di
Francesco Zanotti
I nostri politici (anche i commentatori politici) pensano davvero che la conoscenza non serva a nulla. E pensare che, oramai, quasi nessuno discute che la nostra capacità di analisi e progetto dipende dai nostri “modelli mentali”. Più sono ristretti più facciamo analisi banali e progetti banali. E dobbiamo scatenare l’enfasi (fino all’urlo) e la retorica per cercare di dare sostanza alla banalità.
Le analisi del voto amministrativo dimostrano questa triste realtà: si ragiona ancora in termini di chi ha vinto e chi ha perso. Oppure si ammette candidamente (Stefano Folli in prima pagina sul Sole 24 ore di oggi) che “L’Italia sta cambiando … (ma) … non si intravede una prospettiva chiara, una coerente direzione di marcia”.
Io credo che questo ragionare in termini di “chi vince e chi perde” o questo non intravedere dipenda dai modelli mentali che si usano.
Infatti, usando nuovi modelli mentali, ad esempio, usando la nuova teoria dei sistemi che noi definiamo “Sistemica Quantistica”, si capisce esattamente dove si sta andando e come si possa governare questo andare.
Innanzitutto, si sta andando verso un aumento della complessità sociale e culturale. Non si tratta di frammentazione, si tratta dell’emergere di una nuova ricchezza di idee, consapevolezze che vogliono essere riconosciute e diventare protagoniste della vita economica, sociale, politica e culturale. Sta accadendo a Milano, in Italia e nei paesi del Nord Africa e del Medioriente. Si tratta di ricchezze forse ancora grezze, da coltivare, far sviluppare. Ma il come farlo è semplicissimo: occorre arricchire i modelli mentali di chi ha intuito, rappresenta, propone l’emergere di queste novità. E, poi, occorre costruire nuove sintesi, emergenti, inaudite.
Diffondere conoscenza e costruire sintesi, ecco come si valorizza l’emergere di una complessità economica, sociale, politica. Diffondere e costruire sintesi … e il risultato sarà una nuova società.
La nostra classe politica, purtroppo, fa esattamente il contrario. E’ una classe politica di parte che cerca la vittoria come via per “cambiare”. Ovviamente questo “cambiare” rimane in sospeso, non si concretizza nella proposta di una nuova società. Si concretizza solo nel sostituire l’avversario. Vede il crescere di complessità come una frammentazione da eliminare attraverso la concentrazione in due poli che diventano inevitabilmente “due poli di verità”. E come tali non possono che considerarsi alternativi e cercare la vittoria. Così, il fare politica non può che diventare una continua battaglia per far vincere la propria scatola di (presunta) verità. Una battaglia “etica” che porta alla demonizzazione dell’avversario, con tutte le conseguenze che questo comporta.
Mentre sto scrivendo, ricevo una mail di propaganda politica (a favore di uno dei due candidati che affronteranno il ballottaggio: non è importante quale) che, dopo la ovvia sollecitudine a votare per il candidato appoggiato dall’inviante la mail, si conclude con “Ad majorem gloriam Mediolani”. Ecco da nessuna vittoria di una parte sull’altra verrà una maggiore gloria di Milano. Nascerà una nuova società (il nascere di una nuova società più bella e più giusta è la vera vittoria di tutti) solo dal coltivare e sintetizzare la crescente complessità economica, sociale, politica e culturale che sta emergendo a Milano.
E’ ovvio che, guardando la crescita della complessità come un guaio, non immaginando neppure che esista la via della sintesi, non si intravede nessuna strada di futuro, ma si vive una grande incertezza. L’incertezza, però, non è nella società: è nello sguardo. Se si cerca di capire chi vincerà, non si trova una risposta. Perché, a mano a mano che cresce la complessità, la vittoria netta e completa di una parte diventa sempre meno probabile.
Quindi? E la sistemica quantistica? La sistemica quantistica è quell’insieme di modelli che permette di vedere, leggere, valorizzare e portare a sintesi questa crescente complessità, invece di combatterla.
Quindi, banalmente, ma efficacemente, la proposta è inevitabile: diffondere presso la nostra classe politica questa nuova cultura… Non ha importanza chi vince il ballottaggio: ambedue i candidati, anche se non sembra, usano la stessa visione del fare politica come battaglia. Sarebbe meglio usare questo tempo per formare tutte e due alla nuova conoscenza sistemica. Una battuta: diventa sindaco chi la “impara prima” …
Aldilà dei paradossi, non attendiamo che una vittoria possa costruire il futuro. Solo con occhiali nuovi, con strumenti progettuali nuovi si riuscirà a guidare l’emergere di una nuova società.
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