lunedì 6 febbraio 2017

Una storia .. forse un pezzo di realtà..


di
Francesco Zanotti

 Risultati immagini per marionette

Anni ’50, bassa padana. Giovanni è l’uomo degli spettacoli di marionette. Un puparo cantastorie lombardo. Egli disegna e costruisce le sue marionette, disegna e costruisce le quinte dove le marionette vivranno le loro storie. Si immagina le storie straordinarie che farà rappresentare dalle marionette  E, poi,  fa vivere queste storie muovendo le marionette e deliziando un pubblico sempre ingenuo. Alla fine prende due soldi e mille abbracci dal suo pubblico che si è immedesimato nella sua storia e lo applaude perché gliel’ha fatta vivere. un pubblico che sempre è marionetta di qualche altro teatro. Dopo tutto, non si piò essere solo pubblico nella vita …
E così Giovanni se ne va di paese in paese, di storia in storia, di teatrino in teatrino, di spettacolo in spettacolo tra le nebbie di quella bassa padana che è diventata lo sfondo della sua vita.

Ma oggi è diverso. Non è solo che nell’aria non c’è qualcosa di nuovo. E’ che tutto sembra vecchio.
Giovanni si accorge che non riesce più a immaginare nuove storie.
Per questo le marionette vivono un disagio profondo. A loro piace far vivere tra quinte sempre nuove, storie altrettanto nuove. E sono disposti a farsi guidare da Giovanni che riesce ad immaginare storie, mentre loro non ci riescono. Ma se Giovanni nuove storie non le ha e le fa solo muovere tra vecchie quinte per raccontare vecchie storie, allora perde di senso fare i suoi burattini … Giovanni, o sei un poeta del futuro o non ci interessi. Meglio: negoziamo. Proviamo almeno a raccontare le storie in modo diverso: facci essere un po’meno burattini ed un po’ più cantastorie …
All’inizio dello spettacolo il pubblico da credito a Giovanni. Sì, questa storia all’inizio non sembra tanto nuova, ma ha fiducia in Giovanni cantastorie. A mano a mano che lo spettacolo procede la storia si rivela in modo sempre più evidente solo una delle tante storie già raccontate nel passato. La novità (quindi l’emozione del futuro) non arriva. Anzi il pubblico si accorge che non stanno guardando alcuna storia: solo il disordinato muoversi di burattini tra paesaggi improbabili. Forse qualche pennellata di innovazione in quella quinta, qualche battuta nuova, ma sempre meno e sembra addirittura che Giovanni le veda con fastidio. Come un ribellarsi dei burattini, non come un loro contributo solidale.
Il pubblico si sta perdendo in un chiacchiericcio che non fa altro che prefigurare cosa accadrà quando loro torneranno ad essere marionette di qualche Giovanni. Qualche innovazione di forma, ma che ottiene solo il risultato di evidenziare ancora di più che la mancanza di nuova sostanza. Allora anche il pubblico comincia a disinteressarsi di Giovanni. Giovanni non ti abbandoniamo, ma guarda che negoziamo anche noi.

Ma oggi è molto diverso ... 
Mentre questo disinnamoramento si trasforma in un negoziare sempre più triste di tutti accade l’imprevedibile: il paesaggio diventa tremolante e poi piano piano scompare. Si vede arrivare una schiera di operai che … ecco, sì … arrotolano il paesaggio. La bassa padana era una tela che ora sembra davvero troppo vecchia. Ed allora gli operai lo arrotolano per gli archivi della storia. Giovanni i burattini e gli spettatori diventano un volgo disperso che nome non ha. Personaggi non solo in cerca di autori, ma di teatri e di mondi.

Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.