giovedì 26 novembre 2015

Lezioni di futuro dal Sole24Ore

di
Francesco Zanotti


Ogni giovedì troverete allegato al Sole 24 Ore un volumetto della serie “Lezioni di Futuro”. Ovviamente si tratta di una lodevolissima iniziativa.
Noi proveremo a dare il nostro contributo di idee, approfondimenti. Niente di sistematico, ma speriamo quasi tutto di intrigante.
Forse qualche commento avrà la parvenza della critica. Ma è colpa del male della mia generazione. Siamo stati contagiati dal virus della contestazione: capiteci e perdonateci. E non buttate le idee perché sono appesantite dal sapore della critica.

Innanzitutto un commento generale sulla collana: io propongo di cambiare in molti casi la forma comune dei sottotitoli: “come funziona”. Per molti tipi di sistemi la metafora fondamentale non dovrebbe essere il “funzionamento”, ma l’ “evoluzione”. Ad esempio: “come funzionano i geni” andrebbe sostituito con “come evolve il sistema dei geni”. Intendendo: “come evolve all’interno del corpo umano e nelle relazioni con l’ambiente esterno”.

E veniamo al primo volumetto sulla robotica. Serio e professionale, opportunamente orientato a informare esaurientemente e a de-emotivizzare il tema con ombre poco scientifiche come la “guerra tra umani e robot” spiegando la profonda differenza tra il funzionamento di una mente artificiale e la vita evolutiva di una mente naturale.
Propongo, però, qualche tema che affronterei (magari in connessione con il tema dell’intelligenza artificiale) che non è stato affrontato, ma sarebbe necessario farlo.
Innanzitutto, penso che occorra cambiare alcune delle parole chiave in uso. Ad esempio la parola “apprendimento”. Il processo di “apprendimento” di una macchina è ben definito: si sa esattamente in cosa consista. Il processo di apprendimento di un uomo è cosa radicalmente diversa e non sappiamo esattamente in cosa consista. Allora se usiamo la stessa parola per indicare due processi che sono radicalmente diversi, certamente generiamo confusione. Io non userei la parola “apprendimento” per le macchine.

Poi credo che occorra anche riflettere sul processo decisionale. In questo caso, penso sia corretto fare il contrario. Penso sia corretto usare l’espressione “presa di decisione” per quanto riguarda un robot (più generalmente, per una macchina di Turing). Ma non penso sia corretto usarla per un essere umano. Un essere umano non prende decisioni costruisce continuamente storie e mondi. 

domenica 22 novembre 2015

Poi cominciò un nuovo giorno …

di
Francesco Zanotti


Oramai siamo certi che stiamo per assistere alla nascita di un nuovo giorno. Con tutte le promesse che la calda luce del sole rivela e rende possibili.
Il problema è come arrivare alla nuova alba.
Stiamo camminando verso est incontro al Sole?
Lo attendiamo seduti sulle rovine di società disperate, ma con in mano progetti di futuro ai quali la luce del Sole darà energia?  
Purtroppo mi sembra che noi si stia camminando verso Ovest, fuggendo la luce perché non vogliamo vedere le rovine su cui siamo seduti. Le classi dirigenti si accontentano di piccole torce elettriche che, ossessivamente, dirigono verso quei tristi e piccoli altari del passato che sono ancora in piedi. Fino a che la residua energia delle batterie si esaurirà.


giovedì 19 novembre 2015

Quali stili di vita dobbiamo difendere?

di
Francesco Zanotti

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Il nostro Presidente della Repubblica ci ha invitati a difendere il nostro stile di vita di fronte agli attacchi di coloro che vogliono privarcene.
Signore Presidente, mi permette una domanda: ma qual è quello stile di vita che dobbiamo difendere?
Quello fatto dal disagio di tutti coloro che vivono situazioni di povertà? Dal disagio esistenziale dei giovani? Dal disagio di una moltitudine di imprese che stanno fallendo? Dal disagio di tutti coloro che vengono espulsi dai processi economici? Dal disagio di una Natura che stiamo rovinando? Dai mille disagi, intensi e profondi che percorrono la nostra Società?
Come possiamo desiderare, essere motivati a difendere uno stile di vita fatto di disagi?
Certo vi è un piccolo nucleo di persone che giudicano soddisfacente il loro stile di vita. Ma, oggi, lo fanno a scapito degli altri uomini e della Natura. Lei è tra questi?
Non dobbiamo difendere alcun stile di vita, ma dobbiamo progettare una nuova società che si concretizza in nuovi stili di vita.

