lunedì 29 agosto 2011

Tutti pronti … ma per andare dove? Ad aumentare il Pacific Trash Vortex?

di
Francesco Zanotti

Alla fine di questa estate, che rischia di essere meno travagliata dell’autunno, della primavera e dell’estate prossimi venturi, si moltiplicano le esortazioni: dobbiamo reagire, dobbiamo cambiare, non possiamo stare fermi.
La situazione mi ricorda la storiella di un signore che incrocia un amico che sta correndo come un dannato. “Dove vai così di fretta?’” gli chiede. E l’altro “Non lo so, ma se corro arrivo prima.”
Anche noi ci stiamo esortando a correre, ma davvero non sappiamo dove.

mercoledì 24 agosto 2011

Mi fate parlare un po’ di scienza?


di
Francesco Zanotti

Brevemente … perché è interessante e perché mi permette di fare un discorso generale sul fare scienza.

L’occasione è l’articolo di Eduardo Boncinelli sul Corriere di oggi (pag. 37) dal titolo “Il vero albero (laico) della vita”.

E’ un articolo che propone un visione duramente riduzionista della scienza. Il problema non è se questa visione sia giusta o sbagliata. Il problema è che viene spacciata come l’unica possibile. E questo non è vero! Ve ne sono altre che portano a conclusioni opposte di quella proposte da Boncinelli.

lunedì 22 agosto 2011

Libia: e se poi si divideranno?

di
Francesco Zanotti

Il copione è sempre lo stesso. In ogni regime dittatoriale, prima o poi, si genera un moto di protesta popolare che viene scatenato da un evento apparentemente banale che porta alla caduta, quasi sempre violenta, dello stesso regime. Se leggete l’ANSA di stamattina, scoprirete che la rivolta in Tunisia è stata scatenata da un giovane venditore ambulante che si è dato fuoco. Come scoprirete che un piccolo gesto, come quello di una donna che ha sfidato il divieto di guidare l’automobile da sola, rischia di coagulare una valanga che, forse, inizierà venerdì, quando le donne saudite, mussulmane e non, si metteranno al volante per trasgredire il divieto di guida e posteranno i loro video su youtube.
La dittatura, insomma, coagula inevitabilmente la protesta. Ci si mette insieme facilmente contro un nemico. E i social network sono grandi facilitatori dei processi di catalizzazione della protesta.

Ma poi, quando la protesta ha vinto, che accade?

martedì 16 agosto 2011

Il Ferragosto, la crisi e la meccanica quantistica

di
Francesco Zanotti


Il Ferragosto è certamente di stretta attualità: ieri era Ferragosto.
La crisi lo è anche. Ed è di stretta attualità da un po’ troppo tempo. E sembra che lo sarà ancora a lungo. Infatti, l’attesa che la crisi la si superi alla napoletana (a da passa’ a nuttata) è vana: ogni timido segnale di ripresa viene prontamente smentito appena se ne comincia a parlare.
Ma la meccanica quantistica che c’entra? C’entra. C’entra soprattutto quella sua versione “moderna” che si chiama teoria quantistica dei campi.
C’entra, e molto, perché potrebbe dare suggerimenti su come uscire dalla crisi e costruire sviluppo.

martedì 9 agosto 2011

Debito, Democrazia Sistemica … prima o poi!


Boh… prima o poi …

Prima o poi, diverrà chiaro quello che andiamo scrivendo da mesi: una democrazia rappresentativa non può governare lo sviluppo di una società complessa. Le recenti rocambolesche e tristi vicende del debito americano ne sono l’ultima dimostrazione. Ma basta guardarsi intorno e si vede quale paralisi progettuale e decisionale colpisce ogni ambito della vita politica. Perché la democrazia rappresentativa non può funzionare? Perché prevede un Governo che, gerarchicamente, progetta e decide. Non è rilevante che il Governo sia scelto dal popolo. Si tratta di una delega che vale nel momento in cui è stata data e neanche un secondo in più. Poi, i votanti tornano ad immergersi nelle appartenenze multiple (spesso appartenenze flebili ed emarginanti) che ne determineranno i giudizi, le scelte e comportamenti. Il conflitto o il disinteresse. E, quando il Governo prova a fare il mestiere per il quale è stato eletto scopre che deve sempre ricominciare da capo a costruire quel consenso che gli è indispensabile, ma che non gli è garantito in nessun modo dal rito del voto.

