martedì 25 dicembre 2012

L’Amor che move il sol e l’altre stelle


di
Francesco Zanotti


Sono un grumo di materia molliccia che nasce dalla Natura e dalla Storia. Ritornerò Natura e sarò un episodio della Storia. Spero di diventare un frammento di quel “Amor che move il sole e l’altre stelle” …

martedì 18 dicembre 2012

Vuoi provare a fare un’auto statistica?


di
Francesco Zanotti

Caro VIP … economico, sociale, politico istituzionale, prova a fine anno a fare una statistica semplice, ma rivelatrice. Quando ti squilla quel telefonino che tieni così riservato, quante volte rispondi ad uno sconosciuto che ti propone una nuova idea, una scoperta, una storia di futuro che ti mobilita la mente ed il cuore? Quante volte vieni considerato il terminale naturale dell’innovazione profonda? Oppure quante volte ti trovi immischiato nel gioco dei quattro cantoni? Sì, nello spostamento di pedine sullo scacchiere della conservazione, del mantenimento degli equilibri, nelle battaglie di potere?
Caro VIP, spero per tutti noi, per il tuo futuro, per il futuro del nostro Paese che la risposta sia almeno 15% innovazione, 85% equilibrio e potere …

venerdì 14 dicembre 2012

Il rifiuto cosmico


di
Francesco Zanotti

Si comincia a capire che di “sacrifici” si muore. Si esorta a cercare la crescita. Ma le classi dirigenti non sono in grado di fare proposte. Leggete un quotidiano e cercate proposte, progetti sulla prima Pagine. Al massimo vi sono “esperti” che  urlano l’esigenza di fare qualcosa.
Sì, forse esistono proposte da parte di qualcuno, ma sono di ristrutturazione, di conservazione.
Il peggio, però, sta altrove. Non solo non esistono progetti e proposte, ma esiste una spasmodica difesa da parte delle classi dirigenti dei progetti che nascono non da loro e dalle conoscenze che (di cui non dispongono) ne possono generare altri.
Occorre dire alle classi dirigenti (innovatori urlanti e mediatici, compresi) di piantarla di difendere il loro essere classe dirigente con un rifiuto cosmico che paghiamo tutti. Purtroppo, e letteralmente per molti, con la vita.

martedì 11 dicembre 2012

Reprint: Il prof. Monti non può che fallire… Reprint con una aggiunta


di
Francesco Zanotti



Il 17 novembre dell’anno scorso ho pubblicato un post nel quale prevedevo il fallimento di Monti per ragioni completamente diverse da quella che proponevano tutti gli altri oppositori. Oggi mi permetto di riproporre all'attenzione quel post sottolineando con forza che nessuna delle cause di insuccesso è stata rimossa.
Anzi, tutte si sono consolidate, quasi ideologizzate.
Lo dimostra, tra mille altre cose, l’affermazione, sentita ieri sera al TG1, un po’ stizzita, non certo serena, di Monti: tutti quelli che si intendono un po’ di economia  dovrebbero… Non ricordo cosa di specifico dovrebbero fare, ma il risultato era chiaro: continuare l’azione del Suo Governo (sottinteso: con lui al comando).
Egregio professore l’economia non è una scienza alla quale appellarsi per “calcolare” il bene ed il male come nella fisica classica si calcola il movimento di palline e pianeti... basta che non siano troppi. E’ un pateracchio di “pseudo leggi” che non hanno alcun fondamento. Che senso ha richiamarsi a intenditori di fumo? Non è certo il suo caso, ma fa venire il sospetto che a vender fumo qualcuno (richiamare l’autorevolezza di una scienza che non ha nulla di scientifico) “ci abbia la sua bella convenienza”.
Purtroppo le cause di fallimento di Monti ce le portiamo dietro quasi fatalmente e i protagonisti della prossima campagna elettorale non sanno neanche che sono loro a costruire la crisi.

Ecco il post del 17 novembre 2011 con una aggiunta finale.

Perché non può che fallire?

