lunedì 29 ottobre 2012

Tempus fugit e povertà


di
Francesco Zanotti

La necessità di avviare una nuova fase di sviluppo (dai non parliamo di crescita: è troppo volgare e fuorviante) non è contestata proprio da alcuno.
I nostri politici non perdono occasione di dire che di solo rigore si muore e che bisogna … ecco purtroppo loro parlano di crescita, ma per quanto devo dire va bene lo stesso.
Ecco, appunto i politici. Il discorso sul tempo riguarda proprio loro.
Immaginiamo che qualcuno di loro abbia una ricetta (sarebbe meglio un preciso progetto, non una ricetta) per costruire sviluppo. Non ce l’ha nessuno, viviamo di genericità velleitaria quando si tratta di proporre e non più di denunciare, ma supponiamo, proprio per assurdo, che qualcuno ce l’abbia.
Bene, quando potrà metterla in pratica? Calcoliamo il tempo.
Oggi siamo immersi nella stagione delle primarie, poi verranno le elezioni politiche, poi occorrerà formare il Governo, poi occorrerà trasformare questa ricetta in legge da far approvare dal Parlamento … ecco, siamo almeno a luglio del prossimo anno. Ecco, no, poi ci sono le vacanze … allora facciamo settembre con tendenza a slittare ad ottobre.
Calcolo finito: qualunque ricetta per quanto miracolosa sia, se tutto va bene, non potrà essere messa in atto prima di ottobre dell’anno prossimo.
Ma tutto non può andare bene ...

giovedì 25 ottobre 2012

Competitività e nulla …


di
Francesco Zanotti

Voglio dire che alla parola “competitività” non si riesce ad associare un significato preciso. Quindi, quando si dice che una certa azione, strategia aumenta la competitività del Paese, non può che scappare da ridere. Come si fa a sapere che adottando una certa strategia, facendo una certa riforma si aumenta una cosa (la competitività) che non si sa cosa sia?
Provo ad essere più esplicito e circostanziato. Un paio di giorni fa Il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica di competitività dei Sistemi Paese. Che l’Italia sia tra gli ultimi non sorprende. Sorprende, però, un'altra cosa …
Tutti sono convinti che aumentare la competitività del Sistema Paese generi crescita. Tutti dichiarano di essere impegnati ad aumentare la competitività del nostro Sistema Paese, così si genererà quella crescita che risolverà la crisi … Giusto? Allora prendiamo i Paesi che crescono di più, questi dovrebbero essere in cima alla classifica di competitività, giusto? Eccerto … come può essere diversamente?
Ecco, invece, è proprio diversamente. Secondo questa classifica, i BRIC, cioè i Paesi che crescono di più, non sono certo ai primi posti in questa scala di competitività, anche se sono tra i Paesi che crescono di più.
Ed allora?

domenica 21 ottobre 2012

Stupidità delle campagne elettorali


di
Francesco Zanotti


Stupidità ovunque. Negli USA si combatte sul filo delle battute e delle gaffes: vi sembra dignitoso per il Paese più potente e, potenzialmente, più creatore di guai?
In Germania: in Germania si blocca il processo di evoluzione del sistema Europa perché si finalizza tutto all’emotività di una campagna elettorale.
In Italia: di sviluppo ne parliamo a maggio … forse.
Sì, siamo in piena e disordinata campagna elettorale. Sarà il prossimo Governo che dovrà formulare un forte, innovativo, emozionante Piano di Sviluppo per il Paese. Ma potrà farlo solo a partire da Maggio 2013 perché oggi tutti i politici sono in altre faccende affaccendati: le battute e le gaffes locali. A maggio, però, se dalle elezioni uscirà un Governo nobile e forte. Ma non ci contiamo molto …
Usiamo, invece, la campagna elettorale e tutte le risorse che mette a disposizione per avviare una grande progettualità sociale capace di scatenare progettualità locali altrettanto grandi. Certamente riusciremmo a costruire un grande Piano di Sviluppo del nostro Sistema Paese che funga da contesto per mille nuovi progetti “locali”. Non ultimi quelli delle nostre imprese.

venerdì 19 ottobre 2012

Matteo Renzi: la solita ingenua supponenza di sempre

di
Francesco Zanotti


Il vero problema di Renzi è che si candida. E’ l’atto di candidarsi che è vecchio.

Significa sostenere che si è più bravi di altri. E, così, si disperdono energie in una battaglia per vincere conto altri che, invece, pensano di essere loro i più bravi.
Come fanno i bambini quando al bagno… Lo sapete tutti cosa voglio dire.

