giovedì 28 febbraio 2013

Volare altissimo


di
Francesco Zanotti


Ieri sera a La 7 Massimo Cacciari proponeva di volare basso, in attesa di vedere almeno qualche spiraglio di luce alla fine (sempre più lontana?) del tunnel della crisi.
Non possono essere più in disaccordo. La crisi attuale è stata generata proprio dal volare basso. E dal volare sempre più basso viene peggiorata.
Leggo sul Sole 24 Ore che  il 30% delle industrie USA compra “ dall'unico fornitore al momento in grado di produrre i beni richiesti”, cioè l’Italia. Le imprese che sanno produrre questi beni nei primi 9 mesi del 2012 sono cresciute del 23 % (fatturato). Queste imprese nel tunnel della crisi non ci sono neanche entrate proprio perché, nel loro settore, hanno volato più alto di tutti.
Siete mai andati a visitare l’archivio storico del Monte dei Paschi di Siena? Andateci, respirerete la storia di una banca che è nata volando altissimo. Poi si è adagiata in quella burocraticità dalla quale può nascere tutto.
Le imprese che hanno “contribuito” a far diminuire di 400.000 unità l’occupazione in Lombardia hanno volato basso. E le loro banche hanno contribuito a farle volare basso: riducete costi e persone.
Gli intellettuali “da media” volano bassissimo e sono quasi i custodi del “volare basso”. Quasi che il volare alto potesse offuscare il loro ruolo di profeti del quasi nulla. E’ inutile nascondercelo: cercano consenso mediatico due soldi qua e là, qualche incarichetto …
Noi pensiamo e proponiamo di volare altissimo. Abbiamo una proposta precisa: l’Expo della Conoscenza che è una vera e propria “tecnologia” per generare Rinascimenti. Che, notoriamente, non nascono volando basso.


martedì 26 febbraio 2013

Indifferente: seconda puntata


di
Francesco Zanotti




Previsione confermata quella di ieri: è probabile che non vinca nessuno.
Sì Berlusconi e Grillo hanno ottenuto successi, ma egoistici. Vincere voleva dire che qualcuno avrebbe potuto governare il Paese. E nessuno c’è riuscito.
Ma era più importante la seconda parte del post di ieri: non ha importanza chi vince.
Voglio rinforzare questa affermazione. Non ha importanza chi vince perché nessuno ha un progetto per lo Sviluppo del nostro Paese. E nessuno si sforza di elaborarlo.
Tutti, Grillo compreso, sono sostanzialmente conservatori.
La base industriale della nostra economia sta sparendo. E non saranno certo le riforme istituzionali (che tanto non si faranno) o le sole energie alternative a farla sviluppare. Sviluppare non sopravvivere.
Le nostre banche sono tanti MPS in nuce. Non per le malversazioni. Ma perché sono anch'esse in una crisi profonda da sofferenze che si sono oramai mangiate (anche se ufficialmente non appare) il patrimonio.
Lo Stato assorbe troppe risorse: riduciamole. Ma così facendo aumentiamo la crisi. Diminuisce il PIL, non producono più ricchezza le imprese che hanno come cliente lo Stato, lo Stato diminuisce la sua capacità di occupare.
Tutti sono conservatori perché, invece di aumentare una coperta che si sta restringendo, la si stiracchia sempre di più. E non ha importanza in che direzione. Il risultato è sempre lo stesso: la si rompe.
Occorre avviare un grande movimento di tipo progettuale. Ma che si fondi su di una grande immissione di conoscenze. Non è possibile che chi si candida a governare il Paese sia assolutamente inconsapevole di tutte le conoscenze che potrebbero aiutarlo a fare davvero un grande progetto profetico.
Noi proveremo a dare vita a questo movimento progettuale.  Dopo le elezioni e senza nessun interesse per le elezioni future. Un movimento di progettualità gratuita. Fermamente di servizio e non di interesse.

lunedì 25 febbraio 2013

Indifferente ….


