mercoledì 21 marzo 2012

Ancora sul lavoro …


… la non conoscenza come privilegio di casta

di
Francesco Zanotti


Ieri avevo proposto il “Lavoratore Progettuale” come punto di vista da adottare per riformare il mercato del lavoro e per rilanciare l’economia.
Ho anche accennato al patrimonio di conoscenze che porta a questo nuovo e fecondo punto di vista. Ma non sono stato abbastanza completo ed esplicito.
Provo a farlo ora perché veramente si sta esagerando nel non considerare la conoscenza.
La prospettiva del Lavoratore Progettuale non è un mio pallino. E’ il risultato di una riflessione sugli attuali studi strategici organizzativi. Perché questi studi non vengono neanche presi in considerazione? Perché coloro che stanno partecipando al dibattito sul lavoro si considerano esentati dal consultarli?

Faccio un solo esempio di studi, conoscenze non considerate. Mille altri sarebbero possibili, ma mi fermo ad uno. Da questo esempio e forte del fatto che mille altri sarebbero possibili, arrivo ad una conclusione inevitabile: sembra che il non conoscere sia un privilegio di casta. Ben più grave di rubacchiare qualche vacanza o qualche viaggio in treno. E, poi, ad una proposta.

L’esempio. Tutti oggi parlano di competizione, di competitività. Ma la “teoria della competizione”, come modalità di guardare all’impresa ed ai suoi rapporti col mercato, ha più di 30 anni. Ed è stata abbondantemente superata ...


... Cito solo un lavoro degli anni ’90 (da allora ci sarebbe stato il tempo di leggerlo …) The death of competition: leadership and strategy in the age of business Ecosystems di James F. Moore, accessibile via Amazon. Ah “ecosystem” non si riferisce a temi ambientali, ma propone il concetto che le imprese non vivono in un ambiente competitivo, ma ecologico.
L’attuale dibattito sul lavoro e sullo sviluppo continua a considerare come unica verità possibile la teoria della competizione. La contrapposizione tra Marchionne e Landini ha senso solo all’interno della teoria della competizione. Se si abbandona questa teoria e si guarda all’ambiente in cui vive l’impresa come ad un ambiente ecologico, compare immediatamente la figura del Lavoratore Progettuale che risolve il conflitto in una nuova collaborazione progettuale che, sola, ha il sapore della imprenditorialità.

Sto sostenendo che Marchionne e Landini non sa nulla di strategia d’impresa. La risposta è: sì! Anche se leggendo il libro di Landini, mi sembra egli sia intuitivamente più vicino di Marchionne alla cultura strategica moderna.
Sto sostenendo che il conoscere lo stato dell’arte degli studi di strategia d’impresa cambierebbe completamente il dibattito sul lavoro e sullo sviluppo? Meglio: suggerirebbe nuove strategie per superare la crisi? La risposta è ancora: sì!
Sostengo anche che la banalità della teoria della competizione (e la banalità distruttiva delle strategie che suggerisce) è evidente anche considerando gli studi organizzativi, la sistemica (di cui parlavo ieri) e mille altre conoscenze.

Ma, allora, perché conoscenze decisive vengono tralasciate? Ho già anticipato una prima, istintiva interpretazione: è un privilegio di casta. Se si introducono nuove conoscenze si mettono in discussione autorevolezze, competenze … Il non considerarle porta ad un diritto di autorevolezza perenne …
Ma se, poi, così facendo si contribuisce ad aggravare una crisi economica attizzando il conflitto sociale? Non so rispondere … Voglio essere solo positivo: facciamo in modo che le classi dirigenti abbandonino il privilegio di casta del non conoscere?

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.