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domenica 27 aprile 2014

Francesco e Joseph; Matteo e Enrico

di
Francesco Zanotti


La concelebrazione di due Papi (il Regnante e l’Emerito), la pubblicazione una Enciclica comune (Lumen fidei).
Il passaggio del campanello del comando più veloce della storia e a mai più risentirsi.
Dove sta la differenza (sociologicamente ed antropologicamente)?
Sta nel progetto.
Nel primo caso vi è un progetto per la Storia (una storia di salvezza per l’Uomo). E, come tale, costruisce al suo interno spazi fecondi e continui per una innovazione che spinge tutti verso il futuro.

Nel secondo caso vi sono progetti individuali e banali che, inevitabilmente, si prendono a pugni.

venerdì 27 dicembre 2013

Forse strategia? No! Proroghe … E mille.

di
Francesco Zanotti


Il Presidente del Consiglio se ne stava solo nel suo ufficio a tarda sera. Un momento di compiaciuto relax, abbandonato sulla sua poltrona ad occhi chiusi. Aveva davanti a sé il risultato di sei mesi di progettualità sociale alta ed intensa alla quale, grazie alla Rete ed una nuova metodologia di progettualità sociale chiamata “Sorgente Aperta”, avevano partecipato tutti gli italiani. Ognuno a modo suo.
Quel documento era il Progetto di Sviluppo del nostro Paese. L’avrebbe presentato dopo poco a reti unificate. Sapeva che gli italiani lo attendevano. Sapeva che tutti vi avrebbero riconosciuto il loro contributo. Sapeva che il giorno dopo tutto il Paese sarebbe partito a realizzarlo. Ne avrebbe mandata una copia ad ogni famiglia. Tutti avrebbero potuto consultarlo on line. Sperava che sarebbe stato considerato un capolavoro che raccontava etica ed estetica ad ogni pagina. Insieme ad una concretezza operativa che proprio da etica ed estetica prendeva senso.
Riaprì gli occhi e riguardò il documento: si chiamava “Decreto mille proroghe” … E scoprì che il progetto di Sviluppo del Paese era solo nei suoi sogni …

Come il lettore avrà capito quello che ho postato è solo una favola. Assolutamente irreale. Non solo perché a fine anno non abbiamo alcun Progetto di Sviluppo per il nostro Paese. Ma, peggio, perché l’attuale classe politica non immagina neanche che possa essere suo compito far disegnare da tutto il Paese il suo Progetto di Sviluppo. La nostra classe di governo se ne andrà a casa soddisfatta di aver deciso mille proroghe.

mercoledì 20 novembre 2013

E’ sciocco parlare di sfide

di
Francesco Zanotti

Letta accetta la sfida di Renzi” si legge in prima pagina sul Corriere.



Ma che senso ha che Renzi e Letta si sfidino? Sarebbe meglio si mettessero insieme a progettare una nuova economia ed una nuova società. Ma, purtroppo, non hanno le risorse cognitive per farlo. E sono costretti a contrapporre banalità a banalità per prendere il bastone del comando. Diranno che lo fanno per il Paese. Ma, pensateci bene, cosa significa contrapporsi? Che uno ritiene di essere meglio dell’altro. Forse anche di più: che l’altro è un pericolo. E chiede di essere votato proprio perché è il Migliore. Sarebbe meglio finirla con la considerare il fare politica come il mettere al bando i cattivi. Per coloro che sono contenti di essersi liberati di Berlusconi … Sì veramente la sua stagione politica è finta. Ma non la stagione del contrapporsi, dell’individuare il nemico, che era la sua filosofia dominante. Essa continua nello stesso modo, con la stessa sciocca intensità.

venerdì 25 ottobre 2013

Insensata competizione politica

di
Francesco Zanotti


Se leggete l’articolo sul Sole 24 Ore di oggi (pag. 19. Prove di ricambioa Nord del Cavaliere), vedrete che sembra una battaglia tra produttori di merendine per accaparrarsi il consenso (e gli acquisti) delle mamme.

