venerdì 1 marzo 2013

Dateci un nuovo sogno!!


Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com




Seguendo i dibattiti post elettorali ho avuto la sensazione che i leader politici siano concentrati a definire il nuovo nemico, già pensando alla prossima campagna elettorale. Il dibattito infatti non scorre sui contenuti, ma sugli atteggiamenti di questo o quel rappresentante politico, senza comprendere, senza prendere atto, ancora una volta, delle vere istanze che stanno dietro il voto dei cittadini.
Nel bene o nel male, l’Italia sta vivendo una nuova “rivoluzione” pacifica (come quella, non compiuta, post Tangentopoli). Francamente credo che questa sia una grande opportunità, da difendere e a cui dare compimento positivo. Non dico di esserne orgogliosi, ma non so quante altre Nazioni abbiano il coraggio di mettersi davvero in gioco. Purché si dia seguito positivamente a questa rivoluzione.
C’era chi voleva “mandare tutti a casa” per un forte rinnovamento: oggi abbiamo un Parlamento fortemente rinnovato, con un’età media dei Parlamentari molto bassa (la più bassa in Europa), con una forte componente femminile. Quest’obiettivo, malgrado tutto è stato raggiunto. E voglio non discutere dell’esperienza e delle competenze degli eletti. Loro hanno in mano ora l’opportunità di riscrivere il prossimo futuro del Paese.
La cosa per me drammatica è sentire i leader sconfitti parlare di “il bene del Paese”: cos'è il bene del Paese? Come lo si definisce? Secondo quale criterio? E’ il bene dell’Italia (c’era chi diceva “il bene dell’Italia sono io”) o degli italiani?
Ma purtroppo, al momento, si sente discutere solamente di provvedimenti “contro” qualcuno. Non si parla di futuro: nessuno sta cercando di dare un nuovo sogno agli italiani. Non può essere un sogno quello di “ridurre il costo della politica”; non può essere un sogno neanche “la restituzione dell’Imu”; e ancor meno è un sogno la politica dei tagli (che anzi per qualcuno può diventare un incubo).
Confondiamo i fini con i mezzi: quelli sopra indicati possono essere al più strumenti attraverso cui passare per perseguire una strategia.
In soldoni, mi chiedo, quanti posti di lavoro creano tali provvedimenti? Di quanto crescerà il benessere degli italiani? O vogliamo accontentarci di un’”Italia più giusta” in cui il malessere sia più diffuso, secondo il noto proverbio del mal comune mezzo gaudio (e mia nonna, saggia, aggiungeva “questo è il proverbio degli stupidi”)?
Negli stessi giorni un’altra persona si sta interrogando sul “bene della Chiesa”. Ma lo fa partendo da un’ottica completamente diversa: il Papa si domanda cosa Dio voglia da lui. Cercando di astrarsi dal punto di vista religioso, lui si domanda cosa il fine ultimo gli chieda di fare.
Ma qual è il fine, non dico ultimo, ma a medio termine a cui si riferiscono i nostri leader politici?
Allora mi unisco all'autore del post di ieri per invitarci a volare altissimi e a dotarci di strumenti che ci permettano di farlo e propongo ai nuovi parlamentari, sperando che siano scevri da ideologie, di dotarsi di quelle nuove risorse cognitive che permettano loro di scrivere un nuovo sogno per gli italiani.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.