di
Francesco Zanotti


Oggi si saprà chi ha vinto le elezioni, anche se è probabile che non vinca nessuno.
Ma se qualcuno vincesse non ha alcuna importanza chi sia: tanto saremmo nei guai lo stesso!
Nessuno ha un progetto complessivo di società futura, ma tutti coltivano la strategia del tirare la coperta corta. Se ci avete fatto caso, tutti propongono qualche forma di redistribuzione. Monti tra Stato e cittadini, a favore dello Stato. Bersani e Vendola (con sfumature) a favore dei poveri contro i ricchi. Ingroia a favore delle carceri. Grillo a favore del “popolo” contro la classe dirigente.
Tirando la coperta, però, si finisce solo per litigare. E il litigare sociale si chiama rivoluzione.
Noi non abbiamo bisogno di redistribuire la ricchezza esistente, ma di creare tanta nuova ricchezza. Che è possibile solo attraverso una nuova conoscenza. Poi mettiamo pure in galera i farabutti, razionalizziamo lo Stato, distribuiamo meglio la ricchezza prodotta. Ma prima produciamola … anche per mantenere le legioni che, a sentire Grillo e Ingroia, se la meritano. E tutto l’apparato statale che avrebbe bisogno di migliorare i servizi, non di costare meno. Cito un solo servizio che avrebbe bisogno di nuovi investimenti (si chiamano investimenti, non costi): la scuola.

lunedì 18 febbraio 2013

Tanto litigare per nulla


di
Francesco Zanotti


Oggi il Corriere pubblica un raffronto, fatto dall’Oxford Economic Institute, sull'impatto economico dei diversi programmi di Governo.
Ora, innanzitutto, le cose che vogliono fare le quattro forze politiche analizzate sono molto simili. Ma soprattutto sono statisticamente uguali i risultati che si propongono.
Le differenze ci sono, ma sono così piccole che, certamente, le loro differenze non sono statisticamente significative.
Ed allora: perché i diversi schieramenti litigano ferocemente arrivando agli insulti personali, anche da parte di Signori molti compassati come Monti?
E’ questa litigiosità violenta e per il nulla che risolverà la crisi? O solo più semplicemente, ci conferirà autorevolezza internazionale?
Credo di no!
I lettori di questo blog sanno da dove nasce questa litigiosità cosmica e insulsa: dall’autoreferenzialità delle forze politiche che la battaglia elettorale aggrava fino ai risultati paradossali di cui sopra.

martedì 12 febbraio 2013

Il dovere della profezia

di
Francesco Zanotti


Preso per mano dallo Spirito.
Credenti e non credenti hanno commentato il gesto inaudito (o ascoltato solo lontano nel tempo) di Benedetto XVI. Intrighi politici, dovere e fragilità … Credo che questo gesto vada letto nell'ottica dello Spirito. E’ un'ottica impegnativa, perché ci sbatte in faccia il dovere della Profezia, a noi apparentemente concreti, sostanzialmente ottusi.
L’ottica dello Spirito. Lo Spirito che fa emergere la Chiesa terrena dalla Storia degli Uomini, come “Lumen gentium”. La Chiesa che diverrà la Gerusalemme Celeste, la città del Dio con noi.

L’ottica dello Spirito. Il gesto di Benedetto XVI è stato ispirato e accompagnato dallo Spirito. Un credente non poteva non “vedere” lo Spirito di Dio con lui a sorreggere ogni sua parola.

Allora a noi tocca cercare di capire questo segno dello Spirito. E’ un segno che ci lascia in qualche modo soli, ma ci chiede la responsabilità della profezia. Ci ricorda che dobbiamo costruire “cieli nuovi ed una nuova terra”. A tutti noi, in ogni angolo della società e della storia. A tutti noi compete un pezzo di questa profezia. Un pezzo indelegabile: se non ce lo mettiamo noi, nessuno potrà sostituirci. Se noi rinunciamo ad essere profeti nel nostro “particulare”, ne soffrirà tutta la storia …

Oggi a profezie stiamo a zero. Viviamo di ipocrita conservazione o di progetti piccoli piccoli.
In particolare stanno a zero le nostre classi dirigenti che dovrebbero avere il compito di stimolare tutti noi alla profezia. Che dovrebbero raccogliere le profezie degli uomini e costruire una grande speranza collettiva.
Sottozero, sempre dal punto di vista della profezia del futuro, sta la nostra classe politica. Impegnata in uno scontro elettorale cruento e ridicolo insieme. Combattuto a colpi di cagnolini, con la benedizione dei “massmediologi” che sentenziano che un politico con in braccio un cane ispira fiducia.

Dall'ascolto dello Spirito alle coccole ai cagnolino: i nani sono diventati mostri del nulla. E non ci sono neanche più le ballerine di una volta.

venerdì 8 febbraio 2013

Le nostre previsioni, il nostro impegno


di
Francesco Zanotti



Un giudizio preventivo.
Nessuna forza politica ha presentato un progetto di sviluppo alto e forte per questo nostro Paese. Intendo:  un progetto capace di far aumentare velocemente ed intensamente la capacità di produrre cassa delle imprese. E, quindi, capace di far aumentare occupazione e gettito fiscale diminuendo le aliquote.

