giovedì 29 marzo 2012

Sta accadendo quello che è accaduto a Berlusconi

di
Francesco Zanotti


Non si può che essere d’accordo con Bersani., quando sostiene che sia i tecnici sia i politici devono stare attenti perché esiste una Italia che può decidere di prendere a schiaffoni sia gli uni che gli altri.

Vorrei aggiungere alcune cose per indicare una modalità di governo diversa da quella utilizzata dal governo attuale.
Una delle conseguenze della modalità di governo “scelta” da Monti è quello di essere riusciti a compattare e motivare un forte dissenso: quattro sindacati che manifesteranno insieme … Chi ha qualche anno di più, sa da dove viene l’UGL e che anni fa la CGIL non avrebbe mai partecipato a nulla insieme a questo sindacato.

E il processo di coagulazione di un forte dissenso proseguirà. Le ragioni sono sistemiche.

martedì 27 marzo 2012

La non conoscenza come privilegio di casta:


l’incompetenza epistemologica e sociale del Governo

di
Francesco Zanotti



Ma “che ce frega” se il Governo è “epistemologicamente” incompetente? Ci deve importare perché la sua incompetenza epistemologica crea le condizioni per generare conflitti e non certo sviluppo.
Oggi parlo della incompetenza epistemologica, nei prossimi giorni affronterò anche l’incompetenza sociale. L’incompetenza sociale è quella che ci “garantisce” che le potenzialità di conflitto create nella incompetenza epistemologica verranno certamente realizzate.

Incompetenza epistemologica, dunque.

mercoledì 21 marzo 2012

Ancora sul lavoro …


… la non conoscenza come privilegio di casta

di
Francesco Zanotti


Ieri avevo proposto il “Lavoratore Progettuale” come punto di vista da adottare per riformare il mercato del lavoro e per rilanciare l’economia.
Ho anche accennato al patrimonio di conoscenze che porta a questo nuovo e fecondo punto di vista. Ma non sono stato abbastanza completo ed esplicito.
Provo a farlo ora perché veramente si sta esagerando nel non considerare la conoscenza.
La prospettiva del Lavoratore Progettuale non è un mio pallino. E’ il risultato di una riflessione sugli attuali studi strategici organizzativi. Perché questi studi non vengono neanche presi in considerazione? Perché coloro che stanno partecipando al dibattito sul lavoro si considerano esentati dal consultarli?

Faccio un solo esempio di studi, conoscenze non considerate. Mille altri sarebbero possibili, ma mi fermo ad uno. Da questo esempio e forte del fatto che mille altri sarebbero possibili, arrivo ad una conclusione inevitabile: sembra che il non conoscere sia un privilegio di casta. Ben più grave di rubacchiare qualche vacanza o qualche viaggio in treno. E, poi, ad una proposta.

L’esempio. Tutti oggi parlano di competizione, di competitività. Ma la “teoria della competizione”, come modalità di guardare all’impresa ed ai suoi rapporti col mercato, ha più di 30 anni. Ed è stata abbondantemente superata ...


martedì 20 marzo 2012

Per onorare Marco Biagi …



… “scatenare” la progettualità dei lavoratori

di
Francesco Zanotti


Dieci anni fa, era un altro mondo. Soprattutto non erano disponibili conoscenze che oggi, invece, è possibile usare.
Grazie a queste conoscenze, è possibile impostare la sfida del lavoro in termini completamente diversi.
Se qualcuno volesse veramente onorare la memoria di Marco Biagi, non dovrebbe rifiutarsi di usare le nuove conoscenze disponibili per andare oltre quello che egli ha pensato e proposto.

