domenica 29 aprile 2012

I tecnici hanno senso solo se … Ovvero: stiamo morendo di “leggi” inventate a vanvera.

di
Francesco Zanotti


I tecnici hanno senso solo in quei pezzi di mondo (sistemi) per i quali esistono leggi naturali di tipo classico.
Ha senso che esista un ingegnere strutturale perché egli si muove in un pezzo di mondo nel quale vale (con un elevato livello di precisione) la meccanica classica. Il tecnico conosce le “leggi” della meccanica classica e le sa applicare progettando strutture che “stanno in piedi”. E’ anche possibile valutare quale tra le strutture che stanno in piedi sia la migliore. Chi non conosce la meccanica classica non sa applicare le leggi e, quindi, non riesce a progettare strutture che stiano in piedi.

Non ha senso, però, che si cerchi un “tecnico” economico o sociale. Per la semplice ragione che nei sistemi economici e sociali non esistono “leggi classiche”. Se non esistono leggi, non esiste un tecnico che sia capace di progettare sistemi economici e sociali che stanno in piedi, che sono meglio di altri.

mercoledì 25 aprile 2012

Ragionieri del declino

di
Francesco Zanotti



Una delle convinzioni più condivise è che diminuendo le spese dello Stato si possano diminuire le tasse ai cittadini.
Ora, al di là dell’ovvia osservazione che occorre, almeno, ridurre con oculatezza per non diminuire il livello dei servizi, non vi sembra che sia una convinzione profondamente errata?
Se si riducono le spese dello Stato, si riducono i ricavi di coloro che forniscono beni e servizi allo Stato. Si diminuisce cioè l’imponibile complessivo. Su un imponibile ridotto non si può diminuire la percentuale di tasse, occorre aumentarla per mantenere lo stesso gettito fiscale.
Mi si può obiettare che vi sono infiniti sprechi. Ma contro obietto dicendo che è meglio spendere sprecando piuttosto che non spendere. Certo è meglio spendere con qualità. Ma questa è la vera alternativa. Quella di ridurre è un rimedio peggiore del male.
Una parte rilevante della nostra economia vende prodotti e servizi verso lo Stato, altrimenti lo stesso Stato non avrebbe tutti quei miliardi di Euro di debiti nei confronti dei suoi fornitori. Per ridurre la spesa pubblica occorre, prima, riconvertire queste imprese. Altrimenti quello che risparmieremo in costi lo spenderemo in sussidi. Peggio: trasformeremo lavoratori in “sussidiati” (in qualche modo), con tutto questo comporta anche in termini di motivazione, partecipazione, apprendimento, autorealizzazione.
In sintesi, una spending review fatta “in vitro”, senza calcolare gli effetti che avrebbe su fatturati ed occupazione è veramente un ragionare primitivo.
La conclusione è la solita: manca totalmente una cultura “imprenditoriale”. Una cultura capace di immaginare e costruire nuovi mondi. Siamo tutti ragionieri che sanno tagliare solo uscite e non sanno come fare a incrementare le entrate. Ragionieri del declino.

martedì 24 aprile 2012

Al TG1: la realtà che costringe???

di
Francesco Zanotti


Le frasi più innocenti e spontanee rivelano molto di più delle retoriche costruite …
Lunedì 23 aprile al TG1: “E’ la realtà a restringere lo spazio del possibile”. Nel senso che noi tutti vorremmo fare molto di più per lo sviluppo, ma la cruda realtà ci costringe a politiche di austerità, anche se, forse, recessive.
Ecco, sono convinzioni come queste che stanno all’origine, che hanno costruito la crisi e che la confermano, l’aggravano.
Quando non si tratta di sistemi “semplici” (come i sistemi che ubbidiscono alle leggi della fisica classica), ma di sistemi complessi (come lo sono le economie e le società) non vi è una “vista” oggettiva. Quello che si vede dipende dal punto di vista.
Se pensiamo che sia la realtà a restringere lo spazio del possibile è il nostro punto di vista che restringe i nostri orizzonti.
Per superare la crisi è necessario cambiare punto di vista. Capire che la crisi che stiamo vivendo è la crisi di una visione del mondo e delle economie e delle società che essa genera. Scoprire l’immensità delle opportunità che stanno nascendo ogni dove. Guardare alle mille nuove visioni del mondo che sono disponibili. E con le nuove visioni del mondo progettare nuove economie e nuove società.
Se cocciutamente vogliamo continuare a guardare dalla stessa parte verso la quale guardiamo oggi, per forza vediamo una crisi che continua a crescere e che ci impedisce sempre più di vivere.
La crisi è nella nostra mente e nel nostro cuore, non nel mondo. Liberiamo le nostre menti e i nostri cuori. Le menti e i cuori di Governanti e media, prima di tutto.