Non dobbiamo nulla da difendere, ma tutto da progettare.

mercoledì 18 novembre 2015

Post “difficile” per tempi non “facili”

di
Francesco Zanotti

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Non voglio né fare una sintesi né una esegesi del libro di Massimo Cacciari “Il potere che frena”. Mi riservo di farlo perché il libretto (non è grande) mi sembra importante: pubblicato nel 2013, mi sembra molto rilevante per comprendere quanto sta accadendo a noi umani di questa fine 2015 in bilico sul baratro di una ennesima guerra che ci illudiamo essere risolutiva.
Cito solo un paio di frasi: “Il potere mondano non può pretendere autentica auctoritas. Può reggere, forse, nel senso più ‘laico' del termine rex, ma non condurre, non imperare verso ultimi fini. Tale profezia (ndt: contenuta della lettera ai Tessalonicesi attribuita a Paolo) rende, d’ora in poi, impossibile a un qualsiasi Stato di ’stare in pace’.”.
Oggi i nostri Governanti hanno come obiettivo fondamentale il potere. Nessuno ambisce (e per sua fortuna, altrimenti si coprirebbe di ridicolo) alla auctoritas. Questo significa che auto-dichiarano di non essere in grado di guidare una umanità in cammino. Cercano di stabilizzare (fare stare in pace). Ma questo non è possibile perché l’umanità vive solo in cammino. Cercare di fermare una umanità naturalmente in cammino significa generare guerre.
Post difficile che pone forse solo domande. Forse non concreto quando si spara?
Sì, volutamente non concreto. Perché la concretezza (decisionismo se si vuole) può oggi essere solo superficialità. Quella concretezza superficiale che riempie le tombe di vite stroncate dalla violenza di concretezze avverse.


domenica 15 novembre 2015

Ancora Parigi, 13 novembre 2015. Religione e ragione

di
Francesco Zanotti

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La forza vitale del popolo dei credenti” è il titolo dell’articolo di S.E. Bruno Forte sul Sole 24 Ore di oggi. “La trappola jihadistae il valore della ragione” quello di Alain Touraine.
Vella pena di parlarne.
Proviamo a generalizzare il messaggio dell’Arcivescovo di Chieti e Vasto: la forza del popolo di tutti i credenti. Credo che una ricchezza che occorre ridonare al mondo è la forza di tutti i credenti, insieme. Oggi sono separati da autoreferenzialità cognitive, ma uniti dalla profondità del sentimento religioso. Uniti anche dalla storia. Abramo è padre comune delle tre grandi religioni monotetistiche i cui figli più primitivi di tutte le tre parti stoltamente si combattono.
Quale potrebbe essere il contributo di tutti i credenti? Uno molto semplice: preferisco esser ucciso che uccidere. Soprattutto se sono riuscito a cantare e vivere ogni giorno il servizio ai fratelli.

E veniamo ad Alain Touraine che vede nelle religioni uno dei nemici da battere. Soprattutto nei loro richiami a dimensioni escatologiche che egli definisce: apocalittiche, ispirate, fanatiche.
Ovvio che molti figli primitivi di religioni (che sono “ontologicamente” orientate ogni giorno e nel concreto alla escatologia) siano scaduti nell’apocalittico e nel fanatico.
Ma la primitività cognitiva di alcuni non può essere presa a misura di un popolo che ama la pace fino al martirio. Ed ha dimostrato (Gandhi in testa, se ci fosse bisogno di un esempio) che la somma dei morti per costruire la pace è sempre stato molto minore della somma dei morti che ogni guerra genera. Preferire essere uccisi che uccidere è una soluzione anche ottimizzante, oltre che umanizzante. Ah certo l’uso di una forza che si definisce legale dopo la seconda guerra mondiale non ha certo costruito la pace.

Ma veniamo a cosa contrappone Alain Tourain alla forza dei credenti.