Provo ad approfondire. Ho letto il saggio di Renzi su “Il”, il settimanale che il Sole 24 Ore impone di comprare, anche a chi volesse solo leggere un giornale.
E’ un saggio scritto bene, romantico, volitivo. Ma la sostanza è: indico obiettivi (nobili, per carità) e, poi, dichiaro che gli altri si facciano da parte perché loro hanno fatto solo casino e io, invece, saprò realizzarli. La storia della “generazione” non sta in piedi, perché poi la generazione è lui. Lui si sente il profeta di una nuova generazione.

E che c’è di male?
Per spiegare cosa c’è di male, parto di qui: non è citata neppure una volta la parola conoscenza.
Ed, invece, la conoscenza è la risorsa chiave per costruire una nuova economia ed una nuova società. Con indulgenza, nella categoria “conoscenza” si potrebbe metter l’accenno alla “rivoluzione” informatica che, a suo dire è merito delle generazioni nate negli anni ’70 e ’80. Una rivoluzione informatica che a suo dire “sta cambiando per sempre l’economia, la sociologia e la cultura”.
Bene, mettiamocela perché viene a fagiolo. Mi permette di spiegare quanto manca la conoscenza e come, attraverso la conoscenza, si potrebbe disegnare una nuova via di sviluppo per arrivare ad una nuova economia e ad una nuova società. E come sarebbe questa stessa via di sviluppo che farebbe emergere i nuovi leader che non saranno certo quelli che si candidano ad esserlo.

Partiamo un po’ da lontano, ma in grande: cosa ha scatenato il Rinascimento? Il buttare la cultura classica (greca, latina, direttamente o indirettamente attraverso la cultura araba) nel mondo medievale. La vera e fondamentale azione di sviluppo è stata buttare una nuova cultura nella società medioevale che, pure era stata grande, ma stava spegnendosi.
Lo ripeto, a scanso di equivoci: l’azione di cambiamento, di sviluppo è stata il buttare una nuova cultura dentro una vecchia società. E non è stata una persona sola a farlo. Non è stato nessun leader. Non è stato nessun Governo. Non si è combattuta una campagna elettorale lunga un anno (dalla campagna per le primarie alle elezioni politiche) per decidere chi avrebbe saputo buttare meglio una nuova cultura nella società medioevale.

Dopo il Rinascimento, torniamo ora alla “rivoluzione informatica”. E non diciamo sciocchezze. La rivoluzione informatica l’hanno fatta gente come Turing e Von Neumann tra gli anni 30’ e 40’. E nello stesso tempo, ne hanno indicato i limiti: Godel. Poi questa rivoluzione informatica è stata banalizzata, tanto che oggi si parla sempre e solo di ampliare capacità di calcolo, velocità di trasmissione, strumenti di moltiplicazione dei canali di comunicazione.
La rivoluzione informatica è stata solo sintassi (con limiti già indicati da chi l’aveva costruita), ma non semantica.
Questa rivoluzione sintattica non ha certo rivoluzionato la sociologia: l’hanno fatta persone come Luhmann. Neanche l’economia è stata rinnovata perché stiamo ancora distribuendo Nobel a chi trova nuovi algoritmi di ottimizzazione.

Questa parentesi per dire cosa?
Per dire che la vera risorsa su cui giocare è la disponibilità di una cultura radicalmente nuova che sta nascendo in ogni ambito delle conoscenze umane. Per usare uno slogan, direi che si tratta di una nuova visione del mondo “quantistica” … con mille virgolette perché quell’aggettivo può essere fraintesissimo.

Tra l’altro, se il Nostro si accostasse a questa nuova visione del mondo nascente, scoprirebbe che in un “luogo” dove questa cultura si sta formando (le scienze cognitive), si viene a ridicolizzare il tema della sostituzione di una generazione come un’altra. Infatti, queste scienze rivelano che il cervello dell’uomo non perde capacità durante l’invecchiamento, ma cambia le capacità che lo caratterizzano. In sintesi estrema: i cervelli giovani riescono ad interessarsi al particolare, i cervelli maturi al generale. E’ sciocco contrapporre generazioni perché si costruisce futuro solo con un dialogo e una “divisione di compiti” tra giovani e persone mature.