lunedì 23 aprile 2012

Francia: l’insensatezza di una campagna elettorale

di
Francesco Zanotti


Ieri sera sentivo da tante parti eminenti commentatori discutere delle strategie più opportune per i candidati che si scontreranno domenica nel ballottaggio in Francia. Più ascoltavo, più emergeva profondo un senso di insensatezza profonda.
Non so se riesco ad andare con ordine, tanto è … sì, la tristezza per una competizione insensata. Ci provo.

Innanzitutto dovrebbero almeno fare questi discorsi di nascosto. Ma ci rendiamo conto cosa stiamo accettando come “normale”? Il fatto che tutti i discorsi che  faranno i due candidati da qui alla data del ballottaggio delle elezioni saranno strettamente strumentali, finalizzati a battere l’avversario. Si studieranno discorsi finalizzati a raccogliere il consenso di certe parti della popolazione, si farà dire ai candidati quello che questi elettori si vogliono sentir dire.
Ma è assurdo: i cittadini devono aspettarsi che i candidati dicano che tipo di Francia vogliono. Come faranno i cittadini in futuro a credere ai discorsi di leader che sono disposti a sostenere tutto e il contrario di tutto pur di conquistare qualche voto?

Ma poi, il candidato che vincerà avrà escluso, avrà combattuto una parte delle istanze del popolo francese. Ora dobbiamo metterci in testa che, in una società complessa, le istanze che emergono dalla società sono tutte profetiche. Sono proprio come le profezie, anche oscure e imprecise, ma sono anche alte e forti. Quale è il ruolo di un leader? Quello di far emergere tutte le profezie nascoste e sintetizzarle in un progetto di società. Il combattere una campagna elettorale impedisce che oggi e nel futuro questo tipo di leadership possa realizzarsi.

domenica 22 aprile 2012

Inconsapevolezza ... ?

di
Francesco Zanotti

Leggo stamattina sul Corriere affermazioni del Ministro Grilli e del Governatore Visco che non possono che lasciare perplessi… forse qualcosa in più.
Ripeto il titolo di un post di qualche giorno fa: ci fanno o ci sono? Credo proprio che ci siano. Che questi nostri governanti siano affetti da … inconsapevolezza grave.
Il Ministro Grilli sostiene che la fase acuta della crisi sia finita e che nel terzo trimestre ci sarà la ripresa. Ma la ripresa di cosa? Se guardiamo al settore industriale, certamente vi saranno tante aziende che avranno successo, ma vi saranno moltissime che non arriveranno a questo fantomatico e salvifico terzo trimestre.  Complessivamente non ci potrà essere uno sviluppo del sistema industriale. Grilli ha in mente lo sviluppo di altre attività economiche? Quali?

venerdì 20 aprile 2012

Zavorra burocratica o “cognitiva”?

di
Francesco Zanotti

Lo slogan del nuovo presidente di Confindustria: “Lotta alla burocrazia per tornare a crescere”.
Certo se ci fosse meno burocrazia fosse sarebbe meglio … Ma …
Perché ci metto tanti puntini? Perché mi sembra doveroso dire una cosa dolorosa. E, quindi. … sono titubante. Non voglio che venga scambiata per la solita sparata isterica.
Comincio, allora, dall’inizio, lentamente …

