di
Francesco Zanotti
Leggo sul Sole 24 Ore di oggi un fondo del Direttore sul quale sono in profondo disaccordo.
Il Dott. Napoletano sostiene, in sintesi, che sono chiare le cose da fare. In Italia: mercato del lavoro (ma non specifica cosa occorre fare), riqualificazione della spesa pubblica e taglio delle spese, lotta all’evasione fiscale. Questo porterà a una riduzione dei carichi fiscali a carico delle famiglie e delle imprese. All’estero, cito testualmente "... ma soprattutto ad aiutare l’Europa a riconoscersi in un quadro di verità troppo spesso sottaciute”. E quali sono? Sono che non è vero che sono i tedeschi a prestare al resto del mondo, ma è il resto del mondo a sussidiare i tedeschi.
Non voglio discutere che queste cose siano utili. Ma sono insufficienti, forse anche fuorvianti. Mi spiego.
Innanzitutto, credo che non funzioni la “ideologia” di fondo del dott. Napoletano. L’ideologia purtroppo diffusa che considera evidenti le cose da fare e porta a pensare che non le si fa perché qualche cattivo, ignorante o farabutto ci si mette di traverso. E’ un atteggiamento, sia scientificamente che socialmente, inaccettabile.
Poi mi sembra che le misure proposte non affrontino il problema di fondo.
Esso consiste nel fatto che gli attori che producono ricchezza (le imprese), mediamente, lo stanno facendo sempre meno. Se per invertire il trend devono attendere i benefici delle riduzioni fiscali non ci siamo. Il loro continuare a peggiorare porterà a danni rilevanti prima che i benefici si manifestino. Supponendo che qualcuno sappia quanti saranno questi benefici e se saranno sufficienti.
La ragione della perdita della capacità di produrre ricchezza è che le imprese stanno continuando a produrre le cose di sempre. E queste cose interessano sempre meno e diventa antieconomico produrle: poiché interessano sempre meno, occorre farle costare sempre meno.
Ma anche se interessassero molto, non si potrebbe andare più in là di tanto nell’aumentarne la produzione (e per sostenere l’attuale debito occorre andare molto in là) a causa dell’insostenibile impatto ambientale dello sviluppo di questo tipo di sistema industriale. Allora, occorre riprogettare da subito il nostro sistema industriale. Ed ovviamente anche il sistema economico intorno ad esso.
Per provare ad illustrate meglio questa idee guardate al mito della produttività. Secondo questo mito è necessario aumentare la produttività. Ed occorre che aumenti con continuità … Ma se la mia impresa produce cose che non interessano più, che mi costa troppo produrre, perché devo faticare per produrne di più? Perchè riesco a farle costare meno? Forse sì, ma di poco. E lo faranno anche i miei concorrenti e si innesca una lotta continua per faticare di più, perdere sempre di più scassando e prosciugando l’ambiente. Non vale la pena di combattere questa lotta.
Dopo il sistema economico guardiamo alla conoscenza. Soprattutto alla conoscenza scientifica. Nel mondo del conoscere scientifico sta accadendo una rivoluzione che cambierà radicalmente il modo di fare scienza e la visione del mondo predominante che è quella della scienza classica.
Le classi dirigenti stanno continuando ad usare la vecchia visione classica della scienza. Su di essa fondano anche programmi di ricerca, modalità di valutazione della ricerca etc. la cui utilità marginale continua a scendere e la società che permettono di costruire è sempre meno umana.
Anche nel mondo della scienza, la parola chiave è “progettare”. E’ necessario attivare un grande progetto a livello planetario di ricerca sul senso del fare scienza, su come sta cambiando le scienza, su cosa deve cambiare nella ricerca, come la nuova scienza potrà ispirare una nuova società.
Per inciso, la pretesa di sapere come stanno le cose e cosa si dovrebbe fare è figlio di una ideologizzazione della scienza classica e del dimenticare completamente la fisica quantistica e i teoremi di Godel …
Ovviamente non sono stato esaustivo: tutta la società industriale va riprogettata. Non sono riuscito ad essere esaustivo, ma riesco a sintetizzare la differenza profonda tra il pensiero del dott. Napoletano e il mio. Egli pensa che si conoscano le cose da fare e basta eliminare le resistenze per cambiare il mondo. Io penso che non sappiamo bene quali cose occorra fare (quale sistema economico, quale sistema industriale, quale scienza quale società). E, proprio perché non conosciamo le cose da fare, è urgentissimo attivare un grande sforzo di progettazione che costruisca nuove imprese, una nuova visione del mondo ed una nuova società facciamo noi che abbiamo la competenza di costruire Rinascimenti. E lasciamo che gli altri si gingillino con gli spread.
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