lunedì 28 dicembre 2015

Musulmani e “noatri”

di
Francesco Zanotti

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Oggi sul Fatto Quotidiano vi è un ottimo articolo di Guido Rampoldi che critica ferocemente l’ “essenzialismo”. Quel pensiero che crede che alla base di ogni società (civiltà, se preferite) vi sia un nocciolo duro di verità.  E che crede che il nostro nocciolo duro sia incompatibile con quello musulmano. Quindi, anche se non sempre esplicitamente, ritiene inevitabile lo scontro di civiltà

Vorrei dare il mio contributo a combattere l’essenzialismo.

In tre modi. Il primo: ricordiamo che le tre grandi religioni monoteiste hanno in comune l’esperienza di “esodo” del comune Padre Abramo.  Il secondo: dobbiamo riconoscere il contributo della civiltà araba all’emergere, dal mondo medioevale, del Rinascimento. Il terzo: basterebbe leggere il pensiero di Luhmann (Ricordate? “Che fa il nesci, Eccellenza? Ah intendo il vostro cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato a questa roba è morto e sotterrato.”) per capire che l’essenzialismo non serve a descrivere nessuna società.

Da ultimo, vorrei dare il mio contributo nel cercare di capire da dove viene l’essenzialismo. E qui sta la sorpresa: viene dall’aver assolutizzato quel tipo di pensiero scientifico che, nato nel Rinascimento, trova il suo apogeo nella matematica hilbertiana e nella fisica classica. Pensiero che, ovviamente, essendo “storico” non può essere definitivo. Ma che lo sprovveduto (i “noatri”) pensa invece che sia la scoperta definitiva. E’ ne assolutizza la sua caratteristica di fondo: l’essere un pensiero che crede sia possibile costruire un’unica visione coerente, complessiva e vera dell’uomo del mondo e della storia.
I rimedi? Li insegna la scienza stessa: lasciate che ogni essenzialismo si racconti fino in fondo. Vedrete che finisce spesso per auto contraddirsi. Come è accaduto alla fisica classica ed alla matematica hilbertiana.


giovedì 24 dicembre 2015

Auguri e buone notizie

di
Francesco Zanotti

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Anche i giornali qualche volta portano qualche buona notizia. Spezzoni di speranza.

Il Corriere di oggi descrive il progetto di costruire una Grande Muraglia verde al confine meridionale del Sahara. Le dimensioni sono impressionanti: 7.775 Km di Lunghezza e 15 Km di larghezza.
L’obiettivo non per fermarne l’avanzata perché il deserto è un ecosistema stabile. Ma, come dice come dice Jean-Marc Sinnassamy, rappresentante del Global Environment Facility (GEF): “Stiamo lavorando con la terra, che è la base di sostentamento in queste comunità. Stiamo lavorando con le persone a ottimizzare la qualità del suolo, che migliora la resa delle colture e, a sua volta, la produzione agricola e la qualità complessiva della vita in comunità. Ogni paese partecipante ha i propri obiettivi individuali che comprendono la riduzione dell’erosione, la diversificazione del reddito, aumentando la resa delle colture e migliorando la fertilità del suolo. Si immagina un mosaico di paesaggi sub-sahariani.”.
Un progetto politico emergente.

Sempre il Corriere descrive una tecnologia italiana che sembra molto funzionale a questo progetto: una “warka water”, struttura ecosostenibile, capace di ricavare fino a 90 litri di acqua al giorno da nebbia, rugiada ed umidità.

Nuove tecnologie e nuovi progetti politici emergenti. Che il prossimo anno veda lo svilupparsi sistematico di progetti politici emergenti e nuove tecnologie che li rendono possibili.


martedì 22 dicembre 2015

Spagna, governabilità e complessità irriducibile

di
Francesco Zanotti

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Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di oggi commenta quello che è avvenuto in Spagna e conclude il suo articolo con le seguenti parole:
Forse se la caveranno meglio quelle democrazie (come la Francia e la Gran Bretagna) che hanno innalzato forti barriere protettive, potenti ostacoli maggioritari contro cui si infrangono le onde di instabilità”.
Fino a ieri Panebianco ci avrebbe messo anche la Spagna …
Insomma, non sono per nulla d’accordo. Avevo già previsto che nessuna società complessa può accettare di essere semplificata in due partiti. Aggiungo che quella che Panebianco chiama instabilità è soltanto l’emergere di un nuovo mondo che nessuno può fermare. Sostengo che serve una modalità di governo dei processi emergenti.

Concludo riproponendo i post dove parlavo di queste cose due anni fa e nell’aprile scorso.

