di
Francesco Zanotti
Quali sono le ricette che vengono proposte per risolvere il problema del debito greco? Beh … ridurre le spese pubbliche ed aumentare le tasse. Più, dice Daniel Gross sul Sole 24 Ore di oggi, 12 maggio 2011, spostare il debito pubblico da creditori esteri a creditori interni. Cioè: convincere (o costringere?) i cittadini greci a comprare i loro titoli di stato.
Bene, immaginiamo che lo Stato Greco sia una PMI. La soluzione aumentare i ricavi e diminuire i costi è, anche in questo caso, la soluzione regina. Ma c’è qualche differenza fondamentale: una impresa non può costringere i clienti a comprare e neanche può ridurre la qualità dei prodotti. Può rivolgersi agli azionisti, ma non può costringerli a comprare nuovi titoli della società. E sa benissimo che questa soluzione funziona solo se i soldi degli azionisti vengono investiti in azioni di sviluppo.
E per uno Stato? Se non vuole accanirsi sui cittadini (uno Stato può farlo fino a che i cittadini non si ribellano; un impresa, no!) anche uno Stato deve sviluppare un proprio progetto Strategico attraverso il quale il Paese si costruisce una propria visione sulla nuova società che vuole partecipare a costruire e all’interno di questa visione definisce il suo ruolo specifico. Definisce, poi, come stimolare l’iniziativa privata per realizzare la sua mission, quale sistema di infrastrutture, quale sistema di welfare etc.
Ma perché queste cose non vengono fatte?
E qui nasce il problema della classe dirigente. Per rendere la drammaticità di questo problema, racconto una esperienza che ho trovato profondamente scioccante. La racconto rispettando il principio: si dice il “peccato”, ma non il “peccatore”.
Il contesto è quello di una conferenza internazionale alla quale ero stato chiamato a partecipare come speaker, insieme ad altri personaggi di diversi paesi. Il tema che trattavo era proprio quello della necessità di dotarsi di un progetto strategico, ad ogni livello. Eravamo 5 speaker. Io ho parlato per ultimo: dopo di me, il Chairman della conferenza ha dato, come di abitudine, la parola ai Partecipanti (non erano, non dovevano essere “pubblico”).
Appena il Chairman ha dato la parola ai Partecipanti è entrato un signore con un seguito. Si è seduto ed uno del suo seguito ha chiesto per lui la parola. Nota: se era appena entrato, non aveva seguito nessuno degli interventi precedenti. Si è qualificato come Parlamentare, Presidente di una commissione economica del Parlamento del suo Paese ed ha iniziato a leggere un intervento nella sua lingua madre. Non è una delle lingua usate internazionalmente… Il traduttore simultaneo ha fatto del suo meglio, ma chi ascoltava la versione inglese del traduttore… non capiva quasi nulla. Finita la sua lettura, si è alzato e se ne è andato. Seconda nota: non avrebbe seguito neanche gli interventi successivi. Sintesi: una autorappresentazione vuota. Nessun desiderio di dialogo, nessun impegno progettuale. Solo la voglia di dimostrare di esistere … in modo anche ridicolo: cioè parlando una lingua che nessuno capiva.
Morale: una classe dirigente di questo tipo certamente non è in grado di generare nessun Piano Strategico Paese. Conseguentemente: non è in grado di affrontare il debito pubblico di quel Paese. Forse (e senza “forse”) ha certamente avuto un ruolo nel crearlo
E le imprese? Certamente molti imprenditori rischiano una altrettanto nefasta autoreferenzialità, chiusi nella loro storia. Altrettanto certamente è questa chiusura che genera i loro problemi.
Soluzione? Esistono conoscenze e metodologie (appartengono a quel trascurato “corpus disciplinare” che si chiama “strategia d’impresa) per sbloccare la visione del presente e per riuscire a progettare nuove imprese e nuovi Sistemi Paese: convinciamo le classi dirigenti ad usarli …
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