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lunedì 5 settembre 2016

Il movimento cinque stelle: contestare impedisce di governare

di
Francesco Zanotti

Tuti i movimenti di contestazione raccolgono nei momenti di crisi grandi consensi. E lo fanno tanto più quanto più la contestazione è fondata, colorata e urlata. La ragione è che la contestazione accomuna persone e gruppi anche estremamente diversi, accumunati dal contrapporsi all’esistente. Quando il “nemico” è vinto, la diversità affiora fino al conflitto tra vincitori. Anche Russia, USA e Gran Bretagna di trovarono alleate contro la Germania, salvo poi contrapporsi duramente e subito dopo la vittoria, fino a rischiare una catastrofe nucleare
La selezione della classe dirigente, poi, è fatta in termini di capacità di contestare. Quando questa classe dirigente si trova al Governo dimostra quanto è vera la massima: per un martello il mondo è fatto di chiodi. Per loro fare politica è contestare non progettare. E così finiscono per contestarsi tra di loro.
Sarebbe possibile dare una interpretazione più profonda del perché la protesta non può fare nascere la proposta, usando la teoria dei sistemi autopoietici, ma forse un blog non è il luogo per farlo.


lunedì 18 maggio 2015

L’unico interesse è costruire insieme un Progetto di Sviluppo

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per progetto insieme

Angelo Panebianco sul Corriere di oggi ci spiega che nella situazione attuale di conflitto generalizzato non si riesce a capire bene da che parte stare. E neanche bene quali siano i nostri interessi da difendere.
L’analisi è convincente, anche perché è a tutti evidente che il nemico di ieri diventa troppo spesso l’amico (inconfessabile) di oggi. Ad esempio, Assad.
Ma il Prof. Panebianco, però, la soluzione non la propone.
Egli indica solo due obiettivi (certo irrinunciabili) da perseguire: evitare una nuova Shoah e proteggere le minoranze cristiane.
Ma, innanzitutto, ve ne solo altri altrettanto importanti.  E di “costruzione, non di “impedimento”. Ad esempio, lo sviluppo dei Paese del Medio Oriente e dell’Africa.
E, poi, il problema è come fare.
Se si pensa ad obiettivi di impedimento, di contenimento, l’unica soluzione che viene alla mente è costituita dalle armi. Soluzione che, però, non ha mai funzionato.
Se si allarga l’orizzonte, emerge una soluzione: costruire tutti insieme un grande Progetto di Sviluppo. Un grande progetto di sviluppo che parte dai Paesi del Mediterraneo e si irradia verso l’Africa e il Medio Oriente.
Ma è una soluzione che richiede conoscenze e competenze che l’attuale classe dirigente non possiede.
 E allora?

Allora diamo le conoscenze e le competenze che mancano all'attuale classe dirigente. Invece di mandarle in televisione e perdere il tempo in baruffe chiozzotte, mandiamola a casa a studiare.

giovedì 23 aprile 2015

Conflitto e Parlamento del Mediterraneo

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per conflitti nel mediterraneo

Andiamo a distruggere i barconi!
Idea geniale, così non partono più. Poi (sempre poi e mai prima) ci occuperemo del loro sviluppo.
Ovviamente questa “strategia” funziona solo se le nostre controparti non reagiscono. Ma lo faranno. Si inventeranno certamente qualche contro mossa che ci sorprenderà e che ci costringerà ad aumentare il livello del conflitto. L’ipotesi di tutte le guerre lampo (anche se mascherate da azioni i polizia) è che il “nemico”, avendo ricevuto un pugno molto forte, si calmi e rinunci a tutto. Non è mai accaduto e non accadrà mai.
Dunque, oramai … lasciatemi sottolineare questo “oramai”. Guardiamo in faccia alle classi dirigenti e rinfacciamo loro che siamo all'oramai. Che è qualcosa di ineluttabilmente negativo che ci ricade addosso a causa della loro incapacità di analisi e progetto …Cioè a causa del fatto che non dispongono delle risorse cognitive per comprendere la situazione complessiva e per immaginare strategie per trasformarla in sviluppo. Rinfacciamo alle classi dirigenti la loro profonda ignoranza.

Oramai, dicevo, a qualche azione di polizia saremo costretti. Ed a subire le reazioni conseguenti, anche perché tutto questo accade in una guerra complessiva che si sta scatenando tra sciiti e sunniti, noi stando a guardare.

