mercoledì 1 giugno 2011

Draghi … sistemicamente “biased”- Parte prima


di
Francesco Zanotti

Il riferimento, ovvio, è all’Assemblea della Banca d’Italia di ieri. Ed alle “Considerazioni finali” del Governatore Mario Draghi.

Il giudizio che mi sento di esprimere è fondato su conoscenze diffuse di “sistemica”. Usando conoscenze avanzate di sistemica si potrebbe dire molto di più. Ma voglio fermarmi al noto e consolidato.

Il mio giudizio è: le proposte del Governatore hanno senso all’interno della realtà sistemica nella quale vive. Non nella realtà sistemica (gli spazi competitivi) nelle quali vivono le imprese.

Provo a spiegarmi.


Draghi immagina che esistano analisi oggettive e proposte che possono essere dimostrate scientificamente migliori delle altre. E propone le proprie analisi ed avanza le proprie proposte con l’intima convinzione che siano “vere” ed “inevitabili”.
La teoria dei sistemi spinge a pensare che questo punto di vista sia … errato… Ma non solo la teoria dei sistemi,anche le scienze che stanno dando ad essa nuovi modelli di riferimento: ad esempio, la matematica e la fisica

Per spiegare questa mia tesi … scendo giù. E mi metto nei panni di un piccolo imprenditore medio che, presumibilmente, non è un teorico dei sistemi. Il suo problema è pagare stipendi e fornitori. Per riuscirci deve incassare soldi da qualcuno che gli compri quello che produce.  Oggi egli trova con sempre più grande difficoltà chi gli compra i prodotti, vende sempre meno per quei prodotti a causa della imperante competizione di prezzo e incassa sempre più tardi e con difficoltà. Le banche avanzano sempre maggiori riserve a garantire quella liquidità che l’imprenditore oggi non riesce a procurarsi da solo.

Le proposte del Governatore dovrebbero facilitare la vita a questo imprenditore. Perché sarà il miglioramento della vita di questo imprenditore che genererà occupazione, che non metterà in crisi le banche, che permetterà di migliorare le entrate fiscali per aumentare la capacità di servizio dello Stato. Almeno così dovrebbe essere nelle società liberali.

Allora guardiamo queste proposte. Sono le proposte di cui tutti parlano, che nascono da un conclave ideale di esperti, ma che non si attuano mai. Sentendole, tutti gli appartenenti al Gotha dell’Economia italiana (presenti o non presenti) hanno  tirato un sospiro di sollievo perché tutti qui fannulloni attaccabrighe dei politici forse ora capiranno che è ora che sia diano una mossa …

Ma, supponiamo che esista una bacchetta magica fatta di fiducia, speranza, impegno, spirito di servizio, competenza e tutto (il fare le riforme e vederne i risultati) finisca in un anno.
Ma … in questo anno che ne è di quel piccolo imprenditore e delle migliaia di colleghi che sono nelle sue condizioni? Chi mantiene, in questo anno,  lui, i suoi operai e i suoi fornitori?

Beh, le banche o lo Stato. E, no! Le banche no! Il Governatore è stato chiaro: i soldi si danno solo alle imprese meritevoli (anche se non specifica come si fa ad individuarle, lasciando credere che esiste il modo di farlo. E questo non è vero! Se qualcuno è convinto di sapere come fare si faccia avanti e ne discutiamo). Lo Stato? Beh sarebbe un bel rivolgimento verso una società collettivista: non è più l’impresa che produce ricchezza e permette lo sviluppo dello Stato, ma è lo Stato che deve mantenere l’impresa.

Sì, sono stato un po’ brutale, ma davvero sarebbe importante giudicare ogni proposta in base al suo impatto sulla capacità di produrre cassa delle imprese.
E’ molto difficile raccontare (prevedere) come è quando la strategia delle riforme permetterà alle imprese di produrre cassa.

Allora perché questa insistenza sulle riforme?
Perché rappresenta il punto di vista tipico del Gotha dell’economia italiana che è un gruppo chiuso e che considera, appunto,oggettivo il suo punto di vista e inevitabili le sue proposte. Ma le proposte che nascono da gruppi chiusi sono sistemicamente auto riferite. Hanno l’obiettivo (inconscio) di perpetuare il gruppo che ha condotto le analisi ed ha progettato le cose da fare. Per i riferimenti in dettaglio, si vedano Maturana, Varela e Luhmann che descrivono la relazione di un sistema chiuso con l’ambiente esterno come “accoppiamento strutturale”.

Detto diversamente, la visione di Draghi raccoglie il consenso di coloro che fanno parte del suo sistema. Chi sta fuori, probabilmente, non la condivide. Nei fatti non può essere efficace.
Per tornare al nostro piccolo imprenditore, credo che egli condivida questa impostazione quando si trova in Confindustria. Quando entra dentro il sistema con cui dialoga e legittima Draghi. Quando torna a casa si trova a “leticare” con problemi che, scopre, non possono essere risolti dalle riforme.

In aggiunta c’è da dire che… Le riforme non si attuano non perché esistono i “cattivoni” che non le applicano. Ma perché è sistemicamente impossibile che si realizzino proprio per il modo in cui sono generate. Una democrazia rappresentativa e semplificante non può governare una società complessa. In essa, i Governanti costituiscono anch’essi un sistema chiuso. Ogni proposta di riforma avanzata da governanti, scelti attraverso semplificazioni e deleghe con il voto, si scontrerà con la contrarietà di tutti coloro che non hanno partecipato ad elaborarle. Non solo il Gotha dell’economia, ma anche le parti politiche sono inevitabilmente autoriferite. Detto più scientificamente: le proposte sono la manifestazione dell’autopoeisi del sistema. Non sono il frutto di analisi “oggettive” e progettualità necessitanti.

Concludendo: le riforme non sono la soluzione. E, tanto, non si realizzeranno mai in questo tipo di società.

Ed allora? Allora la proposta alla parte seconda …

Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.