venerdì 30 dicembre 2011

A proposito di “Cresci Italia”

di
Cesare Sacerdoti

E’ indubbio che l'Italia, ma anche l'Europa e l'Occidente in generale, stiano vivendo un momento molto difficile dal punto di vista economico, ma ancor più dal punto di vista sociale: in questo blog abbiamo sostenuto più volte che quella attuale è solo una delle manifestazioni di una ecologia di crisi che il mondo attuale sta vivendo.
L'atmosfera che si respira in Italia in questo momento è resa ancora più cupa dalle continue notizie negative che provengono dalla nostra situazione economico finanziaria e dai continui annunci di nuovi sacrifici richiesti ai cittadini per evitare il fallimento del paese; e questa sensazione è ancor più acuita dal contrasto con le informazioni che ci venivano somministrate quotidianamente fino a sei mesi fa, quando ci veniva detto che la crisi, ammesso che ci fosse mai stata, era alle spalle. D'altra parte, per dirla come Bruno Arpaia “ormai una notizia è una notizia solo se inocula una sottile dose di paura”.

mercoledì 28 dicembre 2011

Un futuro responsabile

di
Francesco Zanotti


Stamattina, sulla banchina della metropolitana ... Alzo gli occhi verso nuovi schermi da poco installati e vedo uno spot del Governo.
Una ragazza (dolcemente carina, del tipo “acqua e sapone”), seduta su di una scalinata della quale non si vede il contesto (da dove viene, dove porta), con aria spersa. Si guarda intorno come a cercare non sa neanche bene lei cosa e le arriva (non si sa da dove e da chi) un libro. Lo apre (dolcemente, ovviamente) e, poi, sorride non più spersa su di una scalinata che sembra nascere nel nulla e nello stesso nulla scendere. Appare una scritta: Diritto al futuro …
E la pelle mi si accappona, il sangue mi sale alla testa …
Ma come, il futuro è un diritto che qualcuno graziosamente concede ai giovani o crudelmente glielo toglie??? Ma dai...

martedì 27 dicembre 2011

Non ci sono idee o non le si vogliono ascoltare?

di
Francesco Zanotti


Sul Corriere della Sera di oggi trovo un nuovo articolo del Prof. Sartori dal titolo: Una politica a corto di idee.
Accidenti, ma a me sembra che quello che manca non siano le idee, ma la voglia di ascoltarle.
E non solo da parte della classe politica, ma anche di tutta la classe dirigente.
Nel mio piccolo ho proposto almeno tre idee nuove e scientificamente documentate.

giovedì 22 dicembre 2011

Riflessioni su Novecento

SSamira Tasso
di
Saira Tasso
s.tasso83@gmail.com

                                                                      
                                                                                                                                                                                       
Ieri, ho assistito a teatro allo spettacolo Novecento, interpretato da Corrado d’Elia. La storia, incredibile e fantastica scritta da Baricco, è quella di un pianista, il più grande pianista del mondo, nato su una nave dov'è vissuto per tutta la vita, senza mai scendere.
Questa favola magica e commovente mi ha sempre colpito e fatto riflettere. Perché il pianista più bravo del mondo non vuole scendere dalla nave dove vive come in una prigione?
Il protagonista a un certo punto inspiegabilmente decide di scendere da quella nave, ma al terzo gradino torna indietro e passa sul piroscafo il resto della sua vita fino a farsi esplodere con esso. “A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi... Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto…Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: -A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave.-"
Anche il nostro quadro è caduto, è scoppiata la crisi finanziaria, politica, sociale, scientifica, ed una crisi più intima e personale dell’identità di ciascuno di noi. Ma noi,al terzo gradino, siamo tornati indietro e preferiamo rinunciare ai nostri desideri, alle nostre speranze e lasciarci esplodere.
Non riusciamo a vivere una vita che sembra più grande di noi e cerchiamo di colmare i vuoti che ci impediscono di esistere con suoni e balli, osannando la cultura dell’enjoy a tutti i costi. Solo che le musiche che suoniamo non sono quelle del pianista più bravo del mondo ma strimpellamenti sgraziati o rumori assordanti. I quadri cadono, scoppiano le guerre, decadono le certezze e i nostri sogni svaniscono, la nostra arte si impoverisce,ma noi ridiamo e ci divertiamo, perché sembra non importarci.
Oggi vogliamo scendere da questa nave e guardare al mondo con altri occhi. Vogliamo imparare a comporre melodie bellissime e mai ascoltate e a condividerle con il mondo. Vogliamo vivere una vita diversa, che permetta di esprimere le infinite potenzialità che ci sono dentro di noi, senza rinunciare a realizzare la nostra essenza. Per farlo dobbiamo studiare su nuovi spartiti, dobbiamo imparare a conoscere il mondo e a rispettarlo. Solo allora le nostre note saranno in armonia con esso e invece di distruggerci ci arricchiranno.

