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giovedì 22 maggio 2014

Le urla e … il nulla. Dibattito immaginario tra Grillo, Berlusconi e Renzi

di
Francesco Zanotti


Moderatore: “Carissimi, mi dite quale è il vostro messaggio specifico, il vostro contributo più originale?”. Le regole di questo dibattito sono semplici: è vietato parlare degli avversari.
In ordine di anzianità …
Silvio: “ Il mio messaggio più originale è la capacità dell’uomo di creare nuovi mondi. Io sono un Imprenditore”.
Beppe: “io porto il contributo della Rete. La sua capacità di creare un altro gioco democratico. Io sono un visionario”.
Matteo: “Io porto la capacità di realizzare: io sono un Amministratore Delegato.”
Moderatore: “Ma allora siete complementari, non siete alternativi. Perché “leticate” così duramente?”
Sconcerto … Dal pubblico si alza un ragazzino (forse lo stesso che ha urlato millenni fa “Il Re è nudo”) e, anche questo caso, rivela … “Sì voi sarete, anche, complementari. Ma lo siete nella banalità. Le idee che proponete sono, forse, importanti, ma voi non riuscite ad andare al di là degli slogan. In realtà siete tre fanciulli (e più siete anziani, più questo è insopportabile) immaturi che, alla fine, stanno solo inseguendo l’eterna illusione che la soluzione sia quella di un uomo solo comando. Ma questa ambizione è realisticamente giustificata solo siete Fausto Coppi e il salvare il mondo consista solo nell'arrivare prima al passo dello Stelvio. Voi non siete il Coppi della conoscenza e il mondo non si esaurisce nei tornanti della campagna elettorale.


mercoledì 8 gennaio 2014

Perché non si può che andare alle elezioni?

di
Francesco Zanotti


Il buon Renzi certamente non vuole le lezioni, ma sarà costretto a cercarle come ultima spiaggia. Si è presentato come il leader che “fa le cose”. Ma non riuscirà a farle perché usa un processo sbagliato. Non si tratta di essere brillanti, decisi o giovani. In una società complessa si “fanno le cose” se si riescono ad attivare e gestire processi di progettualità sociale. Le cose da fare non le deve definire il leader. Ma devono nascere da questa progettualità sociale. Solo così si realizzeranno. Poiché Renzi parte da sue proposte, e proprio per questo, non riuscirà a realizzare nulla. Tralasciando il fatto che le sue proposte non hanno alcuna probabilità di incidere sullo sviluppo economico, sociale e culturale.
Non riuscendo a realizzare e non riuscendo a concepire che il non riuscirci è frutto dell’usare un processo di governo sbagliato, dovrà concludere che con questo Parlamento non si possono fare le cose. Occorre che il PD, cioè, lui abbia maggiore potere, riesca a superare le mille obiezioni.  
Allora si troverà sulla stessa linea cognitiva di Grillo e Berlusconi: solo se esiste un Comandante forte (poi se volete aggiungete, nel suo caso: giovane etc.) è possibile fare le cose.
Si tratta di una sciocchezza sistemica, ma tant'è.
Si formerà una alleanza informale tra Renzi, Grillo e Berlusconi uniti dalla stessa ideologia dell’uomo solo al comando. E per cercare di diventare l’uomo solo al comando non ci possono essere che le elezioni.
Ovviamente in una società complessa le elezioni, forse, porteranno un uomo solo al comando. Ma non elimineranno la complessità sociale che tornerà ad esprimersi subito dopo le elezioni combattendo l’uomo solo comando con tanta più energia quanto più l’uomo al comando si sentirà forte. E renderà evidente che in realtà è al comando di nulla. E’ soltanto solo. E’ non si tratta della solitudine dell’eroe e del genio, ma solo quella dell’ottuso.


venerdì 29 novembre 2013

E’ ovvio che …

di
Francesco Zanotti


E’ ovvio che Matteo Renzi diverrà segretario del Pd.
E’ ovvio che Berlusconi verrà sottoposto (in carcere o no) a misure cautelari.
E’ ovvio che il Governo Letta non durerà.
E’ ovvio che il livello di conflittualità politica crescerà.
E’ ovvio che Napolitano si dimetterà.
E’ ovvio che nessuna di queste cose avrà alcun effetto sulla crisi che stiamo vivendo. Come non vi sarebbe nessun effetto se tutte queste cose non accadessero. La crisi procederà sempre più speditamente verso il baratro fino a che non si avvierà una nuova stagione di progettualità economica e sociale grazie alla diffusione di nuove risorse cognitive.


mercoledì 20 novembre 2013

E’ sciocco parlare di sfide

di
Francesco Zanotti

Letta accetta la sfida di Renzi” si legge in prima pagina sul Corriere.



