venerdì 29 aprile 2016

Ma dove stanno le proposte?

di
Francesco Zanotti

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Purtroppo la politica è ancora solo lite e denunce.
Mancano totalmente le risposte di grande respiro. Quelle che lo sembrano, rimangono a livello retorico. I “successi” sono solo risultati di breve periodo che pagano il successo dell’oggi con il disprezzo delle grandi idee.
Le proposte dei candidati sindaci sono sempre più discorsi da amministratori di condominio. L’Expo, sta rivelando la mancanza di contenuti alti e forti, dopo il successo iniziale. I governi giocano tutto su riforme istituzionali che nulla possono fare per costruire un nuovo sviluppo.
Ecco, ma non mi sto limitando anch’io alla denuncia? No! Questo blog è pieno di proposte. E, sopra a tutte, una: cari candidati e politici, prima di tutto andate a studiare. Non vi verranno mai in mente proposte alte e forti se le risorse cognitive di cui disponete sono così povere che neanche il dito vi lasciano vedere. Figuriamoci una qualunque luna.


domenica 24 aprile 2016

Competitività e meritocrazia nella ricerca????

di
Francesco Zanotti

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A me sembra, invece, un’apologia della conservazione.
Stamattina sulla Domenica del Sole 24 Ore appare una lettera a firma di alcuni Membri dell’European Molecular Biology Organization e indirizzata al Premier Renzi sullo Human Technopole.
Questi eminenti scienziati sostengono che “Alcuni aspetti dell’iniziativa come annunciata non paiono rispondere adeguatamente ai principi di competitività e meritocrazia che regolano l’accesso e la distribuzione delle risorse per la ricerca scientifica in tutti i Paese avanzati.”.
Ora, innanzitutto io credo non abbia alcun senso parlare di competitività relativamente alla ricerca. Innanzitutto non capisco come si voglia intendere con la parola “competitività”. Essa (nel modo in cui viene usata oggi) si rifà ad una specifica tradizione culturale all’interno della strategia d’impresa. Tradizione culturale per altro superata. Essa intende la competitività come misura della forza di una impresa rispetto ai concorrenti. Si riferisce a giochi rigorosamente a somma zero. Si tratta di una tradizione superata anche all’interno della strategia d’impresa dove sta prevalendo il concetto di progettualità sociale.
Fuori dalla strategia d’impresa di parla di competitività tra Sistemi Paese, ma, come rivela, Giorgia Giovannetti su  http://www.treccani.it/enciclopedia/competitivita_(Enciclopedia-Italiana)/, P. Krugman sostiene che la competitività "è un'espressione senza alcun significato quando fa riferimento alle economie nazionali", ciò perché "quando diversi sistemi economici interagiscono tra di loro non competono in modo antagonista (come le imprese) ma gareggiano all'interno di un gioco che non ha somma zero in quanto tutti ne traggono un reciproco beneficio.
A maggior ragione nella ricerca serve la cooperazione. Forse i nostri intendono che a questo gioco di cooperazione possono partecipare solo i “migliori” perché parlano di meritocrazia. Ma così dicendo peggiorano ancora la situazione. Non ha alcun senso scientifico parlare di merito in assoluto. Un giudizio di merito ha senso solo all’interno di una comunità (di un sistema autopoietico). E, infatti gli autori indicano una comunità dei pari a cui affidare il giudizio sull’attribuzione dei fondi. Ma ogni comunità dei pari sociologicamente è sempre e solo una comunità di amici. E all’interno della comunità degli amici non può che prevalere il valore della conservazione.
Ma ci sono almeno altre due osservazioni sulle quali invito a riflettere.
La prima è che la logica dei “Peer” porta al dramma della specializzazione. Un Signore di nome Henry Markram che ha ottenuto un miliardo di dollari per finanziare le sue ricerche (quindi è molto competitivo. I nostri amici firmatari dovrebbero ascoltarlo, magari con invidia) sostiene che le neuroscienze si sono spezzettate un tanti “comunità di amici” (sistemi autopoietici in accoppiamento strutturale tra di loro) che fanno scoperte di dettagli, ma non danno alcun contributo ad una conoscenza integrata del cervello
La seconda nasce dalla riflessione sulle celebrazioni, l’anno scorso, del centenario della Relatività Speciale. Essa è stata “scoperta” da un Signore che nessuna comunità dei pari avrebbe selezionato per finanzianti. Un Signore che faceva il tecnico di seconda classe all’Ufficio brevetti di Berna e che si chiamava Albert Einstein ...
Da ultimo, posso suggerire di leggere “Reinventing Discovery: the New Era of Networked Science” di Michael Nielsen tradotto anche in italiano da Giulio Einaudi Editore?