lunedì 19 dicembre 2011

Non posso essere più in disaccordo


di
Francesco Zanotti

Sul Corriere della Sera di oggi trovo un articolo del Prof. Sartori dal titolo: “Merito e selezione per salvarci tutti”.
E’ difficile trovare un articolo sul quale io sia più in disaccordo di questo. Cito solo i punti del disaccordo. Se a qualcuno interesserà un approfondimento…
Il primo punto di disaccordo è che l’articolo si basa su di un’ipotesi oramai falsificata da tutta la conoscenza sistemica: che la democrazia rappresentativa (non la democrazia tout court) possa governare una società complessa. Contestato questo principio, cade tutto il discorso delle élite.
Lascio stare la polemica sul ’68, che è di una superficialità rara, e passo al contestare il concetto di base della meritocrazia: le selezione. E’ il residuo di una concezione riduzionistica del mondo.
In pratica, della convinzione che esista uno standard umano ottimale a cui riferirsi per misurare quanto più o quanto meno una persona gli si avvicini. Credo che tutte le scienze umane e naturali stiano urlando che pensare che esista questo standard è una sciocchezza. Come è una sciocchezza pretendere di misurare alcunchè di profondo (conoscenze, competenze, emozioni etc.) della persona umana. Credo che la scienza che urla più forte in questa direzione sia la fisica.
Ma non voglio farla così complicata. Invece della fisica, cito solo una scienza “di dettaglio”: la docimologia. E’ la scienza della valutazione scolastica. Provate a leggere qualcosa di questa “scienzuncola” e vedrete che è ridicolo il solo pensare di aver criteri oggettivi di valutazione di qualunque cosa che abbia a che fare con la complessità umana.
Quindi, che fare? Abbandonarsi alla immeritocrazia? No certo! Il cosa fare (almeno una direzione lungo la quale riflettere e progettare) lo abbiamo scritto abbondantemente, diffusamente in questo blog.
Infine, il finale … viva i tecnici: “il governo Monti è l’unica chance di salvezza che ci resta”. Ma su questo finale ho già scritto un blog.

