mercoledì 29 settembre 2010

Una campagna elettorale “virtuale”. Chi ci sta?


Cambiare il modo di fare politica. Tutti lo dicono. Ma se si guarda bene alle proposte di cambiamento della politica, esse si riassumono in una sola: mettete chi sta all’opposizione al posto di quelli che governano. Non si avanzano nuovi modelli di economia, di società di conoscenza, né si indica un percorso per farli emergere.
La politica è e rimane, anche ufficialmente, una competizione continua. Soprattutto la campagna elettorale. Ho letto stamattina che i tre candidati alle primarie del PD fanno proprio come fa ogni impresa che vuole competere (secondo me anche le imprese dovrebbero smetterla con questa smania di competere): preparano la squadra per gestire la contesa elettorale, scelgono il modo di finanziare questa battaglia, scelgono l’agenzia di comunicazione.
La competizione continua a spegnere la progettualità, cioè il tipo di cosa di cui abbiamo più bisogno. Una progettualità capace di immaginare una nuova economia, in una nuova società attraverso una nuova visione del mondo. Una progettualità sociale, perché si trova il modo di far partecipare tutti a immaginare la città o lo Stato del futuro.
Se si vuole, rimane la minuscola progettualità dei cosiddetti creativi, una progettualità che ha come obiettivo il discredito dell’avversario.
Per evitare tutto questo avanzo, una proposta: una campagna elettorale virtuale.

giovedì 23 settembre 2010

Ed allora parliamo del fare banca al futuro: una prima domanda


Partiamo da un dato reso noto dall’ABI ieri e pubblicato su Il Sole 24 Ore di oggi (23 settembre 2010): l’aumento delle sofferenze, cioè il peggioramento della qualità del credito.

Riporta il giornale che le sofferenze bancarie ammontano a 70 miliardi di Euro. Ricordiamo che questa cifra corrisponde a 140.000 miliardi di lire, ad una ventina di finanziarie “normali”. E’ una cifra che sembra a tutti astronomica, ma va valutata facendosi una domanda: le banche se le possono permettere queste sofferenze? Leggiamo un altro dato: il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi è arrivato al 4% (mentre era al 2,3% a novembre). Ma quante sono le sofferenze rispetto al patrimonio netto delle banche che stanno manifestando queste sofferenze? Detto più brutalmente: queste sofferenze vanno solo a ridurre il patrimonio netto delle banche oppure sono superiori? Non conosco la risposta precisa a questa domanda (credo la si possa trovare facilmente, lo farò), ma so che il patrimonio delle banche non è che una percentuale molto bassa dei soldi che prestano (gli impieghi). Il 4% di sofferenze è un colpo importante al patrimonio netto del sistema. Se non lo dimezza, ci manca poco.

Questo dato inizia a rendere evidente che la recente e non finita crisi finanziaria non sia nulla al confronto della prossima futura crisi delle sofferenze, che sarà frutto della crisi di un sistema economico che, invece di rinnovarsi completamente, pensa solo a cercare di funzionare meglio, alla ricerca di una impossibile duratura competitività. Non dettaglio questa mia tesi perché di essa ho parlato a lungo su questo blog. E su questo blog pubblicherò un documento che riporta i vari post che ho scritto su questo tema.

Credo che questo dato (l’aumento delle sofferenze) chiami noi tutti i cittadini, molto più della vicenda di Profumo e di Unicredit, a parlare del futuro del sistema bancario perché nella sostanza, ne siamo tutti azionisti. E siamo azionisti che stanno perdendo parte del patrimonio.

mercoledì 22 settembre 2010

Perchè parlare di Profumo e non

… e non del fare banca?
Sto leggendo i tre maggiori giornali italiani (Il Sole, il Corriere e Repubblica) e le interpretazioni ruotano tutte intorno al discorso del potere. Direttamente o indirettamente. Forse anche perché parlare del potere e dei retroscena che stanno dietro alle battaglie di potere è intrigante, fa sentire importanti. E’ come se improvvisamente, per tutti, si aprisse un proprio (piccolo) spazio di auto rappresentazione …
Io non so se il Board di Unicredit abbia davvero deciso di avere obiettivi di potere sulla banca, ma dalla lettura dei giornali, si direbbe di sì.
Vedo, insomma , imperare in ogni dove il riferimento al potere. Ed allora  mi sembra che una cosa occorra dirla forte: oggi non possiamo più guardare, parlare decidere sul futuro del sistema bancario con la logica, la cultura, l’aspirazione al potere.

lunedì 20 settembre 2010

Ripartiamo verso una nuova società


Lo so! Il dire “ripartiamo” significa comunicare che ci si era fermati. Ma è inutile fingere: così è stato.
Anche giovedì sera abbiamo avuto un segnale di questa “sosta” nell’impegno: abbiamo invitato le 172 persone del Gruppo di Facebook sull’Expo della conoscenza ad un aperitivo per comunicare la volontà di ripartenza e chiedere collaborazione creativa e responsabile verso la costruzione di una nuova società, ma praticamente non è venuto nessuno.
Allora nessuno vuole ripartire? A nessuno interessa il percorso verso la costruzione di una nuova società? Non credo. Anche perché, mentre nessuno partecipa attivamente al gruppo di Facebook, questo gruppo cresce: altre cinque persone si sono aggiunte negli utlimi cinque giorni.
Siamo, allora, di fronte a segnali contrastanti …
Provo una interpretazione: esiste una voglia di un altro mondo. E’ profonda, ma è confusa. Certo  non è ancora così forte da scatenare impegno responsabile e creativo …
Se questa interpretazione è corretta, allora esiste davvero uno spazio per una nuova ripartenza. Forse, addirittura, la ripartenza sarà una costante del nostro cammino futuro perché indica che ogni passo evidenzia la necessità di un ulteriore salto di qualità dell’impegno …
Ripartenza, dunque, ma come?
Inizio con l’indicare le attività che intendiamo avviare con, attraverso questo blog.

