giovedì 30 luglio 2015

Non ha tutti i torti Varoufakis

di
Francesco Zanotti

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Potrà anche sembrare un antipatico “radical chic”, ma non ha tutti i torti.
Oggi il Sole si chiede perché si insiste a voler prestare soldi alla Grecia senza prima ristrutturare il debito. Tanto, poi, occorrerà farlo perché in questo modo il debito è destinato a crescere esponenzialmente, non linearmente. Ed essere sempre meno rimborsabile.
La risposta è che alla base della scelta non vi è una razionalità economica, ma una volontà politica.
Anch’io ritengo sciocco dare più di ottanta miliardi alla Grecia e costringerla ad usare circa la metà per restituire debiti in scadenza. Ed è in questo che mi allineo a Varoufakis.
Ma non sono d’accordo sulla interpretazione. Non credo sia un problema politico, ma cognitivo. Le classi dirigenti si appiattiscono su di una teoria economica che non ha alcuna legittimità né teorica né sperimentale. E perché lo fanno? Perché non riescono ad accettare di non essere imparate. Non accettano che esistano cose che non conoscono (o che le cose che conoscono sono sbagliate). Non accettano che tutti noi si debba essere costantemente in atteggiamento di ricerca, riflessione e studio. Sono oberate da quello sforzo di auto rappresentazione che ritengono indispensabile per continuare ad essere classe dirigente.


domenica 26 luglio 2015

Proporre significati e non tecnologie

di
Francesco Zanotti



Il lettore ci permetta di affrontare questo tema, delicato ma decisivo, attraverso una storiella …
Si immagini di rivolgersi ad un nobile ricco del ‘700 (anche lungimirante e grazioso … ad esempio il Giovin Signore del Parini) e proporgli: “Ma perché continui ad usare le carrozze? Sono puzzolenti (a causa dei cavalli), lente e scomode. Pensa, esiste una nuova invenzione che si chiama motore a scoppio. Utilizzando il motore a scoppio puoi essere molto più veloce, viaggiando molto più comodo e senza la puzza dei cavalli.
Quello che viene detto al Giovin Signore è certamente vero. Ma non è tutto il vero. Anzi è solo un piccolo pezzettino! Infatti non gli si dice che … intorno al motore ci deve essere l’automobile. E questa per partire ha bisogno di carburante. Che deve essere disponibile per tutto il viaggio! E, poi, devono esserci le officine di manutenzione. E gli autogrill. E, poi, che con questa automobile può cambiare radicalmente la sua vita personale e professionale. Che il concetto di motore può generare molte altre cose oltre all’automobile …
Forse qualche volta, invece di non dire, si dice male: si spaccia il motore per tutta l’automobile. Si dice che acquistare il motore, è (quasi) come acquistare l’automobile.
Il Giovin Signore ascoltando quel messaggio (e non essendo sprovveduto, ma avendo intuito le cose che non vengono dette), avrebbe comprato il motore? Be’ forse qualche Giovin Signore (particolarmente signore) forse sì! Ma sporadicamente! Ed è probabile che, poi, si sarebbe sentito in qualche modo, se non turlupinato, tradito da una sprovvedutezza professionale così grave da “confondere” il motore con l’automobile.
Perché siano molti i Giovin Signori (possono essere davvero tutti perché tutti ne hanno abbastanza di carrozze puzzolenti) a utilizzare motori in modo proficuo, non si devono vendere motori, ma automobili.
Non tecnologie, ma significati.
E significati nuovi.


martedì 21 luglio 2015

Il debito che non si può restituire

di
Francesco Zanotti


Il punto di vista dal quale parto è il seguente: una impresa è un attore collettivo che genera cassa. Poi tocca alla collettività decidere come distribuire questa cassa: più “egoisticamente” nelle società capitaliste, più “solidarmente” nelle società socialiste.
In quest’ottica quando è lecito che le imprese facciano debiti? Quando è necessario investire o per aumentare o per recuperare (perché perduta) la capacità di generare cassa.
Partendo da questo punto di vista, diamo una occhiata al debito complessivo “Corporate” (cioè delle imprese) nel mondo. Secondo il Sole 24 Ore (Fabio Pavesi, domenica 19 luglio 2015, pag. 6): esso era di 50 mila miliardi di dollari nel 2014.
Cosa accadrà nel futuro?
Ogni persona di buon senso si augura che le imprese del mondo, proprio grazie alle risorse loro concesse, aumenteranno la loro capacità di generare cassa. Ogni persona di buon senso si augura, anche, che i loro Business Plan, già oggi, raccontino in modo dettagliato dell’uso che faranno delle risorse raccolte a debito per aumentare la loro capacità di generare cassa e pagare i debiti. Se queste attese non si realizzassero, sarebbe una tragedia.