Bellissimo nel sottotitolo: M5S in agguato. Come un new comer che approfitta della crisi di qualche competitor. I contenuti proposti (per quel poco che se ne parla) sono, ovviamente, finalizzati a raccogliere consenso. E la banalità è sconcertante. Almeno i produttori di merendine cercano di farle buone …

domenica 20 ottobre 2013

E questi pensano di salvare il Paese?

di
Francesco Zanotti


Uno corre sul palco come se fosse un comico. L’altro corre sul palco perché è un comico. Un terzo guarda con sdegno professorale chi non accetta di dargli ragione, come si deve ad un primo della classe. Un quarto va in giro per il mondo a farsi dire quanto è bravo, facendo irritare i primi della classe e quelli che corrono sul palco. Tutti guadagnano incommensurabilmente più della media dei cittadini a rischio praticamente zero (così pensano). Sui giornali e sui media trovate la gara a chi denuncia di più …
Proposte che non si limitino a ritoccare qualche decimale, zero

Nessuno di loro sa chi sia Alexander Wendt …

martedì 8 ottobre 2013

Ti aspetto fuori …

di
Francesco Zanotti


Al mio paese (ma anche in molti altri), da ragazzi, quando al bar la discussione diventata accesa e si aveva voglia di passare la parola alle mani, si diceva: Ti aspetto fuori.
Per non dare spettacolo di una violenza che si sapeva primitiva, per non disturbare gli altri clienti, per non rovinare gli arredi …
Oggi i giornali sono pieni del voci di guerra. Ancora sull’IMU.
Amici politici, se non ci arrivate da soli, ve lo diciamo noi: andate fuori. Andate fuori a prendervi a botte.

Andate fuori per gli stessi motivi: la primitività delle liti, il disgusto che ci creano le liti e le urla conseguenti, il danno che fate quando fate pace su compromessi insensati. Andate fuori e tornate solo quando vi sarete riconciliati. Non ci interessa che qualcuno vinca: vogliamo che vi riconciliate e iniziate a progettare il nostro futuro. Se non sapete progettare futuri insieme, allora state fuori fino a che non avrete imparato …

sabato 17 agosto 2013

Egitto, Mediterraneo, Italia e Territori

di
Francesco Zanotti

Al di là delle differenze in gravità (in Egitto ci si spara addosso, nei nostri territori, no), il problema è sistemicamente lo stesso. Come lo è la soluzione.
Il problema è velocemente descrivibile: i sistemi in crisi (Egitto, Italia, Mediterraneo, Territori) sono sistemi dove le risorse cognitive disponibili sono inadeguate, spezzettate ed ideologiche. La tendenza è verso una crescita di inadeguatezza, spezzettamento e di ideologizzazione. L’inadeguatezza porta a non riuscire a vedere i problemi del presente e le potenzialità del futuro. Lo spezzettamento rende ancora più inadeguate le risorse cognitive. L’ideologizzazione genera conflitti.
Che fare?
Anche la soluzione è velocemente descrivibile: occorre che le classi dirigenti (ai diversi livelli sistemici: Egitto, Mediterraneo, Italia, Territori) attivino processi di progettualità sociale. Non definiscano programmi, ma attivino processi che generino programmi condivisi, anzi: emozionanti. Programmi che siano considerati da tutti coloro che partecipino a realizzarli la vera occasione di auto realizzazione personale.
Occorre che facciano questo, ma rendendo disponibili nuove risorse cognitive. Perché attivare progettualità senza partire da nuove risorse cognitive crea solo un’altra occasione di conflitto.