Concludendo, ribadendo e specificando, la cosa che bisogna fare per costruire sviluppo è “radunare” questa cultura, farne una sintesi e buttarla nel mondo.
Basterebbe fare questo per scatenare sviluppo.
Se si provasse a fare questo, si scoprirebbe anche una nuova forma di Governo che non è fondata sul potere, ma è fondata sulla capacità di scatenare processi emergenti. Se volete usare questa parola, una “classe dirigente” che vuole veramente costruire una nuova società è quella che riesce a far nascere “santi, poeti e navigatori”. Una classe dirigente che acquisisce rispetto ed autorevolezza perché è una fonte infinita di conoscenza e speranza per tutti gli aspiranti “santi, poeti e navigatori”. Cioè imprenditori del futuro. Non è quella che si considera capace di avere i valori più “giusti” (fino all’arrivare ad imporli agli altri), che vuole scrivere e navigare lei il futuro.
Allora, amici tutti, convinciamo gli aspiranti politici che, invece di fare campagne elettorali, sarebbe meglio che usassero il tempo e le risorse per immergersi nella nuova conoscenza, farsi veramente illuminare ed andare a raccontarla per il mondo.

martedì 16 ottobre 2012

Nobel per l’economia, qualche riflessione … trasgressiva

di
Francesco Zanotti

Ha vinto il premio Nobel sostanzialmente un algoritmo di ottimizzazione. Che è utilissimo quando si tratta di ottimizzare scambi puramente fisici di oggetti “macroscopici” (belli grossi, che non si trasformano e non si devono trasformare trasportandoli), come i reni… Sì, i reni come parte del corpo: si parla di ottimizzazione della risorsa “rene”.
Quindi, viva chi produce questi algoritmi di ottimizzazione. Come “evviva” per tutti i tecnici che producono strumenti per migliorare (a volte salvare) la qualità della vita.
Ma…
Dobbiamo riconoscere che abbiamo bisogno di un’altra economia. Essa non si costruisce usando la logica degli algoritmi di ottimizzazione. Occorre una nuova capacità di costruire modelli completamente diversi da quelli deterministici ed euclidei attuali: il background dei modelli di ottimizzazione è assolutamente euclideo.
Modelli di tipo quantistico e non classico, topologico e non metrico. Modelli che utilizzino la teoria dei sistemi autopoietici, i risultati della biologia evolutiva dello sviluppo e molti altri. Modelli che sappiano riconoscere e propiziare il formarsi di meta strutture trasversali tra i sistemi, quantistici o classici che siano. Almeno …
Noi ci stiamo provando…

sabato 13 ottobre 2012

Reprint 7 giugno 2007. Apprendisti stregoni alla BCE

di
Francesco Zanotti

Voglio provare ad inaugurare una nuova rubrica: pubblicare post passati che giudico particolarmente significativi.
Il primo è stato pubblicato il 7 giugno 2007, poco prima che scoppiasse ufficialmente la grande crisi. Il capo della BCE era Jean Claude Trichet. Allora, proprio prima del grande tonfo, si pensava che il problema da tenere sotto controllo era l’inflazione … Viva la capacità profetica … Ecco il testo …

Che bello: hanno aumentato il costo del denaro e il Presidente della BCE annuncia categorico che non è finita. Lo si vede nella foto del Sole 24 Ore (pag 4 di oggi 7 giugno 2007) con il dito teso quasi a minacciare: “Che non si faccia illusioni perché tra non molto aumenteranno ancora ed allora vedrete come riusciremo a calmare i suoi bollenti spiriti!” Accidenti, diranno tutti coloro che pagheranno questo aumento: “Sono sempre più nei guai, ma che uomo di polso, che audacia contro un nemico così potente! Meno male che c’è Lui! Ci voleva proprio un nuovo uomo della provvidenza”. Sì con la lettera minuscola. Dai almeno non fatemi mettere la lettera maiuscola e lasciamo in pace la Provvidenza con la “P” maiuscola, quella  Renzo Tramaglino diceva “la c’è!”.
Ma chi è questo nemico contro il quale ci protegge un ben pagato e senza problema di mutui o di fidi GBC (Grande Banchiere Centrale, visto che il Grande Fratello è scaduto a protagonista dei “reality”)? Be’, ma è l’inflazione! Eh sì, aumentando il costo del denaro si mette freno all’inflazione …
Ecco io ho cercato di scrivere scherzosamente, perchè questa affermazione mi sembra uno scherzo! Ma è di pessimo gusto!

giovedì 11 ottobre 2012

Lo Spirito non è “Celeste” …

di
Francesco Zanotti

Non sono un cellino, ma da giovane ho partecipato a qualche incontro con Don Giussani. Ne ricordo in particolare uno alla Certosa di Pavia. Ascoltavi Don Giussani e sentivi lo Spirito che sedeva accanto a te… Le parole di quell’uomo e la sua vita non potevano essere altro che uno strumento dello Spirito.
Poi venne Formigoni … Ed allora è diventato evidente a tutti, non solo ai cellini, che lo Spirito non poteva essere “Celeste”.

