mercoledì 28 aprile 2010

Verso il 3 maggio...

Sono passati circa tre anni da quando i primi balbettii poietici hanno iniziato a diffondersi nella blogosfera...e, da lì, di strada, di tempo, di discussione in discussione, siamo all'oggi... ma sopratutto siamo al domani. Passato, presente e futuro si toccano.
Iniziamo tra pochi giorni a parlare pubblicamente, speranzosi che altre onde si uniscano a costruire un arcipelago...(metafora che capirete leggendo il libro - o partecipando alla presentazione).
Aiutateci in particolare a coinvolgere il mondo della scienza e dell'accademia, a cui chiediamo di confrontarsi fuori dallo specialismo, per far si che il bene pubblico della conoscenza che gli è stato affidato, sia la benzina del nuovo motore, il software che stiamo cercando, e poi i giovani.... a loro spetta un pezzo più lungo di futuro.

Seguite il link su facebook, troverete i dettagli del'evento di presentazione... e potrete iscrivervi alla fan page (ed al gruppo) per seguire tutte le attività... ed essere autori del futuro

Aleph III

La conoscenza a fondamento della moneta

Su Il Sole 24 Ore di oggi 28 Aprile 2010 è uscito un articolo, che non esito a definire sconvolgente, a firma di Martin Wolf.
Perché sconvolgente? Perché, in buona sostanza, dice che tra le diverse proposte di riforma fino ad oggi avanzate, per stabilizzare i mercati finanziari non ce n’è una che giudichi sufficiente. Cioè, siamo a perenne rischio di crisi finanziaria globale.
Il mio primo pensiero è andato al pezzo che ho postato ieri: non solo riformare non basta, ma non riusciremo neanche a riformare seriamente.
E, poi, mi sento in dovere di avanzare una proposta. Credo che sia dovere di tutti studiare il problema e avanzare proposte senza attendere vaticini degli “esperti”, verificato che, per dichiarazione degli stessi esperti, i loro vaticini sono almeno traballanti. Così tanto da non meritare il nome di vaticini, ma solo quello di auto rappresentazioni.
La proposta? Banale, facile a dirsi, come il classico uovo di Colombo: dobbiamo dare valore alla conoscenza. Ok, detta così sembra una banalità. Allora la rendo più esplicita. Oggi si dichiara che è possibile battere moneta, sostanzialmente sulle cose prodotte. Quindi, possiamo battere nuova moneta quando si producono nuove cose. Se battiamo moneta senza un corrispettivo di cose, allora la singola banconota vale meno. Si genera, insomma, un’inflazione di monete (o carta moneta). Ora, occorre dire che, innanzitutto, diciamo così, ma, poi, in realtà qualche monetuncola in più di quello che permetterebbe la produzione la battiamo. E, con onestà, dobbiamo ammettere che non accade nulla.
Occorre, poi, notare che se rimaniamo ancorati a questa visione saremo destinati a diminuire la moneta in circolazione perché alla quantità di beni prodotti dovrà calare, sia a causa della scarsità di materie prime ed energia, sia a causa di grandi cambiamenti nelle esigenze delle persone.
Basandomi su questi richiami, riesco a dettagliare la mia proposta. E’ necessario iniziare a battere moneta non sulle cose, ma sulla quantità e sulla qualità della conoscenza prodotta. In questo modo stimoleremo la produzione di nuova conoscenza, invece di speculazione.
Non riesco a dettagliare in questo post la mia proposta. Ma propongo solo una suggestione. Oggi noi diciamo che la vera ricchezza dell’Italia è il suo patrimonio artistico. Cioè riconosciamo che il suo vero patrimonio e la conoscenza prodotta nel passato. Cosa vi è di cosi disdicevole nel cercare di stimolare ogni persona a generare nuovi patrimoni di una conoscenza che venga riconosciuta come opera d’arte?

martedì 27 aprile 2010

Riforme o una nuova imprenditorialità aumentata?



