di
Francesco Zanotti
Il riferimento, ovvio, è all’Assemblea della Banca d’Italia di ieri. Ed alle “Considerazioni finali” del Governatore Mario Draghi.
Il giudizio che mi sento di esprimere è fondato su conoscenze diffuse di “sistemica”. Usando conoscenze avanzate di sistemica si potrebbe dire molto di più. Ma voglio fermarmi al noto e consolidato.
Il mio giudizio è: le proposte del Governatore hanno senso all’interno della realtà sistemica nella quale vive. Non nella realtà sistemica (gli spazi competitivi) nelle quali vivono le imprese.
Provo a spiegarmi.
Draghi immagina che esistano analisi oggettive e proposte che possono essere dimostrate scientificamente migliori delle altre. E propone le proprie analisi ed avanza le proprie proposte con l’intima convinzione che siano “vere” ed “inevitabili”.
La teoria dei sistemi spinge a pensare che questo punto di vista sia … errato… Ma non solo la teoria dei sistemi,anche le scienze che stanno dando ad essa nuovi modelli di riferimento: ad esempio, la matematica e la fisica
Per spiegare questa mia tesi … scendo giù. E mi metto nei panni di un piccolo imprenditore medio che, presumibilmente, non è un teorico dei sistemi. Il suo problema è pagare stipendi e fornitori. Per riuscirci deve incassare soldi da qualcuno che gli compri quello che produce. Oggi egli trova con sempre più grande difficoltà chi gli compra i prodotti, vende sempre meno per quei prodotti a causa della imperante competizione di prezzo e incassa sempre più tardi e con difficoltà. Le banche avanzano sempre maggiori riserve a garantire quella liquidità che l’imprenditore oggi non riesce a procurarsi da solo.
Le proposte del Governatore dovrebbero facilitare la vita a questo imprenditore. Perché sarà il miglioramento della vita di questo imprenditore che genererà occupazione, che non metterà in crisi le banche, che permetterà di migliorare le entrate fiscali per aumentare la capacità di servizio dello Stato. Almeno così dovrebbe essere nelle società liberali.
Allora guardiamo queste proposte. Sono le proposte di cui tutti parlano, che nascono da un conclave ideale di esperti, ma che non si attuano mai. Sentendole, tutti gli appartenenti al Gotha dell’Economia italiana (presenti o non presenti) hanno tirato un sospiro di sollievo perché tutti qui fannulloni attaccabrighe dei politici forse ora capiranno che è ora che sia diano una mossa …
Ma, supponiamo che esista una bacchetta magica fatta di fiducia, speranza, impegno, spirito di servizio, competenza e tutto (il fare le riforme e vederne i risultati) finisca in un anno.
Ma … in questo anno che ne è di quel piccolo imprenditore e delle migliaia di colleghi che sono nelle sue condizioni? Chi mantiene, in questo anno, lui, i suoi operai e i suoi fornitori?
Beh, le banche o lo Stato. E, no! Le banche no! Il Governatore è stato chiaro: i soldi si danno solo alle imprese meritevoli (anche se non specifica come si fa ad individuarle, lasciando credere che esiste il modo di farlo. E questo non è vero! Se qualcuno è convinto di sapere come fare si faccia avanti e ne discutiamo). Lo Stato? Beh sarebbe un bel rivolgimento verso una società collettivista: non è più l’impresa che produce ricchezza e permette lo sviluppo dello Stato, ma è lo Stato che deve mantenere l’impresa.
Sì, sono stato un po’ brutale, ma davvero sarebbe importante giudicare ogni proposta in base al suo impatto sulla capacità di produrre cassa delle imprese.
E’ molto difficile raccontare (prevedere) come è quando la strategia delle riforme permetterà alle imprese di produrre cassa.
Allora perché questa insistenza sulle riforme?
Perché rappresenta il punto di vista tipico del Gotha dell’economia italiana che è un gruppo chiuso e che considera, appunto,oggettivo il suo punto di vista e inevitabili le sue proposte. Ma le proposte che nascono da gruppi chiusi sono sistemicamente auto riferite. Hanno l’obiettivo (inconscio) di perpetuare il gruppo che ha condotto le analisi ed ha progettato le cose da fare. Per i riferimenti in dettaglio, si vedano Maturana, Varela e Luhmann che descrivono la relazione di un sistema chiuso con l’ambiente esterno come “accoppiamento strutturale”.
Detto diversamente, la visione di Draghi raccoglie il consenso di coloro che fanno parte del suo sistema. Chi sta fuori, probabilmente, non la condivide. Nei fatti non può essere efficace.
Per tornare al nostro piccolo imprenditore, credo che egli condivida questa impostazione quando si trova in Confindustria. Quando entra dentro il sistema con cui dialoga e legittima Draghi. Quando torna a casa si trova a “leticare” con problemi che, scopre, non possono essere risolti dalle riforme.
In aggiunta c’è da dire che… Le riforme non si attuano non perché esistono i “cattivoni” che non le applicano. Ma perché è sistemicamente impossibile che si realizzino proprio per il modo in cui sono generate. Una democrazia rappresentativa e semplificante non può governare una società complessa. In essa, i Governanti costituiscono anch’essi un sistema chiuso. Ogni proposta di riforma avanzata da governanti, scelti attraverso semplificazioni e deleghe con il voto, si scontrerà con la contrarietà di tutti coloro che non hanno partecipato ad elaborarle. Non solo il Gotha dell’economia, ma anche le parti politiche sono inevitabilmente autoriferite. Detto più scientificamente: le proposte sono la manifestazione dell’autopoeisi del sistema. Non sono il frutto di analisi “oggettive” e progettualità necessitanti.
Concludendo: le riforme non sono la soluzione. E, tanto, non si realizzeranno mai in questo tipo di società.
Ed allora? Allora la proposta alla parte seconda …
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