venerdì 29 novembre 2013

E’ ovvio che …

di
Francesco Zanotti


E’ ovvio che Matteo Renzi diverrà segretario del Pd.
E’ ovvio che Berlusconi verrà sottoposto (in carcere o no) a misure cautelari.
E’ ovvio che il Governo Letta non durerà.
E’ ovvio che il livello di conflittualità politica crescerà.
E’ ovvio che Napolitano si dimetterà.
E’ ovvio che nessuna di queste cose avrà alcun effetto sulla crisi che stiamo vivendo. Come non vi sarebbe nessun effetto se tutte queste cose non accadessero. La crisi procederà sempre più speditamente verso il baratro fino a che non si avvierà una nuova stagione di progettualità economica e sociale grazie alla diffusione di nuove risorse cognitive.


mercoledì 27 novembre 2013

Fare scienza ... fare politica … combattere contro i fantasmi della mente

di
Francesco Zanotti


Qualche citazione … per scoprire che le attuali battaglie politiche sono battaglie per affermare, difendere fantasmi.
 “L’immagine tradizionale della scienza come sistema di conoscenze che evolve mediante un processo di interazione tra teoria ed esperienza … è in definitiva poco corrispondente ai dati di fatto e sostanzialmente fuorviante …
E’ spesso impossibile fare osservazioni senza poter contare su un dato paradigma concettuale.” Il testo è di Franco Soldani in “Le relazioni virtuose”, II Volume, pag. 633.

Se questo vale per la scienza, che si occupa della parte hard del mondo, a maggior ragione vale per la politica.
Parafrasando … Caro politico quando ti sembra di vedere la realtà del mondo, vedi invece, te stesso proiettato nel mondo. Quello che le tue risorse cognitive ti permettono di immaginare.
Cari Politici non ha senso che litighiate perché non avete né ragione, né torto. Avere solo sistemi cognitivi diversi che vi fanno immaginare mondi futuri diversi. E, per di più, sono sistemi cognitivi poveri che vi fanno combattere per mondi futuri poveri.

Signori politici dovete acquisire nuove risorse cognitive insieme per progettare insieme una nuova economia ed una nuova società.

sabato 23 novembre 2013

Guardiamoci da chi …

di
Francesco Zanotti


… vuol farsi eleggere. Eleggiamo coloro che sanno che il governare è un servizio pesante. Che non amano l’uomo solo al comando. Coloro che non hanno la risposta sempre pronta, ma il silenzio come prima reazione. Che se ne andrebbero appena si accorgessero che non tutti sono d’accordo con loro. Eleggiamo coloro che non usano mai le parole: battaglia e lotta. Che non vogliono vincere contro nessuno perché sanno che combattere qualcuno significa combattere contro la sua parte di ragione, esorcizzare la sua profezia, escludere il suo amore. Non eleggiamo coloro che saltellano sui palchi. 

mercoledì 20 novembre 2013

E’ sciocco parlare di sfide

di
Francesco Zanotti

Letta accetta la sfida di Renzi” si legge in prima pagina sul Corriere.



Ma che senso ha che Renzi e Letta si sfidino? Sarebbe meglio si mettessero insieme a progettare una nuova economia ed una nuova società. Ma, purtroppo, non hanno le risorse cognitive per farlo. E sono costretti a contrapporre banalità a banalità per prendere il bastone del comando. Diranno che lo fanno per il Paese. Ma, pensateci bene, cosa significa contrapporsi? Che uno ritiene di essere meglio dell’altro. Forse anche di più: che l’altro è un pericolo. E chiede di essere votato proprio perché è il Migliore. Sarebbe meglio finirla con la considerare il fare politica come il mettere al bando i cattivi. Per coloro che sono contenti di essersi liberati di Berlusconi … Sì veramente la sua stagione politica è finta. Ma non la stagione del contrapporsi, dell’individuare il nemico, che era la sua filosofia dominante. Essa continua nello stesso modo, con la stessa sciocca intensità.

martedì 19 novembre 2013

Si divideranno tutti

di
Francesco Zanotti


Ci ritorno su perché mi sembra troppo grossa. Si pensa che un sistema elettorale che costringa tante diversità a stare insieme per vincere le elezioni aumenti la governabilità. E’ una stupidaggine sistemica. Le differenze che il voler vincere una campagna elettorale contro un nemico (una battaglia elettorale a due è per forza “contro”) sopiscono, ricompaiono immediatamente dopo. Si vince (forse!) perché una legge maggioritaria pura non si riesce a fare. E meno male, ma non governa.

