di
Francesco Zanotti
Voglio dire che alla parola “competitività” non si riesce
ad associare un significato preciso. Quindi, quando si dice che una certa
azione, strategia aumenta la competitività del Paese, non può che scappare da
ridere. Come si fa a sapere che adottando una certa strategia, facendo una certa
riforma si aumenta una cosa (la competitività) che non si sa cosa sia?
Provo ad essere più esplicito e circostanziato. Un paio
di giorni fa Il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica di competitività dei Sistemi Paese. Che l’Italia sia tra gli ultimi non sorprende. Sorprende, però, un'altra
cosa …
Tutti sono convinti che aumentare la competitività del
Sistema Paese generi crescita. Tutti dichiarano di essere impegnati ad aumentare
la competitività del nostro Sistema Paese, così si genererà quella crescita che
risolverà la crisi … Giusto? Allora prendiamo i Paesi che crescono di più, questi
dovrebbero essere in cima alla classifica di competitività, giusto? Eccerto …
come può essere diversamente?
Ecco, invece, è proprio diversamente. Secondo questa
classifica, i BRIC, cioè i Paesi che crescono di più, non sono certo ai primi posti
in questa scala di competitività, anche se sono tra i Paesi che crescono di più.
Ed allora?
Se si parla a livello di Sistema Paese, non lo si dice,
forse neanche se ne è consapevoli, ma si intende una cosa completamente
diversa. Si parte da un modello ideale di Paese e si confronta tutti i Paesi
con questo modello ideale. Quella pubblicata dal Sole non è una classifica di
competitività, ma la lavagna dei “buoni” e dei “cattivi”. Ovviamente usando il
giudizio soggettivo di chi stila la classifica su cosa sia “buono” o “cattivo”. Ma
se si parla di una cosa completamente diversa perché la si chiama
competitività? E’ una sciocchezza che porta a ragionamenti ed a politiche altrettanto
sciocche.
Detto diversamente, mi sembra che la cosa stia in questi
termini. Si parte dal fatto che (almeno all'interno del modello della società
industriale), aumentare la competitività delle imprese genera crescita economica.
Poi si prende il concetto di competitività, gli si dà un significato
completamente diverso, ma si continua ad immaginare che anche aumentando questa
nuova “competitività” si genera crescita economica. Si stila, allora una
classica di questa nuova competitività e si scopre che essa non ha nulla a che
vedere con la crescita dell’attuale economia industriale. Anzi, sembra che valga
una proporzionalità inversa: meno si è “competitivi” (lo ripeto: attenendosi a
questa seconda definizione di competitività) meno si cresce.
Quindi? Quindi, stiamo imponendo ad un popolo politiche
recessive credendo di generare una competitività che genererà, a sua volta,
crescita. E ci sbagliamo, profondamente, vittime di una banale confusione
semantica.
E' la dimostrazione che gli affari si fanno dove ci sono le condizioni per fare soldi e queste condizioni non sono necessariamente il diritto, la facilità di ottenere l'energia elettrica, ecc. (vedere http://tinyurl.com/cjz749g )
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