sabato 14 novembre 2015

Parigi, 13 novembre 2015

di
Francesco Zanotti

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E’ vero, come dice Pierluigi Battista sul Corriere di oggi: dovevano capire che non era possibile stare tranquilli. E’ vero che si tratta di una barbarie, come dicono tutti. E’ vero che ci dobbiamo difendere come ha detto il Presidente Hollande.
Ma, soprattutto, dobbiamo capire cosa sta succedendo.
E oggi non abbiamo gli strumenti per farlo.  Lo dice (“papale papale”, è proprio il caso di dire)  Papa Francesco nella sua Laudato sì: “Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi”. Non abbiamo gli strumenti e non lo ammettiamo.
Con questo blog noi cerchiamo di camminare nella direzione della ricerca di nuovi strumenti di lettura da anni. Di molti risultati parliamo in questo blog. Affermiamo che questa è la strada da percorrere perché il comprendere, poi, porta al progettare: cieli nuovi e una nuova terra.
Ma oggi mi viene in mente un aneddoto raccontato da Don Milani (cito a memoria perché non ricordo la fonte). Aveva trovato un manifesto dove era raffigurato un uomo in piedi con un mitra che minacciosamente puntava la testa di un uomo inginocchiato davanti a lui.  Allora l’aveva mostrato ai sui ragazzi dicendo: io non so chi sia l’uomo col mira, non so chi sia quello in ginocchio, non conosco le ragioni e i torti. Ma io sto dalla parte di chi sta per essere ucciso da un altro uomo. Chiunque siano l’uno e l’altro. Ecco credo che questa sia la scelta da adottare. Sempre. 
Chi colpisce è nel torto. Anche quando siamo noi a colpire.


venerdì 13 novembre 2015

Voglio essere un “tuttologo”

di
Francesco Zanotti

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Alla maniera di un uomo del Rinascimento. Non ci sono ovviamente ancora riuscito, ma credo sia un dovere provarci. E’ indispensabile rompere gli isolamenti autoreferenziali delle specializzazioni che creano classi dirigenti che ignorano. E che, invece che avviare un processo di “emergenza” di una nuova società, cercano di sistemare i singoli pezzi che vedono e capiscono. Ovviamente non riuscendoci.
Fare esempi … ce ne sono troppi. E diversificatissimi. Proviamo solo qualche accenno.
Perché i dibattiti politici non tengono conto dei risultati acquisiti dalla teoria dei sistemi? La pianteremmo di cercare i semplificare il quadro politico che ottiene l’unico risultato di spezzettarlo di più. E scopriremmo che il compito di una classe dirigente.
Perché i manager che si occupano di sistemi umani (le imprese), non conoscono le scienze che si occupano di sistemi umani?
Perché la medicina tende ancora alla specializzazione spinta, mentre il corpo umano ha una sua identità complessiva che dà senso ad ogni sua parte?
Di contro esistono nobili tentativi di riunificazione in uno schema di sintesi. Come Il programma di Langland in matematica.

Non si tratta, però, di costruire teorie del tutto o di trovare metafore semplificanti come la macchina o il computer. Si tratta di conoscere e riconoscere la conoscenza e l’esperienza dell’altro per costruire un “noi” che costituisca il significato etico ed estetico di ogni “io”.

martedì 10 novembre 2015

Vincere e vinceremo!

di
Francesco Zanotti

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Renzi snobba la sinistra dicendo che non abbiamo bisogno di una “Sinistra di testimonianza”, ma di una sinistra che vinca. A destra si dice esattamente la stessa cosa: l’importante è vincere. Non diversamente, il movimento di Grillo.
Ovviamente ognuno dice che vuole vincere così il mondo andrà meglio.
Vincere insomma è il motto di tutti. Anche nell’economia. In questo caso si parla solo della battaglia (la competizione), ma, ovviamente con il desiderio di vincerla.
Nessuno si azzarda ad aggiungere “ … e vinceremo”. Ma non fa differenza.
Io non voglio vincere. E cerco di dire in compagnia di chi sono.
Cominciamo da Thant Myint-U, nipote di uno storico segretario Generale dell’ONU: U Thant.
Parlando delle elezioni in Birmania (Corriere della Sera di Lunedì 9 novembre) osserva semplicemente che le elezioni dividono creando vincitori e vinti. Aggiungo io: e chi perde avrà come unico obiettivo la rivincita, a qualunque costo. Ovviamente in nome del bene comune.
E poi se risaliamo nella storia, troviamo che coloro che hanno veramente vinto non hanno combattuto, ma hanno amato e servito. Forse non servono i nomi. Ognuno ha nel cuore la figura di un uomo o una donna che mai si è posto l’obiettivo di vincere. E che per questo ha guadagnato l’onore eterno degli altari: religiosi o laici che siano.
Voglio aggiungere una categoria di persone che sembrerebbero lontani dalla gratuità: gli imprenditori. Bene i veri grandi imprenditori mai hanno avuto in testa battaglie e vittorie, ma grandi idee. Ed hanno combattuto, per realizzarle soprattutto contro se stessi.
Poi, concludo: io non sono mai stato di sinistra. In realtà non sono mai riuscito ad essere “di parte”. Ma se vi fosse davvero una sinistra (ma anche un destra, allora) davvero solo di testimonianza, allora mi iscriverei.


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.