di
Francesco Zanotti
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Un Eroe epico, Salvor
Hardin, cerca di contrastare questo declino attraverso una nuova conoscenza: la
psicostoria. E’ una teoria matematico-statistica che permette di prevedere le
dinamiche di grandi popolazioni umane e suggerisce il modo di indurre cambiamento
in queste dinamiche. Usando la psico-storia, riesce a costringere un Impero
decadente a fondare una Fondazione, all’estrema periferia della galassia, che
ha come obiettivo quello di riattivare un processo imprenditoriale (l’espressione
è mia) a livello economico, sociale, politico e culturale per riaccendere il fuoco
dello sviluppo e generare un nuovo Impero. Non sarebbe stato possibile fare
questo, al centro della galassia, sul pianeta Trantor, centro di Governo dell’Impero
e sede dell’Imperatore. Neanche usando la psico-storia.
Bene in uno dei primi capitoli
della vita di questa Fondazione, accade che arrivi su Terminus (il pianeta alla
periferia della Galassia sede della Fondazione) un rappresentante dell’Imperatore.
Asimov racconta un dialogo tra questo Signore (Lord Dorwin) e il primo capo
della Fondazione (il dott. Pirenne). E’ necessario dire che il dott. Pirenne
era stato scelto dalla nomenclatura dell’Impero, ne condivideva, quindi, i
valori. Ma su Terminus si era sviluppata, era emersa, una nuova classe
dirigente (guidata dal Sindaco di Terminus, Salvor Hardin) che aveva valori
diversi. Sempre usando il mio linguaggio, valori di intraprendenza che si
opponevano ai valori di conservazione dell’Impero impersonati in Pirenne e Dorwin.
La conversazione che racconta Asimov aveva come tema: quale è il pianeta di
origine dell’umanità? Si perché in quel lontano futuro, dove si era formato un
Impero galattico, si erano perse le memorie delle origini.
Dorwin raccontava come svolgeva
le sue ricerche per scoprire il Pianeta d’origine: consultava quello che gli
archeologi del passato avevano scritto. Il rimestare vecchie conoscenze e
rinunciare alla ricerca di nuove conoscenze. Una paura atavica di nuove conoscenze,
adagiati nel mondo del passato … Il dott. Pirenne annuiva compiaciuto. Salvor Hardin
replicava scandalizzato. Il risultato fu che il dott. Pirenne non si accorgesse
per nulla di quanto stava accadendo su Terminus: l’emergere di una nuova
società. E fu dolcemente, senza alcuna violenza, scalzato dal potere, libero di
tornare alla contemplazione del passato, ma senza fare danno al presente ed al
futuro.
Torniamo a noi. Anche noi
vogliamo conservare il passato: il nostro patrimonio artistico e culturale. Cosa,
ovviamente buona e giusta. Ma non basta. Soprattutto se questo voler conservare
si accompagna ad un rifiuto, altrettanto deciso, come quello di Pirenne e
Dorwin, delle nuove conoscenze che stanno emergendo in ogni dove.
Che l’attuale classe
dirigente rifiuti la conoscenza è un fatto, credo, documentatissimo. E che le
nostre ricerche continuamente confermano.
La rifiuta la classe
dirigente “alta”: ad esempio, ministri che non usano conoscenze rilevanti per
costruire sviluppo come le conoscenze di strategia d’impresa, le conoscenze
sullo sviluppo degli Attori Sociali e le conoscenze, più, generali sullo sviluppo
dei sistemi complessi.
La rifiuta la classe
dirigente interstiziale: dal manager che si dichiara disinteressato della nuova
conoscenza strategico-organizzativa perché “in tutt’altre faccende affaccendato”,
all’analista finanziario che rifiuta le conoscenze di strategia d’impresa per
valutare società che poi i risparmiatori devono finanziarie.
Allora difendiamo e
promuoviamo pure il nostro patrimonio artistico. Ma cerchiamo e costruiamo
anche quella nuova conoscenza che solo ci può permettere di capire il presente
e progettare il futuro.
Noi stiamo dando il nostro
contributo con i seminari che organizziamo e con i nostri blog …
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