Ma non fermiamoci alla polizia. Aggiungiamo civiltà.
Chiediamo a tutti i Paesi del Mediterraneo di costruire insieme un grande progetto di sviluppo. Aggiungiamo la civiltà del progetto. Esiste anche l’Attore che può avviare e portare avanti questa nuova progettualità di popoli. E’ il Parlamento del Mediterraneo.
E partiamo dall'ipotesi che noi per prima abbiamo bisogno di progettare un nuovo sviluppo. E non possiamo farlo da soli perché siamo cognitivamente bloccato da una visione del mondo troppo antica e parziale.


sabato 17 agosto 2013

Egitto, Mediterraneo, Italia e Territori

di
Francesco Zanotti

Al di là delle differenze in gravità (in Egitto ci si spara addosso, nei nostri territori, no), il problema è sistemicamente lo stesso. Come lo è la soluzione.
Il problema è velocemente descrivibile: i sistemi in crisi (Egitto, Italia, Mediterraneo, Territori) sono sistemi dove le risorse cognitive disponibili sono inadeguate, spezzettate ed ideologiche. La tendenza è verso una crescita di inadeguatezza, spezzettamento e di ideologizzazione. L’inadeguatezza porta a non riuscire a vedere i problemi del presente e le potenzialità del futuro. Lo spezzettamento rende ancora più inadeguate le risorse cognitive. L’ideologizzazione genera conflitti.
Che fare?
Anche la soluzione è velocemente descrivibile: occorre che le classi dirigenti (ai diversi livelli sistemici: Egitto, Mediterraneo, Italia, Territori) attivino processi di progettualità sociale. Non definiscano programmi, ma attivino processi che generino programmi condivisi, anzi: emozionanti. Programmi che siano considerati da tutti coloro che partecipino a realizzarli la vera occasione di auto realizzazione personale.
Occorre che facciano questo, ma rendendo disponibili nuove risorse cognitive. Perché attivare progettualità senza partire da nuove risorse cognitive crea solo un’altra occasione di conflitto.

Ma che cosa sono le risorse cognitive? Mi spiego in un caso concreto. Prendiamo il Parlamento del Mediterraneo potrebbe essere l’Attore legittimato ad avviare una azione di progettualità sociale che produca un Master Plan per lo sviluppo del Mediterraneo. Cosa sarebbe in questo caso la nuova risorsa cognitiva da rendere disponibile? La risposta è semplice: un modello che indichi quali sono i contenuti di un Master Plan. Se non si distribuisse questa risorsa, si rischierebbe che ognuno dei Partecipanti (in questo caso Parlamentari di tutti i Parlamenti degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo e non solo) partisse da un suo modello (spesso inconscio) di Master Plan che sarebbe per forza di cose inadeguato perché parziale. Ma non di meno ideologico. Ed, allora, la progettualità degenererebbe in conflitto.
Io credo che questa sia la soluzione sistemicamente comune a tutte le situazioni di conflitto e crisi esistenti.
Ora provate a confrontarle con le dichiarazioni dei tre principali Leader europei per quanto riguarda la situazione in Egitto. La fonte è il Sole24Ore di oggi.
Enrico Letta: “La crisi ha oramai passato il limite: fermare la repressione.”. Domanda: come? Interviene l’Europa autonominandosi polizia internazionale, va in Egitto e molla “schiaffoni” a tutti?
Angela Merkel: “La Germania riesaminerà i propri rapporti con l’Egitto”. Cioè: li lasciamo solo? Usiamo sanzioni punitive?
Francois Hollande: “Il Paese deve ritrovare al più presto la vis democratica”. E se non lo fa? Gli diciamo che sono cattivi e la imponiamo con la forza? Poi occorre dire quale democrazia. Se è quella rappresentativa è peggiore del male perchè ufficializza il conflitto. Occorrerebbe una democrazia progettuale. Proprio come quella che ho proposto.