Ecco, purtroppo, sta proprio succedendo una tragedia. Sempre Fabio Pavesi racconta che il debito corporate nel mondo salirà nel 2018 a 70 mila miliardi di dollari. Questo significa che il sistema mondiale delle imprese, invece di generare cassa, ne assorbirà ancora molta. E lascia intendere che questo trend di aumento dell’indebitamento è “naturale”.
A noi non sembra naturale. Piuttosto, ci sembra catastrofico. Indica che le attuali imprese non riescono oggi, e non ci riusciranno neanche nel futuro, a svolgere la loro funzione naturale di generare cassa.
Detto con un linguaggio macro economico significa che le imprese, invece di generare ricchezza, l’assorbono.
Ma i loro Business Plan cosa dicono?
Noi siamo andati a guardare i Business Plan delle società degli Indici FTSE Mib e Star di Borsa Italiana ed abbiamo assegnato a quei Business Plan un Rating. Ed abbiamo scoperto che non sono certo Business Plan che raccontano di imprese che si apprestano a generare una cassa tale da rimborsare i debiti contratti.


giovedì 16 luglio 2015

Iran: sanzioni o occasioni di sviluppo?

di
Francesco Zanotti

APTOPIX Mideast Iran Nuclear Talks

Per arrivare a permettere ai giovani iraniani di cercarsi occasioni di sviluppo delle loro vite e del loro Paese ci sono voluti anni di scontri e sanzioni che sono il contrario delle occasioni di sviluppo.
Occasioni di sviluppo non significa: occasioni di diventare come noi. Soprattutto come noi parrucconi di una certa età. Oppure come i finti giovani che oggi governano e che usano le stesse parole e la stessa cultura di 20, 30 ... cinquantanni fa. In realtà giovani che sposano acriticamente una cultura di quattrocento anni fa: la cultura scientifica galileiana che, allora, avrebbero combattuto cercando di rottamare Galileo in nome di Simplicio.
Occasioni di sviluppo significa: vi diamo conoscenze e risorse finanziarie per partecipare a progettare e sperimentare quel nuovo mondo ci cui abbiamo bisogno e che sta apparendo solo in frammenti sparsi.
Immaginate che, invece delle sanzioni noi parrucconi, avessimo avviato una grande iniziativa progettuale coinvolgendo tutti i giovani del mondo. Alla ricerca della Storia (che è esperienza della Conoscenza) e della Conoscenza per generare la Storia e la Conoscenza del futuro …

Immaginiamo … e vergogniamoci di non averlo fatto. E tutt’ora di non volerlo fare.

domenica 12 luglio 2015

Insisto … sulla Grecia

di
Francesco Zanotti


Se mi chiedete perché lo faccio, non ve lo so dire. Non so se qualcuno leggerà questo post, non so se qualcuno lo diffonderà. Non so neanche se lo faranno le persone che mi stanno più vicine.
Ma so che contiene una proposta banale, ma scientificamente fondata che si oppone alle teorie dominanti. Allora lo devo fare perché di questa proposta rimanga traccia …
In sintesi: non chiedete riforme, ma un Progetto di sviluppo alto e forte. Chiedete ai Greci come vogliono sviluppare la loro economia, che modello di società propongono. E fornite ai Greci risorse cognitive per sviluppare questo Progetto.
Guardiamo in faccia ai Paesi che oggi si considerano ricchi e virtuosi … in quanti momenti della vostra storia siete stati (e giustamente) aiutati. Chiediamo loro con quale arroganza vogliono oggi giudicare e condizionare. Chiediamo loro se pensano di essere profeti della Società prossima ventura o piccoli sfruttatori di momentanee posizioni di vantaggio.