venerdì 10 settembre 2010

Aperitivo a Milano, Giovedì 16 Settembre

Cari amici che avete aderito al Gruppo di Facebook Expo della conoscenza, 
crediamo sia il momento di dire “vedo”… sgranocchiando e bevendo in compagnia …

Partiamo dai fatti
Abbiamo avviato (è emerso) un gruppo sull’Expo della conoscenza che, nel momento in cui scriviamo ( 2 settembre 2010) è arrivato, attraverso una crescita continua, a 167 partecipanti. Lentamente, è aumentato di numero anche durante le vacanze, cioè in quel periodo nel quale, si dice, si chiudano le saracinesche sulla vita di tutti i giorni. E ci si apra a quella dimensione virtuale che viene chiamata divertimento, l’unico luogo dove si
riescono a vivere emozioni forti, intense che fanno sentire vivi. Una inevitabile ricompensa, contrappasso ad una vita di tutti i giorni opaca, faticosa, quando non opprimente. Allora questo gruppo ha intercettato una qualche esigenza profonda.
 Milano, Giovedì 16 Settembre dalle ore 19:00


Questo nostro gruppo si è radunato intorno ad una proposta particolarmente “strana”: vogliamo uscire dalla crisi esistenziale, economica, sociale, politica, istituzionale e culturale che, in forme diverse, ma senza esclusioni ci riguarda tutti? Bene, allora organizziamo un Expo della conoscenza. L’organizzare un Expo della conoscenza può servire anche a riprendere le fila di quella avventura che si sta sbrindellando ogni giorno di più, che è l’Expo 2015. Proposta evidentemente strana. Anzi, apparentemente insensata: diventiamo più felici e più ricchi in una natura non più devastata, parlando di conoscenza?

I fatti precedenti non sono banali, anzi, secondo noi, contengono una realtà sociale nuova: sta montando, in molti interstizi della società, una nuova voglia di cambiare il mondo. Meglio: di assumersi la responsabilità di costruire un nuovo mondo. E’ una voglia ancora in nuce. Quindi, anche confusa, altalenante. Alla quale si cerca di resistere perché appare troppo trasgressiva (trasgredisci lo stereotipo del nuovo individualismo un po’ menefreghista e cinico che ci sembra quasi un dovere indossare). Ma è irresistibile.

Allora non possiamo rimanere inerti. Questo Expo della conoscenza va realizzato davvero: come servizio alla società, perché oggi è questa l’unica proposta concreta e complessiva disponibile per provare ad uscire dalla crisi esistenziale, economica, sociale, politica, istituzionale e culturale che, in forme diverse, ma senza esclusioni ci riguarda davvero tutti.  Ma va realizzato anche come atto di profondo egoismo. Non il banale egoismo cinico di moda, ma il profondo egoismo esistenziale che ci porta alla ricerca di una autorealizzazione profonda. Noi crediamo che l’impegno a realizzare una proposta che vuole costruire un nuovo mondo sia la modalità per costruire questa autorealizzazione profonda, che è l’aspirazione, forse nascosta, ma fondamentale di tutte le persone. Detto diversamente, noi crediamo che questo tipo di impegno riesca a cambiare anche la qualità profonda della vita delle persone. Banalmente perché esse riescono a diventare protagoniste del futuro, a costruirlo e non a subirlo, come accade oggi. Forse più profondamente, perché, con questo nuovo impegno, si riesce a ricostruire quella pienezza del vivere che la società di oggi ci impedisce di realizzare, costringendoci  a vivere una vita spezzettata in tanti momenti singoli e separati, nei quali ci sentiamo stretti e dai quali voglia scappare. Ma oggi possiamo farlo sono scappando da una prigione per finire in un’altra che sembra dorata solo per quel brevissimo respiro di tempo che serve a chiuderne la saracinesche.

Sintesi: crediamo davvero sia il momento di dire “vedo”. E non solo nel piccolo poker della vicenda del nostro gruppo. Ma anche nel grande poker della vita che proprio il nostro gruppo intende giocare in modo nuovo e vincere senza sconfitti.
Concretezza: vi invitiamo ad un aperitivo informale (un incontro in presenza, per usare il linguaggio della rete, un Happy Hour, per usare un linguaggio alla moda) nel quale, innanzitutto, stringerci le mani e guardarci negli occhi. E, poi, cercare di esplorare come davvero possiamo lavorare per realizzare davvero questo Expo della conoscenza.
L’aperitivo, sarà offerto da CSE-Crescendo, a

Milano, Giovedì 16 Settembre dalle ore 19:00
Due chiacchiere tra 167 persone e tutti i loro amici
che vogliono costruire un nuovo mondo
attraverso una nuova conoscenza
L’invito è rivolto a tutti i Partecipanti al gruppo di facebook “Expo della conoscenza”, ma è rivolto anche a tutti coloro che essi vorranno invitare.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.