giovedì 21 aprile 2016

Super cooperatori: scienza e religione a braccetto

di
Francesco Zanotti



Risultati immagini per supercooperatoriMartin A. Novack è professore di matematica e biologia ad Harvard e ha scritto, insieme al giornalista R. Highfield, un libro dal titolo “Super cooperatori”, tradotto in italiano per i tipi di Codice.
A conclusione del libro, frutto di una vita di ricerche su quella che mi piace definire “la matematica della cooperazione”, sostiene che “le strategie vincenti della reciprocità devono avere i seguenti attributi ‘caritatevoli’: essere ottimiste, generose e comprendere la disposizione al perdono” (pag. 283).
E, poi, ancora (pag. 294) “Forse per la prima volta possiamo vedere le conclusioni della scienza e della matematica intrecciarsi agli insegnamenti delle religioni di tutto il mondo”.
Sorprendente? Per lo stato attuale (rancoroso e feroce) del dibattito tra scienza e fede, sì!

Per chiunque creda che la scienza e la fede siano le due grandi avventure dell’Uomo, non lo è per nulla. E’ sempre lo stesso uomo quello che ama (la religione) e che ragiona (la scienza). E non può non amare il ragionare.

domenica 17 aprile 2016

Avanti rispetto alla politica, banale rispetto alla conoscenza

di
Francesco Zanotti

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Mi riferisco al compianto Gianroberto Casaleggio.
Il suo pensiero era ed è molto più avanzato di quello della nostra classe politica. Ma è troppo povero rispetto alla conoscenza esistente.
Faccio un solo esempio: una delle fonti di ispirazione di Casaleggio è costituita dall’ipotesi Gaia formulata per la prima volta da James Lovelcock nel 1979. Ora tutti coloro che hanno commentato il pensiero di Casaleggio hanno pensato che fosse una sua invenzione stramba e non una teoria scientifica seria. E non sono peritati di studiarla. Casaleggio era molto più avanti dei politici che non hanno fatto la minima fatica di studiare il suo pensiero, impegnati ad osannarlo o combatterlo senza aver capito esattamente quanto andava dicendo. Un cosa deprimente.
Ma Casaleggio era molto più indietro della conoscenza perché il suo utilizzo dell’ipotesi Gaia era troppo fantasioso e poco scientifico.

Ah ma forse i lettore non conosce l’ipotesi Gaia … Beh le alternative sono due. O si iscrive ai club dei banali o se vuol veramente cambiare le cose si mette a studiare seriamente l’ipoteso Gaia. Questo vela per ogni politico, grillino o meno che sia.

mercoledì 13 aprile 2016

Il popolo dei batteri

di
Francesco Zanotti

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Oggi sul Corriere della Sera Eduardo Boncinelli parla dell’ordine dei viventi. E ricorda che i vertebrati (gli animali superiori) sono solo una esigua minoranza delle specie viventi. Predominano i batteri. E’ l’ecologia dei batteri che permette la vita degli animali superiori. Abbassiamo le pretese, conclude Boncinelli.
Stesso discorso possiamo fare per le classi dirigenti. Sono solo un piccolo appariscente, ma dopo tutto insignificante, parte dell’umanità. Vivono perché esiste il popolo di noi tutti batteri. Non possono guidare direttivamente il popolo dei batteri. Possono al massimo distruggerlo.

Cercansi classi dirigenti senza stupida boria, senza prometeici atteggiamenti da super uomini, ma a servizio esplicito del popolo dei batteri.

sabato 9 aprile 2016

Smantellare le reti amicali?