Lo dimostrano i fatti. Scelta civica si è diviso, il PDL pure. Il M5S lo farà, così come il PD. Che fare? E’ necessario superare la democrazia rappresentativa ed inaugurare una democrazia progettuale. E come? Ne abbiamo parlato in molti post. Ma per ora basterebbe fermarsi a riconoscere la stupidità del tenere insieme diversità per decreto.

sabato 16 novembre 2013

Tavolo Giovani e lavoro per Expo 2015: non ci stiamo!

di
Francesco Zanotti


L’Associazione per l’Expo della Conoscenza è stata invitata a partecipare al “Tavolo Giovani e lavoro per Expo 2015”. Ma … ci sono molti “ma”.
Il primo riguarda la stranezza di essere invitati a un Tavolo giovani a presentare un progetto che nasce da una realtà accademica e professionale più complessa che non il “mitologico” gruppo di giovani con la richiesta: fatelo presentare, però, a uno che ha meno di 40 anni. Ok ... vi mandiamo un giovane socio della nostra Associazione: anche due, tre …
Ma poi: quanto tempo hanno i nostri giovani per presentare il progetto? Ah un minuto … sapete si parte alle 17 e 30 e ci sono  più di “50 Start-up idee innovative” già confermate …
Un minuto per presentare un Progetto frutto di anni di riflessioni di una Comunità di eccellenze professionali ed accademiche. Un minuto per presentare l’unico progetto che si fonda sulla conoscenza in un Paese che urla al mondo che la sua forza è la “Cultura”.

Un minuto … significa che è più importante il numero di coloro che parleranno per un minuto che quello che hanno da dire … Ci spiace, ma non ci stiamo.
E crediamo che il dissenso sia un contributo fondamentale per “rompere” l’indifferenza complessiva dell’Expo 2015 verso la conoscenza, in nome delle folle e dei muri.

giovedì 14 novembre 2013

Perché sempre l’anno prossimo?

di
Francesco Zanotti


Le previsioni sull'economia italiana, la dinamica del PIL: per quest’anno siamo ancora in recessione, ma l’anno prossimo … se guardate ad un piano di ristrutturazione del debito di una impresa: oggi siamo nei guai, ma gli anni prossimi …
Sempre e solo l’anno prossimo o quello dopo ancora. Previsioni assolutamente insensate, scientificamente povere.

Già il Leopardi sapeva che quella dell’anno prossimo è una finzione…
Venditore
Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere
Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore
Si signore.
Passeggere
Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore
Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere
Come quest’anno passato?
Venditore
Più più assai.
Passeggere
Come quello di là?
Venditore
Più più, illustrissimo.
Passeggere
Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore
Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere
Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore
Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere
A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore
Io? non saprei.
Passeggere
Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore

No in verità, illustrissimo.

martedì 12 novembre 2013

I partiti che si spaccano …

di
Francesco Zanotti


Sembra una stranezza, ma è solo normalità sistemica. Se si continua a pensare che un sistema complesso (un Paese) sia governabile solo con un uomo solo al Comando che abbia i poteri per decidere, allora è inevitabile che i partiti si spacchino.
Devo dire meglio. Per vincere le elezioni, quando il sistema elettorale costringe a riunirsi in due gruppi contrapposti, occorre mettere insieme tante diversità. Più tecnicamente: sistemi cognitivi diversi. Essi trovano un programma-compromesso che, inevitabilmente, non può che essere fatto di slogan, di obiettivi retorici, con l’occhio (tutte e due gli occhi) in realtà, alla mediaticità. Ora, queste diversità stanno insieme perché esiste il comune obiettivo della vittoria. Ma quando emerge la vittoria (o la sconfitta) riemergono, insieme, anche le differenze tra sistemi cognitivi. Ci si divide sulle cosa da fare. Le differenze devono essere accentuate per vincere la competizione all'interno dei due schieramenti. E si genera la rottura di schieramenti che riescono a rimanere uniti solo durante la competizione elettorale. Un’ultima chicca: guardate che non ha senso il fondamento di questa idea di governabilità. Non ha senso il parlare di decisioni da attuare. Non c’è nulla da decidere: qui occorre costruire progetti di futuro. Scrivere la storia del futuro che vogliamo. E lo scrivere una storia insieme produce capolavori solo se si nutre di diversità (di sistemi cognitivi diversi) che reciprocamente si arricchiscono.