Per uscire dalla crisi attuale dobbiamo riprogettare una intera società: dall’economia, alla finanza ed alla politica. E, fino a qui, credo sia difficile non essere d’accordo.
Ma quando proviamo a progettare il futuro, cosa usiamo? Oggi usiamo gli stessi modelli di lettura della realtà, linguaggi di descrizione del futuro che usavamo prima. Questi ci permettono di capire cosa non funziona, ci arrabbiamo, ci indigniamo anche, ma poi, quando proviamo a trovare “soluzioni” siamo capaci solo di cercare di aggiustare la società attuale, ma non di costruirne un’altra. Crescono insomma la rabbia e la frustrazione. E si alimentano a vicenda.
E si finisce per trovare soluzioni, anche diversissime di conservazione attraverso il conflitto.
Si finisce per delegare al “buono di turno” perché sistemi le cose: il governo dei tecnici che combatte tutti con sacrifici crescenti e destinati a crescere. Oppure per attendere l’intervento del papà: “Ora tocca all’Europa” titolava stamattina Repubblica, riportando il pensiero del Presidente della Repubblica. Uan Europa che deve generare stabilità. Oppure si scatena la caccia alle streghe: il complotto pluto-masso-giudaico di Mussolini, il governo delle multinazionali delle brigate rosse. E le invettive dei tanti e tristi Savonarola dei nostri giorni.
Nel caso delle imprese: la lotta (sempre e solo parole di conflitto) alla burocrazia.

Invece … Se provate ad aprire il sito di Repubblica trovate (una sottile ironia non voluta) una pubblicità quasi (ironicamente appunto) profetica: di occhiali.

Per costruire una nuova società e nuove imprese servono nuovi “occhiali” cognitivi e nuovi linguaggi espressivi.
In concreto, faccio un esempio solo
Al Governo servirebbero nuovi occhiali economici e sociali. Cioè: l’utilizzo di conoscenze economiche e sociali più avanzate. Se prendete il dibattito sull’articolo 18, vedrete che esso è gestito da un Governo che non ha la più pallida idea delle dinamiche di evoluzione e di relazione degli attori sociali. Ma è guidato da una filosofia vetero-riduzionista. Al Governo servirebbe un modello descrittivo complessivo della società che non ha. Voglio dire che se si vuole guidare il progettare una nuova società, non si può non sapere da cosa sono composte e come si evolvono le società. Al Governo servirebbero metodologie di progettualità sociale per aiutarci, tutti noi, a sviluppare il disegno di una nuova società, invece di bastonarci con la mistica dei sacrifici.

In sintesi, certo miglioriamo la macchina dello Stato, ma, soprattutto, liberiamoci dai vecchi occhiali e da vecchi linguaggi poveri. Ed usiamo nuovi linguaggi e linguaggi più ricchi.

giovedì 19 aprile 2012

Ieri a Roma … Un grande progetto che è iniziato …


di
Francesco Zanotti
francesco.zanotti@gmail.com   f.zanotti@cse-crescendo.com


Ieri, 18 aprile 2012, abbiamo presentato a Roma l’APEC (Associazione per l’Expo della Conoscenza) e il progetto che questa Associazione si prefigge di realizzare (l’Expo della Conoscenza) presso la Camera dei Deputati. Mi sento in dovere di ringraziare l’Onorevole Elisabetta Zamparutti, membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, per aver reso possibile la presentazione della nostra Associazione in quella sede.
La cronaca dell’evento è essenziale. Ha introdotto Antonio Stango, politologo e membro del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani che ha dichiarato la curiosità della politica per un progetto al contempo ambizioso ed inusuale.
Cesare Sacerdoti, CEO di CSE-Crescendo, Sponsor dell’APEC, ha raccontato il significato dell’impegno suo e di CSE-Crescendo nei confronti dell’APEC: il continuare la storia di impegno della sua famiglia per lo sviluppo del nostro Paese. Suo nonno, Cesare Sacerdoti, è stato Presidente della Deltec che era la delegazione tecnica italiana per il Piano Marshall. L’Expo della Conoscenza vuole essere Il piano Marshall per costruire la nuova società prossima ventura.
E’ toccato a me, quale Presidente dell’APEC, la presentazione del Progetto dell’Expo della Conoscenza. Le slides che ho utilizzato sono scaricabili da questo blog. Ho raccontato dello spirito e dei dettagli dell’Expo della Conoscenza in molti post di questo blog. Essi sono presentati anche nel manifesto di fondazione dell’APEC e del libretto sull’Expo della Conoscenza che sono scaricabili da questo blog.
In sintesi? Non cercare di aggiustare il televisore con il martello, convinti che sia il teatrino delle marionette …
Oggi dobbiamo progettare una nuova società perché quella industriale ha esaurito la sua funzione storica. Non possiamo delegare questo compito ad una classe dirigente che conosce solo il martello e vede burattini dappertutto. Dobbiamo dare alle classi dirigenti ed a noi tutti nuovi strumenti, una nuova conoscenza, nuove chiavi di lettura della realtà e nuovi linguaggi per scrivere nuove sceneggiature del futuro. L’Expo della Conoscenza intende raccogliere, raccontare e sintetizzare la nuova conoscenza che è nata in tutte le scienze naturali ed umane. Ed intende avviare il processo di rilettura della realtà con i nuovi “occhiali” e di progettazione di una nuova società con i nuovi linguaggi.