Sul Sole 24 ore di oggi 27 Aprile 2010 è uscito un articolo a firma di Guido Tabellini e Giorgio Barba Navaretti che sostiene tesi molto chiare e … quasi opposte a quella che proponiamo da tempo in questo blog.
Le nostre tesi hanno trovato una loro prima espressione compiuta nel volume “Un Expo della conoscenza per costruire una nuova società” (vedi link in sezione "libri") che sarà presentato il giorno 3 maggio 2010, alle ore 18 e 30, presso il Negozio Civico “CHIAMAMILANO” (Associazione promossa da Milly e Massimo Moratti) in Largo Corsia dei Servi, 11 a Milano.
In queste note vogliamo esplicitare la radicale contrapposizione tra le nostre tesi e quelle sostenute da Barba Navaretti e da Tabellini.
Cosa sostengono questi due eminenti studiosi? Che l’attuale situazione di crisi può essere risolta attraverso riforme di sistema (dall’alto, quindi) e non attraverso iniziative dal basso. Può essere risolta solo da Governanti saggi, esperti e potenti che costruiscano la strada per tutti noi e ci guidino a percorrerla. Governanti ispirati da esperti … Governanti che siano esperti. E che magari traggano la loro autorità dalla “conoscenza” e non dal consenso.
Cosa sosteniamo noi? 

lunedì 19 aprile 2010

Stille di una nuova società


Costruire una nuova società… E’ un’ambizione che può sembrare velleitaria. Ma, in realtà, essa è profondamente rivoluzionaria. Allora, occorre liberarla dal rischio della velleitarietà e descriverne tutta la complessità e la ricchezza.
Può sembrare velleitaria perché, troppo spesso, è stata usata da chi ha rincorso utopie irrealizzabili e del tutto soggettive. Quasi utopie finalizzate a superare disagi psicologici e relazionali personali.
Ma, invece, è un’ambizione rivoluzionaria perché, da un lato, si contrappone alla deriva fatalista attuale: le crisi, come eventi incontrollabili quasi buttati sul cammino dell' umanità da un Fato imperscrutabile, ma capriccioso o addirittura da una Natura matrigna.
E, dall’altro, è rivoluzionaria, quando si prova a specificare cosa significa costruire una nuova società.
Costruire una nuova società significa attuare cambiamenti profondi nelle identità degli attori personali e organizzativi che costituiscono la società attuale. Voglio citare, senza pretesa di completezza e di profezia, ma come esigenza, le prime luminescenze di un sogno che inizia ad apparire. In alcuni frammenti sarà un sogno più definito, altri saranno meno chiari
Ma voglio provare a raccontarlo, perché anche solo il raccontarlo lo aiuta a formarsi più compiutamente. Forse riuscirà anche a stimolare mille profeti e poeti che sapranno scrivere storie di futuro, molto più importanti.

martedì 13 aprile 2010

Un Expo della Conoscenza per fare emergere una nuova società



Agli inizi dell’anno del Signore 2010, dell’anno 5770 del calendario ebraico, dell’anno 1431 del calendario mussulmano, dell’anno 2554 del calendario buddhista, dell’anno 4706 del calendario cinese… tutto il mondo, appiattendo tutte quelle differenti ricchezze che producono calendari così diversi, ripete ossessivamente una sola “ideologia”.

“Una crisi è esplosa nel mondo della finanza ed è stata causata da disfunzioni (malfunzionamenti) dei mercati finanziari, aggravati da comportamenti discutibili di troppi finanzieri. Questa crisi, se non si interviene tempestivamente, rischia di risuonare in tutta la società con echi devastanti. Intervenire significa eliminare i malfunzionamenti dei mercati finanziari e iniettare nel mondo della finanza una buona dose di etica. Se si fa tutto questo,  si riuscirà a continuare il cammino di sviluppo interrotto.”

Si ripete ossessivamente questa ideologia attraverso tutti i media, ma a me sembra una cantilena retorica e stonata.
Io credo che la crisi finanziaria sia stata solo un classico “piovere sul bagnato”. Ma poiché è stato uno scrosciare intenso ed improvviso, ci siamo dimenticati che stavamo già ben bene impantanati …
Infatti, non una, ma mille altre crisi, stanno affliggendo da tempo l’uomo (tutti gli uomini della terra senza distinzione di sesso, età, religione, origine e quant’altro) e la natura.
Siamo immersi in una ecologia di tante crisi che si sovrappongono, intrecciano, si aggravano reciprocamente. Esse generano un disagio (materiale ed esistenziale) profondo e crescente sia nell’uomo che nella natura.
Il disagio profondo c’era prima della crisi finanziaria. Essa l’ha certamente aggravato. Oggi, quando la crisi finanziaria sembra attenuarsi, questo disagio si guarda bene dallo scomparire, ma continua a crescere, giorno dopo giorno.


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.