mercoledì 29 giugno 2016

Brexit non è rilevante se ..

di
Francesco Zanotti

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Immaginate 28 amici che decidono di programmare la vacanza della loro vita, come mai non avevano fatto. Una vacanza che somiglia molto ad una nuova vita. Inaspettatamente, uno dei 28 amici decide che non vuole più partecipare alla progettazione di questo viaggio. Bene, dopo un attimo di dispiacere (vi è sempre dispiacere quando un amico ci lascia) e pensando che, alla fine, era un amico un po’musone che andava forse bene per la briscola al bar, ma non per progettare il viaggio della vita, di lui ci si dimentica. E ci si butta nel progettare. E’ il progettare che permetterà, poi, di partite verso cieli nuovi e una nuova terra. Nessuno pensa di negoziare con il vecchio amico: il progettare il viaggio è troppo divertente.

Fuor di metafora, la Brexit sarà del tutto irrilevante se gli altri 27 Paesi inizieranno a progettare il loro futuro. Altrimenti subiremo lo shock di un amico che non vuole più giocare a briscola. E solo allora ci accorgeremo che il vero problema è che il bar sta chiudendo per sempre. La Brexit è il rumore di una saracinesca che si sta chiudendo su di un vecchio mondo. Se non progettiamo il viaggio verso un nuovo bar rimarremo intrappolati in quello vecchio. A rammaricarci con il vecchio amico che non vuole più giocare a briscola, ma neanche lui si accorge che il bar sta chiudendo.

lunedì 27 giugno 2016

Brexit acceleratore di autoreferenzialità

di
Francesco Zanotti

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Innanzitutto dobbiamo dire che la Brexit non c’è stata. Intendo dire che non c’è stato un Evento del tipo “sì” o “no”, bianco e nero, aut aut.
Di preciso, definito, c’è stato solo l’esito di un voto, ma a cosa questo voto porterà nei rapporti tra Ue e GB è tutto da definire. Solo per citare qualche fatto. Innanzitutto il referendum ha solo valore consultivo. Poi, la Scozia non ne ratificherà il risultato e insieme all’Irlanda del Nord, sembra aver intenzione di chiedere di entrare nella UE. Molti hanno votato “leave” solo per protesta spaventandosi dopo la vittoria e milioni di cittadini hanno chiesto di rifare il referendum. Le reazioni dell’UE sono al solito eterogenee: dall’atteggiamento punitivo della Commissione, all’atteggiamento più conciliante, guarda caso, dei tedeschi. In fine, nessuno sa come finirà il negoziato di “divorzio”. Quindi le conseguenze concrete di un evento che non è accaduto sono ad oggi imprevedibili, nel bene e nel male.
Detto questo, quasi tutti hanno capito che la vittoria del “leave” è stato la misura di un disagio profondo da diseguaglianze insopportabili e mancanza di sviluppo.
Ma, purtroppo, quasi tutti hanno risposto riproponendo se stessi, autoreferenzialmente.
I Governi riproponendo l’equazione scientificamente sbagliata: riforme istituzionali uguale sviluppo. Il nostro Premier con il solito volontarismo banale. Gli imprenditori riproponendo i fantasmi della competitività e della produttività. Le istituzioni finanziarie cercando protezioni pubbliche. Se a qualcuno pungesse vaghezza di capire la follia della chiusura autoreferenziale che ho appena descritto, potrebbe leggersi il libro che descrive il pensiero di Luhmann e la nostra proposta che trova presentato a lato di questo post.
La riflessione più profonda, è le letterariamente più brillante”, mi è sembrata quella di Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore di ieri “ … il popolo, più che fidarsi dei populisti, non sa a chi altri affidarsi e, votandoli, fa una scommessa tanto scettica quanto disperata”.
In sintesi, punta il dito sule classi dirigenti.
Ma allora dobbiamo sostituirle? No! Dobbiamo dire loro che devono sviluppare progetti alti e forti sia a livello nazionale che a livello di imprese, attori sociali, istituzioni finanziarie etc.
E, soprattutto, fornire loro le conoscenze per farlo. La loro incapacità di visione non è “ontologica”, non dipende da qualche loro carenza personale. Dipende solo dalla povertà delle loro conoscenze di riferimento. Moltiplichiamo le risorse di conoscenza nella loro disponibilità e riusciranno a generare quei progetti di sviluppo alti e forti di cui abbiamo esistenzialmente bisogno.
Il futuro è imprevedibile fino a che non ci decidiamo a costruirlo.


