venerdì 15 maggio 2009

E se al governo andassero le mamme?

Sui giornali e sulle televisioni continuano ad apparire dibattiti sulla crisi.
Quando finirà? Come sarà il mondo dopo? Come fare per uscire?
I mega esperti di turno si alternano sul podio invocando leggi dell’economia (ma esistono davvero? E se erano leggi perché non hanno funzionato?): difesa del capitalismo, libero mercato e altro.
In fondo si capisce che ognuno di noi guarda il mondo, aziende, mercato, società, come una cosa da controllare con “leggi”, appunto, e comandare a piacimento. Se non ci si riesce è perché la “legge” era sbagliata. Pervade dunque in tutti la convinzione che, per muovere lì, basta toccare qui, in maniera più o meno lineare.
Da queste pagine sosteniamo da tempo una tesi diversa, cioè che i sistemi di cui parliamo (azienda, mercato, società) sono “umani” dunque “complessi” e hanno bisogno di sistemi di governo ben più articolati e meno banali che le semplici leggine di cui siamo oberati.
La cultura della complessità, pur avendo basi scientifiche profonde, è empiricamente ben più diffusa di quel che crediamo. La conoscono, ad esempio, molto bene le mamme.
Una qualsiasi mamma parte da un punto di vista immensamente più avanzato rispetto al più quotato manager e il più seguito leader politico di oggi: l’oggetto del suo intervento, il figlio, non lo si può controllare in maniera prescrittiva. Certo, le regole, quando il bambino è cresciuto, servono, ma non bastano da sole e, soprattutto, non servono a creare quel clima di fiducia e collaborazione, presupposti indispensabili, forse unici, che consentono di raggiungere sani obiettivi di crescita.
Una buona mamma non forza il figlio ad essere a tutti i costi un campione in qualche disciplina, sportiva o scolastica, aborrisce il termine “competizione”, coglie al volo i primi segnali di disagio, interviene senza risparmio e riserve per il bene del figlio e, soprattutto, lo ama al punto tale da rinunciare al proprio interesse.
Quanti leader aziendali o politici hanno queste caratteristiche? Quanti oggi sono disposti ad andare contro il loro personale interesse, pur di salvaguardare il bene dell’oggetto gestito, sia esso azienda o paese? In passato, ce ne sono stati, anche molti, ma oggi?
E se l’origine vera della crisi che stiamo vivendo oggi non fosse proprio da ricercare in quest’ambito? Non dunque economica o finanziaria ma, proprio perché parliamo solo di queste, di vittoria dell’egoismo e incapacità di salvaguardare il bene comune.
Come possono essere i figli di una donna egoista, legata al denaro, tirannica e dispotica?
Risposta facile: come tutti noi adesso.
So che qualcuno di voi mi potrà tacciare di nostalgico e facile moralismo, ma le buone mamme crescono figli felici ancora oggi,  mentre noi, mi pare che non possiamo dire di essere in questo stato.
Inviterei più mamme ai dibattiti in tv, a candidarsi alle elezioni, a gestire le aziende e, perché no, a partecipare a questo blog con le loro esperienze e indicazioni, a mio avviso mai banali e preziose. E sopratutto le inviterei a dare il loro contributo all'Expo della conoscenza di cui abbiamo parlato, per far sì che la loro esperienza contribuisca a dare strumenti utili agli altri.
Viva la mamma!

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.