sabato 13 ottobre 2012

Reprint 7 giugno 2007. Apprendisti stregoni alla BCE

di
Francesco Zanotti

Voglio provare ad inaugurare una nuova rubrica: pubblicare post passati che giudico particolarmente significativi.
Il primo è stato pubblicato il 7 giugno 2007, poco prima che scoppiasse ufficialmente la grande crisi. Il capo della BCE era Jean Claude Trichet. Allora, proprio prima del grande tonfo, si pensava che il problema da tenere sotto controllo era l’inflazione … Viva la capacità profetica … Ecco il testo …

Che bello: hanno aumentato il costo del denaro e il Presidente della BCE annuncia categorico che non è finita. Lo si vede nella foto del Sole 24 Ore (pag 4 di oggi 7 giugno 2007) con il dito teso quasi a minacciare: “Che non si faccia illusioni perché tra non molto aumenteranno ancora ed allora vedrete come riusciremo a calmare i suoi bollenti spiriti!” Accidenti, diranno tutti coloro che pagheranno questo aumento: “Sono sempre più nei guai, ma che uomo di polso, che audacia contro un nemico così potente! Meno male che c’è Lui! Ci voleva proprio un nuovo uomo della provvidenza”. Sì con la lettera minuscola. Dai almeno non fatemi mettere la lettera maiuscola e lasciamo in pace la Provvidenza con la “P” maiuscola, quella  Renzo Tramaglino diceva “la c’è!”.
Ma chi è questo nemico contro il quale ci protegge un ben pagato e senza problema di mutui o di fidi GBC (Grande Banchiere Centrale, visto che il Grande Fratello è scaduto a protagonista dei “reality”)? Be’, ma è l’inflazione! Eh sì, aumentando il costo del denaro si mette freno all’inflazione …
Ecco io ho cercato di scrivere scherzosamente, perchè questa affermazione mi sembra uno scherzo! Ma è di pessimo gusto!

Si badi bene, non voglio sostenere che aumentare il costo del denaro sia negativo. Certo chi sostiene che è positivo lo deve spiegare bene a coloro (cittadini europei sovrani) che lo pagheranno, magari pagando anche la “cresta” che ci farà sopra qualche banca, vantando poi stratosferici aumenti del ROE.
Voglio dire che non sta in piedi la ragione per la quale lo si aumenta!
Quale è questa ragione? Ma diamine sta ben radicata nelle “leggi dell’economia”. Tutti sanno che aumentando il costo del denaro si diminuisce l’inflazione.
Ecco io credo che sia il caso di rivelare che questa legge non esiste! Come non esistono le fantomatiche leggi dell’economia. Esistono presunzioni di leggi (peraltro non condivise) che vengono citate (ma mai illustrate) da coloro che se ne servono.
Se qualcuno sostiene che questa legge esiste mi piacerebbe sapere dove è pubblicata, quale è l’equazione che la descrive, quali sono le sue ipotesi di validità (tutte le leggi non sono universali, ma contestuali) se e perché valgono in questo contesto. E, poi, quale epistemologia le sostiene. Insomma mi piacerebbe conoscere le risposte a tutte le domande alle quali risponde agevolmente ogni fisico che parla di una legge e che fa ogni apprendista epistemologo.
Ma chi si periterà mai di rispondere a queste domande tra i Signori che stanno chiusi in un palazzo così alto ed imponente perché tutti ne vedano e ne capiscano l’isolamento, l’autoreferenzialità?
Nessuno! Anche perché in tutta la stampa non ho visto nessuno porre in dubbio che questa legge a cui si ispira la decisione della BCE esista. Nelle reazioni degli attori sociali si discute se sia bene o no l’aumento del costo del denaro, ma nessuno riesce a dire che il re è nudo. Che la pretesa legge che spinge ad una decisione che avrà impatti più o meno buoni non esiste. Nessuno dice che siamo di fronte ad apprendisti stregoni che giocano sul nostro futuro.
Credo che sia attraverso l’accettare autorità senza fondamento che si dia un grande contributo alla formazione della società delle caste di cui parla Stella nel suo ultimo libro!
Mi si lasci chiudere con un aneddoto.
Al mio paese di origine, nella bassa padana, esisteva un colorito personaggio che sosteneva di essere il numero due della CIA in Europa. E lavorava all’autostrada come operaio. Lavoro degnissimo dicevano tutti. Grande copertura diceva lui. In tutte le piccole comunità appare qualcuno che si crede Napoleone o qualcosa di simile. Naturalmente il nostro amico (era veramente amico di tutti e amato da tutti) pontificava dall’alto del suo ruolo immaginato su tutte le questioni di attualità. Altrettanto naturalmente le sue opinioni erano facilmente contestabili per ovvi motivi e contestate per giocare così un po’ la sera al bar.
E lui come rispondeva? Per un po’ tentava di sostenere la discussione. E poi applicava il metodo Jonhsonn. Si diceva di disporre di un segretissimo ma potentissimo metodo Jonhsonn applicando il quale si otteneva che aveva ragione lui e non gli altri. Ma cosa è questo fantomatico metodo che ti fa avere sempre ragione? “Ecco non posso rivelarlo! - rispondeva lui – Volete che il numero due della CIA in Europa riveli i metodi segreti della CIA?”
Ecco la legge citata dalla BCE ha tanto il sapore del metodo Jonhsonn.
Io credo che occorra proprio costruire un nuovo modo di fare politica: monetaria, economica o politica senza aggettivi. La politica da abbandonare è quella che viene fatta dalle caste (per quanto competenti e nobili siano). La politica che occorre attuare è quella della partecipazione progettuale. 

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.