martedì 27 aprile 2010

Riforme o una nuova imprenditorialità aumentata?



Sul Sole 24 ore di oggi 27 Aprile 2010 è uscito un articolo a firma di Guido Tabellini e Giorgio Barba Navaretti che sostiene tesi molto chiare e … quasi opposte a quella che proponiamo da tempo in questo blog.
Le nostre tesi hanno trovato una loro prima espressione compiuta nel volume “Un Expo della conoscenza per costruire una nuova società” (vedi link in sezione "libri") che sarà presentato il giorno 3 maggio 2010, alle ore 18 e 30, presso il Negozio Civico “CHIAMAMILANO” (Associazione promossa da Milly e Massimo Moratti) in Largo Corsia dei Servi, 11 a Milano.
In queste note vogliamo esplicitare la radicale contrapposizione tra le nostre tesi e quelle sostenute da Barba Navaretti e da Tabellini.
Cosa sostengono questi due eminenti studiosi? Che l’attuale situazione di crisi può essere risolta attraverso riforme di sistema (dall’alto, quindi) e non attraverso iniziative dal basso. Può essere risolta solo da Governanti saggi, esperti e potenti che costruiscano la strada per tutti noi e ci guidino a percorrerla. Governanti ispirati da esperti … Governanti che siano esperti. E che magari traggano la loro autorità dalla “conoscenza” e non dal consenso.
Cosa sosteniamo noi? 

Innanzitutto, sosteniamo che non dobbiamo far funzionare meglio la società attuale (a questo obiettivo tendono le riforme), ma che è necessario costruire una nuova società che sia luogo di autorealizzazione delle persone e di evoluzione dell’umanità e della natura.
Per fare questo, dobbiamo cambiare la visione del mondo che sta alla base della attuale società. Intendiamo riferirci alla visione del mondo delle “sensate esperienze e certe dimostrazioni” di Galileo. Questa nuova visione del mondo è stata, negli anni scorsi, legata ad una parola: complessità. Ma, così legando, non si è cavato un ragno dal buco. Allora, occorre attivare un grande sforzo di ricerca per costruirla. Ricerca non tecnologica, ma sulle dinamiche di evoluzione dei sistemi umani di cui sappiamo praticamente nulla.
Noi abbiamo già fatto un primo passo di questo progetto di ricerca e ci si è spalancato un mondo radicalmente nuovo.
Abbiamo immaginato che, invece di avere come modello di riferimento la macchina, dobbiamo avere come riferimento la rete a nodi protagonisti. Invece di parlare di funzionamento dei sistemi umani (e delle società) dobbiamo parlare della loro evoluzione. Abbiamo immaginato che queste nuove conoscenze siano affidate a tutti gli uomini. Ed a tutti gli uomini sia dato il compito di approfondirle ed usarle …
Abbiamo ricordato che il Rinascimento o il miracolo economico italiano non sono stati progettati a tavolino da una casta di Governanti esperti, ma da una imprenditorialità di popolo. Abbiamo immaginato che sia necessaria una nuova imprenditorialità di popolo molto più intensa che non nel passato. L’abbiamo chiamata “imprenditorialità aumentata”.
Abbiamo concluso che l’attivazione di una nuova e più intensa imprenditorialità di popolo possa accadere solo grazie ad una nuova “Esposizione mondiale della conoscenza”. Proprio quell’Expo di cui abbiamo detto nel libro che presenteremo il 3 maggio ed alla cui presentazione vorremmo partecipassero anche gli estensori dell’articolo che abbiamo citato … ma, forse, sono “in tutt’altre faccende affaccendati … “ come l’Eccellenza che stava in cagnesco al Giusti …

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.