… la non conoscenza come privilegio di casta
di
Francesco Zanotti
Ieri avevo proposto il “Lavoratore Progettuale” come punto di vista da adottare per riformare il mercato del lavoro e per rilanciare l’economia.
Ho anche accennato al patrimonio di conoscenze che porta a questo nuovo e fecondo punto di vista. Ma non sono stato abbastanza completo ed esplicito.
Provo a farlo ora perché veramente si sta esagerando nel non considerare la conoscenza.
La prospettiva del Lavoratore Progettuale non è un mio pallino. E’ il risultato di una riflessione sugli attuali studi strategici organizzativi. Perché questi studi non vengono neanche presi in considerazione? Perché coloro che stanno partecipando al dibattito sul lavoro si considerano esentati dal consultarli?
Faccio un solo esempio di studi, conoscenze non considerate. Mille altri sarebbero possibili, ma mi fermo ad uno. Da questo esempio e forte del fatto che mille altri sarebbero possibili, arrivo ad una conclusione inevitabile: sembra che il non conoscere sia un privilegio di casta. Ben più grave di rubacchiare qualche vacanza o qualche viaggio in treno. E, poi, ad una proposta.
L’esempio. Tutti oggi parlano di competizione, di competitività. Ma la “teoria della competizione”, come modalità di guardare all’impresa ed ai suoi rapporti col mercato, ha più di 30 anni. Ed è stata abbondantemente superata ...
... Cito solo un lavoro degli anni ’90 (da allora ci sarebbe stato il tempo di leggerlo …) The death of competition: leadership and strategy in the age of business Ecosystems di James F. Moore, accessibile via Amazon. Ah “ecosystem” non si riferisce a temi ambientali, ma propone il concetto che le imprese non vivono in un ambiente competitivo, ma ecologico.
L’attuale dibattito sul lavoro e sullo sviluppo continua a considerare come unica verità possibile la teoria della competizione. La contrapposizione tra Marchionne e Landini ha senso solo all’interno della teoria della competizione. Se si abbandona questa teoria e si guarda all’ambiente in cui vive l’impresa come ad un ambiente ecologico, compare immediatamente la figura del Lavoratore Progettuale che risolve il conflitto in una nuova collaborazione progettuale che, sola, ha il sapore della imprenditorialità.
Sto sostenendo che Marchionne e Landini non sa nulla di strategia d’impresa. La risposta è: sì! Anche se leggendo il libro di Landini, mi sembra egli sia intuitivamente più vicino di Marchionne alla cultura strategica moderna.
Sto sostenendo che il conoscere lo stato dell’arte degli studi di strategia d’impresa cambierebbe completamente il dibattito sul lavoro e sullo sviluppo? Meglio: suggerirebbe nuove strategie per superare la crisi? La risposta è ancora: sì!
Sostengo anche che la banalità della teoria della competizione (e la banalità distruttiva delle strategie che suggerisce) è evidente anche considerando gli studi organizzativi, la sistemica (di cui parlavo ieri) e mille altre conoscenze.
Ma, allora, perché conoscenze decisive vengono tralasciate? Ho già anticipato una prima, istintiva interpretazione: è un privilegio di casta. Se si introducono nuove conoscenze si mettono in discussione autorevolezze, competenze … Il non considerarle porta ad un diritto di autorevolezza perenne …
Ma se, poi, così facendo si contribuisce ad aggravare una crisi economica attizzando il conflitto sociale? Non so rispondere … Voglio essere solo positivo: facciamo in modo che le classi dirigenti abbandonino il privilegio di casta del non conoscere?
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