domenica 30 ottobre 2016

Terremoto: la BCE stampi e regali moneta

di
Francesco Zanotti

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Non possiamo permettere che leggi economiche fasulle impediscano di aiutare e ricostruire! Amici e conoscenti miei diffondete questo messaggio.

Non possiamo combattere contro la Natura ma non possiamo permettere che al danno si aggiunga la beffa. Dobbiamo poter disporre di risorse finanziarie infinite per soccorrere e costruire.
Queste risorse finanziarie devono essere fornite gratuitamente dalla BCE e subito. Discutiamo (velocemente) delle forme, ma facciamo in modo che chi aiuta e chi vuole ricostruire non abbia limiti alle risorse di cui può disporre.
Non esiste alcuna legge economica che impedisca di stampare tutta la moneta che serve. Esistono solo pseudo leggi economiche (veri e propri pregiudizi che sono diventati leggende metropolitane) che non resistono ad una seria critica scientifica che possano impedirlo. Cioè: è la stupidità (mi scuso della brutalità, ma in situazioni di emergenza non ci si può permette il “politically correct”) e ignoranza scientifica degli economisti che impedisce che si rendano disponibili risorse finanziarie infinite.
Amici, diffondete questo messaggio perché si apra una discussione profonda su questa proposta. Non possiamo permettere che una grave stupidità cognitiva permetta di non alleviare sofferenze e impedisca di ricostruire.


venerdì 28 ottobre 2016

Confindustria e archeologia museale

di
Francesco Zanotti
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Mi riferisco all’intervento di Vincenzo Boccia a Napoli … Mecenatismo è la parola che mette insieme a cultura … Ma … perché la strategia d’impresa non è cultura? Un Business Plan non può essere un’opera d’arte? Un’impresa non può essere anch’essa un’opera d’arte? Più in generale, tutta la scienza non è cultura?

In realtà ha parlato di bellezza, arte e cultura con una genericità da far paura. Come se queste parole fossero sinonimi. E alla fine indicassero quello straordinario patrimonio che i nostri avi ci hanno lasciato e che noi possiamo solo ammirare, valorizzare (per qualificare imprese asfittiche) e raccontare ma mai arricchire.
Noi eravamo arte ed ora siamo capannoni vuoti, viene da dire. Dobbiamo raccontare le bellezze, l’arte e la cultura del passato è sperare che comprino quello che esce dai nostri capannoni perché ci accorgiamo che interessa sempre meno. E’ necessaria una pittata di bellezza, arte e cultura alle nostre cianfrusaglie, sembra dire il Presidente di Confindustria, altrimenti non le vendiamo.
Invece … Molti nostri prodotti sono bellezza, arte e cultura. Sono frutto di imprenditori che hanno progettato avendo in mente bellezza, arte e cultura. Molte nostre imprese sono bellezza, arte e cultura …
E le altre?

martedì 25 ottobre 2016

Generiamo povertà, distruggiamo il Pianeta e facciamo progetti banali

di
Francesco Zanotti

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Sono tre temi trattati dai giornali che solo apparentemente non c’entrano nulla, ma hanno una comune radice. Sono l’aumento della povertà, il disastro sul clima e i Piani Strategici delle grandi imprese italiane. Ma che hanno in comune? L’ignavia progettuale.

Ferruccio De Bortoli sul Corriere presenta i toni drammatici che sta assumendo il crescere di una povertà che sta sempre più colpendo una classe media spaventata, se non disperata. Ma la legge sulla povertà (pur insufficiente, ma molto meglio di niente) non verrà approvata e messa in atto prima del 2018. E prima che si arrangino col solo aiuto della (pur immensa) carità privata. Ignavia progettuale che rovina la vita.

Massimo Gaggi sempre sul Corriere presenta lo stato dell’arte del “casino” che abbiamo fatto sul clima.  Il WTO l’organizzazione metereologica mondiale rivela che il livello di CO2 nell’atmosfera ha superato le 400 parti su milione, cifra che viene giudicata drammatica. E ci informa che ci vorranno generazioni per riportarla a livelli più “fisiologici” per Gaia, la Terra. Ignavia progettuale evidente perché sono decenni che si sa che saremmo arrivati ad un punto che sembra molto di non ritorno, ma nessuno ha fatto nulla di significativo.

E facciano il primo aggancio: a scoprire una ignavia progettuale al quadrato. Povertà e guaio ambientale dipendono dal fatto che il modello di economia della società industriale non è più sostenibile. E’ necessario progettare una nuova economia per una nuova società. Ma non lo si fa. E’ questa l’ignavia progettuale al quadrato.

