domenica 15 febbraio 2009

La crisi descritta due anni fa

Vorrei riproporre una visione della crisi che mi è frullata per la testa due anni fa ... E che ho provato a pubblicare e proporre .... E inutile dire dove ...

Credo che sarebbe stato interessante provare a riflettere due anni fa su queste parole ...

Noi stiamo certamente vivendo una serie di problemi rilevanti che tutti conoscono.
Essi vanno dai grandi problemi dei conflitti, delle migrazioni e delle disuguaglianze a problemi che sembrano più locali come l’occupazione, l’inquinamento, il trasporto, la demografia, l’integrazione. Fino al problema drammatico dell’infelicità esistenziale che è più diffuso e profondo di quanto si creda.
Ma tutti questi problemi non sono specialistici e separati. Essi sono ologrammi (cioè declinazioni nel concreto) di un problema solo. Il problema è semplice a indicarsi: la società industriale che ha prodotto il nostro attuale benessere e che ha informato tutta la nostra società, oggi non è più sufficiente a produrre ulteriore sviluppo. Anzi, credo si possa dire che si sta auto distruggendo.
Se il problema è questo, allora la soluzione è altrettanto semplice a dirsi: occorre progettare un nuovo modello di società. Solo all'interno di questo nuovo modello di società sarà possibile trovare soluzioni che saranno declinazioni del nuovo modello sociale.

Facciamo esempi. Proprio solo alcuni. Ma ve ne sono moltissimi altri possibili che il desiderio di non chiedere troppo al lettore mi ha fatto trascurare.

L’inquinamento.
Esso è la manifestazione che la “macchina industriale” (che non è solo il modo di produrre, ma anche quello di trasportare, il tipo di energia che si usa etc.) diventa sempre più incompatibile con l’ambiente. L’inquinamento attuale delle nostre città è frutto di macchine industriali locali. Che fino ad oggi sono rimaste “isole” di inquinamento perché la macchina industriale non era diffusa. Oggi, appena si sta diffondendo (si veda il caso della Cina), si capisce che l’inquinamento sta facendo un salto di ... peggioramento. La “nuvola” di inquinamento della Cina non è solo un grande disastro locale. Ma rischia di diventare il fattore scatenante del formarsi di una nuvola complessiva di inquinamento molto più spessa e grave di quelle locali attuali. Una nuvola che peggiora e rende permanenti le nuvole di inquinamento locale.

La perdita della capacità di produrre occupazione dell’attuale economia.
E’ anch'essa una manifestazione che un sistema industriale come quello che abbiamo creato non è più in grado di assolvere il compito per il quale è nato: produrre beni materiali facendo lavorare le persone in modo che possano acquistare questi beni materiali.

Il cambiamento demografico.
Esso è un sottoprodotto della società industriale che ha diffuso benessere. Sia in termini di allungamento della vita sia in termini di egoismo “generativo”. Ma è un sottoprodotto che mina alla base la civiltà industriale che, per definizione, non prevede spazi attivi per bambini, anziani, malati etc. Ma li relega in ghetti che vanno dal pensionamento all'emarginazione  Detto diversamente, la società industriale prima allunga le stagioni dell’uomo. E poi le ghettizza.

L’infelicità
Essa è causata da un’altra contraddizione della società industriale. Essa è nata per soddisfare i bisogni materiali di moltitudini. Ma con un patto: che le moltitudini diventassero strumenti di produzione. Tutelati, anzi osannati e satolli, ma strumenti di produzione. Ora quando la società ha raggiunto il suo scopo si è scoperto che a uomini satolli scatta una voglia di auto realizzazione che è sempre più incompatibile con l’essere strumenti di produzione. Questa incompatibilità non viene urlata rivoluzionariamente, ma viene intimizzata in infelicità.

In questa situazione vi sono anche fonti di speranza. Tanti desideri di felicità e giustizia. Tanti tentativi di costruire una nuova società, una nuova cultura che sta nascendo come figlia e contestatrice della cultura di fondo della società industriale.

La sintesi è che ci troviamo su di uno stretto crinale tra speranze di sviluppo alto e forte e la crescita del disagio profondo che può portare a processi degenerativi rivoluzionari.

E’ questa la situazione nella quale intervenire.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.