lunedì 21 marzo 2011

Noi, la polizia del mondo? Ma se …

di
Francesco Zanotti

Sarà un post molto breve perché problematico. Anche incerto

La giustificazione di fondo dell’intervento armato in Libia è, in buona sostanza, che stiamo facendo una operazione di polizia internazionale. Proteggiamo i deboli contro i soprusi di un tiranno.
Io, onestamente, non so se un intervento di questo tipo porterà alla “liberazione” della Libia.

So, però, alcune cose che pongo all’attenzione dei lettori.

La prima è che ogni polizia ha una delega ad operare da parte di tutta la collettività nella quale esercita questa funzione. In genere, questa delega le viene da uno Stato sovrano sulla collettività che la polizia dovrà “proteggere e servire”.
Bene, questo non è certo il caso. E’ vero che esiste una risoluzione dell’ONU. Ma, prima di tutto, Russia, Cina, Lega Araba e i Paesi Africani (tutto il mondo tranne l’Occidente) contesta l’interpretazione che Francia ed amici ne stanno dando.
Quindi è una azione di polizia condotta solo da una parte della Comunità internazionale (sempre la solita) che si è auto proclamata polizia del mondo.

lunedì 14 marzo 2011

Expo: noi abbiamo iniziato.

di
Francesco Zanotti


Le vicende dell’Expo 2015 sono impantanate nella mancanza di soldi (non li hanno neanche gli azionisti) e nelle diatribe sulle aree che sembravano risolte.

Che fare?
Noi abbiamo deciso di iniziare per conto nostro, a nostro modo, ovviamente.

La nostra tesi è nota: un Expo che voglia proporre una “soluzione” al problema dell’alimentazione non può ragionare all’interno degli schemi della società industriale. Ma deve considerare le sue proposte come ologrammi d una nuova società. L’Expo deve essere, insomma, un episodio del cammino di progettazione e costruzione di una nuova società. Allora l’Expo 2015  ha bisogno di un contesto nel quale si progetti e si costruisca una nuova società.

venerdì 4 marzo 2011

Porter e il capitalismo da reinventare


di
Luciano Martinoli
Sull'ultimo numero di Harvard Business Review Italia è riportato un commento all'articolo di Michael Porter che fa un'analisi, e propone soluzioni, sull'attuale crisi del capitalismo. Se sull'analisi si può concordare, le proposte partono da un punto di vista che è la vera causa della crisi. Riporto integralmente il testo che affronta la questione

Le aziende, afferma Porter, devono attivarsi per riconciliare business e società e la strada da percorrere è quella di “creare valore condiviso”. ...La soluzione del valore condiviso comporta che la creazione di valore economico avvenga in modalità tali da creare valore per l’azienda ma anche per la società, rispondendo a un tempo alle necessità dell’azienda e alle esigenze di tipo sociale.

L'immagine che se ne ricava da questa affermazione è la seguente: da una parte vi è il mondo del business, aziende, mercati, finanza, ecc., da un altro, completamente staccato, il mondo reale, persone, società, natura con le sue risorse, ecc.
E' raro trovare nella storia dell'umanità una falsa convinzione che ha prodotto effetti più devastanti.

martedì 1 marzo 2011

Bonino, Nord Africa e stormi

di
Francesco Zanotti

Ieri sera, sono andato a sentire Emma Bonino alla Associazione per il Progresso Economico. Parlava della crisi del Nord Africa. E’ certamente una delle personalità politiche più preparate, dall’alto senso etico… Ma abita ancora nel ‘900…

Attenzione, non lo dico perché crede ancora in una delle ideologie del ‘900. Ma perché non ha dato evidenza di conoscere il fenomeno degli stormi … e tutta la teoria dei sistemi che ci sta dietro, intorno e sopra e che mi sembra assolutamente chiave sia per comprender cosa sta accadendo in Nord Africa e come poter fare qualcosa.

Mi spiego.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.