lunedì 2 maggio 2011

Il lavoro e Bin Laden.

di
Francesco Zanotti


Che strana società la nostra… festeggiamo il lavoro senza lavorare e il Presidente della nuova America pensa che il futuro lo si costruisca uccidendo un uomo ed esponendone il corpo…

Festeggiare il lavoro senza lavorare significa considerare il lavoro un momento di fatica e sfruttamento. E considerare che i momenti di autorealizzazione possono esistere solo fuori dal lavoro. Oggi il lavoro non è più così e lo deve essere sempre meno. Meglio: il lavoro è stabile quando è passione, creatività, orgoglio. Le migliori imprese stanno cercando faticosamente di andare in questa direzione. Faticosamente significa che sentono la difficoltà culturale (ma l’imperativo competitivo) di abbandonare una concezione puramente “industriale” ottocentesca del lavoro. Le imprese: sia le dirigenze sia i lavoratori …
Passione, creatività, orgoglio nell’innovare e nel produrre. Ma anche, ad esempio, nel costruire sicurezza.
La sicurezza non è solo tecnologia e investimenti. Questi sono necessari, ma non sono sufficienti. L’obiettivo “incidenti zero” lo si costruisce solo con la passione condivisa per la sicurezza. Aggiungendo ai controlli un processo di costruzione di una Comunità che costruisce sicurezza.



Considerare l’uccisione di un uomo, per quanto malvagio sia, un passo verso il futuro, è meschino. Come è meschina, cognitivamente ed emozionalmente primitiva, la pena di morte. In questo stesso blog scrivevo il 4 novembre dell’anno scorso che Obama è un uomo di sogni piccoli piccoli. Ora aggiungo che è un uomo del passato. Un passato primitivo e crudele dell’umanità che tutti insieme dobbiamo cambiare. E gli Osama Bin Laden? Primo: facciamo in modo che non “emergano”. E lo si può fare con un’altra educazione in un’altra società. E, poi, non crediamo che l’ucciderlo possa in qualche modo, se non eliminare, almeno limitare il terrorismo. Quanti eroi meschini nelle realtà sono diventati grandi uomini nell’immaginario collettivo, perché sono stati perseguitati o uccisi? Grandi uomini, cioè esempi da imitare …

4 commenti:

  1. Pubblico con piacere il commento del Prof. Gianfranco Minati.

    Provocatorio il tuo commento.

    Certo ai tempi del duro lavoro in fabbrica aveva senso. Forse si dovrebbero trovare nuove forme di celebrazione, come scambiarsi per un giorno il lavoro, oppure dare visibilità pubblica a singoli processi lavorativi, oppure far fare per un giorno agli studenti il lavoro per cui studiano o che desiderano fare ...
    Lavoro anche come costruzione di conoscenza ...


    La festa per l'uccisione di Bin Laden è molto riduzionistica. E' il fenomeno, il processo, su cui si deve intervenire. Sembra una presa in giro ...

    Come gioire di un furto fatto ai ricchi per dare ai poveri: occorre cambiare tutto ed avere un progetto.

    E' un deserto culturale!!!!!!!

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  2. in effetti la notizia di una barbara uccisione di un nemico, più che cronaca sembra presa da un libro di storia. Sono cose che non dovrebbero più accadere o quantomeno non di cui vantarsi

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  3. Considerare l'uccisione di un uomo un passo verso il futuro non è meschino se quell'uomo è Bin Laden. In quanto si festeggia non tanto l'uccisione di un uomo ma l'inizio di un processo di giustizia verso tutti coloro che in un modo o nell'altro sono stati vittime del 9/11 e delle sue conseguenze.
    Nessuno, d'altro canto ha considerato la morte di Bin Laden l'evento che metterà fine al terrorismo internazionale.
    Per evitare nuovi "Bin Laden" ed educare la società è necessaria una conoscenza approfondita dei fatti e della storia, poiché pochi sanno ma molti parlano.

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  4. intanto il campionato italiano di calcio rispecchia alla perfezione la situazione del suo paese, l'Italia...
    una squadra mediocre, vecchia, arrangiata, con tanti strani personaggi ed un allenatore improvvisato, è più che sufficiente per superare una concorrenza mediocre, direi quasi inesistente.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.