Signori, chiediamo alla Grecia di presentarci un Progetto di sviluppo alto e forte e speriamo che riescano a farlo. Così da insegnarci come si fa. Perché noi Paesi virtuosi non sappiamo farlo.

mercoledì 8 luglio 2015

Ancora con le riforme???

di
Francesco Zanotti

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Non se può davvero più della stupidaggine delle riforme.
E’ uno di quei miti che nessuno sa da dove vengano e che tutti usano senza discuterne il senso e l’efficacia: da destra come da sinistra.
Se si ascolta una delle ragazzine newcomer della politica o qualche sedicente economista che ha appena smesso i pantaloni corti (come si diceva una volta) li si sentono proclamare questa leggenda metropolitana come un dogma di fede. Talebani delle sciocchezze.

Le riforme istituzionali non hanno alcun peso sulla economia. Se qualcuno sostiene il contrario dovrebbe spiegare qual è la legge che lega la capacità di generare cassa dell’impresa alla struttura del Senato o al fatto che un Preside diventi più o meno manager.

Le riforme della giustizia civile certamente possono essere utili, ma non possono costruire quel nuovo rapporto necessario tra Magistratura ed imprese che evitino casi come quello di Monfalcone.

Se, poi, pensiamo al caso della Grecia risulta ridicolo pensare che possano funzionare riforme che hanno come obiettivo la riduzione dei costi pubblici.

Come per tutti i sistemi collettivi il primo problema è come aumentarne i ricavi. Cioè: è necessario che i greci si diano una mossa a progettare un nuovo sistema di imprese capaci di generare flussi di cassa rilevanti. Poi certamente evitino sprechi ed evasione fiscale. Ma dopo e come atto dovuto, non certo come strategia di sviluppo.

mercoledì 1 luglio 2015

Grexit o development bonds

di
Francesco Zanotti


Queste idee che seguono mi sono venute leggendo l'articolo pubblicato oggi sul Sole 24 Ore Europa, le lezioni non finiscono mai, di Adriana Cerretelli in cui tratta il problema della Grecia. 
Mi scuso se inizio con qualche dettaglio tecnico, ma le proposte devono essere fatte anche di tecnicalità. La tecnicalità è la compagna inseparabile dei sogni. Altrimenti rimangono nel cassetto. E, dopo un po’, si scopre che è stato meglio così, perché erano sono illusioni.
Una tecnicalità per realizzare sogni alti, dunque forti.
I development bonds in questo caso.

Sono strumenti a cui si sta pensando per risolvere il problema delle sofferenze bancarie. Funzionano in questo modo: le imprese in sofferenza emettono bonds che vengono acquistati sia dalle banche creditrici che da altri investitori istituzionali. Parte delle risorse raccolte va a ridurre il “vecchio” indebitamento (così che le banche possono far uscire le imprese dalla lista dei “cattivi”) mentre parte va a finanziare azioni di sviluppo.
L’idea è sana. Perché va al cuore del problema: le imprese devono recuperare la loro capacità di generare cassa. Ovvio che l’operazione development bonds ha senso se è accompagnata dal fatto che l’impresa si dota di un Business Plan alto e forte che spiega cosa l’impresa stessa intenda fare per riuscire ad aumentare la capacità di generare cassa delle imprese. Brutalizzando un po’: ti dò i soldi a patto che mi convinci che ne farai buon uso. La logica civilistica del “buon padre di famiglia” dopo tutto.
Altrimenti rimane la soluzione liquidatoria: si danno in mano i crediti a chi ne escuterà la garanzie con metodi non sempre ortodossi.
Anche la Grecia è un debitore in sofferenza. Ma non costringiamola a rimborsare i debiti “spolpando” i suoi “operai”. O, peggio, a vendere il Partenone

Che le Istituzioni creditrici convertano i loro titoli di credito in development bond chiedendo in cambio un Country Plan, alto e forte, che spieghi come la Grecia (le sue imprese, quindi) aumenteranno la sua capacità di generare cassa. Aumentare la propria capacità di generare cassa è l’unica vera garanzia da dare ai creditori.
Che le Istituzioni internazionali chiedano ai politici Greci di usare le energie del popolo. Non costringete il popolo a dividersi in piazze tristi che si contrappongono (peggiorando il clima sociale).
Usate le energie della gente per progettare il futuro. Da piazze che protestano, ad un popolo che progetta il proprio futuro, potrebbe essere lo slogan.

Scritte queste cose ho provato a farmi venire in mente i personaggi che guidano la Troika. Che ne sanno loro di Country Plan? Anche se ne vedessero uno non saprebbero dire se è davvero alto e o forte. La soluzione che vedono (non l’unica possibile) è sempre e solo di sacrifici crescenti. Che portano a liquidare un Paese.


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.