
Da quando ho una ragionevole coscienza delle cose sento un profondo cicalio di lamenti, che il più delle volte si risolve non in una pragmatica ricerca delle soluzioni, delle risorse e modalità per implementarle quanto, in aggressioni verbali ed accuse per le azioni passate a volte commesse dagli antenati dell'avversario. Gli stessi discorsi che tornano su loro stessi; l'ho sentito fare presso i bar dei comuni di provincia dove simpatizzanti politici di diverse aree, qualsiasi fosse il punto di partenza di una discussione sul presente, arrivavano comunque a scambiarsi le medesime accuse per fatti di dieci, venti, a volte anche trenta, anni prima. Ogni volta, un continuo replay del passato. Lo si vede molto frequentemente, ancora oggi, sui quotidiani nazionali, in convegni e dibattiti di più alto livello da parte di più colti e potenti interlocutori, e più colto pubblico. Non sono certo che sia una strategia razionale scelta per affrontarsi su temi di letteratura, ed accademia, piuttosto che sulle responsabilità e le concrete progettualità dell'oggi. Mi viene il sospetto, una accusa anche peggiore, che sia proprio una forma mentis.
E così non posso che abbandonare il discorso sul passato (che va da sé bisogna conoscere ed apprezzare, capire ed approfondire, ma non in questa situazione) e proiettare il tema in avanti. Senza voler ignorare, ma per necessaria economia delle risorse cognitive prima ancora che materiali.
Le sfide dell'oggi e del domani sono così grandi , mondiali, sistemiche, che non possiamo che dedicarci a quelle: coniugare benessere economico delle imprese e delle persone, giusti rapporti tra popoli nel mondo, libertà personali, il futuro del pianeta e delle prossime generazioni. Mai prima di ora abbiamo avuto così tante conoscenze e tecnologie, possibilità ed anche ingiustizie.
Quale sviluppo, quali modelli produttivi, quali modalità di distribuzione, quali libertà e quali responsabilità, quale modo di decidere , governare, eleggere? Quali modelli e percorsi formativi, educativi, di socialità? Quali rapporti con l'ambiente e l'energia? Quale quantità? Quanta qualità? Giustizia, libertà e verità, In aggiunta: e come? E chi? Tutto questo in prospettiva locale, e mondiale.
Sono le domande enormi che la grande crescita tecnologica, scientifica, ed ideale ci hanno portato a dover affrontare. Enormi questioni che rendono affascinante il calcare col piede la terra degli anni 2000. Per moltissime persone, responsabili in proporzioni diverse, di quello che avviene ed avverrà, diversamente dai secoli passati. Domande che riguardano la collettività, che ci coinvolgono a cui dobbiamo e possiamo insieme procedere a rispondere, solo insieme costruire delle proposte.
E così, sebbene in tanti ambienti (popolari, istituzionali, d'avanguardia, salottieri o meno...), sia diffuso l'adagio che sia necessario cambiare e fare, in realtà poco o nulla avviene, non si sa bene che fare o dove andare o se c'è qualche intuizione di sorta, manca la capacità di passare dalle parole alla pratica, dall'azione individuale a quella collettiva, si affoga negli ismi.
Eppure sappiamo moltissimo e sempre di più. Ci sono tante conoscenze e competenze, tantissime persone valide ed organizzazioni intelligenti, gruppetti preparati e validi, innovativi, ma troppo autoreferenziali o sconosciuti, poco dialoganti, o non sufficientemente influenti o diffusi. Si fa fatica a costruire una visione generale e motivante per tutti (sia chi ha da guadagnare chi da perdere nel breve periodo), ad organizzare una azione collettiva, sebbene diversificata in modi, forme, tempi.
Nella società italiana, ribollono progetti, micro attività, laboratori, piccoli imprenditori, riflessioni, sperimentazioni di processi politici intelligenti, competenze, risorse non usate, voglia di fare desiderio di miglioramento, valori positivi.
Ma la società non è perfetta, è incapace. Manca la poesia o la filosofia forse la teologia, per suonare una musica tale per cui ciascuno ne riconosca strofe e ritornelli e capisca come suonare la sua parte, in armonia col resto. Non c'è nessuno che possa dirigere e guidare il tutto, ma manca un cantastorie che faccia di tanti fili colorati una tela con cui coprirsi.
L'Italia è un magma in movimento, una donna in travaglio, un minestrone che ribolle, pronta per un altro Rinascimento; ci sono da rimuovere gli argini ed i frenatori, il gufi e gli uccelli del malaugurio, i detrattori, le sanguisughe, i soffocatori.
Da qui, cari amici, dalla composizione poetica e visionaria, che faccia trovare un ruolo a ciascuno ed un giusto ritmo alle cose, c'è da ripartire. Un concerto non per raccogliere fondi ma per mostrare quante possibilità ci sono intorno e quanto è meglio suonare in gruppo, coerenti e caotici al contempo, più che fischiettare lamentosi ognuno nel proprio cantone. Che ciascuno sappia che gli altri pezzi lo sosterranno, nella direzione forse più faticosa perché nuova e non scontata, non abituale e quindi da imparare, supportare, ricordare ogni giorno.
Ci sono le possibilità ora, grazie alle tecnologie ed alla più diffusa capacità di usarle, ma non basta, perché questo avvenga occorre che si prendano armi e bagagli e si parta, ci si muova, si provi, e si inizi. Prima con le parole poi con le azioni. Che qualcuno scriva le prime righe e che gli altri compongano il resto del romanzo. Anche senza sapere chi siano i personaggi, chi i protagonisti, né la trama, né tantomeno i finali possibili (ma è davvero arrivare al finale?).
Aleph V ha deciso di emettere pubblicamente i suoi balbettii, che da tempo coltiva e diffonde sussurrando, c'è di certo qualcosa di buono da cui partire. Ad ognuno la possibilità e la responsabilità di dare il proprio contributo, in base alle proprie possibilità, per perfezionare il disegno; si parte dalla conoscenza, frutto della storia dell'uomo, ma è sopratutto un dialogo, una conversazione, con la parola si costruisce il futuro, si cantano le canzoni. Di certo sarà appassionante e piacevole, molto più che lamentarsi; un esperimento, speriamo una "impresa" di successo. Non sappiamo se ce la faremo, dove il soggetto è un noi molto allargato, a beneficio di tutti, ma di certo sappiamo che la grandezza non sta solo nei risultati ma anche nel coraggio di tentare. Siamo fiduciosi, siate fiduciosi, per scaldarci dobbiamo aprirci e mettere a disposizione conoscenze, possibilità, risorse affinché germoglino positivamente anche nel freddo inverno.
Ci sono già in gran parte, ma devono fare massa critica per pensiero comune per incidere davvero.
Buongiorno Italia, E' primavera.
Aleph III