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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Smantellare qualcosa è sempre pericoloso. Ricordate tangentopoli? Ricordare le rottamazioni? Poi si finisce per buttare il bambino con l’acqua sporca ... come si dice.
Allora poniamoci un diverso obiettivo: cerchiamo, certo, di capire quali reti amicali sono solo collusive, evidenziamo la loro amicalità strumentale, ma, poi, aiutiamole ad evolvere.
Per riconoscere le reti amicali solo collusive guardate ai contenuti che producono come rete: non ce ne sono. E guardare ai contenuti che producono i suoi singoli partecipanti: quando ci sono, sono banali e retorici.
Se volete dare una mano a farle evolvere, dite schiettamente a coloro che ne fanno parte che queste loro reti amicali saranno socialmente legittimate solo se riusciranno a produrre contenuti progettuali (ad esempio, progetti di sviluppo d’impresa o di territorio) alti e forti.
Se, invece, vi basta smantellarle cercando ogni alleato disponibile (e la Magistratura e i media  sono ottimi alleati se le reti amicali sono importanti), allora credete solo di essere "diversi", ma in realtà avete come obiettivo di sostituire le reti amicali degli altri con le vostre.  Per riuscirci dovrete costruire reti amicali più forti e ancora più indifferenti ai contenuti progettuali. Come a dire: vincerete solo se riuscirete a far cadere il Paese dalla padella bollente delle relazioni amicali altrui nella brace delle vostre reti amicali. 

mercoledì 6 aprile 2016

Sistemicamente, il caso Regeni

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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Intendo dire: dal punto di vista della teoria dei sistemi. Analizzando la vicenda da questo punto di vista si scopre che essa è alla fine più grave di quello che si pensa. Non credo che Regeni sia stato ucciso per colpa del Governo egiziano. Ma credo, tuttavia, che la colpa del Governo sia ugualmente piena: ogni governo forte crea le condizioni per cui drammi del genere non possono che accadere.
Ora, io penso che possa essere accaduto quanto è accaduto in Italia nel delitto Matteotti.
Quando si instaura un regime forte (e tanto più il regime è forte tanto più questo accade) il Capo pensa e cerca di tenere saldamente le redini di tutti. Ma non è vero. Il Capo certamente può avviare attività repressive contro chiunque, ma non può controllare tutti i comportamenti. All’interno dell’apparato dello Stato le persone hanno grande autonomia. Come usano questa autonomia? Anche per interessi personali, ma soprattutto diventano più realisti del re. Interpretano a modo loro le direttive del Capo, arrivando anche ad azioni che il Capo non avrebbe approvato.
Così è accaduto sotto il regime fascista dove un gruppo di appartenenti alla Ceka (la polizia segreta fascista) ha preso autonomamente l’iniziativa di rapire  Matteotti. E poi il rapimento è degenerato nell’omicidio che ha messo in grave imbarazzo il regime.
E’ probabile che la stessa cosa sia accaduta in Egitto. Il Governo è stato sorpreso dall’azione autonoma di qualche gruppo più realista del re. Ed oggi non sa che pesci pigliare. Non ha il coraggio di sconfessare i suoi uomini. Non può non farlo perché il drammatico delitto Regeni non è cosa interna loro.
Io parlerei all’Egitto in termini sistemici. Guardate ragazzi che so bene cosa è accaduto. Capisco il vostro imbarazzo, ma tocca a voi uscirne. E ne dovete uscire con la verità. Che, però, non è fatta di diavoli ed angeli, ma di governi che coltivano l’idea sistemicamente sciocca del governo forte e, in questo modo e certamente senza esserne consapevoli, aprono il campo all’azione di bande di criminali cognitivamente primitivi che si insinuano negli apparati di ogni Stato “forte” e possono commettere una infinità di nefandezze, che considerano un servizio ai progetti del Capo.


venerdì 1 aprile 2016

La Guidi e l’inevitabilità delle reti amicali

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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I ruoli di governo vengono assegnati in base a reti amicali. Esse sono la vita e il sostegno delle persone che vengono scelte. Sono esse che ispirano giudizi e comportamenti. Sono esse che danno alle persone identità. Come ci si può, allora, aspettare che queste reti amicali scompaiano?
Dobbiamo accettare che esistano e soprattutto sviluppino il loro sottoprodotto inevitabile. Parafrasando una frase celebre: rendono inevitabili private collusioni e virtù solo retoriche. Retoriche perché indirizzate a comunità esterne alla rete amicale.
Quello che sta fuori dalle reti amicali è retorica, quello che sta dentro è la vita vera.
Non scandalizziamoci, allora, se un ministro vive la sua rete amicale. L’abbiamo messa lì proprio perché era espressione di quella sua specifica rete amicale.
E’ possibile cambiare le cose? Certo occorre selezionare in base alle risorse cognitive ed alle competenze di progettualità sociale. Ma le classi dirigenti attuali non possono farlo perché non sono in grado di valutare risorse cognitive e competenze di progettualità sociale.

Se vogliamo cambiare le cose non scandalizziamoci, non facciamo i moralisti, ma facciamo una cosa semplicissima: invitiamo le nostre classi dirigenti a studiare.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.