martedì 17 aprile 2012

Una notte insonne di più di quarant’anni fa …

Un grande progetto che inizia domani …

di
Francesco Zanotti

Era il 29 luglio 1969. Era il traguardo che JFK aveva immaginato dieci anni prima e che era stato raggiunto. Era lo sbarco su quella luna che ha accompagnato l’errare senza meta di un pastore fatalista, su quella luna “… eterna e peregrina … che forse intendi questo viver terreno”. Era una luna che ora stava diventando terra da calpestare, forse da vivere, per gli uomini. Chi poteva mancare? Chi non aveva la voglia irresistibile di poter raccontare che quella volta “C’ero anch’io”. Una notte insonne vissuta come un sogno…
Era la fine di un decennio dove vi erano profeti neri che raccontavano i loro sogni, dove vi erano papi che indicevano Concili.

Oggi … è quasi infamante riconoscere dove siamo. Siamo impantanati in sabbie mobili nelle quali sprofondiamo sempre più velocemente. Tanto più velocemente quanto più cerchiamo di nuotarci. Quanto più cerchiamo di puntellare il nostro sprofondare. I media di quel 1969 raccontavano la storia di un grande progetto che avrebbe portato (letteralmente) l’uomo verso cieli nuovi ed una nuova terra. I media di oggi … leggeteli! Non trovate grandi progetti. I termini “progetti”, “innovazione” sono usati solo per raccontare in qualche angolo di qualche pagina economica piccole start-up banali. Come il papà che racconta ed esibisce con orgoglio il disegnino del figlio. Ma è un disegnino che poi finirà nella retorica dell’età adulta.

Sui media oggi trovate solo grandi drammi. Ancora più drammi c’erano nel ’69. E i grandi progetti di allora (dobbiamo riconoscerlo) sono stati troppo piccoli per vincerli ... Non sono stati abbastanza grandi. Anche l’andare sulla luna è rimasto sterile perché là abbiamo trovato nuove e più intense domande e non risposte sul senso dell’uomo, della storia, dell’universo. Come se sulla luna risuonassero verso tutto l’universo quelle domande che si era fatto il poeta raccontando di un pastore che spreca la sua vita in viaggio di cui non conosce il senso. Ed a quelle domande abbiamo voltato le spalle. Una navicella che si tuffa nell’oceano mi è sempre sembrata la metafora di chi ritorna forse con la meraviglia negli occhi, ma non con la forza di far diventare quella meraviglia impegno per una nuova vita dell’Uomo.

Domani proporremo a Roma una strada possibile per costruire un nuovo mondo. Un Progetto. Esso ha come obiettivo il creare una nuova visione del mondo con la quale disegnare una nuova società.  Non presenteremo l’idea di una nuova società, ma un cammino per costruirla. Non sarà una strada verso la luna. Sarà una strada nei territori della conoscenza. Meglio: sarà un costruire nuovi territori per la conoscenza che diverranno una nuova economia, una nuova politica, una nuova socialità.
Forse le domande eterne si invertiranno. Uomo, chi vuoi essere, che Storia e che Universo vuoi costruire.
Forse saremo noi pastori e viandanti che dovremo dare una risposta alla luna ed alle stelle. Al loro essere e vagare, apparentemente eterno, ma, forse, in attesa dell’Uomo.