venerdì 24 giugno 2016

Brexit: conservazione stupida e scomposta fuga verso il passato

di
Francesco Zanotti

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Ha vinto Brexit, ma non è importante la vittoria o la sconfitta.
Il problema è che si sono scontrati una stupida voglia di conservazione e una scomposta voglia di fuga verso il passato.
Una voglia di conservazione indecente da parte di chi voleva rimanere in Europa. Sì solo voglia di conservazione di un mondo che sta perdendo di senso. Non ho letto o ascoltato di un grande progetto di cambiamento che partisse da un’Europa unita. Oggi sul Corriere (che ancora non parla della vittoria di Brexit) si vede la foto di un leader incoscientemente inconsapevole della impossibilità della conservazione: Cameron mano nella mano con una moglie che più perfetta di così non si può. Dolce coppia che cammina in un mondo che immagina si esaurisca nel cerchio di una classe dirigente presuntuosamente inconsapevole dei guai del mondo. Molti ricorderanno la triste vicenda umana dell’ultimo imperatore Romano: Romolo Augustolo nominato e travolto dai “barbari”. Invece di essere costruttore di imperi è stato inconsapevole segno della fine di un impero. Come Cameron.
Dall’altra parte una voglia di ritorno al passato che è certamente una fuga da un futuro che sembra fatto solo di minacce, mentre il passato sembra glorioso. Magari anch’esso povero, ma, almeno, glorioso. Anche da questa parte non ho sentito di un grande progetto di cambiamento fondato sull’isolarsi.
Conclusione: aspettiamoci che questo scontro di stupide voglie di conservazione e scomposte fughe verso il passato diventi sempre più grave e si diffonda.

Lo si può superare solo con un progetto di futuro alto e forte che nessuna delle due parti che si sono confrontate nel referendum inglese potrà costruire.

domenica 19 giugno 2016

Battaglie elettorali senza senso

di
Francesco Zanotti

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Il Sole 24 0re mette a confronto le proposte dei candidati sindaci di tutte le grandi città. Poiché la campagna elettorale è stata durissima, ci si dovrebbe attendere una netta contrapposizione tra i programmi dei canditati. Invece le proposte sono diverse, non opposte. E del tutto complementari.
Un solo esempio: la categoria fisco e sviluppo.
Un inciso: non è indicativo che il Sole metta insieme fisco e sviluppo?
Ad ogni modo, senza fare i nomi dei candidati perché le proposte sono del tutto generiche e le farebbe chiunque abbia un minimo di buon senso, le proposte sono:
  • aggredire gli sprechi
  • rinegoziare il debito
  • free tax zone
  • meno tasse sulle PMI
  • fisco progressivo
  • la leva del turismo
  • più risorse per i servizi
  • debito ai raggi x
  • conti in ordine
  • stop a promesse

Non sono davvero tutte complementari? E come dicevo, assolutamente generiche? Ed allora che senso ha avuto una campagna elettorale all’ultimo insulto? Che diavolo di Sindaci avremo che non sanno vedere complementarità così evidenti? 

sabato 18 giugno 2016

Vivere in riva al lago del futuro

di
Francesco Zanotti

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Chi vive sulle rive di un lago ne subisce i capricci ... quando si ritira, quando esonda ...
Noi si vive sulla sponda del futuro. Si sta lì buoni e fermi. Ma il futuro sembra molto più capriccioso di un lago. Sta strapazzando il nostro quieto vivere sempre di più …

Allora la soluzione è prendere il largo. Lasciare la riva del presente ed avere il coraggio di navigare le onde del futuro che sta su di una riva ancora avvolta dalla nebbia.

venerdì 17 giugno 2016

Alzando i toni …

di
Francesco Zanotti

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Tanto più si alzano i toni di un confronto, tanto più probabile che si trovi qualcuno che spari. E’ successo, in grande, negli anni ’70 dove l’inasprirsi del confronto sociale ha generato il terrorismo. Se esiste in nemico di classe ed è “cattivo”, anzi è la quintessenza del male, allora eliminiamolo.
E’ successo ieri in Gran Bretagna.
Soluzione. Non basta fare la predica perché non si alzino i toni. Se l’obiettivo è battere l’avversario è praticamente impossibile.