lunedì 8 ottobre 2012

Rivoluzioni, fallimenti e risorse di conoscenza

di
Francesco Zanotti

Nel suo libro "EVENTI X" John Casti scrive che una rivoluzione scoppia quando il divario di complessità tra la società e la sua classe dirigente diventa troppo ampio da risultare incolmabile.
Bene, la nostra classe dirigente sta cercando di semplificare il quadro politico e la società sta diventando più complessa. Poiché non se ne parla neanche di fermare la crescita di complessità della società, quando il divario che si sta creando (e che non può che crescere) diverrà incolmabile? Mille segni dicono che siamo vicini a quel giorno …
Provo ad andare un passo più in là di Jonh Casti. Parlo di complessità del sistema di conoscenze. Quando il sistema di conoscenze del top management di una impresa diventa troppo semplice per capire la complessità economica e sociale, l’impresa non può che fallire.
Il sistema delle conoscenze dei nostri top manager tende ad impoverirsi. E società e mercati tendono a diventare più complessi.
Due più due fa … fallimenti a catena.
Rivoluzioni e fallimenti ai quali è facilissimo porre rimedio: aumentando il patrimonio di conoscenze delle nostre classi dirigenti politiche ed economiche.


Stamattina ho letto sul Sole 24 Ore l’articolo di Adriana Cerretelli … Descrive un differenziale elevato di complessità tra la classe dirigente europea e la società che pretende di governare …
Riporto la sua conclusione: “In queste condizioni, basta davvero poco perché l’Europa finisca impiccata alle proprie contraddizioni interne”. Il linguaggio è diverso (e appare chiaro come il linguaggio sistemico permetta maggiore profondità di analisi), ma la sostanza è la stessa.

domenica 7 ottobre 2012

Agenda digitale e Istituto Studi filosofici di Napoli

di
Francesco Zanotti

Ben venga la banda larga ovunque, ma si sappia che è solo un canale. Poi occorre avere qualcosa da far scorrere. La conoscenza, ad esempio. Ma le tecnologie per rappresentare, confrontare e sintetizzare la conoscenza sono troppo primitive. Si rischia, allora, di avere un grande canale in cui scorrono banalità.
E se scorrono solo banalità si rischia di banalizzare intere generazioni di giovani che possono oggi cadere in depressione se tanti “amici” non rispondono alla foto dell’ultimo piatto che è stato loro servito con il famoso “mi piace”.

Purtroppo l’agenda digitale è davvero solo trasmissione.
Il produrre nuova conoscenza, il conservare e trasmettere conoscenza sembra non sia una priorità.

Lo dimostra la ricerca scientifica che non solo è poca, ma sta diventando sterilmente specialistica.

Lo dimostra una cultura museale che bada solo a conservare l’arte del passato e non a produrre nuova arte.
E lo dimostra la vicenda dell’Istituto di Studi filosofici di Napoli che sta subendo una vera e propria sterilizzazione logistica … Si, insomma, l’inscatolamento in pacchi, che non si sa quando verranno riaperti, di una biblioteca che l’Unesco ha riconosciuto essere unica al mondo.

E così la possibilità che con le nuove tecnologie si crei nuova conoscenza e arte diventa una speranza non solo irrealizzabile, ma neanche immaginata.

giovedì 4 ottobre 2012

Sviluppo: la bacchetta magica dello sviluppo... c’è!

di
Francesco Zanotti


Ho letto stamattina una dichiarazione del Ministro Grilli che sostiene che la bacchetta magica dello sviluppo non c’è …

E mi sono venute in mente tante altre letture ... che suggeriscono che la bacchetta magica dello sviluppo è qui davanti a noi. Basta prenderla in mano! 

La lettura di un libro di matematica che parla di spazi topologici: si fa in fretta a riconoscere in questi “spazi” il linguaggio più adatto a leggere i Segni del Tempo futuro. Che sono innumerevoli, intensi e dei quali la nostra classe dirigente non ha alcun sentore.

La lettura di un libro di Teoria Quantistica dei Campi che suggerisce quale possa essere il processo di emersione di una impresa, di una organizzazione non profit, di un attore sociale, politico, culturale.