Le nuove conoscenze riguardano la sistemica.
Essa ci porta a ritenere che, in termini generali, non è vero che per perseguire l’interesse generale occorre sacrificare quelli particolari.
Specularmente, non è vero che esiste un interesse generale unico possibile (quasi un archetipo platonico) che sia evidente, chiaro e precostituito.
Esiste una società da costruire che può diventare come vogliamo. Dobbiamo immaginare e costruire l’interesse generale che più desideriamo. Tutti insieme.

domenica 18 marzo 2012

Ologrammi di futuro

Riportiamo qui (cliccare sul titolo) un collegamento ad una intervista che ci sembra interessante...anche in questo caso... nuova conoscenza (anche implicita) è alla base della capacità di vedere e costruire pezzi di nuovo mondo...

venerdì 16 marzo 2012

Cultura, conoscenza … Un Expo della Conoscenza

di
Francesco Zanotti


La cultura non è solo contemplazione, ricordo e valorizzazione del passato. E neanche è solo ricerca specialistica e divulgazione scientifica.
La nostra epoca vive un travaglio epistemologico profondo. La visione del mondo prevalente è ancora quella che ha come suo ideale di riferimento la fisica classica: esiste un mondo stabile fuori di noi che possiamo conoscere attraverso l’osservazione “scientifica” e del quale dobbiamo scoprire le leggi che sono espresse da equazioni matematiche. E’ la visione della scienza e del mondo che sta alla base della società industriale. Ora sono entrate in crisi, contemporaneamente la società industriale e la visione del mondo che ne sta alla base. Dobbiamo, quindi, costruire una nuova visione del mondo, una nuova scienza, una nuova economia ed una nuova società. Le dobbiamo costruire tutti insieme socialmente. Ma non esiste ancora una proposta ideale ed operativa per affrontare questa sfida.
La nostra epoca vive una profonda mancanza di ispirazione: tutti hanno voglia (giustamente) di proteggere tutte le Gioconde di tutte le civiltà e di tutti i tempi. Ma nessuno si propone di dipingere nuove Gioconde, di costruire nuovi Partenoni e via dicendo.


Noi abbiamo immaginato una proposta per costruire, socialmente, una nuova visione del mondo, una nuova scienza, una nuova economia ed una nuova società. Ed anche per diffondere la voglia di costruire opere d’arte e cattedrali.
E’ una proposta che si concretizza in un Evento: nell’Expo della conoscenza. Presenteremo questa proposta e questo Evento a Roma il 18 aprile, come annunciato più sopra.

giovedì 15 marzo 2012

Follia è il suo nome

di
Gianni Rizzi

 

Sono diversi gli autori che si sono occupati della follia come fenomeno di massa. Tra quelli che hanno spinto più a fondo l’analisi vanno annotati Erasmo da Rotterdam ed Emanuele Severino, con divertita ironia il primo, con ferrea determinazione logica il secondo. Ma entrambi sono da tenere in elevata considerazione perché dicono il vero.
La follia fa parte della vita umana e ne è dimostrazione il comportamento delle classi dirigenti europee durante la crisi del 2011-2012. Ne è testimone e partecipe uno dei protagonisti, Mario Monti, come riferisce il quotidiano La Stampa in data 13 febbraio 2012: “Ad un certo punto Monti ha provato a sintetizzare la sua opinione al riguardo con una battuta apprezzata da Obama: «Vede Presidente, io penso che in Germania l’economia è vista come era prima di Adamo Smith, un ramo della filosofia morale».
In altre parole, come poi ha spiegato Monti, con una lettura politico-culturale inusuale in un capo di governo, «non si può perforare il cuore dell’opinione pubblica e del governo tedesco con la suggestione macroeconomica della locomotiva, perché in Germania tutte le politiche economiche sono passate attraverso un filtro particolare, quello della moralità dei comportamenti» e dunque «nella loro visione la crescita è il premio di comportamenti virtuosi microeconomici: il micro più grande che ci sia è lo Stato con il suo bilancio e il più piccolo che ci sia sono la famiglia con il suo risparmio e l’azienda con il suo profitto». La ricetta proposta da Monti ad Obama? «Se la Germania è poco sensibile agli argomenti di domanda aggregata o ad avere un disavanzo un po’ superiore che pure si può permettere, ma può essere invece persuasa a liberalizzare di più il suo mercato dei servizi, con ciò aiutando la ripresa anche dei partner.»
E’ da notare che l’analisi svolta da Monti in merito all’atteggiamento tedesco sull’economia appare razionale, esente cioè da follia. Non altrettanto si può dire tuttavia del passaggio successivo, in cui il Premier sostiene la possibilità di convincere i tedeschi a liberalizzare il loro mercato dei servizi.
In realtà, con le liberalizzazioni, Monti incontra severe difficoltà in patria, come si è visto con i tassisti italiani, figuriamoci il successo con quelli tedeschi...