Ma che senso ha che Renzi e Letta si sfidino? Sarebbe meglio si mettessero insieme a progettare una nuova economia ed una nuova società. Ma, purtroppo, non hanno le risorse cognitive per farlo. E sono costretti a contrapporre banalità a banalità per prendere il bastone del comando. Diranno che lo fanno per il Paese. Ma, pensateci bene, cosa significa contrapporsi? Che uno ritiene di essere meglio dell’altro. Forse anche di più: che l’altro è un pericolo. E chiede di essere votato proprio perché è il Migliore. Sarebbe meglio finirla con la considerare il fare politica come il mettere al bando i cattivi. Per coloro che sono contenti di essersi liberati di Berlusconi … Sì veramente la sua stagione politica è finta. Ma non la stagione del contrapporsi, dell’individuare il nemico, che era la sua filosofia dominante. Essa continua nello stesso modo, con la stessa sciocca intensità.

venerdì 25 ottobre 2013

Insensata competizione politica

di
Francesco Zanotti


Se leggete l’articolo sul Sole 24 Ore di oggi (pag. 19. Prove di ricambioa Nord del Cavaliere), vedrete che sembra una battaglia tra produttori di merendine per accaparrarsi il consenso (e gli acquisti) delle mamme.

Bellissimo nel sottotitolo: M5S in agguato. Come un new comer che approfitta della crisi di qualche competitor. I contenuti proposti (per quel poco che se ne parla) sono, ovviamente, finalizzati a raccogliere consenso. E la banalità è sconcertante. Almeno i produttori di merendine cercano di farle buone …

mercoledì 21 agosto 2013

Eventi politici e sistemica

di
Francesco Zanotti


Quando gli attori di un sistema (politico, economico etc.) chiuso si combattono tra di loro per conquistare le risorse desiderabili e finite, allora perdono la relazione di senso con l’ambiente esterno. Meglio: considerano gli eventi dell’ambiente esterno strumentali al conquistare la vittoria.
Il nostro sistema “istituzionale” ha “istituzionalizzato” la battaglia perché si fonda sulle elezioni che sono battaglie per acquisire una specifica risorsa desiderabile e finita: il voto
L’evento di questi giorni è la condanna a Berlusconi.
Si usa questo evento come occasione per acquisire vantaggi sull'avversario. In particolare, i due schieramenti si rimpallano la stessa accusa di “irresponsabilità” che, ambedue, pensano possa impressionare gli elettori.
PDL dice che non è giusto buttar fuori Berlusconi dal Senato. Se accadesse loro dovrebbero reagire facendo cadere il Governo. Quindi, se il PD vota per la decadenza è irresponsabile perché farebbe cadrebbe il Governo. Il PD sostiene che è giusto buttar fuori Berlusconi dal Senato ed è il PDL ad essere irresponsabile se fa cadere il Governo.
Domanda: ma non sarebbe saggio aspettare le motivazioni della sentenza?
Ad ogni modo, i due partiti neanche una battaglia sanno combattere. Infatti io credo che a PD e PDL converrebbe fare esattamente il contrario di quello che fanno. A Berlusconi conviene essere buttato fuori dal Senato. E se non fosse perché il sacrificio sarebbe immenso, gli converrebbe andare in carcere. Sarebbe un martire e tutti i messaggi dal carcere sarebbero i messaggi di un martire.
Al PD converrebbe che Berlusconi rimanesse in Senato per non farne un martire e per lasciare che una condanna aggirata indebolisca la sua autorevolezza.

