domenica 30 novembre 2008

Accadde oggi … 30 novembre 2008

Da dove cominciare?
Da una affermazione banale, ma fondamentale. Oggi viviamo certamente una grande crisi. Si dice sia nata dalla finanza, si espanda nell'economia e contamini tutta la società.
Vogliamo proporre una visione opposta. Nasce nella società, si espande nell’economia e si manifesta nella finanza. Certo che quando poi la finanza si incasina, i suoi guai si ripercuotono su economia e società in un perverso circolo vizioso.
E’ una visione che cambia radicalmente le carte in tavola. Soprattutto porta in primo piano i nostri valori e i nostri comportamenti. Sono essi che stanno generando la crisi che ci attanaglia …
Allora dobbiamo cambiare noi e non chiedere agli altri di cambiare …

giovedì 27 novembre 2008

Tra Abbondanza e Carestia



In uno degli ultimi numeri di Internazionale, Loretta Napoleoni, economista italiana che vive e lavora a Londra, lancia un proclama all'azione rivoluzionaria.

Niente armi, né assalti ad avversari ma l’invito ad inventare un’altra teoria economica. E’ chiaro ormai a tutti che il modello economico attuale si basa su presupposti irreali: la presenza di risorse infinite (infinite materie prime, infiniti consumatori, infiniti spazi,ecc.).
Giusto per fare un esempio banale, qualora ce ne fosse bisogno, se ogni abitante del mondo occidentale, che mediamente possiede dieci paia di scarpe di pelle, volesse condividere con gli altri abitanti della terra questo standard, non ci sono, né ci potrebbero essere in futuro, vacche a sufficienza per confezionarle dal loro cuoio. Idem se le scarpe fossero di plastica (data la crescente scarsità di petrolio, ahinoi anch’essa limitata).
Anche se non viene detto, le ricette per superare questo paradosso sono quelle di aspettare cicliche crisi che mettano fuori gioco gli attori deboli a beneficio dei forti. La stessa Napoleoni esemplifica efficacemente questo meccanismo: “…come risolvere il problema dell’acqua? Gli economisti classici questo problema se lo sono posto e una soluzione l’hanno trovata: chi non si potrà permettere l’acqua morirà di sete, e la popolazione mondiale si ridurrà fino al punto in cui ci sarà acqua a sufficienza per i sopravvissuti.
E noi saremmo una società culturalmente evoluta!
Se questo è il gioco, è un gioco al massacro che prevede solo due squadre: chi devasta e chi viene devastato.
Da qui l’esigenza fortissima di ripensare non solo l’economia ma anche il motivo per il quale parliamo solo di questa, chiederci perché è diventata il valore principale della nostra esistenza. I segnali sono sempre più numerosi e chiari, anche se deboli, e si impone una riflessione che conduca ad una nuova coscienza collettiva, un nuovo assetto sociale globale, per dare un futuro alle generazioni a venire realmente diverso, non segnato, come accaduto finora dall'inizio della storia dell’umanità, dalla ciclica alternanza di abbondanze e carestie.

Luciano Martinoli

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.