Innanzitutto perché il programma che si propone di realizzare non ha nessuna influenza sulle cause della crisi attuale. Non siamo di fronte ad una crisi finanziaria, ma alla crisi di un modello di società. Il programma del nuovo governo non vuole avviare un processo di progettazione di una nuova società, ma vuole cercare di far funzionare meglio la società attuale. Compito impossibile anche (certamente non solo) per banali limiti fisici. La natura non sopporta un’ulteriore crescita dell’attuale società industriale.

Poi perché la conoscenza da cui parte (l’economia) è una pseudo scienza che vuole scimmiottare, irragionevolmente, la fisica classica. Si tratta di un corpus di conoscenze da ricostruire integralmente. Da ricostruire perché suggerisce azioni di ristrutturazione, invece che di riprogettazione.

Ancora: perché non ha cambiato il metodo di governo. E’ vero che si propone di consultare, far partecipare, ma sono buone intenzioni generiche. Il Governo di una società complessa richiede che chi governa avvii processi di creazione sociale di nuove realtà. Con tutto il rispetto, la formazione e le esperienze del prof. Monti non hanno nulla a che fare con i processi di creazione sociale. Voglio dire che, anche se le cose che vuole fare fossero corrette, non riuscirebbe a farle per “incompetenza processuale”.

Da ultimo non ci riuscirà perché nessun grande sviluppo può nascere da sacrifici (proposti da una classe dirigente che non farà alcun sacrificio) e azioni impopolari. Un grande sviluppo nasce da un movimento di popolo che si incammina verso una nuova storia. E certamente non sarà il prof Monti a risvegliare la voglia di un futuro diverso in un popolo che oggi sembra davvero un volgo disperso.

Ecco l’aggiunta finale. Perché non opponiamo a tutti i ragionamenti delle Agenzie di Rating un Progetto Paese alto e forte, che nasca da una Progettualità di Popolo?


venerdì 7 dicembre 2012

Requiem...

...per la società industriale
di
Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com

Di ritorno dall'ennesimo convegno sulla "crisi". 
"Crisi".
Parola che ci trae in inganno, già nella sua morfologia nasconde la sua natura multipla: è identica sia al singolare che al plurale.
E infatti si è parlato di crisi economica, finanziaria, sociale, umana, di valori, di conoscenze, di diritti...
Voglio allora solo apparentemente cambiare discorso parlandovi di una persona, non una in particolare ma una qualsiasi che, però,  non sta bene. 
Ha una aritmia cardiaca seria, difficoltà di respiratorie, è diabetica, si sta debilitando. Da alcune settimane è a letto, mangia poco e, quindi, perde peso. In parole povere è in "crisi".

giovedì 6 dicembre 2012

La luce negli occhi


di
Francesco Zanotti

Non abbiamo bisogno di ragionieri gabellieri. Abbiamo bisogno di Maestri. Maestri che sappiano accendere la luce negli occhi dei giovani. Camminate per le strade (reali o virtuali) quanta luce vedete negli occhi dei giovani?
La luce negli occhi dei giovani la si accende con la conoscenza. Allora che i governanti siano Maestri. Che sappiano raccogliere e diffondere la conoscenza che esiste nel mondo e che ragionieri e gabellieri neanche immaginano.
Poi ci penserà la luce. Rischiarerà il futuro cammino dei giovani come l’alba, quando rischiara un mare che la notte aveva nascosto e che ora invita a navigarlo.
Ma rischiarerà anche il tramonto di noi che giovani non siamo più. Quasi ad aprire la porta ad altri mari. Ma rischiarerà il tramonto, farà vedere altri mondi solo a coloro che saranno riusciti ad essere Maestri.

martedì 4 dicembre 2012

Ma dove vogliamo andare???