domenica 10 novembre 2013

Il pensare “metrico” …

di
Francesco Zanotti


Non è un post consueto, ma il pensiero di una domenica … stranamente luminosa per essere novembre.
Noi occidentali siano quasi prigionieri di un pensare metrico. Un pensare per numeri. L’apoteosi è utilizzo del computer per simulare, attraverso la riduzione alla metricità, tutto.
Ma non è l’unico modo di pensare. Esiste anche il pensare topologico. Che si combina benissimo col pensare quantistico. Questi due pensieri ci liberano dalla tirannia del tempo, dell’equilibrio, dei paradossi di un infinito che rifiuta in tutti i modi (ci riempie di paradossi) di farsi ridurre ad un numero, sia pur speciale.
Ci rivelano l’assurdità di pensare di superare il pensiero umano aumentando la capacità di calcolo…
Ci permettono di vedere il mondo intorno ai noi come generatore di Segni del Tempo Futuro.
Il pensiero dell’imprenditore, capace di trasformare i Segni del Tempo Futuro in un futuro concreto, è topologico-quantistico.

Il pensiero delle nostre classi dirigenti è di una metricità strumentale banale. Lo spettro di numeri che sa maneggiare è ridotto ai decimali intorno a pochi numeri naturali.

venerdì 8 novembre 2013

Twitter & C.

di
Francesco Zanotti

Una piccola previsione perché ne rimanga traccia … Il processo di sviluppo (finanziamenti, quotazioni, tentativi di generare cassa) dei  social network mi ricorda molto quello delle prima New-economy: il crescere di una bolla dietro promesse di guadagni che non arriveranno mai. A quando lo scoppio? Potrebbe anche essere mai. Dipende dalla qualità del Progetto Strategico che hanno sviluppato.. Poiché, però, non se ne vede traccia  …

martedì 5 novembre 2013

Il caso Cancellieri

di
Francesco Zanotti


Non prendo posizione sui suoi comportamenti: non ne so abbastanza.
Non so se di debba o meno dimettere. Per decidere in proposito bisognerebbe sapere se chi la sostituirà è più meritevole per non rischiare di cadere dalla padella nella brace
Rilevo solo un paio di ”sociologicità”.
Ambedue tristi.
La prima è che viviamo in una società nella quale non è permesso dire: ho sbagliato. Tutti grandi uomini e donne che non riescono a dire: ho sbagliato. Più che di tristezza, si tratta di stupidità.
La seconda è il fatto che tutti hanno rilevato, ma che cito per aggiungervi una connotazione. Il fatto è questo: l’attuale classe dirigente è espressa da una rete amica e parentale che sconcerta. La nuova connotazione: perché questo non si perpetui non servono anatemi o esortazioni retoriche. Occorre iniziare a costruire gruppi che propongono il valore della conoscenza e non della relazionalità. E rivelino che una classe dirigente impegnata a mantenere la rete amicale e parentale, è una classe dirigente ignorante. Chi ha tempo per studiare tra feste festini, vacanze VIP, comparsate urlanti in Tv e twittate banali?

Io desidererei una classe dirigente allegra ed austera. Voglio una classe dirigente di Maestri e non di poveracci che devono coltivare il mito di una infallibilità colma di ignoranza.

sabato 2 novembre 2013

Una Europa progettuale e non “segreta”!

di
Francesco Zanotti



Sembra che l’alternativa sia tra un’Europa di populisti primitivi e una burocrazia ottusa. Bella prospettiva.
A noi serve un’Europa progettuale, capace di costruire un Progetto di Sviluppo dell’Europa a servizio della Comunità mondiale. Come fare? Diffondere tra le classi dirigenti nuove risorse cognitive che permettano loro di stimolare un processo sociale di definizione di un comune e solidale Progetto di Sviluppo.
Infatti se a populisti primitivi e burocrati ottusi aggiungiamo politici ignoranti, è la fine.

E la segretezza? Il desiderio di segretezza è la misura di quanto siamo lontani da una voglia progettuale sociale e solidale. Se io devo coinvolgere tutto il mondo in un grande progetto di sviluppo dell’umanità che senso ha che non mi voglia fare intercettare? Fatelo pure e diffondete pure tutto. Il segreto è l’esatto opposto della progettualità planetaria.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.