domenica 26 maggio 2013

Il cervello: la nostra “arma” migliore …

di
Francesco Zanotti



Oggi tutti sembrano sostenere questa tesi … ma con una superficialità che fa paura. Non si indica come usare quest’arma. Anzi la si mitizza e, quindi, la si rende inutile.
Ragazzi, il cervello, la mente (ecco cominciamo a dire che già su questa distinzione ci si perde) costruiscono e operano attraverso risorse cognitive. Se le persone non rinnovano continuamente il proprio patrimonio di risorse cognitive, questo tende a cristallizzarsi. Ed allora le persone ripetono sempre la stessa cantilena come un disco rotto. E rotto tanti anni fa perché quella cantilena racconta di mondi oramai impossibili.
Il problema complessivo (la crisi che oggi viviamo) è frutto di una classe dirigente che non cambia il proprio patrimonio di risorse cognitive da decenni. Quali sono le risorse cognitive che usa? La prima è la visione classica del mondo che si concentra in due avverbi: ”logicamente” e “oggettivamente”. Essa costringe ad un pensiero sempre ideologico e conflittuale. La seconda è la narrazione del “mercato” come competizione. E costringe a strategia di competitività che hanno come unico risultato la conservazione.
Signori dite che non ci sono idee e, contemporaneamente, che il cervello è la nostra arma più rilevante. Sembrano in contraddizione. Ma non lo sono. Non ci sono idee (soprattutto grandi idee, grandi narrazioni) perché le classi dirigenti non fanno evolvere le loro risorse cognitive da decenni. E, quindi, ripetono solo loro stesse. Volete cambiare il mondo? Non cambiate classi dirigenti. Cambiate il patrimonio cognitivo delle classi dirigenti.


martedì 5 marzo 2013

Evitiamo la delusione e il conflitto


di
Francesco Zanotti



Di storie come quella di Bebbe Grillo ne sono nate tante. E tutte hanno avuto o stanno avendo la stessa fine. O delusione e disillusione o il conflitto. Oppure tutte e tre. Cito la mia esperienza in quel movimento che si chiamava Vivere Milano. Cito la nuova esperienza di Italiacamp.
Le ragioni sono “sistemiche”. Sono movimenti che nascono da un grande slancio ideale. Ma questo slancio ideale non è nutrito da sufficienti risorse di conoscenza. Ed allora quando si tratta, inevitabilmente, di passare dalla protesta alla proposta, si frantumano in progetti parziali che generano conflitti e delusioni. Oppure, cercano un consenso istituzionale che non può che essere “peloso”. E il movimento finisce quando gli appoggi istituzionali vengono meno.
Non occorrerà attendere molto per vedere queste stesse dinamiche scatenarsi nel Movimento Cinque Stelle. Grillo contro Casaleggio, i gruppi parlamentari spezzarsi in sottogruppi. Ed alla fine il movimento perdere di consenso
Il fatto che ci sia di mezzo Internet non fa che ampliare ed accelerare i processi. Ma non li cambia nella sostanza.
Ecco, forse non è esatto: una differenza esiste perché, questa volta, la quantità fa qualità. Oggi si è costituito un movimento molto grande. Se lo slancio ideale si trasformerà in conflitto e delusione le conseguenze non riguarderanno solo il movimento, ma tutti noi. Sarà difficile riavviare una nuova stagione di passione ed entusiasmo per il futuro dopo una disillusione diffusa e profonda.
Allora è urgente arricchire le persone che operano nel movimento di nuove risorse di conoscenza che permettano loro di immaginare davvero un Progetto per lo Sviluppo del nostro Sistema Paese.
Non è etico lo sforzo delle altre forze politiche di ridimensionare la spinta ideale di questo movimento. Invece di combattere i giovani cinque stelle dovrebbero fornire ai loro giovani una più forte spinta ideale e nutrirla di risorse cognitive all'altezza di entusiasmo e speranze.
Soprattutto le generazioni più mature dovrebbero porsi questo obiettivo. Non devono impegnarsi a spartirsi i giovani, ma devono fornire ai giovani tutte le risorse cognitive che sono loro necessarie per superare tutti noi.
Se faranno questo (Grillo compreso) vedranno che i giovani di questo Paese si dimenticheranno di militare in sponde diverse e sapranno unirsi per costruire un vero progetto per lo sviluppo del nostro Sistema Paese.

venerdì 20 aprile 2012

Zavorra burocratica o “cognitiva”?

di
Francesco Zanotti

Lo slogan del nuovo presidente di Confindustria: “Lotta alla burocrazia per tornare a crescere”.
Certo se ci fosse meno burocrazia fosse sarebbe meglio … Ma …
Perché ci metto tanti puntini? Perché mi sembra doveroso dire una cosa dolorosa. E, quindi. … sono titubante. Non voglio che venga scambiata per la solita sparata isterica.
Comincio, allora, dall’inizio, lentamente …