Ed arriviamo ai gangli vitali della nostra società: le grandi imprese. Ci si attenderebbe da loro progetti Strategici alti e forti che appaiano, luminosamente, come ologrammi di una nuova economia e di una nuova società. Invece, quando ci sono (e troppo spesso non ci sono neppure) appaiono solo come banalità numeriche. Numeri da buttare in pasto ad analisti sostanzialmente strategicamente sprovveduti. L’ignavia progettuale prospera anche nei gangli vitali della nostra società.

… Beh, ma noi che c’entriamo? Ah già, noi non c’entriamo nulla. Piccoli, neri e impotenti … O no?


venerdì 21 ottobre 2016

La prima pagina del Corriere descrive solo i guai. Diciamogli di smettere

di
Francesco Zanotti


Se leggete i titoli di oggi della prima pagina del Corriere sembra che non vi sia nulla di buono da raccontare. Mi chiedo: viviamo una società dannata o sono “dannati” (direi “condannati”) gli occhi che guardano il mondo? Concludo: non solo i giornalisti, ma anche tutti noi abbiamo gli occhi dannati ed anche un animo dannato perché non facciamo nulla per cambiare e far cambiare lo sguardo.

Lo strappo di Trump”. E parla del rischio che gli USA consegnino ad un incosciente vecchio adolescente la valigetta con i codici delle armi nucleari.

Alla Ue a manovra non basta”. Questo significa che o la cambiamo (ed allora tutti i dibattit fatti sula manovra sono stati sul nulla), oppure litighiamo con l’Europa.

Il Veneto e Roma che non riescono a festeggiare i 150 anni insieme”. Un paese del Veneto invece di festeggiare i 150 della unificazione all’Italia dopo la III Guerra d'Indipendenza esporrà il vessillo con il leone di San Marco a mezz’asta in segno di lutto.

Scendiamo giù lungo la pagina …
Regole incerte. Il danno al fisco”. Il titolo parla da solo …

Referendum quesito salvo”. Ma non è una notizia positiva. Si parla del fatto che il giudice amministrativo si dichiara incompetente a decidere. E’ un ulteriore segnale che non sarà una tragedia il risultato, ma lo è il fatto di farlo.

Precari e poca paga. Ma il call center non regge più”. Una delle “novità” dell’economia non sta in piedi.

E più sotto: “Il valore di una telefonata”. Si parla sempre dei call center: E il titolo andrebbe completato: Il valore (che non c’è) di una telefonata. Perché di parla ancora dei guai dei call center.

La foto centrale della pagina riguarda “Il divorzio con scandalo che appassiona i cinesi”. Ripeto: la foto (e il servizio) centrale del più autorevole giornale italiano: puro gossip internazionale. Che sia questa l’internazionalizzazione che intende il Corriere …

Vi sono anche due articoli “positivi”. Ma parlando di come si affrontano cose negative: “Così combatto il dolore e l’amianto” che parla di Daniela Degiovanni che ha creato Vitas per aiutare i malati di mesotelioma). E “Il dopo terremoto visto dai bimbi” che mi spinge a dire: va certo bene sentire le voci dei bambini sul terremoto. Ma su quante altre cose sarebbe bene chiedere il loro parere! Soprattutto sarebbe bene chiedere loro che mondo vogliono.

Alla fine rivolgo un invito: amici scriviamo tutti al Direttore del Corriere dicendo che non ci vanno bene gli occhi con cui guarda il mondo …
Ecco … lo so il mio invito cadrà nel vuoto. Il vuoto cosmico di sguardi assenti ed animi indolenti o pavidi.
Il manzioniano "volgo disperso che nome non ha". Rileggete con me il Coro che conclude il terzo atto dell'Adelchi ... parla più che mai di noi ...



domenica 16 ottobre 2016

In difesa di Toni Negri

di
Francesco Zanotti

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Il gioventù è stato certamente un cattivo maestro. Altrettanto certamente il suo pensiero e il suo agire di allora hanno contribuito alla catastrofe del terrorismo. Ma poi ha scritto, insieme a Michel Hard tre libri bellissimi.

