domenica 27 novembre 2016

Fidel Castro e Unipolsai

di
Francesco Zanotti

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Con Fidel Castro muore un protagonista della conflittualità sociale. Da UnipolSai un minuscolo segno che il passato sta per essere superato.

Fidel Castro è stato uno dei simboli del lottare. Senza aggettivi. Ci sono personaggi che sanno vivere solo di lotta. Fidel Castro era uno dei più bravi tra questi. Significativa è una frase di Ugo Tramballi che, sul Sole24Ore di oggi, raccontando della vita di Castro scrive “Il rivoluzionario cresceva (dopo le esperienze in Colombia), ma gli mancava ancora la sua rivolta.”
Oggi non abbiamo più bisogno di uomini che hanno bisogno della lotta. Abbiamo bisogno di uomini che hanno bisogno di pace.
Il secolo scorso è stato il secolo della lotta: da quelle lotte tragiche che si chiamano guerre a quelle comiche che si chiamano campagne elettorali.
Oggi non abbiamo più bisogno di lotte. Abbiamo bisogno di progetti di futuro che costruiscono pace. Che è molto di più che abbattere ingiustizie.
E UnipolSai?

domenica 20 novembre 2016

In realtà siamo digitali da secoli

di
Francesco Zanotti

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Si parla di nativi digitali. Ma sono secoli che gli esseri umani che vivono nelle nazioni cosiddette avanzate sono digitali. Purtroppo sono solo digitali.

La cultura digitale è fondata sulla visione del mondo propria della società industriale che vede la sua espressione più definita nella fisica classica e nella matematica Hilbertiana.
La cultura digitale è solo l’utilizzo di macchine per poter eseguire con molta più intensità l’operazione cognitiva chiave della società industriale: il calcolare.
Forse possiamo dire che la cultura digitale ha perso il senso delle origini. Pensa di essere una cosa originalissima, ma è solo una sorta di estrapolazione verso l’infinito di una specifica visione del mondo che, dopo tutto, si popolarizza (diventa di tutti noi) attraverso la fede in due avverbi: oggettivamente e logicamente. Si pensa che conoscere sia cercare di vedere il mondo oggettivamente e ragionarci sopra logicamente (con una logica universale).

Ma oramai la fisica e la matematica hanno abbandonato la pretesa di guardare oggettivamente e ragionare logicamente. E’ rimasta nella cultura dei media che vedono il digitale come l’innovazione fondamentale. Speriamo che i nativi digitali (tutte le generazioni insieme) riescano certo non a buttare il digitale, ma ad andarci oltre. Molto oltre. Usando il digitale come si usano tutte le macchine. Per trasportarci lungo la storia. Ma senza la pretesa di indicare (tanto meno di essere) la meta.

Il Prof Giuseppe Longo mi ha suggerito di aggiungere il link ad una su Intervista. Cosa che faccio con piacere ringraziandolo per il suggerimento.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125846&typeb=0&complessita-scienza-e-democrazia

domenica 13 novembre 2016

La coscienza oltre il digitale

di
Francesco Zanotti

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Ho letto un articolo di Giulio Tononi sulla Domenica del Sole24Ore. E poi ho ripreso in mano il suo libro dove parla della Coscienza: “PHI Un viaggio dal cervello all’anima”. Due citazioni e qualche commento su progettualità e digitale.

Giulio Tononi è uno scienziato di fama internazionale, non uno Zanotti qualunque.
Allora la sua voce è autorevole, la sua opinione è una di quella su cui vale la pena di riflettere.
Ed allora ecco due spunti di riflessione: uno dal libro ed uno dall’articolo.

Riporto da pag. 330 della versione in Italiano del libro.
Il protagonista del libro è Galileo. Il testo è parte di una risposta di galileo ad una domanda che non è importante per capire il testo citato: “Ho imparato che conosciamo il mondo solo per come è costruito dal nostro cervello, a sua immagine e somiglianza. Che tutto è nel cervello e non solo il colore e il gusto, ma anche lo spazio e il tempo, la massa e il numero e l'estensione.”. E poi “Ho imparato che il nostro io dovrebbe essere abbastanza grande per poter ospitare i nostri amici”.
Ragazzi, oggi il problema è che i mondi che ci sono nel nostro cervello sono troppo poveri per contenere una parte significativa del mondo esterno a noi. E il problema peggiora se ci rendiamo conto che noi poi agiamo nel mondo per cambiarlo, farlo evolvere. Peggiora perché i nostri progetti di azione nel mondo sono ancora più poveri. E, disponendo della tecnologia attuale, rischiamo di distruggere questo mondo con interventi scriteriati.  E distruggere con esso i nostri amici delle cui identità rischiamo di vedere solo simulacri banali. Non è che anche i progetti sono parte della coscienza?

