giovedì 23 febbraio 2017

Il giorno del messaggio da Trappist-1

di
Francesco Zanotti
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Astralmente vicini, ma il nostro braccio e la nostra mente sono ugualmente insufficienti …

Già dieci “giorni del messaggio” sono passati da quando nel 2018 mandammo il primo messaggio. Tutto è iniziato quando abbiamo scoperto i pianeti intorno alla stella Trappist-1. Quel giorno fu certamente storico, ma più importante è quello che accadde dopo. Come sempre, quando emergono sogni, le nazioni della Terra si misero d’accordo nel costruire un centro di comunicazione/ascolto CCA (Centro di Comunicazione ed Ascolto) con i pianeti che ruotavano intorno a Trappist-1. E, appunto nel 2018, il primo messaggio fu inviato. Raccontava chi era l’Uomo. Ovviamente tutti sapevano che nella migliore delle ipotesi il messaggio di risposta sarebbe arrivato 80 anni dopo. E il CCA fu attrezzato per attendere. Attrezzato antropologicamente: si era creata la Comunità dell’Attesa che doveva tener vivo il ricordo del messaggio lanciato e l’attesa del messaggio di ritorno
Piano però, socialmente il ricordo del messaggio inviato andò affievolendosi. Ma il CCA non fu lasciato morire, grazie proprio alla Comunità dell’Attesa. Nel 2118 la quarta generazione della Comunità dell’attesa si allertò: da quel momento in poi il messaggio di risposta sarebbe potuto arrivare … Ma per due anni non arrivò nulla. La Comunità iniziò a sfaldarsi, il ricordo quasi a disperdersi fino a che in un mattino del febbraio 2120 il messaggio arrivò. Lo ricevette l’ultimo guardiano del Centro di Comunicazione ed Ascolto che stava diventando un museo polveroso di una attesa risultata vana. Quel giorno fu chiamato il “giorno del messaggio”. Ovviamente il riceverlo scatenò entusiasmo sociale. Il problema, però, era interpretarlo. Per un anno nessuno ci riuscì. Ma non si poteva aspettare oltre per rispondere e si rimandò di nuovo il messaggio originario. Questa volta l’attesa rimase viva come lo sforzo di interpretare, purtroppo senza successo, la risposta ricevuta. E anche questa volta, 82 anni dopo l’invio del secondo messaggio si ricevette seconda risposta. Quello fu il secondo giorno del messaggio. Con questo secondo messaggio, radicalmente diverso dal primo, aumentò la speranza di comprendere. Ma la speranza fu delusa. Perché non si interrompesse il dialogo, non si poté fare altro che rimandare il messaggio originario. Oggi è il decimo giorno del messaggio, abbiamo ricevuto puntuale il messaggio dai pianeti di Trappist-1 (non sappiamo neanche da che pianeta esattamente), ma oramai rispondiamo subito: rimandando lo stesso messaggio oramai vecchio di secoli. E ci rispondono sempre, ma non comprendiamo le risposte che puntualmente riceviamo. Siamo una voce che parla alla Galassia, ma siamo una mente ed un cuore che non capiscono la risposta …


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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.