giovedì 29 luglio 2010

Jamad e il Bramino, forse tutti noi…


C’era una volta un Bramino, un sacerdote dell'India, che celebrava cerimonie religiose nei pressi di un piccolo villaggio Indiano. Un giorno era molto preoccupato perchè Jamad, uno dei sui discepoli più brillanti, da tempo non veniva più a fargli visita al tempio e non si dedicava alla lettura dei testi sacri.Decise così di andare personalmente a fargli visita. Lo trovò nel bosco, intento a spaccare la legna e gli chiese il motivo della sua lunga assenza dagli studi e dalle preghiere. Jamad rispose: "Caro Bramino, ho una notizia tanto bella da darvi: ho chiesto in sposa una giovane donna e intendo sposarla".
Il Bramino se ne rallegrò e gli disse: "Bravo Jamad, sono contento per te. Ma perché questo ti impedisce di proseguire i tuoi studi, di dedicarti alla conoscenza?".

mercoledì 21 luglio 2010

Expo 2015: un nuovo appuntamento, un nuovo contributo

Noi insistiamo. Non parliamo di infrastrutture, né di persone. Noi insistiamo a parlare di contenuti. Vox clamans in deserto? No! E’ nostro dovere trovare il modo di farci ascoltare da tutti coloro che sono in altre faccende affaccendati. E convincerli che devono, qualche volta, per un sospiro del loro tempo, smettere, ma proprio un attimo, di pensare alle mura e rivolgere la loro attenzione al contenuto delle mura. In modo che l’Expo 2015 non sia solo un luogo visitato, ma sia un Evento che nasce da un cammino di sviluppo già avviato, che racconta, rilancia questo sviluppo iniziato, che continua a costruire sviluppo dopo che l’Evento si è concluso.

lunedì 12 luglio 2010

Debolezza e miopia … se vogliamo appuntamento al 20 luglio


In un appassionato e lungimirante articolo di fondo, Sergio Romano accusa sostanzialmente l’attuale classe dirigente di debolezza e miopia. E l’accusa si fa indiscutibile quando ci si confronta con le forze e le lungimiranze che hanno, nel recente passato, costruito questo Paese.
L’Ambasciatore Romano ci pone, retoricamente, perché è chiaro che solo la seconda ha senso, di fronte a due strategie. La prima è quella di aggiustare il presente, la seconda è quella di costruire un nuovo futuro.
Ringraziando Sergio Romano per il suo articolo mi piacerebbe sapesse (cari balbettanti, mi aiutate a farglielo sapere?) che noi balbettanti poietici abbiamo scoperto, innanzitutto, quali sono le ragioni che impediscono una nuova ed intensa vastità dello sguardo.

giovedì 1 luglio 2010

Ed ora arriva il dott. Sala

Ho già provato a scrivere qualcosa di simile. Ora provo a dirlo in modo diverso. Oggi l’Expo è nelle mani del dott. Sala. Io credo che non ci si debba mettere a discutere se sia o no la persona adatta. Io credo che si debba (uso la stessa espressione che ho usato precedentemente) alluvionarlo di progetti che abbiano una nuova qualità.

Provo a proporne uno.

Lo slogan dell’Expo è: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Esso mi suggerisce le seguenti domande. Che non riguardano i terreni, gli immobili, le vie di comunicazione. Ma che mi sembrano chiave per il successo, non solo di pubblico, ma anche nella capacità di generare un nuovo mondo dell’Expo.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.