Questo viaggio è per tutti. Ognuno con il suo passo. Ognuno sorretto dall’altro. Qualcuno in compagnia di un Dio che sorregge quando anche l’amico più caro è in affanno.

Chissà se ai giovani di oggi viene la voglia di partecipare a qualche storia per la quale vorranno avere l’orgoglio di dire “C’ero anch’io”.

lunedì 16 aprile 2012

E se si finisse in un ridicolo tragico?

di
Francesco Zanotti


Domenica 15 aprile, nel pomeriggio, Corrado Passera è stato intervistato da Lucia Annunziata …
Un grande ottimismo della volontà di Passera, ma banale, generico, enfatico: stiamo attivando un pacchetto completo di riforme che genereranno crescita. Ma lo abbiamo detto in tutte le salse in questo blog: la crescita sarà generata solo dal progettare una nuova società e non dal riformare quella che esiste …
La sera ho visto la trasmissione di Porro e Telese su La7. Ospiti in studio il prof. Sapelli, autore di un libretto dal titolo “L'inverno di Monti” con una spalla importante: Ferruccio De Bortoli. Colto e profondo il Prof. Sapelli, suggerisco di leggere il suo libretto. Il titolo già dice come la pensa. Una battuta lo specifica. Riporto a memoria “ Hegel tornando a casa, disse alla Governante di aver visto l’Assoluto (si riferiva a Napoleone). Noi abbiamo Monti in bicicletta …”.
La trasmissione di Porro e Telese è finita con una parodia che ha paragonato Monti ad un robot in tilt. Il Prof. Sapelli l’ha giudicata grottesca. Posso concordare … oggi.
Ma se sommiamo un ottimismo irragionevolmente berlusconiano (Passera) con una “incertezza” culturale e di profondità progettuale di tutto il Governo, il traguardo di un ridicolo tragico non è lontano …

giovedì 12 aprile 2012

Ridurre i costi … per spegnere il mondo!

di
Francesco Zanotti

La strategia regina per uscire dalla crisi sembra essere solo quella di ridurre i costi: delle imprese, degli Enti Locali, della Pubblica Amministrazione, della politica. Così le famiglie e le imprese devono pagare meno tasse.
Bene, supponiamo che questa strategia abbia avuto successo e siamo riusciti a ridurre di molto i costi di imprese, Enti Locali, Pubblica Amministrazione e politica. Cosa significa questo? Beh i costi tagliati sono persone e imprese che perdono ricavi. Ad ogni costo tagliato corrisponde un ricavo tagliato. Se perdono ricavi non acquistano. Se non acquistano le imprese non guadagnano e licenziano …
Immagino una obiezione: ma, allora dobbiamo vivere in una società zavorrata da sprechi? Certo che no! Innanzitutto perché non si sa bene cosa siano gli sprechi! Quando qualcuno spende una somma, qualcun altro la incassa. Si potrebbe parlare di spreco se i soldi fossero bruciati sulle pubbliche piazze. Ma questo non accade perché i soldi sono virtuali e non si possono bruciare.

Mi rendo conto che vedere gente (i politici) che vive nel lusso a spese della collettività fa arrabbiare. Ma se ci si pensa bene, i soldi che spendono vanno a qualcuno. E questo qualcuno, se questi signori non spendono più, non ricavano più. Ed è probabile che il loro costo ricada lo stesso sulla collettività.
Certo si potrebbero impegnare meglio i soldi che oggi spendiamo. Ma qui emerge il vero nodo da sciogliere per costruire sviluppo.