Occorre dire alla classe politica che il suo obiettivo non è vincere battaglie elettorali. E’ quello di sviluppare progetti alti e forti. Se ci si mette nell’ottica della progettualità, le differenti opinioni sono ricchezze da portare a sintesi, non nemici da ostracizzare.

domenica 12 giugno 2016

Non c’è vittoria, non c’è sconfitta …

di
Francesco Zanotti

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Se non ha senso in una campagna elettorale parlare di vittoria e sconfitta, tantomeno ha senso parlare di vittoria e sconfitta in una guerra.
Oggi sembra che l’ISIS stia perdendo. Ma i vincitori non sembrano meglio. Roberto Bongiorni sul Sole 24 Ore di oggi rivela che dalla offensiva finale per la conquista di Falluja sono state tenute fuori le milizie sciite per evitare rappresaglie verso la comunità sunnita. Poi rivela che queste milizie sciite non sono proprio fatte da stinchi di santo perché si sono già macchiate di crimini efferati verso i civili in fuga.
Allora la conclusione è che gli anti-ISIS potranno anche essere sconfitti. Ma i vincitori celebreranno la vittoria su cumuli di macerie fisiche e umane che hanno essi stessi creato. Si combatteranno tra di loro e la rabbia degli sconfitti troverà modo di esprimersi altrove nutrendosi della rabbia di legioni di sconfitti da una società primitiva come quella industriale.
Dopo tutto, anche i vincitori della seconda guerra mondiale (i Paesi più “avanzati” del mondo) si sono buttati in una lotta tra di loro che poteva diventare esiziale per tutto il cenere umano. Poteva essere uno spargimento di sale nucleare su tutta la Terra perché non produca più vita e conoscenza.

venerdì 10 giugno 2016

Decisionismo, mediazione, progettualità e guittismo

di
Francesco Zanotti
Presidente ApEC

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Credo che nessuno possa contestare il fatto che la nostra società sta diventando sempre più complessa. Il che significa sempre più attori, individuali e collettivi, con desiderio e risorse per diventare protagonisti della costruzione del futuro.
Come gestire questa complessità?
Se lo si fa con il decisionismo non si cava un ragno dal buco. Si può cercare di imbrigliare tutti coloro che hanno voglia di diventare protagonisti del futuro con il primitivo strumento de “la maggioranza ha ragione”. Ma si riescono a prendere solo decisioni su materie irrilevanti (le riforme istituzionali) o decisioni ideologiche (il Jobs Act). E, poi, chi ha perso cercherà la rivincita in una rincorsa senza fine a cambiare quello che l’avversario politico ha cambiato.
Se si usa la mediazione non la si finisce mai … Ma anche col decisionismo non la si finisce mai. Si riesce a prendere decisioni, ma che poi vengono continuamente rimesse in discussione dell’alternarsi inevitabile dei vincitori delle diverse tornate elettorali.
Rimane la progettualità sociale che è il miglior modo per avere grandi idee e realizzarli.
Purtroppo manca una classe dirigente capace di guidare processi di progettualità sociale, per riuscirci occorre rinunciare a ogni forma di guittismo a cui non riesce a rinunciare chi ricerca palcoscenici, battute e sceneggiate.


martedì 7 giugno 2016

Perché si vuole vincere alle elezioni?

di
Francesco Zanotti

Vi siete mai chiesti perché si pensa sia importante vincere alle elezioni? La risposta è molto triste.
Per descrivere questa tristezza torniamo alle elezioni politiche del 1948. Allora si confrontavano sostanzialmente due parti che rappresentavano due visioni del mondo contrapposte. Chi parteggiava per una giudicava drammatica l’altra. Forse è stata davvero una battaglia per la libertà. Dove, però, anche in questo caso, la vittoria della libertà ha messo all’angolo le ragioni dell’altra. In ogni caso si è trattata di una battaglia tra giganti. Giganti erano i contendenti a livello mondiale (USA e URSS), giganti erano i protagonisti a livello locale (De Gasperi e Togliatti). Uomini giganti per cultura e storia, per “virtute e canoscenza”.
Allora arriviamo ad oggi. Non vi è nessuna libertà in pericolo e i programmi sono poco più che elenchi di cose da fare che è difficile distinguere gli uni dagli altri. I protagonisti sono persone degne o ragazzi volenterosi, ma nessun gigante in “virtute e canoscenza”.
Non vi è nessuna ragione forte per scegliere gli uni agli altri.
Ma se sono grigi e vogliono quasi le stesse cose perché vogliono vincere gli uni sugli altri? Non ce ne dovrebbe essere alcuna ragione.
Invece le ragioni ci sono e sono queste ad essere ragione di tristezza. Si millanta una ingenua diversità etica che è solo inconsapevolezza della complessità. Si desidera la ribalta per insicurezze personali. Ingenuità e guittismo, qualche volta mischiati solo le ragioni. Ragioni tristi appunto.

Guittismo … vi siete mai chiesti quanti membri dell’attuale Governo abbiano calcato in qualche modo le scene? Tv, cinema ... per quanto ne so io, almeno tre …

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.