14 aprile 2015
La frammentazione politica aumenta inesorabilmente. Tutti la vedono come una minaccia alla governabilità. E, invece, è solo una minaccia ad una classe dirigente, ma una speranza per il mondo.
Infatti, si scrive frammentazione, ma si legge aumento di complessità di ricchezza. La frammentazione è l’inevitabile risultato della crescita della ricchezza cognitiva della società che vede continuamente aumentare visioni e protagonisti.
Fermare questo aumento di complessità è impossibile. E cercare di farlo è dannoso.
Occorre, allora, una classe politica capace di sintesi.
Ma l’attuale classe politica non sa neppure da dove si cominci a fare sintesi. E’ ancora legata alla democrazia come battaglia tra destra e sinistra. Ma, cari amici politici incartapecoriti, vi rendere conto che non sapete neppure distinguere chiaramente i nomi delle sue parti che si dovrebbero contendere il governo? Siete costretti a definirli con nomi composti con una area di sovrapposizione: centro-destra e centro-sinistra.
Il più grave è che ad essere incartapecorita sul passato dei conflitti è una classe di governo giovane.

24 gennaio 2013
E l’Italia ha una grande complessità sociale e culturale: la sua ricchezza.
Leggo oggi sul Corriere un pezzo di Pierluigi Battista dal titolo “Se l’ideologia della discussione blocca le decisioni” che riassume, in una efficacissima sintesi “negativa”, perché non riusciamo a costruire sviluppo. Intendo dire: non riusciamo a costruire sviluppo perché pensiamo sia costruibile accentrando le decisioni.
Mi spiego: innanzitutto perché parliamo di decisioni? Vogliamo recuperare il senso delle parole? Il decidere è scegliere tra opzioni precostituite. Per quanto riguarda la legge elettorale occorre progettarla.
Smettendola di parlare di decisioni si comincia a capire. Facciamo il passo decisivo. E arriva in ballo la grande complessità sociale e culturale dell’Italia. Noi siamo un Paese “complesso”, articolato, ad esempio, in una grande diversità di attori sociali e politici. Ognuno di essi deve (ed ha il) affermare la sua identità. Ed ha il diritto di farlo perché affermare la sua diversità è aggiungere complessità, quindi ricchezza. Allora, in occasione di qualunque processo progettuale (in politica siamo raramente di fronte a processi decisionali), vi sono solo due alternative. La prima è che tutti gli attori politico-sociali vengono coinvolti nella progettazione fino al risultato finale che tutti devono approvare senza riserve. La seconda è che … ci si infila nel pantano delle opposizioni, dei divieti, dei boicottaggi. Perché si costringe chi non ha partecipato alla progettazione (o non ne condivide il risultato) ad affermare la propria identità contestando il risultato della progettazione che li ha visti esclusi.
Se, poi, si volesse con qualche legge elettorale eliminare questa complessità dal Parlamento ce la ritroveremo, energeticamente (anche violentemente) protestante nelle piazze. Dobbiamo accettare il fatto che “Un uomo solo al comando… “ vale solo se la conclusione è quella ciclistica “…la sua maglia è azzurra e il suo nome è Fausto Coppi”. Non vale per nessun Berlusconi o Renzi.
Obiezione: ma come si fa a coinvolgere tutti nella progettazione? Ecco questa domanda nasce semplicemente perché non si conosce nulla di sistemica, scienze cognitive, perché nessuno ha letto Luhmann, perché non si segue il nostro blog. Altrimenti si saprebbe che esiste una modalità di governo della progettualità sociale che si chiama Sorgente Aperta. E lo si userebbe, invece di reclamare perché tutti vogliono dire la loro. E non si allineano buoni buoni dietro a qualche leader.



domenica 20 dicembre 2015

Ragazzi e futuro

di
Francesco Zanotti

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Leggete le tre citazioni presi da temi di ragazzi pubblicati oggi su “La Lettura” del Corriere della Sera”. Se volete andate a leggerli tutti quelli scelti (da pag. 52 a pag. 55) perché la mia scelta non è per nulla esaustiva.

Paolo Inturri III H Liceo Classico “Spedalieri” Catania.
Si confronta con un ipotetico ragazzo siciliano del 1913 e conclude il suo tema scrivendo:
Ma tra me e quel ragazzo intercorrono tra le tante, due similitudini fondamentali; siano giovani e come tali spavaldi davanti al futuro, abbiamo mille sogni davanti agli occhi nonostante lo scoraggiamento e siamo italiani, che significa essere temprati al fato avverso nonostante gli scarsi mezzi per contrastarlo e che significa possedere, allo stesso tempo, un indefinito dentro che ci permette alla fine, nonostante la capacità di lamentarci di tutto e non fare niente per cambiarlo, di stupire con l’incredibile.”.