giovedì 15 dicembre 2011

Un Professore senza allievi e senza scienza


Sergio Romano nell’articolo di fondo del Corriere di oggi sembra cadere nel mito del “Santo Subito”. Il Prof.
Monti è il Santo che arriva nella terra dei barbari (alcuni barbarissimi come la Lega) e diffonde sapienza, buon senso e umorismo. La Verità, insomma. Ma gli allievi non accettano il suo insegnamento. Alcuni, come i signori della Lega, si permettono di contestarlo, come si faceva a scuola ai miei tempi …Io credo che l’Ambasciatore Romano sia banalmente caduto in un equivoco. Ha semplicemente confuso la sua affinità di stile, di cultura e di casta con il Prof. Monti con la Verità. A lui appare verità quello che propone il Prof. Monti perché “riconosce” le sue parole.
Ambasciatore, non basta che Ella “senta” che il Prof. Monti proponga la verità perché sia davvero la verità. Come certo saprà, l’evidenza non è un criterio di valutazione epistemologicamente fondato.
In realtà, quello che propone il Prof. Monti è bel lontano dall’essere la verità. E’ solo il frutto dell’applicazione di una pseudo scienza alla realtà attuale con la pretesa che questa pseudo scienza permetta di capire ed intervenire.
La pseduscienza è l’economia che, ostinatamente, cerca di scimmiottare la fisica classica, considerandola un modello assoluto di conoscenza. E’ una sciocchezza pensare che il riduzionismo della fisica classica possa permettere di capire le dinamiche economiche, sociali e politiche. Le faccio un solo esempio. Cito dal testo del Suo articolo“ (Monti) ha spiegato che certe misure richiedono uno studio accurato dei loro effetti … ". Egregio Ambasciatore, la scienza economica attuale non è assolutamente in grado di prevedere gli effetti di un qualunque cambiamento economico, sociale, politico o istituzionale. Non solo, tutta la nuova conoscenza (sia nelle scienze naturali che umane) sviluppata nel ‘900 ha convenuto che questa capacità di previsione (tecnicamente: di calcolo) non può esistere.
Egregio Ambasciatore, solo un meccanico esperto riesce a capire perché una bicicletta non funziona e ripararla. La società è diversa da una bicicletta. Ed allora perché speriamo che con il dare la bicicletta Italia in mano al Prof. Monti (un tecnico, cioè un “meccanico”), questi ce la restituisca funzionante?
Io non sono leghista ed anche a me danno fastidio gli esibizionismi chiassosi e primitivi. Ma non posso dimenticare che noi liceali chiassosi avevamo ragione nel protestare contro insegnanti paludati di quasi nulla.
A noi nessuno aveva dato una conoscenza diversa e ci siamo dovuti arrangiare a costruirla. Certo ci siamo riusciti male. Ma oggi questa conoscenza esiste: dalle scienze naturali alle scienze umane si continua a ripetere che il banale riduzionismo della fisica classica non ha niente a che vedere con i sistemi biologici, economici, sociali.
Perché ostinatamente continuiamo ad ignorare questa nuove conoscenza, rimestando noiosamente (e dannosamente) i modelli di analisi e di intervento tipici delle scienze ottocentesche sperando che nasca il mondo del nuovo millennio?

mercoledì 7 dicembre 2011

Prof. Zingales … un po’ meno Ok!

di
Francesco Zanotti


Sul Sole 24 Ore di oggi il Prof. Zingales invita il Premier Monti ad una svolta culturale. Essa si sostanzia in tre provvedimenti. Il primo è mettere l’ICI anche sugli immobili non di culto della Chiesa, il secondo è un regolamento che spieghi come e quando le banche potranno godere di garanzie dello Stato. Il terzo più che un provvedimento è un invito al Ministro Passera perché venda le azioni che possiede di Intesa San Paolo.

Posso dire che usare l’espressione “svolta culturale” per questi tre provvedimenti mi sembra eccessivo?
Condivido che sia necessaria una svolta culturale, ma credo sia necessario riempire questa espressione di altri contenuti. Provo ad indicarne alcuni come esempio, come si può fare in un blog. Chi volesse dare una occhiata alla nostra proposta di “cambiamento culturale” potrebbe scaricare dal blog il manifesto della nostra Associazione per l’Expo della Conoscenza.

lunedì 5 dicembre 2011

Prof. Rossi, Ok! Sfiduciamo i mercati

di
Francesco Zanotti

Sul Sole 24 Ore di domenica Il Prof. Guido Rossi ha scritto un articolo del quale c’era molto bisogno: una voce in controtendenza rispetto ad una ortodossia “economica” asfissiante che impone sacrifici irragionevoli che minano letteralmente il futuro.

Cosa dice il Prof. Rossi? Riferisce di una sentenza  del giudice Jed S. Rakoff della District Court di New York che rigetta un accordo tra Sec e Citigroup col quale quest'ultima era pronta a pagare ben 285 milioni di dollari per far cadere l'accusa di illecite operazioni sui mercati finanziari.
La ragione? Non ha riconosciuto alla Sec il diritto di essere l’unica a poter individuare nei mercati finanziari quale fosse il pubblico interesse. Ed ha dichiarato che quell’accordo non era nel pubblico interesse. Punto!