martedì 10 aprile 2012

Per “crescere” occorre un intenso sforzo progettuale …


di
Francesco Zanotti


“La priorità assoluta”, è il titolo di un articolo di Guido Gentili sul Sole 24 Ore di oggi.
Ma se leggete l’articolo trovare una descrizione del perché la crescita è indispensabile, ma poi trovate le solite proposte: tagliare, investire in ricerca e infrastrutture. E l’articolo si conclude con un po’ polemico “Quando si comincia?”.
Dott. Gentili, non si può cominciare perché non si sa dove andare. Le sue tre “direzioni” sono del tutto generiche. Forse anche sbagliate. Tagliare non è mai servito a niente. Occorre guadagnare di più. Certo, allora, la ricerca, ma occorre dire quale ricerca. E, prima, specificare quale scienza deve ispirare questa ricerca. Oggi la scienza, soprattutto le scienze fondamentali (fisica e matematica) vivono una crisi di sviluppo alla quale occorre dare risposte nuove.
Le infrastrutture, certo. Ma ancora una volta: quali? Per decidere quali infrastrutture occorre decidere quale tipo di società e di sviluppo economico.
Allora, invece di appellarsi a ricette generiche ed accusare (poi non si sa chi) di non applicarle occorre avviare uno sforzo progettuale.
A livello complessivo per progettare un nuovo sistema economico ed una nuova società. Noi abbiamo fondato una Associazione che ha elaborato non una proposta di contenuto, ma di processo: come avviare e gestire questo sforzo progettuale. Se vuole ascoltare questa proposta venga a Roma, alla Camera dei Deputati, il 18 maggio dove presenteremo il progetto per l’Expo della Conoscenza. Troverà le indicazioni in questo blog.
Occorre, poi, uno sforzo progettuale a livello di impresa.
Se vuole, convincersene, Dott. Gentili, dia una occhiata alle vision ed alle mission delle società del FTSE della Borsa Italiana e lo confronti con il Funding Prospectus della Sony: http://www.sony.net/SonyInfo/CorporateInfo/History/prospectus.html.
Un caro saluto a lei nella speranza che ci aiuti a convincere tutti che non è momento della denuncia, neanche quello della proposta, ma quello della fatica progettuale collettiva. Perché nessuno da solo è in grado di costruire proposte per una nuova società e per nuove imprese.

venerdì 6 aprile 2012

Dell’impotenza …

di
Francesco Zanotti

Siamo ricchissimi di denunce. C’è chi del denunciare ha fatto una professione. Alcuni sono anche ricchi di voglia di far funzionare meglio le cose: dal mercato del lavoro, alle imprese, alle istituzioni. Non abbiamo, però, alcuna idea del futuro che vogliamo costruire.
Seduti su di un mondo di rancore, reclamiamo meccanici che cambino i pezzi usurati di quella automobile sgangherata che è la nostra società.
Ma siamo arrivati sulla riva del mare. Quando anche questa nostra automobile fosse scintillantemente nuova, anche con un motore potentissimo, non ci servirebbe a nulla per navigare nel mare aperto. Affonderebbe già nel bagnasciuga.
Ma già nella spiaggia si vedeva che si ... insabbiava. E più potente era più si insabbiava.

Arrivati sulla riva del mare, dobbiamo innanzitutto alzare lo sguardo. Poi dobbiamo saper progettare navi e guidarle sulle onde …
Guardate in faccia ai nostri governanti: vi sembrano affascinanti nocchieri? Guardiamoci nel profondo: stiamo aspettando che improvvisamente nel mare si apra un’autostrada per permetterci di usare le nostre automobili rabberciate alla meno peggio …

Tutto questo si chiama impotenza verso il futuro.

mercoledì 4 aprile 2012

Ci sono o ci fanno?

di
Francesco Zanotti


Speriamo ci facciano… Speriamo che siano parte di qualche segretissimo complotto internazionale contro i lavoratori… 
Perché se ci sono, cioè sono così “non sapenti”, allora le cose stanno molto peggio.
Sto parlando del nostro attuale Governo. Appena l’ho detto e mi vengono in mente i volti e le storie dei ministri, escludo categoricamente che facciano parte di qualche complotto. Anzi, credo che non possa esistere alcun complotto così complessivo da porsi come obiettivo il Governo del mondo.
Allora non ci rimane che l’opzione “Non sapenti”.
E l’opzione “ Non sapenti” trova conferma ogni giorno, anche solo sfogliando i giornali.