Per uscire dalla crisi attuale dobbiamo riprogettare una intera società: dall’economia, alla finanza ed alla politica. E, fino a qui, credo sia difficile non essere d’accordo.
Ma quando proviamo a progettare il futuro, cosa usiamo? Oggi usiamo gli stessi modelli di lettura della realtà, linguaggi di descrizione del futuro che usavamo prima. Questi ci permettono di capire cosa non funziona, ci arrabbiamo, ci indigniamo anche, ma poi, quando proviamo a trovare “soluzioni” siamo capaci solo di cercare di aggiustare la società attuale, ma non di costruirne un’altra. Crescono insomma la rabbia e la frustrazione. E si alimentano a vicenda.
E si finisce per trovare soluzioni, anche diversissime di conservazione attraverso il conflitto.
Si finisce per delegare al “buono di turno” perché sistemi le cose: il governo dei tecnici che combatte tutti con sacrifici crescenti e destinati a crescere. Oppure per attendere l’intervento del papà: “Ora tocca all’Europa” titolava stamattina Repubblica, riportando il pensiero del Presidente della Repubblica. Uan Europa che deve generare stabilità. Oppure si scatena la caccia alle streghe: il complotto pluto-masso-giudaico di Mussolini, il governo delle multinazionali delle brigate rosse. E le invettive dei tanti e tristi Savonarola dei nostri giorni.
Nel caso delle imprese: la lotta (sempre e solo parole di conflitto) alla burocrazia.

Invece … Se provate ad aprire il sito di Repubblica trovate (una sottile ironia non voluta) una pubblicità quasi (ironicamente appunto) profetica: di occhiali.

Per costruire una nuova società e nuove imprese servono nuovi “occhiali” cognitivi e nuovi linguaggi espressivi.
In concreto, faccio un esempio solo
Al Governo servirebbero nuovi occhiali economici e sociali. Cioè: l’utilizzo di conoscenze economiche e sociali più avanzate. Se prendete il dibattito sull’articolo 18, vedrete che esso è gestito da un Governo che non ha la più pallida idea delle dinamiche di evoluzione e di relazione degli attori sociali. Ma è guidato da una filosofia vetero-riduzionista. Al Governo servirebbe un modello descrittivo complessivo della società che non ha. Voglio dire che se si vuole guidare il progettare una nuova società, non si può non sapere da cosa sono composte e come si evolvono le società. Al Governo servirebbero metodologie di progettualità sociale per aiutarci, tutti noi, a sviluppare il disegno di una nuova società, invece di bastonarci con la mistica dei sacrifici.

In sintesi, certo miglioriamo la macchina dello Stato, ma, soprattutto, liberiamoci dai vecchi occhiali e da vecchi linguaggi poveri. Ed usiamo nuovi linguaggi e linguaggi più ricchi.

martedì 20 marzo 2012

Per onorare Marco Biagi …



… “scatenare” la progettualità dei lavoratori

di
Francesco Zanotti


Dieci anni fa, era un altro mondo. Soprattutto non erano disponibili conoscenze che oggi, invece, è possibile usare.
Grazie a queste conoscenze, è possibile impostare la sfida del lavoro in termini completamente diversi.
Se qualcuno volesse veramente onorare la memoria di Marco Biagi, non dovrebbe rifiutarsi di usare le nuove conoscenze disponibili per andare oltre quello che egli ha pensato e proposto.

Le nuove conoscenze riguardano la sistemica.
Essa ci porta a ritenere che, in termini generali, non è vero che per perseguire l’interesse generale occorre sacrificare quelli particolari.
Specularmente, non è vero che esiste un interesse generale unico possibile (quasi un archetipo platonico) che sia evidente, chiaro e precostituito.
Esiste una società da costruire che può diventare come vogliamo. Dobbiamo immaginare e costruire l’interesse generale che più desideriamo. Tutti insieme.

giovedì 1 marzo 2012

No TAV: il razionale non è sociale


di
Francesco Zanotti


Ci sono alcune ovvietà scientifiche e sociologiche che danno chiare indicazioni su come affrontare il conflitto permanente effettivo in Val di Susa che nessuno si perita di prendere in considerazione.

L’ovvietà scientifica: non è possibile dimostrare razionalmente, in modo indiscutibile, le posizioni pro TAV o anti TAV. Ognuna delle due posizioni è espressione di una specifica visione della società ed ha un suo senso all’interno di quella stessa visione. Ognuna delle due posizioni è fondata su di un insieme di valori e speranze che è folle schierare le une contro le altre armate. Non ci sono due alternative tra cui scegliere: vi è una nuova società da riprogettare. Sarà solo quando avremo definito socialmente i fondamenti di una nuova società che troveremo un accordo su cosa fare in Val di Susa e della Val di Susa.

L’ovvietà sociologica ...

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.