giovedì 16 giugno 2011

Trasformare conoscenza in cultura

Per sollevare lo sguardo dalle contingenze e respirare aria nuova che serva a capirne il senso profondo, abbiamo chiesto al Prof. Gianfranco Minati di aiutarci a comprendere un fenomeno davvero strano: l'emergere di mille nuove conoscenze in tutte le scienze naturali ed umane che non vengono usate, mentre sarebbero preziosissime per comprendere le ragioni della crisi attuale e iniziare a costruire un nuovo sviluppo. La sua risposta è stata …


Trasformare conoscenza in cultura

Gianfranco Minati

Associazione Italiana per la Ricerca sui Sistemi www.AIRS.it

La sfida che la discontinuità tra la società industriale e quella post-industriale, in cui la conoscenza è la risorsa principale, ha posto è ancora da capire, affrontare e accettare.
La cultura che si continua ad usare è quella ontologicamente corrispondente alla scienza dell’epoca industriale basata, ad esempio, su concetti quali:


Automatizzare
Calcolare
Completezza
Decidere razionalmente (ricerca dell’ottimo unico)
Deduzione e induzione
Dinamica come variazione della stessa struttura nel tempo
Distinguere
Equilibrio
Eguaglianza
Esistenza
Misurabilità
Obiettivi
Ottimizzare
Precisione
Prevedere (= anticipare)
Proporzionalità
Regolare
Reversibilità
Ricerca dell’unico migliore tra quelli dati
Ripetibilità
Risolvere
Sommatività.

Le novità concettuali introdotte successivamente nella scienza e permeate in tecnologie, prodotti, servizi con loro problematiche, non sono diventate cultura. Esse sono state intese come eventi, affari interni della scienza e non come un processo culturale. Le nuove problematiche sono interpretate e affrontate con la cultura precedente.

Esempi sono:

La relatività (ristretta e generale)
Il principio di indeterminazione di Heisenberg
I teoremi di Gödel
La Teoria Quantistica dei campi
Sistemica
Teorie Astronomiche
DNA, RNA e sintesi proteica
Risonanza magnetica (tecnica di studio della materia -organica e non- basata sulla misura della precessione dello spin di elementi -come protoni- dotati di momento magnetico quando sono sottoposti ad un campo magnetico)
Emergenza
Superconduttività
Superfluidità
Costruttivismo
Operatori invece di proprietà puntuali nei campi
Gestalt
Scienza cognitiva.

Nuove categorie concettuali introdotte dalla scienza sono rimaste curiosità senza mai diventare patrimonio culturale, senza mai essere usate. Esempi sono:

Molteplicità
Coerenza tra dinamiche
Modelli cognitivi
Creazione cognitiva di realtà
Rottura di simmetria
Prendiamo l’esempio delle equazioni di Maxwell espresse in forma differenziale nel vuoto. Sono nulle le correnti di conduzione e carica elettrica e rappresentano perfetta simmetria tra campo magnetico e campo elettrico. Infatti sono entrambi costituiti da linee chiuse e la loro dipendenza dal tempo fa sì che le une siano l'origine delle altre in una spirale generatrice infinita in ogni punto e per tutti i punti dello spazio, che sta all'origine delle onde elettromagnetiche. Si ha rottura di simmetria quando le soluzioni non sono più simmetriche ad esempio nel tempo (per istanti, per periodi, ecc.).
Utilizzo dinamico di modelli
Generare continuamente proprietà invece di possederle
Proprietà dell’irreversibilità
Dissipatività
Apprendimento come calcolo
Decisione come creazione di possibilità
Apertura logica
Decisione non come azione solo razionale, ma cognitiva
Capacità di ipotizzare scenari
Abduzione.

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L’incapacità di trasformare la nuova conoscenza in cultura è sostituita da usi della vecchia. Tale incapacità è coniugata con il fatto che la nuova conoscenza deve convivere comunque con la precedente e che occorrono strategie ed approcci metodologici per riconoscere dove e quando sono efficaci.
Sono esempi di tale incapacità ipocrisie cognitive e valoriali, quali:

Confondere crescita e sviluppo
Democrazie nell’era della manipolazione ove è confusa con libertà di scelta e ridotta a tale 
Bilanci in attivo basati sulla complicità di non chiedere restituzioni di debito
Esportare pace come nuovo imperialismo
Rispetto riduzionista della vita incapace di assumersi responsabilità sulla qualità e volontà del singolo
Confondere crisi di creatività con problemi gestionali, di ottimizzazione
Incapacità di rendere fruibili le informazioni senza commerciarle.

E per finire una produzione di conoscenza basata su reti di complicità, carriere e potere: a partire da come si valutano i lavori per le riviste scientifiche, si assegnano borse e finanziamenti, come funzionano i concorsi.
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Finiamo notando come la capacità di trasformare scienza in cultura è un processo essenziale, segnale di vitalità di una società. Esso inoltre è, almeno in parte, un progetto imprenditoriale, generante profitti e valore di ruolo.
Non c’entra la divulgazione, ma la capacità di rendere fruibile la conoscenza con progetti d’uso nei vari contesti sociali.
Si tratta di introdurre un linguaggio adeguato per fare trasformazioni come traduzioni, frasi di futuro che non possono essere formulate con il linguaggio precedente avente la potenza di dire frasi equivalenti, forse nuove, ma sempre equivalenti alla cultura e conoscenza precedente. Certo bisogna studiare, cosa non banale in un mondo dove si millanta scientificità di prodotti e metodi e scorciatoie, tipo parlare una lingua straniera e saper suonare strumenti musicali in qualche ora.
Nella società della conoscenza occorre un'attitudine costante allo studio, non più confinata ai giovani che, dopo la scuola, avrebbero bisogno al più di aggiornamenti (!).
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Viene in mente la tesi di Sapir-Whorf che nella sua formulazione originaria, poi sofisticata, esprime che è il linguaggio che crea il pensiero e non viceversa.

“to imagine a language means to imagine a form of life”
(L. Wittgenstein, Philosophical Investigations, 1953)

E il linguaggio rappresenta la società e la società rappresenta, è il suo linguaggio.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.