sabato 14 luglio 2012

Moody’s: è un problema di ignoranza profonda …

di
Francesco Zanotti


Nicola Saldutti conclude il suo articolo sul Corriere della Sera di oggi (critico verso Moody’s) con una affermazione “forse il termometro (quello che usano le agenzie di rating) non funziona”.
Ecco, credo anch’io che non è che Moody’s stia appoggiando oscure manovre speculative o stia interpretando il ruolo non richiestole di giudice politico.
E’ veramente il loro termometro che non funziona.
Ma bisogna capire e dire dove non funziona. Così si scopre che, in realtà, non c’è nessun termometro. Solo giudizi presuntuosi e senza alcuna base scientifica. Quindi, incoscienti. Un problema di ignoranza profonda, appunto. E il problema che tutti abbiamo è costruire un termometro (forse qualcosa di più) affidabile.
Mi spiego. Il rating è sostanzialmente un algoritmo che, come tutti gli algoritmi, usa alcuni dati di ingresso, li elabora ed arriva a conclusioni: un giudizio su … ecco, prima di tutto una domanda: un giudizio su cosa?
La prima scoperta è che non abbiamo una risposta a questa domanda: il fatto che un Paese passi da A3 a Baa2 che cosa comporta? Che hanno scoperto che siamo tutti villani che ci infiliamo le dita su per il naso ed allora ci hanno declassato su di una scala di villania?
Ovvio che no! E’ un giudizio sulla nostra capacità di sostenere il debito! Ah bene, allora vediamo da cosa dipende la capacità di rimborsare il debito di un Paese. Beh, prima di tutto, dipende dal suo patrimonio. Ma questo non può essere contemplato da Moody’s perché, se no, dovrebbero darcene non tre, ma quattro di A.
Dipende da …
Ecco dipende dal processo di sviluppo di una Paese. Dal suo processo di sviluppo economico, finanziario, sociale, politico, istituzionale e culturale. E per conoscere quale sarà lo sviluppo di un Paese, occorre conoscere le leggi che governano i processi di sviluppo.
Bene, queste leggi oggi non solo non le conosce Moody’s, ma non le conosce nessuno. Se non si conoscono le leggi di evoluzione di un sistema non si sa neanche giudicare le azioni, le politiche che si intraprendono … Mi si conceda un esempio semplicissimo. Se mollo un piatto, so che cadrà perchè so che esiste la forza di gravità che ne condiziona l’evoluzione. E so che, se voglio che non si rompa, lo devo tenere in mano. La strategia del tenere il piatto in mano rassicura sul fatto che il piatto non si romperà. Se, invece, lo getto in aria, riesco a prevedere (ed anche molto bene), grazie alle legge di gravità, che cadrà e che si romperà. Se non conoscessi la legge che condizionano lo svolgersi del futuro del piatto non potrei fare previsioni.
Ecco, come dicevo, le agenzie di rating non hanno alcuna idea di quali sono le leggi che Governano lo sviluppo di un Paese. Si lasciano guidare da banali pseudo leggi, del tutto non verificate, che hanno cercato di tradurre in algoritmi numerici. Non avendo alcuna idea, emettono giudizi banalmente a vanvera. Anche se avessero oscuri disegni sarebbe difficile per loro poterli realizzare. Voglio dire che se mi picco di rompere un piatto, so che basta che lo butti in aria. Se voglio danneggiare un Paese devo sapere come funziona il suo processo di sviluppo. E se non lo so, faccio solo ridere.

In conclusione, non bisogna controllare le agenzie di rating, bisogna chiuderle e lasciarle riaprire solo quando proporranno algoritmi credibili e scientificamente dimostrati. E’ anche stupidotto pensare che basti fare una agenzia di casa (Europea), magari assumendo gli stessi analisti che lavorano per Moody’s e pensare che basti dire loro che devo essere più attenti, più etici, più corretti.
Anche se li paga l’agenzia di casa, continueranno a non sapere quello che non sanno ora: cosa determina lo sviluppo di un Sistema Paese.

Forse occorrerebbe anche avviare un grande progetto di ricerca per capire i processi di sviluppo di un Sistema paese. Così non rischiamo di prendere a martellate (misure di austerità) un televisore, credendo che sia il teatrino delle marionette. Convinti che la crisi sia finanziaria e non, invece,  una crisi di civiltà.


1 commento:

  1. Molto interessante, come sempre, e largamente condivisibile! Ma temo che le agenzie di rating, se costrette a rielaborare nuovi algoritmi, non andrebbero oltre la riproposizione, con gli stessi metodi, di un controllo magari più sofisticato di ipotetiche dinamiche di grandezze economiche, più o meno arbitrariamente astratte, isolate dalla complessità vivente, e trasposte in spazi logico-matematici configurati presuntuosamente come quadri di sviluppo della realtà.
    Il tutto secondo processi analitici lineari - tipici di un certo razionalismo pseudo-scientifico dominante - che non prevedono passi, puntate, soste e riflessioni sui "territori" a sinistra e a destra, né tantomeno lasciati alle spalle, ma un'unica incontestabile proiezione in avanti.
    A mio avviso il vizio di fondo ha radici molto lunghe e forti di ordine culturale, e consiste, in estrema sintesi, nella convinzione/presunzione di potere impunemente sostituire all'intreccio ricco, vigoroso e imprevedibile della realtà, gli schematismi dei modelli con i quali si crede di controllare e dirigere agevolmente le dinamiche reali.
    I modelli sono strumenti utilissimi per approfondire le conoscenze, e tramiti indispensabili per l'elaborazione del reale, ma sono nefasti e progressivamente accecanti, se fatti assurgere a forme pure alle quali viene affidata la guida di ogni cosa e dello stesso futuro dell'uomo.
    È da questa "visione" che occorre uscire, come condizione preliminare per elaborare nuove conoscenze ed efficaci applicazioni.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.