mercoledì 14 marzo 2012

Lo “scientismo” banale del Governo

di
Francesco Zanotti



Purtroppo, l’attuale governo è afflitto da “scientismo banale”. Cioè dalla convinzione che esistano “soluzioni tecniche” ottimali che solo i tecnici possono progettare (tecnicamente: calcolare). Poi i tecnici devono spiegare agli incolti la fecondità di queste soluzioni. Ma se questi non capiscono in tempi brevi, allora, per il loro bene, si impongono le soluzioni progettate dai tecnici.
Stupidaggini. Questa visione vale per quella piccola parte di mondo che cade sotto le leggi della meccanica classica. In quel piccolo mondo hanno ragione le equazioni. Cioè le soluzioni tecniche.
Negli altri ambiti naturali (i sistemi più complessi di una pallina ideale che scende lungo un piano inclinato altrettanto ideale) e nei che mondi umani (l’uomo, le imprese, le società ect.) non esistono soluzioni ottimali che solo i tecnici possono progettare.

martedì 13 marzo 2012

Ancora sul lavoro: ma cosa fanno i lavoratori?

di
Francesco Zanotti


Sono giorni cruciali per affrontare il problema del lavoro. Una soluzione sembra difficile, ma perché?
Io credo perché non si sa cosa facciano le persone sul lavoro.
Ma che diamine, lavorano, mi risponderanno i miei 25 lettori. Ecco non fanno solo quello! In realtà le persone in una impresa costruiscono ogni giorno l’organizzazione reale, rendono visibile la strategia dell’impresa.
Il management tradizionale (Marchionne compreso) è convinto che i lavoratori, invece, siano solo strumenti di produzione. E un po’ lo pensano anche i sindacati. Ma se sono solo strumenti di produzione è chiaro che devono costare il meno possibile. E non si può che scatenare una battaglia tra chi li deve far costare il meno possibile (l’impresa) e chi deve cercare di far avere loro il massimo possibile (cioè i sindacati).
Pensate, invece, che i lavoratori costruiscono ogni giorno quella organizzazione informale (relazioni, valori etc.) che costituisce la “semantica” della organizzazione formale, quella che la fa funzionare o meno. Allora diventano alleati preziosi per progettare una organizzazione del lavoro ben più avanzata di quel Toyota System che è davvero molto primitivo. Possono diventare anche alleati preziosi per costruire innovazione strategica profonda.
Se pensate ai lavoratori come partner progettuali, le cose cambiano radicalmente. Il management ed i sindacati dovrebbero studiare come poter utilizzare al meglio le potenzialità progettuali dei lavoratori, invece di combattere su qualche soldo o qualche minuto di lavoro in più o in meno.

sabato 10 marzo 2012

Pasolini ed Aleph V°: due profezie


di
Francesco Zanotti

In uno dei Gruppi di linkedin “Generazione 21”, avviato da Andreas Voigt, nella discussione “E dopo?”, trovo, proposta da Luca Nocenti, una poesia “profetica” di Pierpaolo Pasolini http://crisis.blogosfere.it/2011/12/la-recessione-di-pier-paolo-pasolini.html.
Per puro caso, trovo in un vecchio scatolone, il sogno, la profezia di Aleph V, il Fantalico che del 2332 …
Non è pensata e curata come la profezia di Pasolini. Nelle note introduttive dice che è buttata giù di getto …
La  propongo qui … Un invito: confrontatela con quella di Pasolini …

