giovedì 30 giugno 2011

Il motorino, il debito greco, un congruo stipendio fisso e le conoscenze che non si usano

di
Francesco Zanotti


Ai miei tempi, quando un giovane chiedeva al papà il motorino si sentiva rispondere: guadagna i soldi per comprarlo. Se il papà era ammalato o in crisi, il figlio si dava da fare (ma lo fa anche ora) per procurarsi le risorse che il papà non gli può garantire.
Generalizzando: l’obiettivo è sempre stato quello di darsi da fare per produrre valore.
Quando siamo usciti dalla distruzione della guerra, l’obiettivo che ci siamo dati è: produrre di più per avere più ricchezza.

Oggi, quando un' impresa o un Paese è in crisi, la ricetta è: tagliare i costi. Del tipo: altro che motorino, comincia a mangiare meno! Oppure: non fare sogni di una nuova società,diminuisci i tuoi bisogni ed adattati a vivere tra le macerie. Oppure: fai efficienza e butta fuori le persone.

Insomma: ieri costruivamo mondi, oggi dobbiamo accontentarci di vivacchiare in quei mondi che sono tutta una crepa!

Ovvio che poi in Grecia si scatena la violenza …


Ma non c’è alternativa al rigore, mi si può obiettare che chi protesta è un incosciente... non è vero! E’ incosciente non aver voglia di pensare a quella alternativa al rigore che è il fare subito ed intensamente qualcosa per produrre più ricchezza. Tanta ricchezza da pagare i debiti, avere un stato sociale eccellente ed una qualità della vita da sogno. Ho usato apposta parole forti per marcare la differenza tra la strategia dello sviluppo e la strategia del rigore.
Mi si potrà obiettare che è necessario prima il rigore e poi lo sviluppo, che si deve cercare di coniugare rigore e sviluppo. Ecco, non è vero! Ogni riflessione (neanche azione, basta il pensarci) sul rigore interrompe qualunque pensiero ed azione sullo sviluppo.

Vorrei cercare di illustrare questa mia affermazione. E parto da un'osservazione etica: la grande maggioranza di coloro che predicano il rigore non saranno toccati da questo rigore. Continueranno a godersi i loro pingui stipendi fissi. Predicare il rigore agli altri che stanno peggio di noi non è etico. Ma questi signori pensano che davvero il rigore sia indispensabile. Ed allora arriviamo alla conoscenza. Si pensa che il rigore sia indispensabile, perché non si usano due corpi di conoscenze che, se usati, rivelano immediatamente che anche solo ogni pensiero di rigore uccide lo sviluppo. Solo le conoscenze, i modelli e le metodologie di strategia d’impresa e la moderna teoria dei sistemi.

Usando queste conoscenze, si scoprono dinamiche che sarebbe molto interessante discutere: che la competizione che tanto ci angoscia sta nella testa e non nel mercato. Che il nostro problema è allora cognitivo e non finanziario. Che esistono strumenti per misurare quanto questa sindrome da competizione sia “grave” (cioè un imprenditore ci crede davvero) e metodologie per aiutarlo a superare questa sindrome …
E’ un post di un blog … non posso dettagliare ulteriormente. Ma mi sembra davvero grave che un futuro di sacrifici sia apoditticamente giudicato inevitabile da chi quei sacrifici non li farà e non vuole usare conoscenze che porterebbero a costruire una grande alleanza per lo sviluppo. Io non vorrei rincorrere questo futuro. Può sembrare qualunquista il prendersela con i pingui stipendi fissi di banchieri, economisti, politici e compagnia cantando. Ma, se aggiungete il rifiuto della conoscenza, smette di essere qualunquista e diventa davvero etico.

Fatemi solo tornare alla Grecia (come prolegomeno all’Italia). Tutto quello che ho detto dimostra che la cosa importante è far ripartire una nuova e grande stagione imprenditoriale. Che tradotto e concretizzato significa: la Grecia deve dotarsi di un nuovo, intenso, immaginifico, mobilitante Progetto Strategico di Sviluppo del Paese (che è possibile fare solo usando le conoscenze di strategia d’impresa e di teoria dei sistemi). Ma chi deve scriverlo e realizzarlo? Beh proprio quei cittadini che oggi stanno combattendo contro il rigore e che nessuno mobilita per la costruzione di questo nuovo e grande Progetto Strategico ...

1 commento:

  1. Pubblico con piacere il commento del Prof. Gianfranco Minati:

    "Condivido assolutamente.

    Questo fatto è anche leggibile con l'assunzione formale o anche degenerazione di concetti quali 'ottimizzare' come strategia ottimale.

    Inoltre è la lettura ormai insopportabile del concetto di 'sostenibilità' che parte dal concetto di avere risorse finite, o a riproducibilità a tasso fisso, e non trasformabilità, invenzione di nuovi processi di uso non solo delle stesse risorse.

    Siamo tornati in pieno alla cibernetica del primo ordine, alle inferenze indurre-dedurre senza considerare l'abduzione, ..., e quindi senza concepire la possibilità di far nascere qualcosa di nuovo con proprietà emergenti, DISCONTINUE rispetto al precedente e cioé incommensurabili come del resto si sa da anno dalle transizioni di fase con il cambiamento strutturale

    L'acqua si sta trasformando in ghiaccio e nell'acqua che ancora si deve traformare continuiamo a parlare di rubinetti, tubature, cisterne, perdite, miscelare, ...

    Vorrei organizzare un incontro AIRS sull'aspetto generale, sistemico, della problematica."

    RispondiElimina

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.