lunedì 22 dicembre 2008

Oltre la sostenibilità

E’ passato moltissimo tempo scientifico, sociale, politico ed economico da quando Aurelio Peccei e Alexander King fondarono negli anni ’60 il Club di Roma per affrontare ed individuare percorsi di crescita consapevoli ed alternativi adeguati per l’evoluzione globale del mondo (Meadows et al., 1972; 1993).
Il loro contributo generò, tra il resto, comprensione della sostenibilità di processi. In breve, come è ormai ben noto, la sostenibilità di un processo fu individuata nel fatto di non richiedere risorse di qualsiasi natura ad una intensità superiore a quella del loro rigenerarsi. Altrimenti il conseguente esaurimento avrebbe condannato qualsiasi processo basato su di esse a spegnersi oltre ad aver causato la scomparsa di tali risorse dissennatamente consumate.
Un atteggiamento di rispetto verso la sostenibilità ha inizialmente il positivo effetto di individuarla non solo nelle risorse direttamente da consumare, ma anche nella catena delle risorse da considerare. Si trattava di accendere attenzione ecologica non come posizione culturale o ideologica, ma come atteggiamento strategico e consapevole nuovo.
Il tema era infatti stato introdotto con riferimento alle risorse naturali di qualsiasi natura ed al loro ciclo di riproduzione naturale da conoscere e rispettare. Ciò riguarda, ad esempio, le risorse alimentari, energetiche, le materie prime e le necessità ambientali richieste dai cicli stessi, ad esempio climatiche come magistralmente introdotto da Georgescu-Roegen (1971, 1976, 1977a, 1977b, 1979).
Il riferimento era a processi di crescita quantitativa.
Successivamente il termine sostenibilità fu usato in maniera estensiva per processi di qualsiasi natura e con riferimento alle risorse richieste. Ecco che si parlò di sostenibilità di stili di vita, finanziaria, di aziende ed anche, in modo traslato, non misurabile, di rapporti interpersonali richiedenti tempo e attenzione dei singoli, come nel caso delle famiglie.
In campo socio-economico il termine fu usato non solo in riferimento alla possibilità di mantenere un processo nel tempo, ma anche in relazione alla sua crescita.

Riferendoci a sistemi socio-economici la crescita può essere considerata come un processo incrementale di qualsiasi natura (ad esempio lineare, esponenziale e descritto da curve logistiche caratterizzate da crescita decrescente limitata come nel grafico indicativo in fig. 1. Ciò era tanto più importante in quanto i sistemi economici dovevano manifestare continui processi di crescita, sostenibili ovviamente. Tuttavia era evidente la contraddittorietà tra la richiesta di sostenibilità e la richiesta di crescita continua. La tecnologia fu chiamata a risolvere la contraddizione estendendo la durata delle risorse con la loro riproduzione, ad esempio alimentari, sostituendo risorse tra loro, e riducendo i consumi.
Figura 1: Un esempio di curva logistica