Ovvero: sintesi dell’attuale competizione politica

di
Francesco Zanotti

La prima cosa da dire è che è drammatico il dover subire una competizione elettorale quando servirebbe una alleanza progettuale per costruire un Progetto di Sviluppo per il Paese.
Ma so che alla nostra classe dirigente non passa neppure per il bugigattolo vicino all’anticamera del cervello il rinunciare a scazzottarsi per lunghi mesi.
Ed allora guardiamo alle “armi” con cui ci si scazzotterà. Banali: il candidato più giovane possibile, il cambiamento come slogan retorico perché nessuno ha un Piano complessivo e concreto di cambiamento, lo spostamento degli equilibri come strategia.
E’ ovvio che, se è questo il tipo di scazzottamento a cui assisteremo, sarà del tutto indifferente chi vincerà. Chiunque sarà il vincitore, si troverà di fonte ad una sfida (quella di definire un Piano di Sviluppo per il nostro Paese) che è del tutto impreparato ad affrontare. E il definire un Piano di sviluppo non sarà neanche immaginata come necessità. L’occupazione principale dei vincitori sarà rinfacciare la sconfitta ai perdenti. L’occupazione principale dei perdenti sarà quella di cercare la rivincita verso i vincitori. Amen 



domenica 2 dicembre 2012

Salvare i musei e … Isaac Asimov


di
Francesco Zanotti

Si deve a Isaac Asimov, professore di biochimica oltre che scrittore di fantascienza la grande Saga della Fondazione. La storia dell’Impero Galattico in disfacimento.
Un Eroe epico, Salvor Hardin, cerca di contrastare questo declino attraverso una nuova conoscenza: la psicostoria. E’ una teoria matematico-statistica che permette di prevedere le dinamiche di grandi popolazioni umane e suggerisce il modo di indurre cambiamento in queste dinamiche. Usando la psico-storia, riesce a costringere un Impero decadente a fondare una Fondazione, all’estrema periferia della galassia, che ha come obiettivo quello di riattivare un processo imprenditoriale (l’espressione è mia) a livello economico, sociale, politico e culturale per riaccendere il fuoco dello sviluppo e generare un nuovo Impero. Non sarebbe stato possibile fare questo, al centro della galassia, sul pianeta Trantor, centro di Governo dell’Impero e sede dell’Imperatore. Neanche usando la psico-storia.
Bene in uno dei primi capitoli della vita di questa Fondazione, accade che arrivi su Terminus (il pianeta alla periferia della Galassia sede della Fondazione) un rappresentante dell’Imperatore. Asimov racconta un dialogo tra questo Signore (Lord Dorwin) e il primo capo della Fondazione (il dott. Pirenne). E’ necessario dire che il dott. Pirenne era stato scelto dalla nomenclatura dell’Impero, ne condivideva, quindi, i valori. Ma su Terminus si era sviluppata, era emersa, una nuova classe dirigente (guidata dal Sindaco di Terminus, Salvor Hardin) che aveva valori diversi. Sempre usando il mio linguaggio, valori di intraprendenza che si opponevano ai valori di conservazione dell’Impero impersonati in Pirenne e Dorwin. La conversazione che racconta Asimov aveva come tema: quale è il pianeta di origine dell’umanità? Si perché in quel lontano futuro, dove si era formato un Impero galattico, si erano perse le memorie delle origini.
Dorwin raccontava come svolgeva le sue ricerche per scoprire il Pianeta d’origine: consultava quello che gli archeologi del passato avevano scritto. Il rimestare vecchie conoscenze e rinunciare alla ricerca di nuove conoscenze. Una paura atavica di nuove conoscenze, adagiati nel mondo del passato … Il dott. Pirenne annuiva compiaciuto. Salvor Hardin replicava scandalizzato. Il risultato fu che il dott. Pirenne non si accorgesse per nulla di quanto stava accadendo su Terminus: l’emergere di una nuova società. E fu dolcemente, senza alcuna violenza, scalzato dal potere, libero di tornare alla contemplazione del passato, ma senza fare danno al presente ed al futuro.

Torniamo a noi. Anche noi vogliamo conservare il passato: il nostro patrimonio artistico e culturale. Cosa, ovviamente buona e giusta. Ma non basta. Soprattutto se questo voler conservare si accompagna ad un rifiuto, altrettanto deciso, come quello di Pirenne e Dorwin, delle nuove conoscenze che stanno emergendo in ogni dove.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.