Citazione dall’articolo del Sole24Ore ... Tononi sostiene che nessuna macchina di Turing (Tononi, in realtà parla solo di macchine con l’architettura disegnata da Von Neumann, ma credo sia più corretto parlare di macchine di Tuning) potrà mai essere dotata di coscienza. Parentesi forse non inutile: tutti i computer attuali e protettandi, sono macchine di Turing.
Che significa? Che immaginare di simulare la realtà con un computer è solo simulare le parti più banali della realtà. Il computer è l’apoteosi della visione del mondo della società industriale. Usiamolo, ma andiamo oltre. Il digitale è un mondo utilissimo, ma banale. Non può generare progetti ed amare gli amici.


mercoledì 9 novembre 2016

Perché ha vinto Trump: una lettura sistemica

di
Francesco Zanotti

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Trump ha vinto perché è riuscito a comunicare che era contro l’establishment. Peccato che stavolta si è esagerato.

Prima fra tutte, l’Italia ha evidenziato la nuova tendenza. Di fronte a classi dirigenti incapaci di costruire sviluppo emergono personaggi contro. Berlusconi nei primi anni ‘90. Non è che i suoi contenuti fossero particolarmente profondi. Ma apparivano profondamente anti establishment.
Questa tendenza (classi dirigenti pressoché inette che vengono sconfitte da personaggi contro) è stata esportata e si è radicalizzata.
E’ stata quella che ha generato il voto della Brexit: un urlo contro le classi dirigenti, indipendentemente dal contenuto. Disposti anche a tirarsi la zappa sui piedi pur di essere contro: non sono tanto le tue idee che non vanno bene. Sei tu che non vai bene
Lo stesso Obama ha vinto perché è stato giudicato il nuovo contro il vecchio. Poi anche Obama è diventato classe dirigente se non inetta, almeno velleitaria, quindi establishment. E la Clinton ha fatto di tutto per dimostrarsi appartenente all’establishment. E più la grande stampa si schierava a suo favore, più dimostrava che era establishment.
E’ contro questo establishment si è ribellata l’America profonda.

Il problema è che questa volta si è esagerato: pur di essere contro gli americani hanno scelto il personaggio che tutti conosciamo. E gli hanno dato il controllo delle armi nucleari.

domenica 6 novembre 2016

Papa Francesco, finanza e migranti

di
Francesco Zanotti

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Tutti hanno ascoltato le parole di Francesco al proposito. Si può dire tutto quello che si vuole, ma, innanzitutto, ha rivelato un dato sperimentale. Non possiamo ignorarlo. Di fronte ad esso vogliamo, forse,  sostenere che per ragioni sistemiche è giusto e inevitabile salvare prima le banche? Io credo che, oltre che crudele, sia stupido sostenere questa tesi. Le ragioni sistemiche spingono in tutt’altra direzione.

Innanzitutto, mi permetto di precisare il dato sperimentale: non salviamo le banche, ma i top manager delle banche. E quel sottobosco di finanzieri presuntuosi che moltiplicano i danni creati dai top manager. Questa precisazione rende ancora più crudele questa scelta. E rende emotivamente più difficile sostenere che è giusta.

Ma questo potrebbe anche portare qualcuno a sentirsi eroe: ho il coraggio di imporre sacrifici oggi per un domani migliore.

Allora bisogna contestare che si tratta di una scelta utile, forse necessaria. Non lo è. E’, invece, stupida. E, come tutte le volte che la stupidità genera vittime, è criminale.

E’ stupida perché, da un lato, le banche sono un intermediario di scambio non più necessario. Gli scambi potrebbero funzionare attraverso infrastrutture pubbliche.

giovedì 3 novembre 2016

Tornando su finanza e terremoto …

di
Francesco Zanotti

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Certamente ha ragione il Presidente del Consiglio quando sostiene che nessun patto di stabilità può limitare i fondi da usare per ricostruire quello che la Natura ha distrutto.
Ma occorrerebbe fare un salto di qualità. Ne ho già parlato: è la BCE che deve finanziare la ricostruzione a titolo gratuito. Se proprio non si vuole rompere con leggi economiche inesistenti: prestito senza scadenza e senza interessi. E deve farlo tanto più intensamente quanto più i danni del terremoto si fanno sempre più gravi.
Che ne pensano gli economisti? Fanno spallucce di fronte a questa ipotesi perché sono convinti di non dover rendere conto della serietà della disciplina con cui campano. E i terremotati tirino la cinghia …

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.