Solo quale accenno al lettore. Sarà più che convincente.

La Professoressa Fornero. Degnissima persona, ovviamente. Per lei e per tutti coloro che citerò, altrettanto ovviamente, absit injuria verbis. Degnissima persona, ma come fa a non sapere …
Pensa che il raccogliere consenso passi dal dimostrare di aver ragione. Ma non è così.
Primo perché non esistono ragioni definitive. Esistono soluzioni ottimali all’interno di un certo modello sociale. E poiché il modello della Fornero si muove all’interno della società industriale non può essere una verità assoluta.
Secondo perché la sua riforma non si giustifica neanche rimanendo all’interno del modello della società industriale perché considera il dipendente come attore esecutivo e non progettuale. E questo è. Ma oggi proprio il modello della società industriale è da abbandonare.
Terzo perché sembra dimenticare il problema del significato. E’ vero che l’articolo 18 fisicamente è una piccola parte del testo della riforma. Ma ha una grande valenza simbolica. Per tanti gruppi sociali è un simbolo della loro visione della società.

Il Presidente del Consiglio Mario Monti. Sta andando in giro a sostenere che la crisi è quasi superata almost over.
Ma basta che legga i giornali e scopra che sono piene di fatti che contraddicono questa affermazione. Meglio (e peggio): si riferisce alla crisi finanziaria (ma neanche questa è finita) e dimentica tutte le altre dimensioni di quella che è una vera e propria ecologia di crisi.
Solo per citare qualche fonte.
Sole 24 Ore di venerdì 30 marzo, prima pagina: “Europa, torna l’allarme sul debito”.
Sole 24 Ore di martedì 3 aprile: “Eurozona: per l’industriaprospettive più incerte” di Riccardo Sorrentino.
Corriere Economia: “Crisi in America tornano i timori” di Maria Teresa Cometto.
Fabio Fubini sul Corriere (non ricordo il giorno esatto): "L’economia sta diventando illiquida".
Suo Sole 24 Ore (non ricordo il giorno esatto): "Stop sul credito a medio termine".
I dati sulle banche. Le prime quattro banche italiane hanno generato perdite per circa 40 miliardi di Euro. I dati sulla vendita di auto: di male in peggio. I dati sulla occupazione, i dati sui fallimenti …
Soprattutto la mancanza di un mater plan per lo sviluppo del paese.
Certamente ci sono. E questo è pericolosissimo.

domenica 1 aprile 2012

Cambiare l’infrastruttura “cognitiva” della società


di
Francesco Zanotti


E’ oramai sempre più evidente che è necessario cambiare radicalmente la società industriale.
E’ necessario cambiare il tipo di manufatti che vengono prodotti, i sistemi produttivi, distributivi e finanziari, le città e le infrastrutture, le modalità di governo. Ma è altrettanto evidente che non lo stiamo facendo. Anzi ci stiamo dannando l’anima per conservare la struttura fondamentale della società industriale. Anche i contestatori si muovono tranquillamente all’interno della società industriale.
Perché questa mancata risposta alle esigenze di cambiamento profondo?
La risposta, secondo me, è la seguente: non cambiamo l’infrastruttura cognitiva della società industriale. Essa è costituita dalla scienza classica. Non mi addentro in spiegazioni di tipo scientifico-epistemologico. Cerco di semplificare: la scienza classica è fondata su due aggettivi: “oggettivo” e “logico”. L’uso ossessivo  e diffuso di questi aggettivi ci costringe ad un pensiero ideologico (la società industriale è l’unica possibile) ed a prassi conflittuali (le diverse visioni della società industriale non possono che scontrarsi). Per riuscire ad immaginare e realizzare una nuova società occorre lasciare la scienza classica a governare gli ambiti in cui è nata e nei quali ha un grande successo: i sistemi “meccanici”. Ed applicare agli altri ambiti del reale (i sistemi umani, dall’impresa alla società tutta) un pensiero di tipo quantistico che propone la via della costruzione sociale.
Chi volesse approfondire questo discorso è invitato alla presentazione dell’Expo della Conoscenza che trova annunciata sopra questo post.


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.