Ma che cosa sono le risorse cognitive? Mi spiego in un caso concreto. Prendiamo il Parlamento del Mediterraneo potrebbe essere l’Attore legittimato ad avviare una azione di progettualità sociale che produca un Master Plan per lo sviluppo del Mediterraneo. Cosa sarebbe in questo caso la nuova risorsa cognitiva da rendere disponibile? La risposta è semplice: un modello che indichi quali sono i contenuti di un Master Plan. Se non si distribuisse questa risorsa, si rischierebbe che ognuno dei Partecipanti (in questo caso Parlamentari di tutti i Parlamenti degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo e non solo) partisse da un suo modello (spesso inconscio) di Master Plan che sarebbe per forza di cose inadeguato perché parziale. Ma non di meno ideologico. Ed, allora, la progettualità degenererebbe in conflitto.
Io credo che questa sia la soluzione sistemicamente comune a tutte le situazioni di conflitto e crisi esistenti.
Ora provate a confrontarle con le dichiarazioni dei tre principali Leader europei per quanto riguarda la situazione in Egitto. La fonte è il Sole24Ore di oggi.
Enrico Letta: “La crisi ha oramai passato il limite: fermare la repressione.”. Domanda: come? Interviene l’Europa autonominandosi polizia internazionale, va in Egitto e molla “schiaffoni” a tutti?
Angela Merkel: “La Germania riesaminerà i propri rapporti con l’Egitto”. Cioè: li lasciamo solo? Usiamo sanzioni punitive?
Francois Hollande: “Il Paese deve ritrovare al più presto la vis democratica”. E se non lo fa? Gli diciamo che sono cattivi e la imponiamo con la forza? Poi occorre dire quale democrazia. Se è quella rappresentativa è peggiore del male perchè ufficializza il conflitto. Occorrerebbe una democrazia progettuale. Proprio come quella che ho proposto.



venerdì 7 giugno 2013

Relazione Causale, Costruzione Sociale e Rappresentazione Comunitaria

Riceviamo e con piacere pubblichiamo un commento del Dott. Gianni Rizzi in relazione al post Galileo e riforme e del successivo commento del Prof. Andrea Ichino La risposta del Professor Ichino


Caro Francesco, 
ho letto con attenzione l'articolo di Andrea Ichino (Tornare Al Metodo Galileiano Per Le Riforme), il tuo commento critico e la replica di Ichino (La risposta del Professor Ichino). 
Ecco le mie note a margine.

Ichino sostiene l'opportunità di piccole sperimentazioni riformistiche prima di sviluppare interventi maggiori, e afferma l'idea della "relazione causale", che può essere identificata "soltanto attraverso la comparazione tra eventi controfattuali: ossia A causa B  se in presenza di A osserviamo B mentre in presenza di NON-A osserviamo NON-B". E sostiene: " 'l'arte' della statistica finalizzata a identificare relazioni causali consiste proprio nel trovare modi per costruire gli eventi controfattuali che nella realtà non possiamo osservare".

Tu critichi la proposta dicendo che l'idea sperimentale rientra nell'ideologia della fisica classica, superata da quella quantistica. Preferiresti poi parlare di "correlazione" piuttosto che di "causalità". Vorresti quindi un aggiornamento delle categorie, auspicando una più avanzata visione dei sistemi sociali (e più in generale della realtà), e della conoscenza come costruzione sociale.

Io mi spingerei a parlare di "rappresentazione comunitaria", essendo i sistemi sociali fatti di comunicazione. Si potrebbe anche dire che i sistemi sociali operano rappresentando se stessi, mettendosi in scena. Ed evolvono migliorando le loro performance auto-rappresentative. Involvono invece quando la rappresentazione peggiora, quando arretra - per esempio - su vecchi copioni, quando si attesta su idee del passato, quando fa cattiva o arrogante comunicazione di sè.

La "relazione causale" di cui parla Ichino fa riferimento alla "realtà" (ed è quindi anch'essa rappresentazione) ma mette in scena la promessa di una governance "scientifica", dichiarandosi capace di conoscere bene (statisticamente) le cause e gli effetti delle varie riforme.

Nella tesi di Andrea Ichino riemerge  la vecchissima idea del governo dei sapienti, e questo a pochi mesi dal vistoso fallimento elettorale dei professori capitanati da Monti...

Trovo ben più interessante il tentativo di Enrico Letta e gli altri, cui auguro (interessatamente) un buon successo nella difficile ma importantissima (e innovativa) messa in scena della "coesione italiana" nel teatro politico europeo.

Gianni Rizzi


...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.