Il termine sostenibilità fu poi esteso a tecnologie, prodotti e costruzioni intendendoli sostenibili quando capaci di ridurre non solo il consumo di risorse, ma anche l’inquinamento. A volte il termine sostenibile è sostituito da verde per indicare il rispetto per l’ambiente (ad esempio, benzina verde e ospedali verdi). Il termine verde è diventato una parola del marketing, mentre il termine sostenibilità inflaziona articoli; dichiarazioni, pagine web e brochure aziendali; libri e tesi nelle università.
Ormai anche bombardieri che utilizzano 1) solo bombe non messe al bando dalla comunità internazionale; 2) il cui equipaggio di cielo e di terra non è stato selezionato in base a criteri di razza, sesso, religione, età e lingua; 3) utilizzante carburante a basso inquinamento; e 4) che si prefigge di non colpire obbiettivi civili, sono sostenibili o verdi!
Quando ci accorgeremo che sono bombardieri???
La sostenibilità e l’essere verde sono diventate tematiche sintattiche e non semantiche.
La semantica viene ritrovata quando si parla di sviluppo e non solo di crescita. Si realizza che la crescita non è condizione sufficiente per lo sviluppo e neppure necessaria. Un processo di sviluppo può essere rappresentato in vari modi, ad esempio considerando (Minati and Pessa, 2006):
  1. la successione nel tempo di processi di crescita relativi allo stesso singolo processo oppure a processi sostitutivi, attivati ad esempio dall’innovazione in campo economico;
  1. l’armonicità o coerenza dei processi di crescita del sistema in esame in base ad un piano, un progetto di sviluppo. L’armonicità è così intesa come un fatto interno al sistema stesso, quasi fosse un aspetto inerente alla coerenza, alla reciproca compatibilità tra i processi di crescita stessa. Concettualmente si opera con considerazioni basate sul presupposto di operare in sistemi chiusi. Ad esempio crescite disarmoniche di vari aspetti aziendali come produzione, distribuzione, aspetti finanziari e risorse umane porteranno al fallimento. Allo stesso modo quando si parla di sviluppo di un bambino si parla dell’armonicità tra crescite di diversi aspetti del suo corpo e della sua mente. Disarmonicità nella crescita di singoli aspetti fisici porteranno a irregolarità antropometriche spesso di natura patologica;
  1. il passaggio tra curve di crescita quando vi è la fine e l’inizio di nuovi processi e prodotti grazie all’innovazione ed alla tecnologia;
  1. lo sviluppo come processo di emergenza1, come stormo di processi di crescita che acquisisce sviluppo come proprietà emergente. In questo contesto è il comportamento dello stormo di crescite a rappresentare sviluppo e può basarsi su comportamenti diversi delle singole crescite, anche disarmoniche ed alcune negative (come il volo degli uccelli di uno stormo).
In base a quanto sopra discusso, la tematica della sostenibilità si trova a diventare generica ed addirittura negativa quando intesa come conservativa e cioè inducente il mantenimento di equilibri incrementali piuttosto che trasformativi permessi da innovazione e processi tecnologici.
In questo contesto si va oltre la sostenibilità. Occorre considerare processi di creazione che possono sostituirsi ai precedenti, di emergenza e innovazione. Occorre considerare la sostenibilità di processi di emergenza, della capacità cioè di far emergere, innovare, trasformare e non solo dei singoli processi
La tematica della sostenibilità è spesso usata ipocritamente, confusa con tematiche ambientali ed ecologiche, senza permettere o favorire la visione sistemica complessiva dell’uso di risorse e neppure le relazioni tra effetti prodotti da cause e effetti prodotti da soluzioni.
Gianfranco Minati

1 Si hanno processi di emergenza (in Inglese emergence e non emergency, quella dell’ambulanza!) quando sistemi di elementi in interazione tra loro acquisiscono autonomamente effetti e proprietà come il comportamento di stormi di uccelli, sciami, folla, traffico e mercati, solamente influenzabili ma non decidibili.

1 commento:

  1. Pare, caro professore, che i governanti del suo tempo e della sua città, non abbiano studiato a sufficienza quello che lei tenta saggiamente di spiegare. A testimonainza di tale affermazione, ritrovo nelle cronache dei suoi giorni (23 di 08), la seguenre notizia, da "affari italiani".

    Sul testo della quale capeggia la sig.ra Diana Bracco, rpesidentessa degli industiali, rpesidente del comitato expo, e mi pare legata da vincoli famigliari con il Suo sindaco.

    Le auguro buon Natale dal futuro
    AlephIII

    Milano/ Expo, ecco il Manifesto per un evento sostenibile
    "Il principio di base condiviso dai promotori dell'Osservatorio - si legge - è che un evento di tale portata ed impatto sulla città di Milano, provincia, regione e intero Paese, debba essere costruito in modo partecipato e gestito in maniera trasparente. Diversamente, vi è il rischio di avere un meccanismo decisionale autoreferenziale, lontano dai 'desiderata' dell'intera comunità. Al momento non è emerso con chiarezza un piano strategico per la città e per l'intera area metropolitana. Il tema scelto da Milano - alimentazione ed energia - porta quindi la nostra attenzione intorno al sistema del verde, dell'agricoltura, delle cascine, delle ville storiche, dei beni culturali, del governo delle acque. La nostra prospettiva è quella di arrestare il processo di erosione che minaccia il patrimonio di corsi d'acqua, agricoltura, boschi, aree verdi e suolo agricolo che ancora circondano Milano. La crisi, oggi, ci sollecita a ricercare nuovi sentieri di crescita che abbiano al centro i cittadini e le risorse fisiche e culturali delle comunità".

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.