giovedì 2 febbraio 2012

Quelli che …


di
Francesco Zanotti

Leggo sul Sole 24 Ore di oggi un fondo del Direttore sul quale sono in profondo disaccordo.

Il Dott. Napoletano sostiene, in sintesi, che sono chiare le cose da fare. In Italia: mercato del lavoro (ma non specifica cosa occorre fare), riqualificazione della spesa pubblica e taglio delle spese, lotta all’evasione fiscale. Questo porterà a una riduzione dei carichi fiscali a carico delle famiglie e delle imprese. All’estero, cito testualmente "... ma soprattutto ad aiutare l’Europa a riconoscersi in un quadro di verità troppo spesso sottaciute”. E quali sono? Sono che non è vero che sono i tedeschi a prestare al resto del mondo, ma è il resto del mondo a sussidiare i tedeschi.

Non voglio discutere che queste cose siano utili. Ma sono insufficienti, forse anche fuorvianti. Mi spiego.

Innanzitutto, credo che non funzioni la “ideologia” di fondo del dott. Napoletano. L’ideologia purtroppo diffusa che considera evidenti le cose da fare e porta a pensare che non le si fa perché qualche cattivo, ignorante o farabutto ci si mette di traverso. E’ un atteggiamento, sia scientificamente che socialmente, inaccettabile.

Poi mi sembra che le misure proposte non affrontino il problema di fondo.

Esso consiste nel fatto che gli attori che producono ricchezza (le imprese), mediamente, lo stanno facendo sempre meno. Se per invertire il trend devono attendere i benefici delle riduzioni fiscali non ci siamo. Il loro continuare a peggiorare porterà a danni rilevanti prima che i benefici si manifestino. Supponendo che qualcuno sappia quanti saranno questi benefici e se saranno sufficienti.
La ragione della perdita della capacità di produrre ricchezza è che le imprese stanno continuando a produrre le cose di sempre. E queste cose interessano sempre meno e diventa antieconomico produrle: poiché interessano sempre meno, occorre farle costare sempre meno.
Ma anche se interessassero molto, non si potrebbe andare più in là di tanto nell’aumentarne la produzione (e per sostenere l’attuale debito occorre andare molto in là) a causa dell’insostenibile impatto ambientale dello sviluppo di questo tipo di sistema industriale. Allora, occorre riprogettare da subito il nostro sistema industriale. Ed ovviamente anche il sistema economico intorno ad esso.
Per provare ad illustrate meglio questa idee guardate al mito della produttività. Secondo questo mito è necessario aumentare la produttività. Ed occorre che aumenti con continuità … Ma se la mia impresa produce cose che non interessano più, che mi costa troppo produrre, perché devo faticare per produrne di più? Perchè riesco a farle costare meno? Forse sì, ma di poco. E lo faranno anche i miei concorrenti e si innesca una lotta continua per faticare di più, perdere sempre di più scassando e prosciugando l’ambiente. Non vale la pena di combattere questa lotta.

Dopo il sistema economico guardiamo alla conoscenza. Soprattutto alla conoscenza scientifica. Nel mondo del conoscere scientifico sta accadendo una rivoluzione che cambierà radicalmente il modo di fare scienza e la visione del mondo predominante che è quella della scienza classica.
Le classi dirigenti stanno continuando ad usare la vecchia visione classica della scienza. Su di essa fondano anche programmi di ricerca, modalità di valutazione della ricerca etc. la cui utilità marginale continua a scendere e la società che permettono di costruire è sempre meno umana.
Anche nel mondo della scienza, la parola chiave è “progettare”. E’ necessario attivare un grande progetto a livello planetario di ricerca sul senso del fare scienza, su come sta cambiando le scienza, su cosa deve cambiare nella ricerca, come la nuova scienza potrà ispirare una nuova società.

Per inciso, la pretesa di sapere come stanno le cose e cosa si dovrebbe fare è figlio di una ideologizzazione della scienza classica e del dimenticare completamente la fisica quantistica e i teoremi di Godel …

Ovviamente non sono stato esaustivo: tutta la società industriale va riprogettata. Non sono riuscito ad essere esaustivo, ma riesco a sintetizzare la differenza profonda tra il pensiero del dott. Napoletano e il mio. Egli pensa che si conoscano le cose da fare e basta eliminare le resistenze per cambiare il mondo. Io penso che non sappiamo bene quali cose occorra fare (quale sistema economico, quale sistema industriale, quale scienza quale società). E, proprio perché non conosciamo le cose da fare, è urgentissimo attivare un grande sforzo di progettazione che costruisca nuove imprese, una nuova visione del mondo ed una nuova società facciamo noi che abbiamo la competenza di costruire Rinascimenti. E lasciamo che gli altri si gingillino con gli spread.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.