustizia, che porterà a reimpostare “le regole della globalizzazione capitalista”.
Vorrei fare, brevemente, una riflessione importante ed un'altra apparentemente marginale, ma fondamentale.

La riflessione importante: io non parlerei di “capitalismo”, ma di società industriale. Anche il sistema comunista puro dell’Unione Sovietica è stato una interpretazione della società industriale. Ed oggi non è in discussione il sistema capitalista o il sistema comunista o uno misto. Oggi occorre cambiare la struttura e la cultura della società industriale che è al fondamento sia del capitalismo che del comunismo, che di tutte le ideologie intermedie. Ma di questo nei nostri blog abbiamo detto già moltissimo!

Arrivo subito alla riflessione apparentemente marginale, ma fondamentale.
Me l’ha ispirata la lettura della“Conceptual overview” di Mathias Albert e Lars Erik Cederman al libro “New Systems theories of world politics”.
Gli Autori riportano una sintesi del pensiero del sociologo tedesco Alexander E.Willke, espresso nel libro “Smart Governance: Governing the global knowledge society”.
Propongo una mia traduzione di questa sintesi: “Il sistema finanziario è un sistema autoreferenziale che non può essere ridotto alla somma delle transazioni monetarie internazionali. E’ caratterizzato dalla evoluzione dei suo propri media simbolici. E’, visibilmente, sottoposto a tutti i capricci inattesi dei sistemi non lineari”.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.