di
Francesco Zanotti
Nicola Saldutti conclude il suo articolo sul Corriere della Sera di
oggi (critico verso Moody’s) con una affermazione “forse il termometro (quello
che usano le agenzie di rating) non funziona”.
Ecco, credo anch’io che non è che Moody’s stia appoggiando
oscure manovre speculative o stia interpretando il ruolo non richiestole di giudice
politico.
E’ veramente il loro termometro che non funziona.
Ma bisogna capire e dire dove non funziona. Così si
scopre che, in realtà, non c’è nessun termometro. Solo giudizi presuntuosi e
senza alcuna base scientifica. Quindi, incoscienti. Un problema di ignoranza
profonda, appunto. E il problema che tutti abbiamo è costruire un termometro (forse
qualcosa di più) affidabile.
Mi spiego. Il rating è sostanzialmente un algoritmo che,
come tutti gli algoritmi, usa alcuni dati di ingresso, li elabora ed arriva a
conclusioni: un giudizio su … ecco, prima di tutto una domanda: un giudizio su
cosa?
La prima scoperta è che non abbiamo una risposta a questa
domanda: il fatto che un Paese passi da A3 a Baa2 che cosa comporta? Che hanno
scoperto che siamo tutti villani che ci infiliamo le dita su per il naso ed
allora ci hanno declassato su di una scala di villania?
Ovvio che no! E’ un giudizio sulla nostra capacità di
sostenere il debito! Ah bene, allora vediamo da cosa dipende la capacità di
rimborsare il debito di un Paese. Beh, prima di tutto, dipende dal suo
patrimonio. Ma questo non può essere contemplato da Moody’s perché, se no,
dovrebbero darcene non tre, ma quattro di A.
Dipende da …
Ecco dipende dal processo di sviluppo di una
Paese. Dal suo processo di sviluppo economico, finanziario, sociale, politico,
istituzionale e culturale. E per conoscere quale sarà lo sviluppo di un Paese,
occorre conoscere le leggi che governano i processi di sviluppo.
Bene, queste leggi oggi non solo non le conosce Moody’s,
ma non le conosce nessuno. Se non si conoscono le leggi di evoluzione di un
sistema non si sa neanche giudicare le azioni, le politiche che si intraprendono …
Mi si conceda un esempio semplicissimo. Se mollo un piatto, so che cadrà perchè
so che esiste la forza di gravità che ne condiziona l’evoluzione. E so che, se
voglio che non si rompa, lo devo tenere in mano. La strategia del tenere il piatto
in mano rassicura sul fatto che il piatto non si romperà. Se, invece, lo getto
in aria, riesco a prevedere (ed anche molto bene), grazie alle legge di gravità,
che cadrà e che si romperà. Se non conoscessi la legge che condizionano lo
svolgersi del futuro del piatto non potrei fare previsioni.
Ecco, come dicevo, le agenzie di rating non hanno alcuna
idea di quali sono le leggi che Governano lo sviluppo di un Paese. Si lasciano
guidare da banali pseudo leggi, del tutto non verificate, che hanno cercato di
tradurre in algoritmi numerici. Non avendo alcuna idea, emettono giudizi banalmente
a vanvera. Anche se avessero oscuri disegni sarebbe difficile per loro poterli realizzare. Voglio dire che se mi picco di rompere un piatto, so che basta che
lo butti in aria. Se voglio danneggiare un Paese devo sapere come funziona il
suo processo di sviluppo. E se non lo so, faccio solo ridere.
In conclusione, non bisogna controllare le agenzie di
rating, bisogna chiuderle e lasciarle riaprire solo quando proporranno algoritmi
credibili e scientificamente dimostrati. E’ anche stupidotto pensare che basti
fare una agenzia di casa (Europea), magari assumendo gli stessi analisti che
lavorano per Moody’s e pensare che basti dire loro che devo essere più
attenti, più etici, più corretti.
Anche se li paga l’agenzia di casa, continueranno a non
sapere quello che non sanno ora: cosa determina lo sviluppo di un Sistema Paese.
Forse occorrerebbe anche avviare un grande progetto di
ricerca per capire i processi di sviluppo di un Sistema paese. Così non
rischiamo di prendere a martellate (misure di austerità) un televisore, credendo
che sia il teatrino delle marionette. Convinti che la crisi sia finanziaria e non,
invece, una crisi di civiltà.
Molto interessante, come sempre, e largamente condivisibile! Ma temo che le agenzie di rating, se costrette a rielaborare nuovi algoritmi, non andrebbero oltre la riproposizione, con gli stessi metodi, di un controllo magari più sofisticato di ipotetiche dinamiche di grandezze economiche, più o meno arbitrariamente astratte, isolate dalla complessità vivente, e trasposte in spazi logico-matematici configurati presuntuosamente come quadri di sviluppo della realtà.
RispondiEliminaIl tutto secondo processi analitici lineari - tipici di un certo razionalismo pseudo-scientifico dominante - che non prevedono passi, puntate, soste e riflessioni sui "territori" a sinistra e a destra, né tantomeno lasciati alle spalle, ma un'unica incontestabile proiezione in avanti.
A mio avviso il vizio di fondo ha radici molto lunghe e forti di ordine culturale, e consiste, in estrema sintesi, nella convinzione/presunzione di potere impunemente sostituire all'intreccio ricco, vigoroso e imprevedibile della realtà, gli schematismi dei modelli con i quali si crede di controllare e dirigere agevolmente le dinamiche reali.
I modelli sono strumenti utilissimi per approfondire le conoscenze, e tramiti indispensabili per l'elaborazione del reale, ma sono nefasti e progressivamente accecanti, se fatti assurgere a forme pure alle quali viene affidata la guida di ogni cosa e dello stesso futuro dell'uomo.
È da questa "visione" che occorre uscire, come condizione preliminare per elaborare nuove conoscenze ed efficaci applicazioni.