Antonio (Toni) Negri è noto come uno dei “cattivi maestri” che hanno dato forza teorica alla narrazione del terrorismo. Solo per questa sua colpa (non ha mai né sparato, né rapinato) è stato condannato a dodici anni di reclusione. Tra immunità parlamentare, fughe all’estero, carcere e semilibertà, la sua vicenda giudiziaria è finita nel 2003. Il processo (il famoso processo 7 aprile) e la condanna sono state oggetto di furiosi dibattiti. Negri dice che fu condannato per reati di opinione. Anche l’allora Ministro degli interni Francesco Cossiga (il cui cognome veniva allora scritto con la “K”: Kossiga) che pur aveva formulato le leggi attraverso le quali è stato condannato sostenne che “l'arresto di Negri «fu un'ingiustizia (...), ha pagato un prezzo sproporzionato alle sue responsabilità» e «fu una vittima del giacobinismo giustizialista»” (fonte Wikipedia).
Io non voglio prendere posizioni sulle vicende giudiziarie dell’uomo Negri. Anche se mi sembra stupido che una società tolga solo ora, dopo decenni, il vitalizio parlamentare ad un uomo di 79 anni. Giacobinismo giustizialista davvero.
Voglio invece parlare dei suoi ultimi tre libri: Impero, Moltitudine e Comune.
Sono tre libri splendidi che descrivono (uso parole mie) con profondità culturale e con sensibilità emozionante la crisi della società industriale (che egli vede come crisi del liberalismo); in Impero, l’emergere di moltitudini e il processo di scoperta della prospettiva del bene comune (eliminando la contrapposizione tra pubblico e privato) per rivoluzionare il mondo ripartendo dalla povertà, dall’amore e dall’uomo.
Se le classi dirigenti leggessero questi libri troverebbero uno dei bandoli per sbrogliare la matassa del futuro …
Ma, ovviamente non li leggerà nessuno, tutti impegnati a cercare di vincere un referendum banale.


giovedì 13 ottobre 2016

Incoscienti!

di
Francesco Zanotti

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E’ possibile che coloro che hanno il potere di gettare sul mondo migliaia di bombe all’idrogeno stiano a provocarsi e a litigare sui media come ragazzini?

I media non dovrebbero dare spazio e a due ragazzini incoscienti …
Non c’è altro modo per descrivere il comportamento di Obama e Putin. Aggiungeteci pure gli altri leader e ne viene fuori l’asilo Mariuccia. Peccato che le dita di questi incoscienti infanti possano premere bottoni capaci di scatenare una catastrofe nucleare.
Non si parli di equilibrio geo-politico. E’ solo una metafora di chi non sa andare oltre nel capire rapporti tra persone e nazioni. “The imagined economy of globalization” è un libro (certo, su questo blog non propongo solipsistiche idee della mia mente, ma i risultati delle riflessioni dei più autorevoli esperti internazionali) si sostiene che un fenomeno sociale è il prodotto delle storie che si scrivono su di esso. E’ una profezia che si autoavvera. Così è per il tema dell’equilibrio geopolitico. A furia di parlare diventa sempre più l’unico pensiero possibile. Ma non pensate che sia veramente così.
E’ necessario trovare altre modalità di lettura, costruire altre descrizioni del rapporto tra persone e nazioni.
Ad esempio, invece degli equilibri geopolitici, si inizia a discutere della società che si vuole costruire.

Per riuscirci? Che Obama inviti a cena Putin, che la cena sia preparata dalle loro mogli, che alla cena partecipino figlie e amici … Che riscoprano umanità invece di paludarsi di presunzione nel difendere presunte offese alla loro dignità da lavare in un olocausto nucleare.

domenica 9 ottobre 2016

Considerarsi primitivi per costruire il futuro

di
Francesco Zanotti

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Provate a leggere, magari è una buona idea. Elimina presunzione e genera responsabilità ed emozione.

Nel 1274 Ramon Llull concepisce l’Ars Magna. Lasciando stare i dettagli: è una sorta di metodologia di calcolo, fatta di tavole grafici e cerchi mobili di carta. L’obiettivo è quello di comprendere i processi di “ragionamento” per capire quali sono sbagliati e quali sono quelli giusti. Insomma Ramon Llull ha costruito per la prima volta una sistema di calcolo. Poi sono seguiti Leibniz che ha ideato la prima macchina da calcolo, l’algebra di Boole, Frege, Turing, Von Neumann … E lo smart phone che avete certamente in mano.
Ho accennato alla storia, ma non è della storia che vogliamo parlare. Voglio solo provare a farvi riflettere sulla distanza siderale tra il pensiero profetico di Llull e risultati a cui ha portato.
Io ci ho riflettuto e sono arrivato alla seguenti conclusioni.
All’inizio hanno senso solo pensieri profetici. Solo pensieri profetici portano a costruire grandi storie che chi ha profetato non poteva in nessun modo immaginare.
Poi i pensieri profetici camminano con i loro piedi lungo la storia e arrivano dove nessun profeta poteva immaginare.
Oggi abbiamo bisogno di folle di pensieri profetici, e ne stanno nascendo in ogni dove. Dobbiamo cercarli e far si che inizino la loro storia di futuro.
Il trovarli ci toglierà ogni arroganza: sappiamo che saremo solo dei Llull che non hanno la più pallida idea di dove porterà la profezia che hanno scoperto.
Per guardare al futuro dobbiamo consapevolizzare la nostra primitività, non gloriarci dei nostri successi.

Certo le attuali classi dirigenti non ci sono di nessun aiuto nel costruire/scoprire profezie …

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.