Le previsioni.
I risultati delle elezioni saranno … non risultati! Non importa se qualcuno le vincerà o se vi saranno pareggi.  E’ probabile che non si riesca a formare un Governo. E se un Governo si formerà, sarà così carico di compromessi e fraintendimenti che non potrà che sgretolarsi subito dopo …

Il nostro Impegno.
Presenteremo, dopo le elezioni, un progetto alto e forte per lo sviluppo del nostro Paese. Perché dopo le elezioni? Perché presentarlo in campagna elettorale sarebbe inutile:  nessuno lo ascolterebbe. E se, per caso, diventasse (ma è altamente improbabile) oggetto di dibattito, verrebbe strumentalizzato a fini elettorali.

lunedì 4 febbraio 2013

Imporre l’agenda …


di
Francesco Zanotti



La forza di Berlusconi è la campagna elettorale. Non il Governo, ovviamente. Ma tutti sanno che il vincere la campagna elettorale non c’entra nulla con il governare.
Berlusconi vince (personalmente sempre, come partito questa volta non si sa) perché impone l’agenda del dibattito politico. Gli altri lo seguono. Lo criticano, certamente. Ma questo significa accettare che è lui il protagonista. Guardate i giornali nemici di Berlusconi: sono pieni di Berlusconi.
I contenuti latitano da tutte le parti, ma le altri parti latitano anche nella capacità di imporre l’agenda.
Sarebbe importante che si imponesse un’altra agenda: quella della conoscenza. Ma non è tema da campagna elettorale. Lo dimostra il Sole 24 Ore riportando ieri (3 febbraio 2013) la sintesi delle proposte di Berlusconi, Bersani, Giannino, Ingroia e Monti (il mio elenco è in ordine alfabetico) sul tema della cultura: ne prevale la dimensione museale. Ma di questo parlerò domani o dopo domani.
Il nostro obiettivo nei prossimi due mesi sarà quello di predisporre un programma per lo sviluppo attraverso la conoscenza da presentare quando sarà evidente l’impotenza della nuova classe dirigente politica. Essa, credo, non avrà bisogno di misurarsi coi fatti perché il nuovo Parlamento difficilmente riuscirà a esprimere un Governo. Certamente non potrà esprimere un Governo che saprà costruire sviluppo.

venerdì 1 febbraio 2013

Fuga dall’Università …


di
Francesco Zanotti




Oggi tutti i giornali parlano della “fuga dalle università”. Su Repubblica, ad esempio, Massimo Cacciari sostiene che questo fenomeno è l’ennesimo segnale che siamo un Paese in declino. Una studentessa se la prende con la riforma Gelmini.

Io vorrei parlare della crisi e delle speranze della conoscenza che sono la causa e la soluzione della crisi delle università. E della ecologia di crisi che ci sta devastando

La crisi della conoscenza ha, almeno, due cause che non vengono considerate.

La prima è che le classi dirigenti snobbano la conoscenza. Voglio dire che le classi dirigenti economiche, sociali e politiche non usano le conoscenze economiche, sociali e politiche esistenti. Straordinario è il caso della strategia d’impresa che è la conoscenza chiave per costruire sviluppo economico, ma è assolutamente ignota a imprenditori, manager e banchieri. Quindi, da un lato, i ragazzi non considerano la conoscenza utile e significativa. E, dall’altro, le classi dirigenti non domandano loro conoscenze avanzate. Se non quelle scientifico-tecnologiche … di cui parlo ora.
La seconda ragione è lo stato generale della conoscenza. Non riusciamo a staccarci da una visione specialistica della conoscenza. E questo accade proprio nella scienza. Una conoscenza specialistica è una risorsa strumentale e non vitale. Quindi può tranquillamente essere destinata solo ad una minoranza di tecnici che diventano sacerdoti di una conoscenza inevitabilmente esoterica.

Ed arriviamo alle speranze. Sta emergendo (purtroppo lentamente, ma sta emergendo) una nuova visione del mondo che promette di dotare l’uomo di una nuova conoscenza scientifica ed umana, socialmente generata e progettualmente disponibile per costruire una nuova società. Una  nuova conoscenza per rigenerare la classi dirigenti ed entusiasmare i giovani.

Per accelerare questo processo, per rilanciare conoscenza, università e società abbiamo progettato l’Expo della Conoscenza la cui descrizione che potete scaricare da questo blog


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.