La lettura congiunta di un libro di biologia (Maturana e Varela) e di un libro di sociologia (Luhmann) che spiega come un’impresa, un’organizzazione non profit, un attore sociale, politico culturale abbiamo come destino storico la chiusura ideologica. Nel caso di una impresa si tratta di una chiusura verso il mercato generata dalla competizione. Sempre nel caso di una impresa si tratta della chiusura ideologica dalla sua organizzazione informale interna che costituisce il maggior ostacolo al costruire cambiamento. Al costruire qualità, sicurezza …

La lettura di libri che stanno costruendo “ponti sottili” tra le scienze della cognizione e le “filosofie” orientali. Questi “ponti sottili” ci stanno permettendo di scoprire i percorsi del pensare imprenditoriale. In straordinaria assonanza con la fisica quantistica.

La lettura di un libro di biologia evoluzionistica dello sviluppo e degli studi sulle metastrutture che impegnano anche noi, sotto la guida del prof. Minati, ci rivelano come lo sviluppo di una impresa di tutti gli altri sistemi umani generi metastrutture che evidenziano straordinarie similitudini nello sviluppo di tutti i sistemi umani. E ci permettono, anche e ad esempio, una lettura radicalmente diversa dei nostri sistemi economici territoriali.

La lettura di libri di cosmologia e relatività quantistica che raccontano delle Grandi Storie dell’universo e che risuonano nelle “piccole” storie dei sistemi umani. Come non si fa a vedere che l’evoluzione di un sistema umano finisce, a causa della sua evoluzione autoreferenziale, in un buco nero di senso?

Le letture citate sono solo esempi. Molte altre mi sovvengono. E mi sembrano tutti pezzetti di quella bacchetta magica che Grilli proprio non vede. Ma che pur esiste.

Una bacchetta magica che individua i fattori che frenano lo sviluppo necessario e possibile di una nuova società.

I freni allo sviluppo sono le risorse cognitive dell’attuale classe dirigente che vede il mondo, la società e l’impresa come una grande macchina da aggiustare, ottimizzare e guidare dall’alto. Anche se l’attuale classe dirigente non se ne rende conto, sta pensando come un fisico classico di fine ‘800. Con questa “risorsa cognitiva” non si capisce nulla dei processi di nascita, di sviluppo, di emergenza, di evoluzione di autonomia.

Vogliamo costruire sviluppo?

Sostituiamo queste risorse cognitive che emergono dalle letture precedentemente elencate e da molte altre. Buttiamo queste nuove risorse cognitive nella società. Emergerà una nuova visione del mondo, emergerà una nuova “imprenditorialità” (non solo economica, ma sociale, politica e culturale) che genererà milioni di nuovi sistemi umani opere d’arte…

Buttare nuove risorse cognitive nella società per scatenare processi di sviluppo è una “metodologia” che la storia italiana ha già sperimentato con successo in quel grande nostro dono all’umanità che si chiama Rinascimento.

L’Italia, il suo Popolo, i suoi Territori potranno usare, ed insegnare ad usare, la bacchetta magica delle nuove risorse cognitive che farà emergere non solo un nuovo e diverso sviluppo economico, ma una intera nuova civiltà.
Ministro Grilli forse possiamo dire che può essere l’Italia stessa, il suo popolo, i suoi territori la bacchetta magica per fare emergere la nuova civiltà umana.

lunedì 1 ottobre 2012

Il top manager dal capello scolpito a rasoio…

di
Francesco Zanotti


Forse non esiste, o forse sì. In ogni caso la sua storia è emblematica.
La sua prima caratteristica è che non ha mai seguito un corso di strategia d’impresa. E, quando gli hanno proposto di abbonarsi allo Strategic Management Journal, ha mandato la richiesta all’ufficio stampa.
Quando fa un discorso pubblico… legge quello scritto da collaboratori che, ovviamente, cercano su internet qualche frase brillante. Lui, però, sa leggere come nessun altro.
La sua attenzione fondamentale è il suo sistema di relazioni: il resto è operatività che lascia ai suoi manager. I quali, a loro volta, cercano di delegare l’operatività e la conoscenza ai collaboratori.
Potrebbe dirigere qualunque azienda: il suo obiettivo è che sia sempre più importante …
Su una cosa non transige mai … il capello: sempre scolpito a rasoio da mano di artista …

Esattamente, come gli imprenditori economici sociali politici e istituzionali che hanno creato questo Paese. Come loro egli riuscirà a costruire il futuro del nostro Paese … Se la sfida fosse quella di avere, tutti noi, operai e cassa integrati in testa, i capelli scolpiti a rasoio.

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.