di
Francesco Zanotti
Significa sostenere che si è più bravi di altri. E, così,
si disperdono energie in una battaglia per vincere conto altri che, invece,
pensano di essere loro i più bravi.
Come fanno i bambini quando al bagno… Lo sapete tutti
cosa voglio dire.
Provo ad approfondire. Ho letto il saggio di Renzi su “Il”,
il settimanale che il Sole 24 Ore impone di comprare, anche a chi volesse solo leggere un giornale.
E’ un saggio scritto bene, romantico, volitivo. Ma la sostanza
è: indico obiettivi (nobili, per carità) e, poi, dichiaro che gli altri si
facciano da parte perché loro hanno fatto solo casino e io, invece, saprò
realizzarli. La storia della “generazione” non sta in piedi, perché poi la
generazione è lui. Lui si sente il profeta di una nuova generazione.
E che c’è di male?
Per spiegare cosa c’è di male, parto di qui: non è citata
neppure una volta la parola conoscenza.
Ed, invece, la conoscenza è la risorsa chiave per costruire
una nuova economia ed una nuova società. Con indulgenza, nella categoria “conoscenza”
si potrebbe metter l’accenno alla “rivoluzione” informatica che, a suo dire è
merito delle generazioni nate negli anni ’70 e ’80. Una rivoluzione informatica
che a suo dire “sta cambiando per sempre l’economia, la sociologia e la cultura”.
Bene, mettiamocela perché viene a fagiolo. Mi permette di
spiegare quanto manca la conoscenza e come, attraverso la conoscenza, si
potrebbe disegnare una nuova via di sviluppo per arrivare ad una nuova economia
e ad una nuova società. E come sarebbe questa stessa via di sviluppo che farebbe
emergere i nuovi leader che non saranno certo quelli che si candidano ad
esserlo.
Partiamo un po’ da lontano, ma in grande: cosa ha
scatenato il Rinascimento? Il buttare la cultura classica (greca, latina,
direttamente o indirettamente attraverso la cultura araba) nel mondo medievale.
La vera e fondamentale azione di sviluppo è stata buttare una nuova cultura nella
società medioevale che, pure era stata grande, ma stava spegnendosi.
Lo ripeto, a scanso di equivoci: l’azione di cambiamento,
di sviluppo è stata il buttare una nuova cultura dentro una vecchia società. E
non è stata una persona sola a farlo. Non è stato nessun leader. Non è stato
nessun Governo. Non si è combattuta una campagna elettorale lunga un anno (dalla
campagna per le primarie alle elezioni politiche) per decidere chi avrebbe
saputo buttare meglio una nuova cultura nella società medioevale.
Dopo il Rinascimento, torniamo ora alla “rivoluzione
informatica”. E non diciamo sciocchezze. La rivoluzione informatica l’hanno
fatta gente come Turing e Von Neumann tra gli anni 30’ e 40’. E nello stesso
tempo, ne hanno indicato i limiti: Godel. Poi questa rivoluzione informatica è
stata banalizzata, tanto che oggi si parla sempre e solo di ampliare capacità
di calcolo, velocità di trasmissione, strumenti di moltiplicazione dei canali
di comunicazione.
La rivoluzione informatica è stata solo sintassi (con
limiti già indicati da chi l’aveva costruita), ma non semantica.
Questa rivoluzione sintattica non ha certo rivoluzionato
la sociologia: l’hanno fatta persone come Luhmann. Neanche l’economia è stata
rinnovata perché stiamo ancora distribuendo Nobel a chi trova nuovi algoritmi
di ottimizzazione.
Questa parentesi per dire cosa?
Per dire che la vera risorsa su cui giocare è la disponibilità
di una cultura radicalmente nuova che sta nascendo in ogni ambito delle
conoscenze umane. Per usare uno slogan, direi che si tratta di una nuova
visione del mondo “quantistica” … con mille virgolette perché quell’aggettivo
può essere fraintesissimo.
Tra l’altro, se il Nostro si accostasse a questa nuova
visione del mondo nascente, scoprirebbe che in un “luogo” dove questa cultura
si sta formando (le scienze cognitive), si viene a ridicolizzare il tema della
sostituzione di una generazione come un’altra. Infatti, queste scienze rivelano
che il cervello dell’uomo non perde capacità durante l’invecchiamento, ma
cambia le capacità che lo caratterizzano. In sintesi estrema: i cervelli giovani
riescono ad interessarsi al particolare, i cervelli maturi al generale. E’
sciocco contrapporre generazioni perché si costruisce futuro solo con un dialogo
e una “divisione di compiti” tra giovani e persone mature.
Concludendo, ribadendo e specificando, la cosa che
bisogna fare per costruire sviluppo è “radunare” questa cultura, farne una
sintesi e buttarla nel mondo.
Basterebbe fare questo per scatenare sviluppo.
Se si provasse a fare questo, si scoprirebbe anche una
nuova forma di Governo che non è fondata sul potere, ma è fondata sulla
capacità di scatenare processi emergenti. Se volete usare questa parola, una “classe
dirigente” che vuole veramente costruire una nuova società è quella che riesce
a far nascere “santi, poeti e navigatori”. Una classe dirigente che acquisisce
rispetto ed autorevolezza perché è una fonte infinita di conoscenza e speranza
per tutti gli aspiranti “santi, poeti e navigatori”. Cioè imprenditori del futuro.
Non è quella che si considera capace di avere i valori più “giusti” (fino all’arrivare
ad imporli agli altri), che vuole scrivere e navigare lei il futuro.
Allora, amici tutti, convinciamo gli aspiranti politici
che, invece di fare campagne elettorali, sarebbe meglio che usassero il tempo e le
risorse per immergersi nella nuova conoscenza, farsi veramente illuminare ed
andare a raccontarla per il mondo.
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