venerdì 9 marzo 2012

I progetti alti e forti…


Prima parte

di
Francesco Zanotti


Finisco il mio “trittico” ispirato al pensiero di Martin Wolf …
Non vi descriverò, ovviamente, specifici progetti alti e forti. E la ragione è semplicissima: occorre smetterla di sperare che esista una qualche tecnicalità o specializzazione che dia l’autorità per immaginare (peggio: cercare di imporre con dirigismo folle) un futuro a tutti. Il futuro va progettato e costruito tutti insieme.
Allora, quello che propongo è un metodo per costruire progetti alti e forti. Quanto più questo metodo vi sembrerà  - come sembra a me - inevitabile, tanto più scoprirete la quasi impossibilità che questa classe dirigente possa costruire uno sviluppo alto e forte.
Utilizzo l’eterno esempio della TAV. E’ inutile che si continui a battagliare pro o contro la TAV. E’ possibile costruire sviluppo sia con sia senza la TAV. L’urgenza è che ambedue gli schieramenti esplicitino il tipo di società, in tutte le sue dimensioni, che desiderano e propongono. Poiché si accorgeranno che non lo sanno fare, se non molto genericamente ed ideologicamente, allora abbasseranno i toni e cominceranno a guardare all’avversario con curiosità perché portatore di istanze a cui loro non avevano pensato.
Allora il metodo.


giovedì 8 marzo 2012

Il ”Ci risiamo” …

di

Francesco Zanotti





Ieri ho proposto il resoconto di uno splendido articolo di Martin Wolf che sul Sole 24 Ore ha dichiarato che il disavanzo strutturale di bilancio, su cui si fonda la nuova intesa tra i Partner Europei, è inconoscibile. Quindi sostiene che tale accordo è fondato sul nulla.

In quel resoconto ho promesso che, ispirato a quell’articolo, avrei proposto due commenti. Il primo avrebbe riguardato i “Ci risiamo”.

Ecco rispettata la promessa: i “Ci risiamo”.

A conferma della tesi di Wolf che con gli accordi fondati sul nulla non si va lontano, ci sono i “Ci risiamo”.

Ci risiamo perché la sua analisi non ha ricevuto uno straccio di commento. Innanzitutto, non l’ha ricevuto da parte di un Governo che di quell’accordo tra Partner Europei fa un simbolo del nostro ritrovato prestigio internazionale. Poi, non l’ha ricevuto dalle “parti sociali” che devono subire i dictat del Governo. Non l’ha ricevuto dagli economisti da prima pagina che devono difendere come “scienza” una economia che ad una scienza non somiglia neanche.

Ci risiamo continuamente con le ristrutturazioni del debito delle imprese. Nessuno ne parla, ma è a tutti evidente che i sempre più numerosi processi di ristrutturazione del debito finiscono, invece che con il miglioramento della situazione debitoria, con il generare le condizioni per una catena di successiva ristrutturazioni, una più pesante dell’altra.

Ci risiamo con il problema greco. Una mega ristrutturazione che rispetta la legge delle ristrutturazioni. Ognuna crea le condizioni per la successiva più grave e più pesante.

Ci risiamo con i “no” (dalla TAV a decine di altre opere)  che sembrano l’unica forma possibile di partecipazione sociale, di democrazia sostanziale.

Ci risiamo con il richiamo retorico alla cultura che si concretizza solo nella proposta di valorizzazione del nostro passato. Per carità, passato glorioso. Ma è frustrante che nessuno creda che si possa costruire un presente altrettanto glorioso. Possibile che non si possa costruire un’altra economia, ad esempio?