La conclusione del Prof.Rossi “… ad evitare le rivoluzioni il legislatore nazionale, il legislatore europeo, financo quello globale dovrebbero, invece che cercare di sedurre i mercati con politiche di austerità, disciplinare prima rigorosamente lo scomposto e caotico mondo dell'opaca finanza, dominato dall'oligopolio delle agenzie di rating, per poter veramente proporre scelte politiche adeguate ad eliminare le diseguaglianze.”
Applausi! Finalmente.

Sull’onda di quanto scritto dal Prof. Rossi, vado avanti e riprendo un tema già trattato in questi blog, ma mai troppo ...


Come non dobbiamo lasciare tutto in mano ai “mercati” (che, poi, non si sa bene chi o cosa siano) così non dobbiamo lasciarci soggiogare dalle leggi dell’economia. Lo ripeterò fino a quando non sarò riuscito a generare consapevolezza e progettualità al proposito: non esistono le leggi dell’economia. Esistono proposizioni, più o meno coordinate, non condivise che non hanno certo il diritto di chiamarsi leggi e che non hanno nulla di scientifico. E noi oggi ci lasciamo sballottare da queste pseudo leggi … e da economisti che fanno di queste leggi quasi leggi di natura che dovrebbero governare il nostro presente ed il nostro futuro. Queste stesse “leggi” che ci spingono verso un’austerità che tanto più è rilevante tanto più genererà recessione.
Dobbiamo aprire un dibattito sull’economia … L’ho scritto, ma mi rendo conto delle difficoltà: come fate a coinvolgere in un dibattito serio (epistemologico) sull’economia personaggi come Alesina e Giavazzi, che usano queste presunte leggi per auto proclamarsi profeti?
Non solo non esistono leggi, ma le dobbiamo progettare: tutti insieme, scegliendo quelle capaci di costruire sviluppo.

venerdì 2 dicembre 2011

Cosa necessiterebbe … Ovvero: due proposte inascoltabili

di
Francesco Zanotti

Sì, secondo me non è necessario fare nessuna delle cose di cui si sta discutendo in questi giorni per uscire dalla crisi. E' che, probabilmente, non si faranno o scateneranno fortissime opposizioni sociali.

Ovviamente questa mia proposta non potrà essere ascoltata oggi, ma solo quando la situazione di crisi sarà arrivata ad essere così grave che qualcuno inizierà a chiedersi se non sia necessario provare a cambiare il paradigma col quale si guarda al mondo e si progettano soluzioni per le cose che non vanno.

Non potrà essere ascoltata, ma io la devo fare lo stesso. Quando verrà il tempo in cui potrà essere ascoltata sarà bell’e pronta. E magari riuscirà a fare arrivare prima il momento in cui verrà presa inconsiderazione.

Cosa ritengo importante fare?
Una cosa tattica e una cosa strategica.

La prima, quella tattica, è decidere una politica mondiale della moneta. Tutti hanno visto che l’unica arma che ha funzionato in questi giorni è stato l’intervento coordinato delle banche centrali. Solo un piccolo intervento coordinato, mica una politica mondiale della moneta, ma ha funzionato. Poteva essere fatto molto prima, ma meglio tardi che mai. Ha funzionato un piccolo coordinamento, Immaginate una politica mondiale. Forse, questa non potrà essere fatta nel breve, ma un coordinamento tra le politiche monetarie dei maggiori blocchi economici, sì. Quello possiamo continuarlo e rafforzarlo.

La seconda cosa (questa strategica) è quella di rimettere in moto i processi che danno senso alla moneta: i processi di produzione di valore di individui e imprese. Rimettere in moto i meccanismi che hanno generato i Miracoli Economici ed i Rinascimenti. Per fare questo non servono politiche di incentivi, serve buttare nella società una diversa visione del mondo, rispetto a quella che ha generato la società industriale. Oggi questa nuova visione del mondo esiste sparsa e dimenticata. Occorre raccoglierla e coordinarla. Ecco la nostra proposta dell’Expo della Conoscenza. Il solo buttare nella società questa visione del mondo rilancerà quella nuova e più intensa imprenditorialità (una imprenditorialità aumentata, diciamo noi) economica, sociale, politica ed istituzionale che, sola potrà produrre un rilevante nuovo valore che potrà dare senso all’emissione di nuova moneta.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.