Agnese del Governatore V Liceo scientifico “Malpighi” di Bologna.
“Così rimembrando dolcemente l’anno la cui fine incombe, insieme l’uomo ricorda l’imprevisto, la novità. Lo stupore di un cambiamento che lo stagno di buio in cui si era inabissato aveva precluso; una contentezza rivelatasi maggiore di quella antica che aveva definito “la più grande”.Si scopre alunno di quell’orchestra che è il suo cuore. Crolla ogni misura, si eleva l’attesa di un avvenire d’inesauribile segreto.”.

Maria Vittoria Ripamonti classe II D istituto comprensivo “Robecchi”, scuola media “Marconi” Gambolò (Pavia).
Siamo seri e, soprattutto, siano sinceri: anche se ho solo 12 anni riesco a capire che gli atti di terrorismo ci saranno ancora … della ripresa economica sento parlare da quando sono nata, ma non arriva mai ..
Allora per fare questo tema mi dovrò arrangiare da sola … Ma come faranno quelli della mia età a far smettere le guerre …
Non so come sarà il 2016, ma so come vorrei che fosse: vorrei che quei pochi adulti seri e di buona volontà …”

Riusciremo ad essere gli adulti seri e di buona volontà che aiuteranno Maria Vittoria a crescere? Sembra proprio di no. Vigliaccamente lasceremo Maria Vittoria a cavarsela da sola.


giovedì 17 dicembre 2015

Dimentichiamo normalità e stabilità

di
Francesco Zanotti
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I commenti più comuni sull’innalzamento dei tassi USA riguardano normalità e stabilità.
Sono salutati come un ritorno a una normalità che ha come caratteristica di fondo la stabilità.
Ora, nessun sistema umano è stabile, fisso nel tempo. Lo sono solo le macchine, se si tralascia quel continuo attacco alla loro stabilità che è l’erosione.
Oggi nessun sistema umano è così “ottimo” per cui si desideri mantenerlo così come è nel tempo.
Non lo è l’economia industriale che sta producendo cose sempre meno interessanti, distruggendo la natura e mortificando l’uomo. Più in piccolo, più legato alla cronaca: vorreste stabilizzare un sistema bancario che vende bufale?
Mi si dirà: va bene, facciamo pure i cambiamenti necessari, ma quando abbiamo raggiunto una situazione ecologica, economica e finanziaria soddisfacente fermiamoci. Ecco la richiesta “fermate il mondo: voglio scendere”, non può essere soddisfatta.
Non la si può soddisfare perché tutto il mondo evolve. Evolve la nostra mente e il nostro fisico. Evolve la Natura. Evolve anche l’Universo. Evolve anche la nostra conoscenza. E generazione dopo generazione si produce nuova conoscenza e nuova arte.
Volete che noi si riesca e si desideri costruire una Società artificiale che riesce a non evolvere?

Dobbiamo accettare che la vera normalità sia l’evoluzione, non la stabilità. Non possiamo cercare stabilità economica, sociale, istituzionale, culturale e naturale. Dobbiamo imparare a convivere e guidare una evoluzione continua in tutte le dimensioni del vivere umano.

lunedì 14 dicembre 2015

La drammatica forza dell’ignoranza

di
Francesco Zanotti

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Leggo su Repubblica un titolo che mi ha fatto molto riflettere.
“La paura del premier: qualcuno vuole l’assalto giudiziario”. Ovviamente questo qualcuno è Renzi.
Le riflessioni.
E’ la stessa cosa che diceva Berlusconi: io so come salvare l’Italia. Ma me lo vogliono impedire anche per via giudiziaria.
Sto sostenendo che Renzi e Berlusconi sono uguali? No! Sto sostenendo una cosa più profonda. Sto sostenendo, innanzitutto, che, nonostante siano diversi, finiscono per recriminare allo stesso modo. Recriminano che potrebbero fare ma cercano di bloccarli in tutti i modi.
Ma perché questo accade?
E’ a questo punto che interviene la conoscenza intorno al funzionamento dei sistemi sociali.
E’ proprio il fatto di pensare di avere la soluzione ai problemi dell’Italia che è assurda. Ogni uomo può avere solo un proprio punto di vista. Governare può solo voler dire cercar tutti i punti di vista e costruirne una sintesi.
Se, invece di fare questo, i governanti pretendono che tutti gli altri si adeguino al loro punto di vista, che considerano assolutamente buono e giusto, allora si avranno reazioni di rifiuto. Se i nemici sono altrettanto assolutisti, non c’è da sorprendersi che usino tutti i mezzi per cacciarli.
La sfida è rompere ogni pretesa prometeica.

E attivare processi di progettazione sociale, invece che processi di imposizione ideologica.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.