Tutti questi ci risiamo chiedono a gran voce che si parli urgentemente di progetti di sviluppo alti e forti … Come proverò a fare domani.

mercoledì 7 marzo 2012

Martin Wolf, il ”Ci risiamo” e i progetti di futuro

di
Francesco Zanotti

Su Il Sole 24 Ore di oggi, un articolo di Martin Wolf.
La conclusione del suo articolo è che la BCE, fino ad ora è riuscita a far guadagnare tempo alle classi dirigenti Europee. Aggiungo io: non solo alle classi dirigenti politiche, ma anche alle finanziarie, imprenditoriali, sindacali e sociali in genere, culturali.
Ma si sta perdendo questo tempo perché la strada del rigore non porterà “al necessario riequilibrio della sua (europea) economia”. E, soprattutto non porterà a “realizzare l’auspicata combinazione di riforme, aggiustamento e pronto ritorno alla crescita” piuttosto “la strada prescelta sembra annunciare … anni di lacrime e sangue”. Si chiede Wolf  “Funzionerà?”. E si risponde “Ne dubito fortemente. Nella migliore delle ipotesi, possiamo aspettarci un percorso molto accidentato”.
Al di là della rilevanza economica, sociale e politica delle opinioni di Martin Wolf, è interessante leggere l’articolo perché racconta l’Affair del concetto di “disavanzo di bilancio strutturale di uno Stato” sul  quale è fondata la nuova intesa tra i partner Europei. Bene Wolf sostiene che il vero disavanzo strutturale è inconoscibile. Cioè: la nuova intesa che dovrà salvare l’Europa è fondata sul nulla …
E il “ci risiamo” e i “progetti di sviluppo”? Beh ... appuntamento a domani mattina per tutti gli uomini di buona volontà ansiosi di ricominciare a costruire sviluppo.

lunedì 5 marzo 2012

Investire in "cultura"


Ma, quale cultura, quale conoscenza, quale ricerca?

di
Francesco Zanotti

Il mio riferimento è un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di ieri: parte bene e finisce … così così.
Parte bene perché riferisce l’obiettivo del Sole 24 Ore che cerca di lanciare una Costituente che “riattivi il circolo virtuoso tra conoscenza, arte, tutela e occupazione”. Ma poi finisce non benissimo perché ritorna alla tentazione di ridurre il problema ad investimenti “museali”, come se di Michelangelo e Leonardo non ce ne potessero essere più.
Davvero la tentazione museale è fortissima … Allora proviamo a fare qualche passo verso un maggiore coraggio. Verso l’obiettivo di fare nascere una nuova stagione dell’umanità dove anche il vicino di casa sia un novello Leonardo. E’ questo l’obiettivo della Associazione per l’Expo della Conoscenza  (ApEC).
E’ inutile che riassuma quanto già scritto. Quanto è reperibile su questo blog: dal manifesto dell’ApEC al libretto (del quale è quasi pronta una nuova edizione). Si tratta di una nuova visione delle conoscenze, di una proposta per un’iniziativa di ricerca sociale complessiva, capace di generare direttamente sviluppo.

Solo per dare un’idea veloce di cosa possa voler dire costruire una nuova conoscenza attraverso una nuova ricerca cito qualche passo del capitolo conclusivo del libro di un fisico famoso: Roger Penrose,  intercalato da miei commenti. Il libro è: The Road to reality.

giovedì 1 marzo 2012

No TAV: il razionale non è sociale


di
Francesco Zanotti


Ci sono alcune ovvietà scientifiche e sociologiche che danno chiare indicazioni su come affrontare il conflitto permanente effettivo in Val di Susa che nessuno si perita di prendere in considerazione.

L’ovvietà scientifica: non è possibile dimostrare razionalmente, in modo indiscutibile, le posizioni pro TAV o anti TAV. Ognuna delle due posizioni è espressione di una specifica visione della società ed ha un suo senso all’interno di quella stessa visione. Ognuna delle due posizioni è fondata su di un insieme di valori e speranze che è folle schierare le une contro le altre armate. Non ci sono due alternative tra cui scegliere: vi è una nuova società da riprogettare. Sarà solo quando avremo definito socialmente i fondamenti di una nuova società che troveremo un accordo su cosa fare in Val di Susa e della Val di Susa.

L’ovvietà sociologica ...

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.