Prima o poi, diverranno interessanti le proposte alternative (mappe, metodologie, linguaggi) di Governo di una società complessa, a diversi livelli, che già esistono. Del tipo: Sorgente Aperta di cui, anche, abbiamo scritto e sperimentato diffusamente. Proposte per stimolare e gestire una nuova progettualità a livello di imprese, organizzazioni ed istituzioni.

Prima o poi, diventeranno interessanti le esperienze che si stano facendo: dalla Costituzione dell’Islanda all’Innovatori Jam 2011(www.innovatorujam.it di futura accessibilità).

Prima o poi... sperando che non sia troppo tardi...

mercoledì 3 agosto 2011

Una storia per le vacanze…


di
Samira Tasso

Oggi vogliamo condividere la storia di Maria Mirò che, da quanto ci racconta, coltiva delle specie tanto belle quanto insolite di fiori.
Prima di iniziare, è bene che sappiate che questa storia è attendibile nella misura in cui vi aggrada, in quanto la protagonista che ce l’ha raccontata non ci ha rassicurato sulla veridicità dei fatti, ma solo sulle intenzioni narrative.
I fiori di Mirò sono molto rari ed estremamente curati, lei li annaffia ogni mattina e conosce delle tecniche speciali per farli crescere in tutto il loro incanto. Come tutti i fiori, anche loro appassiscono, ma sono anche un po’ magici: acquistano forza e bellezza se ammirati da un vasto pubblico.
Mirò, che abita da sola e non ama la mondanità, è la sola però a godere di quelle bellezze e, nonostante i suoi grandi sforzi, i fiori, non appagati nella loro vanità, non resistono più di qualche giorno. Lei desidera ardentemente non essere la sola a trarre beneficio e ammirazione da tanta bellezza, che attraverso altri sguardi potrebbe essere accresciuta e prolungata. Decide allora di dover darsi da fare e mostrare al mondo i suoi bei fiori.
Il problema è che sono molto delicati, devono crescere in un giardino pulito, fresco e ventilato,  e solo uno sguardo raffinato può coglierne lo splendore. Mirò decide così di fare delle foto del giardino e mostrarle alla gente.

lunedì 1 agosto 2011

Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia progettuale … passando per le vacanze

di
Francesco Zanotti

La vicenda del debito americano è un'ulteriore dimostrazione della inefficacia della democrazia rappresentativa. Detto diversamente, siamo a questo punto (non si riesce a fare nulla) a causa della natura competitiva della democrazia rappresentativa.

Infatti, essa è fondata sul fatto che esistono parti politiche che sono titolari di proposte di governo diverse e complessive. Per scegliere quali proposte debbano prevalere, si vota. La parte politica che prende più voti applica le proprie idee.

Cosa c’è che non va? Un po’ tutto, almeno in una società complessa.
Innanzitutto, in una società complessa che deve intraprendere un profondo  processo di cambiamento non esistono parti politiche che possano pretendere di avere proposte complessive, globali. Una società complessa ha mille potenzialità di evoluzione, ogni parte di questa società (politica, sociale, economica o culturale che dir si voglia) ne intravede parzialmente qualcuna. Il futuro potrà essere solo una sintesi di tutti questi sguardi. Peccato che un meccanismo elettorale competitivo (non importa quale legge elettorale lo concretizzi) spinga in direzione opposta. Le diverse parti politiche devono differenziarsi per attrarre più voti, quei voti che, sperano, permetteranno loro di realizzare le loro proposte. Ed allora devono dichiarare che queste loro proposte sono migliori di quelle degli avversari e non possono permette che anche solo si sollevi il dubbio che le proposte che si scontrano siano integrabili e, quindi, da integrare.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.