Ma ancora una volta queste strategie sono inattuabili. Verrebbero viste come una vittoria per l’avversario e non come una, appena appena, non banale strategia comunicativa.

lunedì 4 febbraio 2013

Imporre l’agenda …


di
Francesco Zanotti



La forza di Berlusconi è la campagna elettorale. Non il Governo, ovviamente. Ma tutti sanno che il vincere la campagna elettorale non c’entra nulla con il governare.
Berlusconi vince (personalmente sempre, come partito questa volta non si sa) perché impone l’agenda del dibattito politico. Gli altri lo seguono. Lo criticano, certamente. Ma questo significa accettare che è lui il protagonista. Guardate i giornali nemici di Berlusconi: sono pieni di Berlusconi.
I contenuti latitano da tutte le parti, ma le altri parti latitano anche nella capacità di imporre l’agenda.
Sarebbe importante che si imponesse un’altra agenda: quella della conoscenza. Ma non è tema da campagna elettorale. Lo dimostra il Sole 24 Ore riportando ieri (3 febbraio 2013) la sintesi delle proposte di Berlusconi, Bersani, Giannino, Ingroia e Monti (il mio elenco è in ordine alfabetico) sul tema della cultura: ne prevale la dimensione museale. Ma di questo parlerò domani o dopo domani.
Il nostro obiettivo nei prossimi due mesi sarà quello di predisporre un programma per lo sviluppo attraverso la conoscenza da presentare quando sarà evidente l’impotenza della nuova classe dirigente politica. Essa, credo, non avrà bisogno di misurarsi coi fatti perché il nuovo Parlamento difficilmente riuscirà a esprimere un Governo. Certamente non potrà esprimere un Governo che saprà costruire sviluppo.

lunedì 22 agosto 2011

Libia: e se poi si divideranno?

di
Francesco Zanotti

Il copione è sempre lo stesso. In ogni regime dittatoriale, prima o poi, si genera un moto di protesta popolare che viene scatenato da un evento apparentemente banale che porta alla caduta, quasi sempre violenta, dello stesso regime. Se leggete l’ANSA di stamattina, scoprirete che la rivolta in Tunisia è stata scatenata da un giovane venditore ambulante che si è dato fuoco. Come scoprirete che un piccolo gesto, come quello di una donna che ha sfidato il divieto di guidare l’automobile da sola, rischia di coagulare una valanga che, forse, inizierà venerdì, quando le donne saudite, mussulmane e non, si metteranno al volante per trasgredire il divieto di guida e posteranno i loro video su youtube.
La dittatura, insomma, coagula inevitabilmente la protesta. Ci si mette insieme facilmente contro un nemico. E i social network sono grandi facilitatori dei processi di catalizzazione della protesta.

Ma poi, quando la protesta ha vinto, che accade?

venerdì 26 giugno 2009

Meno male che Silvio c'è ...



Meno male per amici e nemici …
Così possiamo tutti insieme appassionatamente superficializzare …
Insomma … immaginate che Silvio non ci sia.
Allora, tutti insieme, nemici ed amici, dovremmo metterci a capire la complessità del reale e progettare il futuro. Dobbiamo sforzarci di capire come sta davvero la situazione economico-finanziaria e quale nuova economia e finanza vogliamo. Che tipo di stato sociale, che tipo di istituzioni locali, nazionali ed istituzionali. Poi, ancora, così citando in ordine sparso … quale ricerca, quale scuola, quale visione del mondo … Magari dovremmo anche cercare di capire a cosa serve tutta la conoscenza (modelli, metafore, linguaggi per capire la realtà), che si è sviluppata negli ultimi tre secoli e che giace totalmente inutilizzata …
Ma, invece, davvero, Silvio c’è.
Allora, senza sentire e vivere la fatica dell’approfondimento e del progetto, i nemici possono dare addosso a Silvio. Conflitti di interesse, reati economici e veline: tutto buttato nel grande calderone della invettiva.
E gli amici possono gridare al complotto. Il tutto alla presenza di un Berlusconi che candidamente dice: io non cambio. Piaccio così agli italiani! Bonariamente fregandosene delle esigenze di cambiamento epocale e continuo che deve impegnare persone, imprese, attori sociali e politici e Istituzioni. Tranquillamente tranquillo di non doversi curare di tutta la conoscenza che è stata sviluppata e giace sprecata.
Tra amici e nemici, Silvio benedicente, i dibattiti mediatici possono continuare a svilupparsi con i soliti vociari convulsi, paroloni sbattuti in faccia gli uni agli altri, conduttori furbescamente ammiccanti, alla ricerca del modo per mettere il più in imbarazzo possibile questo o quello, amico o nemico di Silvio.
Meno male che Silvio c’è….

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.