giovedì 9 giugno 2011

Debiti sovrani e privati insostenibili

di
Francesco Zanotti

Tre titoli su Sole 24 Ore di oggi: “Anche da Fitch allarme debito USA” di Daniela Roveda, “Berlino vuole allungare le scadenze sui bond” di Beda Romano, “Draghi: no alla ristrutturazione (del debito greco)” sempre di Beda Romano.

Poi una storia di debito privato. Un’ impresa che ha negoziato una ristrutturazione di un debito di 220 milioni di Euro, nell’anno in cui ha fatturato 150 milioni di Euro con un piccolissimo utile di 450 mila Euro. E impegni nei conti d’ordine di circa 70 milioni.

Poi il pensiero alla montagna di debiti che hanno non tanto le grandissime imprese, quanto le PMI.

Complessivament,e si tratta di un debito che non potrà mai essere restituito. Al massimo i creditori potranno continuare a ricevere gli interessi, ma non i soldi investiti. Possiamo fare in modo che i creditori si accontentino degli interessi e non osino chiedere il rimborso del capitale. Ma sarebbe un’ ipocrisia che si sfalderebbe quando qualcuno non rispettasse più questo patto tacito. Sempre sul Sole di oggi: “Il mercato teme lo scenario Lehman Brothers” di Morya Longo. Non si può che concludere che i bilanci dei creditori andrebbero riscritti perché i loro crediti non potrebbero essere considerati “sani” (senza rischi).

Ma nel caso delle banche, almeno, ci sono le garanzie. Certo, e così trasformiamo le banche in immobiliaristi che possiedono schiere di capannoni cadenti e macchine che si arrugginiscono.

Ed allora?!

Allora, occorre davvero riprogettare il sistema finanziario, economico e la società. Un “piccolo” indizio trasgressivo. Oggi cosa è considerato “bene” da valorizzare, da dare in garanzia, sulla base del quale emetter moneta etc.? Solo i beni materiali con qualche puntatina sui brevetti, il software e cose simili. Ma non viviamo nella società della conoscenza? Non è la conoscenza un bene a valore infinito perché lo scambio continuo lo moltiplica? Ovviamente no, direbbe un banchiere! Io voglio garanzie reali. Altrimenti come faccio a guardarle tutte le mattine che arrugginirsi tra le mie mani (le attrezzature per le quali non mi hanno pagato il leasing) o cadere a pezzi (i capannoni per i quali non pagano il mutuo?).

Chissà cosa ne pensano coloro che affidano i loro risparmi a questo ipotetico banchiere. Si faranno invitare a verificare se i loro risparmi si sono trasformati in macchine che si arrugginiscono e capannoni che cadono a pezzi?

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.